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Autore: Kim NaNa    11/11/2014    6 recensioni
[http://it.wikipedia.org/wiki/Lee_Min-ho]
Isabel e Katrina sono due amiche e hanno un sogno: visitare la città di Seoul.
Dopo averlo a lungo sognato, dopo aver fantasticato per lunghissime ed interminabili ore, il destino ha giocato loro uno strano scherzo.
Inizia così la loro avventura, inizia così la storia che le porterà ad incontrare proprio Lui: LEE MIN HO.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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NdA: Care adorate e pazze lettrici (se leggete questa storia dovete esserlo per forza xD), ecco a voi il capitolo tanto atteso che spero non abbia deluso le vostre aspettative. Chiedo scusa per l'attesa, ma d'ora in poi cercherò di essere più assidua e di sognare con voi su quel gran figo di Lee Min Ho. :P
Questa meravigliosa canzone:https://www.youtube.com/watch?v=6YOz2gvBW_s è stata la mia fonte di ispirazione per questo capitolo. *-*
Non mi resta che augurarvi una buona lettura e se volete rendermi partecipe dei vostri commenti su questa mia storia, sarò davvero lieta e felice di leggerli.
A presto,
con affetto

Kim Nanà




Prova a dimenticarmi
 
«Smettila di piangere, per cortesia.»
Katrina passò dei fazzoletti di carta ad Isabel che pareva essere inconsolabile.
«Ma non capisci, Unnie?! Avevo deciso di vederlo per porre fine a questa assurda situazione e… e invece… lui… stava per… per…» un singhiozzò impedì ad Isabel di proseguire.
«…stava per baciarti… prima che Victor arrivasse sul più bello.» Concluse Katrina in un soffio.
Sul volto di Isabel comparve una smorfia corrucciata, così dopo aver asciugato occhi e naso chiese a gran voce: «Insomma… si può sapere da che parte stai?»
«Dalla tua. Sempre.» Ammise Katrina, sorridendo. «Però non puoi negare che Victor abbia avuto un pessimo tempismo… Accidenti! Stava per baciarti! Lee Min Ho stava per baciare te! E non dirmi che non ti sarebbe piaciuto…» Si guardarono negli occhi per alcuni istanti, momenti complici che le fecero sorridere, per poi regalar loro una allegra risata.
«Unnie… ti adoro!» Isabel abbracciò forte l’amica e sospirò. «Se non avessi te!»
«Saresti un gran casino, ma verrei a scovarti ovunque.»
 
