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Autore: pickingupwords    11/11/2014    1 recensioni
Lily Evans aveva sempre odiato James Potter.
Remus Lupin aveva sempre mentito.
Sirius Black si era promesso che non si sarebbe mai innamorato.
Mary MacDonald era sempre stata invisibile.
Amelia Williams si era sempre nascosta.
Nina Clarks non aveva mai avuto paura.
"Se fossimo soltanto io e te a cercare di trovare la luce?"
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans, Mary MacDonald, Nuovo personaggio | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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Lily.


Un rumore improvviso svegliò Lily di soprassalto.
Ebbe bisogno di un momento per rendersi conto di tutto quello che stava accadendo in quel preciso istante: la testa le girava appena, gli occhi erano semichiusi e le palpebre pesanti.
Lumos” disse a bassa voce puntando la bacchetta davanti a sé e scostando le tende del letto: intravide appena la figura di Sirius portare a spalle Amelia in bagno e chiudere la porta. Con i capelli ancora spettinati e la voglia di capire che stesse succedendo alla sua amica camminò in punta di piedi verso l’uscita, senza far rumore, grata che le altre  fossero ancor nel regno dei sogni.
Scese le scale che portavano al suo Dormitorio in religioso silenzio fino ad arrivare in Sala Comune, dove le luci erano accese e scorse due figure molto famigliari: James e Peter stavano discutendo di qualcosa che sembrava di severa importanza. Rimase immobile a fissarli per qualche secondo, finché James non si accorse della sua presenza e si schiarì la voce, facendo voltare Peter nella sua direzione.
Quest’ultimo si grattò la testa, abbozzò un sorriso e bofonchiò qualcosa che somigliava ad un: “Sì è fatto tardi meglio andare a dormire” per poi dileguarsi, mentre l’altro la guardò, tra il sorpreso ed il divertito per le condizioni nelle quali la ragazza si trovava: la camicia da notte bianca a lunghissima la faceva parere un fantasma, i capelli spettinati con ciuffi che andavano da tutte le parti, eppure un’espressione di determinazione e sicurezza sul volto che stonava con tutto il resto. Incurvò le labbra e le si avvicinò. “Puoi abbassare la guardia, Evans” fece cenno alla bacchetta che la ragazza teneva ancora puntata davanti a sé.
“Che sta succedendo?” chiese, con un tono che voleva far apparire autoritario, ma che risultò gutturale e strascicato, al che, James ridacchiò, con disapprovazione di lei, che storse il naso.
“Dimmelo tu: c’è stata una battaglia nelle tue stanze?” domandò sarcastico riferendosi al suo aspetto, beccandosi un pugno violento sulla spalla e un’occhiataccia; per un attimo si vergognò di trovarsi di fronte a lui in quelle condizioni, ma la preoccupazione svanì subito per dar posto al nervosismo che si era affievolito per qualche attimo.
“Perché sei ancora in piedi?” decise di ignorare le sue frecciatine e concentrarsi su quello che voleva scoprire.
“Potrei farti la stessa domanda” inarcò un sopracciglio con fare ammiccante.
“Sirius mi ha svegliata: è entrato in camera con Amelia addosso nemmeno fosse un sacco di patate” la sua voce sfiorava l’isterismo: odiava che si interrompesse il suo sonno. “Mi vuoi spiegare che succede?”
James si passò una mano fra i capelli e, facendolo, scoprì leggermente il petto, al che, Lily notò qualche taglio su di esso. “E’ complicato”
“Cosa ti sei fatto?” gli si avvicinò istintivamente, senza pensarci, e gli abbassò il collo della maglietta per vedere la sua pelle rovinata. “Sanguini ancora!” esclamò, preoccupata. “James!” lo rimproverò puntando gli occhi nei suoi.
Lui la guardò per qualche secondo senza dire una parola. L’aveva chiamato per nome. “Lily” sussurrò poi, dando al suo tono una sfumatura del tutto dolce e per niente arrabbiata, come quello della ragazza. Sembrava che la vedesse per la prima volta dopo anni, che la vedesse davvero, che vedesse la sua interezza, i suoi dettagli.
