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Autore: road chan    11/11/2014    4 recensioni
Sono passati molti anni dalla scomparsa di Naraku.
La vita di tutti i nostri protagonisti è cambiata; ogni cosa scorre pacificamente e in allegria.
Per la dolce Rin, cresciuta nel villaggio di Kaede e divenuta diciassettenne, una nuova, pericolosa avventura la attende.
E così, tra inganni, amori, gelosie e sofferenze, la ragazza si scoprirà legata al filo più magico di tutti:
il filo dell'Anima Gemella.
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Rin, Sesshoumaru | Coppie: Rin/Sesshoumaru
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Twin Souls - After Story

“Sai da dove vieni?
… vicino all’acqua d’inverno
io e lei sollevammo un rosso fuoco
consumandoci le labbra
baciandoci l’anima,
gettando al fuoco tutto,
bruciandoci la vita.
Così venisti al mondo.
Ma lei per vedermi
e per vederti un giorno
attraversò i mari
ed io per abbracciare
il suo fianco sottile

tutta la terra percorsi,
con guerre e montagne,
con arene e spine.
Così venisti al mondo.
Da tanti luoghi vieni,
dall’acqua e dalla terra,
dal fuoco e dalla neve,
da così lunghi cammini
verso noi due,
dall’amore che ci ha incatenati,
che vogliamo sapere
come sei, che ci dici,
perché tu sai di più
del mondo che ti demmo.
Come una gran tempesta
noi scuotemmo
l’albero della vita
fino alle più occulte
fibre delle radici
ed ora appari
cantando nel fogliame,
sul più alto ramo
che con te raggiungemmo.”

(Pablo Neruda)

 

 

 

Quattro anni dopo:

 
“Ancora una volta” esclamò la ragazzina dai riccioli rossi, con la fronte imperlata di sudore.

Tormentose grida riempirono la camera, troppo minuscola per contenerle tutte.

Sesshomaru strinse la mano di sua moglie, fissandola inquieto.

Coricata sopra un morbido giaciglio macchiato di sangue, Rin lottava incessantemente. Con gli occhi serrati, le labbra carnose leggermente dischiuse, il pallido volto avvolto in una morsa di puro strazio.

“Respira” le sussurrò, carezzandole i lunghi capelli scuri, sparsi oltre le spalle.

“Respira, Rin.”

In un attimo vide la donna sorridere riconoscente, rispondendo debolmente alla stretta di Sesshomaru. Dopodiché un nuovo, angoscioso urlo scosse il sottile corpo della moglie. Percuotendola.

Come sarebbe riuscito a perdonare e accettare qualcuno capace di ferire tanto la sua Rin?

Era colpa loro. La stavano uccidendo lentamente, inesorabilmente.

Non poteva amarli. Non voleva.

La paura e la frustrazione lo invasero. Terrore per ciò che gli avrebbe riservato il futuro. Costernazione per la sua imperdonabile impotenza.

Come poteva sperare di vincere questa volta? La sua era una battaglia a senso unico. Lui non era in grado. Non sapeva cosa fare, come farlo.

Era impreparato mentalmente. Inesperto naturalmente.

All’improvviso la casa si fece silenziosa per qualche secondo.

Il demone, sgomento, guardò velocemente la ragazza lentigginosa, in cerca di una risposta.

Prima che essa potesse aprire bocca, due nuove voci risuonarono impertinenti.

Due nuovi, differenti lamenti.

“Mai” bisbigliò Rin, cercandola con i profondi occhi neri. “Che succede? Come stanno?”

Sesshomaru tentò di tranquillizzarla, spostandole una ciocca arricciata a causa del sudore dal viso.

Percepì le lontane risa liete della giovane, accompagnate da uno scrosciare d’acqua evidente.

“Sono bellissimi” rispose la rossa, commossa.

Il respiro di Rin si fece lentamente regolare, permettendole di rilassarsi contro il corpo del demone.

I suoi occhi lo catturarono, sorridendo. Le guance arrossate. Il visetto esultante.

“Sei stata brava” affermò Sesshomaru, posando la fronte contro quella della moglie. Lei lo attirò a se, baciandolo castamente sulle labbra.

Un rapido movimento ghermì l’attenzione di entrambi, facendoli voltare.

La ragazzina rossa si avvicinò al giaciglio, l’uno e l’altro braccio occupati.

“I vostri gemelli” disse, rivolta alle piccole creature avvolte da panni bianchi e rossi.

Sesshomaru si spostò prontamente, permettendo alla moglie di accoglierli tra le coperte, accanto a lei.

La osservò meravigliata, adorante, beata. Rin baciò la fronte dei neonati, cullandoli dolcemente.

“Un maschietto e una femminuccia” sussurrò al marito. “I nostri figli.”

Uno dei due cominciò a piangere ostinatamente, dimenandosi contro il petto della madre che, stupita, si morse il labbro inferiore.

Era in difficoltà, intuì Sesshomaru – senza riflettere si sporse in avanti, posando una mano sopra la piccola agitata.