 
Il sole si affacciava piano su quella mattina di Ottobre, mentre la città di Seoul riprendeva la sua frenetica corsa.
«Sei sveglia?» chiese Katrina, poggiando la testa sul braccio.
Isabel mugugnò, girandosi su di un fianco.
«Non ho chiuso occhio.» Disse, sospirando.
«Lo vedo benissimo, le tue borse sotto gli occhi esploderanno.» Continuò la ragazza, abbozzando un sorriso.
«Ah, sì? Un motivo in più per non andare al lavoro oggi.» Isabel si alzò dal letto, mettendosi seduta.
«E perché mai non vuoi andarci? Stai male? Hai dolore da qualche parte?» domandò Katrina con apprensione.
Un diniego con la testa da parte dell’amica la rasserenò, spingendola a sedere al suo fianco.
«Che c’è? È per Min Ho o per Victor?»
Isabel guardò fuori dalla finestra: «per entrambi. Conoscendoli oggi verranno tutti e due alla caffetteria e io non sono pronta. Sono confusa e non voglio prendere in giro nessuno e poi…»
Il suono del campanello arrestò la conversazione.
Katrina guadò l’ora; l’orologio segnava appena le 8.10 del mattino.
«Chi può essere a quest’ora?» Scese dal letto, ma Isabel la trattenne.
«Non aprire.» disse, in uno strano stato d’ansia.
«Perché?»
«Non capisci?! Potrebbe essere Min Ho o Victor…» esclamò Isabel sottovoce.
«E allora? Di cosa hai paura? Se vedrai che saprai cosa dire, perché il cuore parla chiaro quando sei di fronte alle cose.» Katrina accarezzò la mano della sua amica per poi raggiungere l’ingresso.
«Chi è?»
«Victor»
Katrina si voltò a guardare l’amica che dimenava le mani per impedire alla ragazza di farlo entrare.
«Smettila!» bisbigliò. «Va’ in bagno, sciacquati il viso e vieni a parlare con lui. Cosa vuoi che succeda? Ci sono anche io.»
Isabel sapeva di non poter battere Katrina, quando l’amica decideva qualcosa non c’era verso di fargli cambiare idea; così quando lei sparì nel bagno, Katrina aprì la porta.
«Buongiorno.» Disse non appena vide Victor. «È questa l’ora di presentarsi a casa di due ragazze?» chiese, mettendo le braccia sul petto.
Victor salutò la ragazza con una strana e seriosa espressione sul volto. La felpa grigia gli donava un’aria quasi truce e per un momento Katrina ebbe il timore che potesse essere capitato qualcosa di molto serio.
«Qualcosa non va?» domandò, facendolo accomodare in cucina.
Victor scosse il capo e si sedette.
«Scusa l’ora mattutina, Kat… ma ho avuto un’idea e vorrei parlarne con te e Isabel, se non vi dispiace.»
«Un’idea? Uhm… a quanto pare anche tu non devi aver chiuso occhio stanotte…» constatò Katrina. «Isabel?» chiamò a voce alta. «Isabel?»
«Sì? Eccomi, Unnie.» Isabel uscì dal bagno, sperando di non lasciar trasparire il suo nervosismo e la sua ormai incontenibile ansia.
«Oh, ciao Victor.» Finse uno sbadiglio e si sedette accanto a Katrina.
«Che succede?» Chiese, cercando di mantenere un tono di voce fermo.
Victor spostò lo sguardo da Isabel a Katrina per alcuni istanti, poi tornò su Isabel e disse: «Venite con me a Busan per qualche settimana. Vi farà bene cambiare aria e vivere un’atmosfera più serena.»
Le ragazze capirono subito le motivazioni dell’improvvisa decisione di Victor, ma ne restarono comunque colpite.
«Andare a Busan?» cominciò Katrina. «Dimentichi forse che abbiamo un lavoro e che non possiamo assentarci perché non avremmo di che mantenerci se perdessimo quel lavoro.» puntualizzò.
«Non dovete preoccuparvi. Ho già telefonato al proprietario ed è disposto a lasciarvi libere per le prossime due settimane e a restituirvi il posto al vostro rientro.» Aggiunse Victor, tempestivo.
«Praticamente hai già deciso per noi?!» Katrina aggrottò la fronte.