Lily si morse un labbro, dandosi della stupida per quello che aveva fatto: era come se il muro fra loro due fosse caduto per dar spazio ad una confidenza del tutto inappropriata e che lei non voleva, così tornò alla carica e lo aggredì di nuovo, spezzando quell’attimo di tenerezza e confidenza, che restò sospeso nell’aria tra loro due, senza andarsene davvero. “Vuoi dirmi che ti è successo?” aveva ancora una mano che teneva stretta la sua maglietta, le dita fredde che sfioravano delicatamente la pelle calda, gli occhi chiari di lei che si fondevano in quelli scuri di lui.
Avrebbe voluto baciarla, ma restò sul posto senza oscillare nemmeno.
“E’ complicato” ripeté ottenendo in cambio un nervosismo più crescente da parte di lei. “Prometto che domani ti spiego tutto”
“E’ già domani, Potter: son quasi le cinque del mattino” osservò.
Esitò. “Appunto: domani, dopo questa mezzanotte” si decise a dire poi.
Stava per replicare, quando il loro battibecco fu interrotto dall’entrata in scena di Sirius, che scese le scale di colpo e che nemmeno si accorse dei due, finché non se li trovò davanti.
Lily arretrò bruscamente allontanandosi da James di colpo, che restò con gli occhi fissi su di lei finché l’amico non parlò. “Ti ho svegliata io?” le chiese, sinceramente dispiaciuto.
“Già” fece lei indagatoria. “Cosa sta succedendo?”
“Tra voi due o con Amelia, intendi?” passò lo sguardo sulle figure che aveva di fronte a sé con le sopracciglia inarcate.
“La seconda” rispose secca Lily, mentre James non riuscì a reprimere un ghigno soddisfatto.
“E’ complicato” sospirò.
Trattenne un urlo isterico e puntò lo sguardo su James. “Ti conviene parlare dopo questa mezzanotte, maledetto Malandrino, o giuro su Merlino che non vedrai mai più nemmeno la mia ombra: sono stata chiara?” constatò tra i denti per poi tornare in Dormitorio a grandi passi, senza però non aver lanciato un’occhiata di avvertimento a tutti e due i ragazzi.
 
 
 ***
 
 
 
Lily uscì dalla Sala Comune dei Grifondoro verso le sette e a passi svelti, i capelli lisci ricadevano lucenti sulle spalle e sul petto, il libro di Erbologia in mano e uno sguardo determinato sul volto. Non aveva lezioni alla prima ora, così si era promessa di andare a visitare Remus.
Quando aveva saputo della maledizione del ragazzo, tempo addietro, era rimasta sconvolta: l’aveva intuito, o meglio, lo sospettava, ma avere la conferma che fosse vero, l’aveva destabilizzata. Si era precedentemente informata in Biblioteca, cercando sintomi e manifestazioni del dolore che l’avevano condotta –purtroppo- ad un’unica strada.
Remus era una delle persone più dolci e buone che Lily conoscesse e non meritava tutta la sofferenza che gli veniva inflitta, non meritava nulla che potesse fargli del male.
L’aveva guardata e le aveva detto: “Scapperai da me, adesso che lo sai?” sembrava che tutto quello che avessero passato e vissuto insieme fosse sparito da quando le aveva detto quelle quattro parole: “Sono un lupo mannaro”
Le si era raggelato il sangue nelle vene, ma aveva finto che quella dichiarazione non le avesse lacerato il cuore. “Scapperai da me, adesso che lo sai?
“Lo sapevo già” gli aveva lanciato un sorriso triste e addolorato, per poi avvicinarsi a lui, stupito e senza parole e abbracciarlo. L’aveva stretto a sé come non aveva mai fatto, né prima, né dopo. Aveva provato a dargli tutto l’amore che sentiva nei suoi confronti, a trasmetterglielo, a fargli capire che nulla, nemmeno una maledizione terribile sarebbe riuscita a separarli. Lily voleva troppo bene a Remus per permettere che qualcosa si mettesse fra loro due; nemmeno quando Mary se n’era praticamente appropriata l’aveva perso di vista e sapeva che lui aveva fatto lo stesso con lei. Non parlavano da un po’: voleva cogliere l’occasione.