Fu allora che la scrutò incuriosito, sedendosi vicino a Rin. Automaticamente.

Era davvero minuscola, morbida, profumata.

Aveva un visetto dai tratti regolari, puliti; zigomi alti, linea degli occhi allungata.

Capelli argentati.

Gli somigliava, pensò stringendola gentilmente. Ma avrebbe preso dalla madre caratterialmente. Così curiosa, euforica, allegra.

Mizuki” lo precedette Rin.

Una leggera stretta lo costrinse a cambiare soggetto. L’altro neonato afferrò risoluto la manica del suo kimono, fissandolo interessato, ma taciturno.

Sesshomaru notò la faccia paffuta, a forma di cuore; due grandi occhioni dalle iridi dorate. Labbra carnose.

Lui era così simile alla madre, ma allo stesso tempo così simile a se stesso.

Testardo, investigatore, riservato. Il demone afferrò con la mano libera, quella sottile del figlio.

Hideki” sussurrò.

Solo allora si accorse delle lacrime. Le sue.

“Sesshomaru” mormorò commossa Rin, asciugandogli una guancia.

Il demone non ricordava più come avrebbe potuto odiare quelle creature inoffensive e bellissime.

Non riusciva a capacitarsi del perché; li avrebbe solo voluti tenere entrambi tra le braccia, proteggerli dal mondo esterno assieme alla moglie.

Amava Rin, rifletté. Amava anche loro, dunque.

Tornò a guardare prima l’uno poi l’altra.

I suoi figli.

I loro figli.

I figli di Rin.

Non umani, non demoni, non mezzi demoni. Non importava.

Perche avevano il suo sangue, il suo aspetto, il suo carattere, misti a quello della donna che amava. Erano perfetti.

Percepì, in lontananza, un flebile sussurro.

Un congratulazioni sfumato, trasportato dall’esile brezza estiva.

Il fratellastro Inuyasha vegliava sulla casa, ignorando, come al solito, qualsiasi ordine impartito dal demone maggiore. Sesshomaru annuì impercettibilmente, obbligato. In qualche modo sapeva che gli sarebbe bastato. Non c’era bisogno di nient’altro.

“Grazie” disse, rivolto alla moglie.

Adesso aveva finalmente compreso.

Il significato di famiglia. Il significato di amore. Il significato dell’essere padre.

Questo era il suo lieto fine.

Questo era il loro lieto fine.

 

 

 

Twin Souls – After Story

 

 

 

Note Autrice: 

Ringrazio con tutto il cuore chiunque abbia seguito questa storia.

È stato un bellissimo viaggio che è, purtroppo per me, arrivato a destinazione.

C’è stato un momento in cui mi è balenata in testa l’idea di scrivere un racconto a parte; il futuro con protagonisti i piccoli Mizuki e Hideki.

Ma infine mi sono convinta che è meglio lasciare le cose così come stanno.

Per dovere di cronaca, i significati dei due nomi sono, rispettivamente:

-      Mizuki “Bella luna”

-      Hideki “ Albero eccellente”

E sì, non sono stati scelti a caso. Sono l’ultimo dono che offro a Rin e Sesshomaru.

Ogni singolo particolare, nei gemelli, richiama il loro essere metà demoniaco e metà umano.

Primo tra tutti l’essere, appunto, gemelli diversi, eterozigoti.

Volevo calcare il concetto di duplicità e antitesi.

Come da descrizione, Mizuki somiglia fisicamente al demone, ma erediterà lo stesso carattere della madre.

Il nome della gemellina è un omaggio alla natura demoniaca di Sesshomaru:

la “ bella luna” non è altro che il simbolo di mezza luna sulla fronte del demone.

Hideki, invece, è spicciato alla mamma, ma assume (già da neonato, ohibò) l’atteggiamento del papà.

Il significato di “ albero eccellente” si allaccia alla traduzione di un altro nome noto nel racconto; quello di Kaede “acero.”

Ora, è vero che Rin è umana, ma ha sempre vissuto assieme al demone (una sorta di Tarzan femmina).

La vera esperienza di vita tra gli uomini è iniziata al fianco di Kaede.

Perciò “albero eccellente” è un omaggio alla natura umana di Rin, tramite l’esperienza di vita con Kaede (trad. Acero).

Mazza che sudata questa spiegazione.

Comunque è la mia interpretazione personalissima (ovvio) e la amo.

Non potrei non amarla di più.

Comprese le lacrime di Sesshomaru; la pace fatta con Inuyasha.

A qualcuno potranno non piacere ma oh, arrivata alla fine della storia, posso permettermi qualche colpo di testa!

Detto ciò, sparisco.

Sono quasi convinta che inizierò un racconto mio, originale;

probabilmente scriverò anche di qualche altro manga. O telefilm.

Ma voglio comunque spaziare.

Spero che continuiate a seguirmi.

Non smetterò mai di ringraziare tutti.

E infine, ringrazio Rumiko Takahashi. Grazie per aver creato questo piccolo, grande capolavoro chiamato Inuyasha.

Road chan

  
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