«Un momento…» si intromise Isabel. «Che vuol dire che hai già parlato con il nostro titolare e che ci concede queste strane vacanze? Non lo avrai pagato?»
Gli occhi verdi del giovane americano guardavano intorno alla stanza.
«Beh… ecco. Ho dovuto… diciamo che gli ho dato… Sì. L’ho pagato. E non puoi farne una tragedia perché sono disperato.»
Katrina lo fissò.
«Disperato? Tu?»
«Sì. Non ci capisco più niente, Kat. E anche tu, Isabel… non mi sei di aiuto. Prima sembra che ti piaccia la mia compagnia e con ti dispiaccia affatto avermi accanto, poi compare quello là ed ecco che ti allontani, che sei sfuggente e triste…»
Isabel arrossì.
«E questo che sarebbe? Vuoi per caso fare causa ad Isabel? Non mi sembra che lei abbia detto di voler fare coppia fissa con te. Ha accettato la tua compagnia perché sei divertente e piacevole, ma questo non significa che tu abbia l’esclusiva su di lei… e poi noi siamo venute qui a Seoul per viverci un sogno e in quel sogno c’era anche quello là. Lo hai forse scordato?»
La mano di Katrina cercò il pugno serrato di Isabel per tranquillizzarla.
«Hai ragione. Scusami. Ma cercate di capirmi… quello che sto chiedendo è di farmi conoscere da Isabel e di conoscerla senza che qualcuno piombi all’improvviso riportandoci al punto di partenza.» continuò Victor, serio.
«Tu che dici, Isabel?» domandò Katrina. «La decisione spetta a te.»
Isabel deglutì e respirò piano.
Andare a Busan significava allontanarsi nuovamente da Lee Min Ho, non rispondere ai suoi sms o alle sue telefonate. Significava non vederlo.
Forse è l’unico modo che ho per provare a dimenticare lui e ciò che provo per lui. Si disse.
«Va bene.» disse decisa.
«Andiamo via da Seoul per un po’. Potrebbe essere divertente e poi noi non abbiamo ancora visto Busan.»
Sul viso di Victor si allargò uno smagliante sorriso.
«Grazie ragazze! Vedrete, vi troverete così bene a Busan che non vorrete più tornare a Seoul!» Schioccò un bacio sulle guancie di ciascuna prima di uscire dall’appartamento.
«Partiamo domani, alle sedici… e non dimenticate costume di bagno e telo da mare!» esclamò, infilandosi nell’ascensore.
«Ma se siamo a metà ottobre?» urlò Isabel, mentre Victor spariva nell’ascensore.
Quando la porta si chiuse alle spalle di Isabel, Katrina la guardava con aria perplessa.
«Sei proprio sicura di quello che stai facendo?» chiese.
«No. Ma è una buona opportunità quella di andare a Busan con Victor. Chissà… forse riesco a dimenticarmi di lui.» Isabel pronunciò quelle parole in un soffio e guardò il display del cellulare.
«Lo vedi? Non fai altro che aspettarlo. Come pensi di riuscire a dimenticarlo?» continuò l’amica.
«Kat… le hai viste anche tu quelle foto e quelle notizie che girano in rete. Lui esce con Park Bom. Lei appartiene al suo mondo. Io per lui sono solo una delle sue migliaia di fan.»
«Lo pensi davvero? Io non credo che Lee Min Ho cerchi di baciare tutte le sue fans, non credo nemmeno che si precipiti a casa di qualcuno così, tanto per fare.» Katrina cercava di farla riflettere.
«Sì, lo penso davvero. L’unica soluzione è diventare la ragazza di Victor e mettere Lee Min Ho tra i ricordi più belli della mia esistenza.» Isabel portò i capelli dietro le orecchie, passeggiando nervosamente per la stanza.
«Dovresti almeno parlargli di persona. Dirgli che hai deciso di stare con Victor e…»
«No, Kat! Non posso farlo. Quando sono con lui non riesco nemmeno a pensare. Meglio andare via…  e basta. Non sarà una tragedia per lui. Ora pensiamo alle valigie. Domani si parte.»
Isabel pareva sicura della sua scelta, ma Katrina continuava a guardarla in ogni suo movimento, certa dei sentimenti che l’amica nutriva nei confronti del coreano.
 