Seppur si fossero allontanati fisicamente da lì a qualche settimana, il loro legame era forte e sicuro come lo era sempre stato e nulla avrebbe potuto cambiare quella situazione.
Stava per aprire la porta dell’Infermeria, quando qualcuno ne uscì improvvisamente.
Lily ed Amelia si guardarono per qualche secondo in silenzio, poi l’ultima sorrise. “Ciao” la salutò, raggiante.
Si meravigliò del suo aspetto: era in camicia da notte, spettinata e struccata. Non era l’Amelia che aveva conosciuto nell’ultimo mese, incurvò le labbra piacevolmente stupita, per poi rendersi conto dell’accaduto e cambiare completamente espressione: spalancò gli occhi e strinse le labbra. “Cosa… Cosa ci fai qua?” poteva aver scoperto di Remus.
Amelia rise contenta. “So tutto, non ti devi preoccupare”
Inarcò un sopracciglio, fingendo spudoratamente. “Tutto cosa?”
“So che il signorino è… Beh, sì, insomma, quello
La guardò interdetta. “Come?”
“Me l’ha detto e mi ha detto anche qualcos’altro” abbassò lo sguardo, improvvisamente timida e si morse un labbro con un sorriso.
Lily la fissò incuriosita. “Amy…?”
“Noi ci siamo…” rise e si passò una mano fra i capelli. “Ci siamo messi insieme, Lily” la guardò negli occhi: erano lucidi, erano lacrime di gioia quelle che stava reprimendo Amelia.
Dopo tutto, quel tempo d’attesa non era stato invano.
Lily si portò una mano alla bocca, sorpresa. “Davvero?” esclamò contenta e l’amica annuì. Lasciò cadere il libro di Erbologia che aveva fra le mani con un tonfo per abbracciarla e sentire le risate dell’altra fondersi alle sue. “Sono così felice, Amy!”
“A chi lo dici” replicò l’amica con un sospiro per poi separarsi da lei.
“Ma come è successo?” domandò con un sorriso sulle labbra.
Improvvisamente la discussione avuta la sera prima non aveva più nessun valore: erano tornate le migliori amiche di sempre, quelle che si supportavano a vicenda, che condividevano lacrime e sorrisi. E non c’era bisogno di spiegazioni: era avvenuto e basta, naturalmente, come ogni cosa fra loro due, protagoniste di un rapporto puro e pieno d’amore, senza barriere, senza dubbi.
“E’ lunga da raccontare” rise fra sé e sé. “Magari a pranzo, ho bisogno di prendermi qualche secondo per me ed elaborare tutto quello che è accaduto. Sappi solo che mi dispiace, Lily. Mi dispiace di averti allontanata, di averti spinta via: ti voglio bene, sei mia sorella e niente cambierà quello che provo per te” le poggiò una mano sul braccio, per poi stringerlo appena, sorriderle e superarla per avviarsi in Sala Comune.
Lily si voltò a guardarla per qualche secondo. “Scusa” disse poi, non ci fu bisogno di urlarlo, anche se erano distanti, le parole rimbombarono nel silenzio. Amelia si voltò. “Avrei dovuto capirti” e una morsa nel petto le bloccò il respiro per un attimo.
“Lo hai fatto: sarei stata io che avrei dovuto capire te” tornò sui suoi passi dopo averla rassicurata, al che, Lily raccolse il suo libro da terra e con un sorriso raggiante sentendosi improvvisamente leggera aprì la porta dell’Infermeria per poi chiudersela alle spalle. Remus voltò la testa verso di lei ed incurvò le labbra con dolcezza.
“Chi si vede: la rossa più ambita di Hogwarts”
“Non ti posso lasciare da solo una notte che intraprendi una relazione!” esclamò dirigendosi verso di lui fingendosi seccata, anche se il grande sorriso fra le sue labbra faceva capire tutto il contrario.
Remus rise. “Ah, sì, quella relazione” le fece spazio e lei si sedette al suo fianco sul letto.
“Già, quella” gli scompigliò i capelli. “Allora? Vuoi spiegarmi che cosa è successo fra voi due o devo far finta di sapere tutto?”
Rise di nuovo e si passò una mano sul viso, era un gesto che faceva spesso, che Lily gli aveva sempre visto fare, fin da quando si erano conosciuti. “Pensavo che uscisse con Sirius,  per questo avevo intrapreso una specie di fidanzamento con Mary: per scordarmi di lei; mi sono accorto dei sentimenti che provavo nei suoi confronti solo quando pensavo di averla persa, stamattina è venuto fuori tutto, che erano bugie e che lei prova quello che provo io, ancora più di prima”
Mancò poco che Lily non si commosse di fronte a quelle parole. “E’ bellissimo” esordì poi con le labbra strette in un sorriso.
“Ora dovrò solo affrontare Mary” sussurrò, la beatitudine di prima sparita dal suo volto, per dar spazio al risentimento.
Lily si morse un labbro e si passò una mano nei capelli. “Non c’è niente da affrontare e poi, sinceramente, credo che l’abbia fatto Amelia da quando è uscita e lo farà finché qualcuno non la fermerà con la forza”
Rise. “Dici che le farà del male?” le chiese poi, con il tono che sfiorava la preoccupazione.
Lei trovò tutta quella situazione ironica e scosse la testa con una risata. “Spero di no!” esclamò. “Anche se potrebbe farlo”
Pausa.
“Ti ama così tanto” sussurrò poi incontrando i suoi occhi, con un sorriso, che lui ricambiò accennandolo appena.
“Avrei voluto essermi reso conto prima dei sentimenti che provo per lei: avremmo vissuto molto di più, insieme”
“Avete tutta la vita davanti”
“Già” annuì.
Silenzio.
E poi, eccola, l’ultima frase che Lily avrebbe voluto sentirsi dire. “Come te e James”
Lo guardò con gli occhi spalancati per un secondo, stupita e aprì appena la bocca, inarcando le sopracciglia in un’espressione che fece ridere Remus. “Che cosa hai detto?” gli diede un colpo sul braccio.
Quello tossicchiò appena. “Vedo come lo guardi, Lily: qualcosa è cambiato” disse poi serio.
E lei non poté far altro che acconsentire a quell’affermazione, dentro di sé, in silenzio; sapeva che Remus aveva ragione, qualcosa nel suo modo di porsi verso il ragazzo che aveva sempre odiato era cambiato, qualcosa che la faceva sentire insicura, debole, piccola di fronte a lui. Non le era mai successo con nessuno, ma soprattutto non le era mai successo con James Potter. Era accaduto qualcosa, dentro di lei, che le aveva fatto mettere in discussione tutta la relazione -buona o meno- intrapresa con lui  in tutti quegli anni. Il modo di porsi nei suoi confronti, di parlare, di gesticolare aveva subìto un mutamento: se prima faceva tutto senza pensare, di lì a qualche parte aveva iniziato a pesare le parole, a muoversi con più delicatezza, ad avere anche qualche contatto fisico con lui, addirittura a scherzare.
Scosse la testa. “Tra me e James Potter non accadrà mai niente, Lupin. Mai” assentì poi, incrociando le braccia al petto, decisa.
“Oh, queste parole mi feriscono, Evans” una voce diversa, improvvisamente entrò nella stanza, insinuandosi nella loro conversazione; Lily sobbalzò e si voltò, anche se sapeva benissimo di chi si trattasse: James si stava avvicinando a Remus e, di conseguenza, anche a lei, a passo lento, seguito da Sirius, il quale aveva un ghigno dipinto sul volto, ma oltre a quello la sua espressione era indecifrabile come al solito.