All’aeroporto di Incheon, il pomeriggio seguente, c’era il solito via vai di gente. Quel chiacchiericcio che si confondeva con le voci che si udivano dagli speaker, quelle lingue diverse che si fondevano… era un ambiente che aveva sempre affascinato le due ragazze.
«Pronte?» domandò Victor.
«Sì.» affermò Isabel, asciugando i palmi sudati delle mani sui suoi jeans.
Il suo cellulare squillò proprio in quel mentre.
Isabel osservò il display per poi passare il telefono a Katrina.
«Non rispondere. Ma tienilo tu, così evitiamo disastri.»
Katrina osservò il cellulare.
Era Lee Min Ho.
Dopo un paio di telefonate andate a vuoto, arrivò un sms.
 
Perché non rispondi? Ho bisogno di parlarti.
Dove sei? Sono passato dalla caffetteria, ma non c’eri e non ci sei nemmeno a casa.
Non farmi preoccupare perlomeno.
 
Katrina sbuffò.
Nel le erano mai piaciuti i giochetti stupidi e meno che mai approvava il modo di fare di Isabel, sempre troppo disfattista per pensare positivo.
«Devo andare un attimo in bagno.» Disse ai due ragazzi. «Reggimi queste, ‘Bel. Torno subito.» Affidò le sue borse a Isabel e raggiunse la toilette più vicino. Afferrò il suo cellulare e scrisse:
 
Sono Katrina.
Sono ad Incheon con Isabel e Victor. Lui ha deciso di portarla a Busan per tenerla solo per sé. Lei è convinta che tu sia fidanzato con Park Bom e che lei sia per te una fan come tante. Ha anche deciso di diventare la ragazza di Victor… non dovrei darti tutte queste informazioni, ma se davvero tieni a lei, allora saprai sicuramente che fare. Il nostro volo parte alle sedici, staremo via due settimane, ma potremmo anche non tornare più a Seoul.
 