“La verità a volte fa male, Potter” gli disse non guardandolo in faccia, ma concentrandosi sulla sua corporatura: si chiese come mai era quasi privo di muscoli quando si ammazzava di allenamenti quasi tutti i giorni.
“Se è questa verità, fa sempre male” le diede un bacio sulla guancia, prendendola alla sprovvista e lei si scostò immediatamente, trattenendosi dal dargli uno schiaffo in pieno viso. “Vedrai che non penserai ancora a lungo quello che hai detto qualche attimo fa” le fece l’occhiolino e lei avrebbe voluto lanciargli una Maledizione senza Perdono. Mise un’espressione imbronciata e lo fissò in cagnesco, facendo ridere Sirius, che le poggiò una mano sulla spalla.
“Eh dai, Lily, non prendertela così per un bacino”
Lo fulminò con lo sguardo, al che, lui scosse la testa divertito e strinse di più la presa su di lei, come per rassicurarla.
Lily posò lo sguardo su di lui e poi su Remus, sorrise appena, Sirius ricambiò. “Remus deve dirti una cosa” gli annunciò con il labiale.
Lui inarcò le sopracciglia, scettico. “Cosa?” fece allo stesso modo.
Sul volto della ragazza si dipinse un sorriso furbo e portò le mani a mezz’aria a mo’ di domanda.
“Che vi state comunicando segretamente? Divento geloso” li interruppe James lanciando una finta occhiata minacciosa a Sirius.
“Evans, qua” esordì Sirius fissando Remus con sguardo intimidatorio. “Mi stava giusto annunciando che tu” gli fece un cenno. “Dovresti dirmi qualcosa, Lunastorta: quindi sputa il rospo”
Il ragazzo guardò Lily, che gli sorrise incoraggiante. “Io…” si passò una mano fra i capelli spettinati. “Mi sono messo con Amelia, proprio poco fa”
Cadde il silenzio per qualche secondo.
Remus e Sirius si fissarono senza dire una parola, Lily e James posavano lo sguardo su loro due ad intervalli regolari, finché il secondo non scoppiò a ridere felice. “Ce l’avete fatta, amico!” esclamò, separandosi da Lily ed andando verso Remus, per dargli un leggero pugno sul petto fancendolo sussultare di dolore.
Passarono qualche minuto a ridere e scherzare tra di loro, contenti dell’accaduto, finché Lily non parlò. “A proposito di questo” iniziò e tutti puntarono lo sguardo su di lei. “Meglio che io vada a controllare se in Dormitorio è tutto okay” sorrise appena, si avvicinò per dare un bacio sulla guancia a Remus. “Ci vediamo a pranzo, ragazzi”
“A me nessun bacio, Evans?” domandò James, quasi disperato.
Lei rise e scosse la testa, uscendo dall’Infermeria.
 
***
 


“Lily” Nina la bloccò per i corridoi con un radioso sorriso.
“Chi si vede!” esclamò ricambiando. “Ti va di venire con me in una missione di salvataggio?” le fece un cenno e l’altra annuì con vigore.
“Per chi?” iniziarono a camminare una a fianco dell’altra.
“Mary, credo che Amelia sia sul punto di ammazzarla, quindi direi di accelerare il passo” ora il suo tono si era fatto preoccupato e non a caso: era consapevole di quanto Amelia fosse arrabbiata con Mary ed era a conoscenza anche del fatto che Amelia non era per niente una ragazza riflessiva, ma, anzi, era parecchio impulsiva e reagiva a quello che le accadeva senza pensare al come. Non credeva l’avrebbe uccisa, ovviamente no, sarebbe stato ridicolo uccidere per così poco, ma dei conati di vomito incontenibili per due o tre giorni non glieli avrebbe risparmiati se non fosse arrivata in tempo, seppure sapesse che fosse il minimo che Mary si meritava.