Indugiò un po’ prima di schiacciare il tasto invio, ma lo faceva per Isabel e sapeva che se non l’avesse fatto, Isabel lo avrebbe rimpianto per sempre.
 
Busan era davvero la meraviglia raccontata da Victor durante il viaggio. Il loro hotel era situato nelle vicinanze della spiaggia Haeundae ed era affascinante passeggiare sulla battigia, la sera, e vedere le luci dei lussuosi hotel riflettersi nelle acque scure.
Dopo dieci giorni Isabel faceva ormai coppia con Victor, nonostante le sue reticenze e il suo non esporsi troppo.
Una sera, mentre chiacchierava con Katrina in camera, arrossì proprio dinanzi all’amica che le faceva notare quanto la storia fra lei e Victor risultasse da fuori un po’ bizzarra.
«Ma dai, non è affatto vero.»
«Ah, no? Allora dimmi… hai mai baciato davvero Victor?» chiese Katrina, a bruciapelo.
«Certo che sì e tu lo sai.» Rispose Isabel, con le gote arrossate dall’imbarazzo.
«Non parlo di quei casti baci che gli riservi giusto per… parlo di un bacio vero e non far finta di non capire.» aggiunse la ragazza dai grandi occhi verdi.
«Vedi… ecco… forse ci vuole un po’ di tempo, dopotutto sto con Victor da quanto? Dieci giorni? Non c’è ancora quella intimità…»
«Ma non trovare scuse balzane! Quando si sta con la persona che si ama è impossibile non avere il desiderio di baciarlo e di coccolarlo…» si avvicinò all’amica. «Non mentirmi. Tu non riesci a lasciarti andare con Victor perché pensi sempre a lui.»
Isabel non rispose, ma lo sguardo triste che rivolse a Katrina valse più di ogni altra parola.
«Ti dispiace se scendo in spiaggia a fare due passi?» chiese a Katrina.
«Se può servirti a schiarirti le idee, fa’ pure.» Le strizzò l’occhio, sorridendo prima di aggiungere: «E se ti cerca Victor?»
«Digli che dormo.»
Scese in spiaggia, poggiando un golfino sulle spalle.
L’aria era fresca, anche se piacevole, e decise di passeggiare a piedi nudi per un po’. Le piaceva la sensazione della sabbia fredda che scivolava tra le dita, conferendole un andatura un po’ incerta. La faceva sentire instabile, esattamente come sentiva di avere il cuore.
Si sedette a fissare l’oscuro orizzonte, portando le gambe al petto e sospirando.
Chissà dove sarà ora? Pensò.
Credevo che stare con Victor mi avrebbe impedito di pensare a lui… ma perché non riesco a farlo?
Una brezza leggera la costrinse a stringersi il golfino sulle spalle, rabbrividendo, ma un istante dopo una giacca scura l’avvolse completamente. Isabel non si voltò a guardare, certa di vedere Victor sedersi al suo fianco.
«Strano non vederti in compagnia del tuo ragazzo… Avete litigato, forse?»
Era la voce di Lee Min Ho ed Isabel balzò in piedi, lasciando cadere la giacca sulla sabbia.
Lui, con calma, riprese la giacca e gliela risistemò sulle spalle, guardandola.
Aveva indosso un pantalone blu e leggero maglioncino nero con il collo stretto e mocassini scuri.
Isabel cominciò a tremare, ma non riuscì a capire se tremava per il freddo o per quello che sentiva dentro.
«Che ci fai tu qui?» chiese, stupita. «Geu daei chajeulkka?» (*)
«We?(*’) Doveva essere un segreto che tu fossi qui? Comunque, l’ho saputo dal tuo datore di lavoro.» Mentì il coreano per non fare il nome di Katrina.
Isabel si morse un labbro.
«Kà.» (*’’)
«Anì» (*’’’) «Non ho nessuna intenzione di andar via senza prima aver parlato con te.» Disse Lee Min Ho, facendo alcuni passi verso di lei.
«Sono la ragazza di Victor, adesso. Non abbiamo più nulla da dirci.» Isabel si tolse la giacca dalle spalle, porgendogliela, ma lui restò immobile a fissarla con aria indecifrabile.
Isabel non riuscì a reggere il suo sguardo e con fare stizzito lasciò andare la giacca ai suoi piedi.
«Io me ne vado.» disse, ma Lee Min Ho le posò una mano sulla spalla, stringendola.
«Tu non vai da nessuna parte se prima non parli con me.»
«Wae? Muesoseul wonhaseyo?» (**)
Lee Min Ho le afferrò anche l’altra spalla e l’attirò di fronte a sé.
«Dimmi perché sei andata via da Seoul all’improvviso. Dimmi perché stai con quel deficiente ora. Dimmi cosa è cambiato dal giorno in cui ci siamo visti. Hai detto che ti piacevo. Hai detto che non volevi che ti trattassi come una delle mie tante fan…»
Isabel cercò di allontanarsi appena, ma lui la fece più vicina a sé.
«Sono venuto personalmente a dirti che quelle notizie su Park Bom e me non sono vere, sono la solita trovata giornalistica per vendere qualche copia in più. Sono venuto per dirti che tu… mi piaci davvero.»
«Ti prego, Min Ho-sshì… lasciami andare.» mormorò lei, con gli occhi lucidi.
«Perché? Dimmi perché sei scappata da Seoul?»
Lei lo guardò negli occhi e prima di lasciarsi andare alle lacrime che non riusciva più a trattenere, allargò le braccia liberandosi dalla presa.
«Per dimenticarti! Me ne sono andata, sperando di riuscire a liberarmi del tuo pensiero e di questi sentimenti che mi tormentano. Ho detto sì a Victor perché voglio davvero innamorarmi di lui e avere una storia seria… cosa c’è di male?» urlò tra le lacrime.
«Stai con quell’americano solo per dimenticarti di me? E l’hai anche baciato? Da quanto va avanti questa sceneggiata?» Domandò in preda all’ira lui.
«Kerè (**’)! L’ho baciato. È il mio ragazzo. E adesso basta! Kà! Non voglio vederti mai più… io voglio dimenticarmi di te e avere una vita serena qui in Corea del Sud.» Le lacrime le inondavano il viso e la voce le tremava.
«Jinjayo (**’’)?» Lee Min Ho la guardò piangere disperata per un attimo. Poi si avvicinò e le prese il viso tra le lacrime.
«Allora prova a dimenticarmi adesso.»
Senza remore appoggiò la bocca su quella di Isabel e la baciò con foga e passione. Dapprima le strinse il viso, poi una mano scese sulla schiena, facendo aderire il corpo di lei al suo. Pian piano anche Isabel parve sciogliersi e stringendosi forte alla schiena di Lee Min Ho, rispose al bacio con quell’amore che stava cercando di soffocare. Rabbrividì nel sentire la lingua di lui che cercava la sua e spalancò gli occhi nel momento in cui anche Lee Min Ho gli aprì.
Le lacrime continuavano a rigarle il viso, ma non poteva più mentire al suo cuore. Amava Lee Min Ho, lo amava davvero e lui era andato sino a Busan per cercarla.
L’attore si staccò lentamente dalla bocca di Isabel, asciugò le lacrime dal viso della ragazza e la baciò ancora, accarezzandola e stringendola fino a sentire le sue fattezze contro il suo petto.
La guardò negli occhi, mentre Isabel cercò di abbracciarlo con tutta la forza che aveva in corpo, quasi per paura di vederlo svanire. Le accarezzò una guancia, asciugandole un’altra lacrima e bocca contro bocca le disse:
«Saranghae.»
E prese a baciarla di nuovo, quasi a suggellare una confessione a lungo desiderata.


 
Note:
  • Geu daei chajeulkka: Come mi hai trovata?
  • Wé: perché?
  • Kà: vattene
  • Anì: no
  • Muesoseul wonhaseyo: cosa vuoi?
  • Keré: certamente
  • Jinjayo: davvero?
  • Saranghae: ti amo
   
 
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