“Che è successo? Si collega a quanto stesse male Sirius? A proposito: l’hai visto? Come sta? E’ un po’ che l’ho perso di vista, non che lui mi cerchi, per carità, è troppo spaventato che io abbia capito com’è davvero e sarebbe una disgrazia per lui sentirsi esposto” roteò gli occhi seccata, senza rendersi conto di aver parlato a vanvera.
Lily la fissò dubbiosa, formando una leggera rughetta tra le due sopracciglia e accennando appena un furbo sorriso. “Ti piace Sirius?” chiese divertita.
“Sirius piace a molte” le fece notare mentre salivano una rampa di scale.
“Tu sei una di quelle molte, Nina? Che mi nascondi?”
A parte le pillole che prendo per non cadere in depressione niente, avrebbe voluto dirle; ma era così difficile parlarne. Era così difficile esporsi. “Io? Niente!” cercò di tranquillizzarla, senza però riuscirci. “Quindi? Che è successo?”
“Mary ha mentito a Remus per stare con lui, portandolo lontano da Amelia” spiegò in fretta.
“Oh” fu l’unica cosa che Nina riuscì a dire; non conosceva particolarmente bene Amelia, ma aveva capito fin da subito che non era il tipo che si facesse mettere i piedi in testa.
Infatti, dopo un altro minuto di camminata, le ragazze arrivarono in stanza, dove trovarono uno scenario a dir poco tragico: Mary era scomparsa da qualche parte, i letti erano completamente sfatti, i cuscini erano sparsi per tutto il perimetro della stanza, Amelia aveva la bacchetta puntata verso la porta e la sollevò non appena le due entrarono, per poi riabbassarla subito non appena si rese conto di chi si trattasse, di Alice ed Emmeline nemmeno l’ombra.
“Wow” commentò a bassa voce con occhi spalancati Nina, guardando la ragazza di fronte a sé. “Tutto bene, Amy?” le chiese.
“Ora che mi sono sfogata sì: pensavo si trattasse di Mary, le ho detto di non farsi vedere mai più da me, o la incenerisco viva, senza se e senza ma” parlò come se quello che aveva appena detto fosse stata la cosa più naturale del mondo.
“A proposito di Mary…” iniziò Lily con delicatezza. “Dov’è?”
Amelia fece spallucce. “E’ uscita, l’ho obbligata ad andarsene. Alice ed Emmeline sono con lei” iniziò a sistemare il disastro presente in stanza. “Questi glieli ho lanciati addosso” annunciò facendo un cenno ai vari cuscini con un sorrisetto soddisfatto. “Invece i letti li ha usati per difendersi”
“Le hai fatto male?” chiese Nina iniziando ad aiutarla.
“Nah” sventolò una mano a mezz’aria. “Le ho solo fatto prendere un po’ di paura e le ho fatto capire quanto debba stare lontana da John, d’ora in poi”
“E da te, immagino” aggiunse l’altra ridendo appena.
“Assolutamente sì” confermò annuendo.
“Quindi abbiamo un posto libero? Chi lo occuperà?” intervenne Lily mettendosi anche lei all’opera.
Amy si portò un dito sul mento, con fare pensieroso. “Chissene, basta che non sia Mary: credo che lo occuperà la persona di cui lei prenderà il posto nella nuova stanza”
Per Lily tutto quello era estremamente strano: non avere più Mary in stanza, per lei, era una novità. Erano sempre state insieme, compagne, amiche e ora tutto si era completamente sgretolato e, seppur fosse arrabbiata con Mary per quello che aveva fatto ad Amelia, da una parte era dispiaciuta per lei e per se stessa: non averla più intorno le avrebbe comunque tolto una parte della sua quotidianità, alla fine, voleva bene a Mary, gliene avrebbe sempre voluto, avevano avuto troppo insieme per evitarlo. Mary era una parte di Lily, nonostante tutto, e la distanza da lei le avrebbe sicuramente fatto male. Sapeva che Amelia non le avrebbe vietato di vederla, non era il tipo, ma di sicuro non le avrebbe fatto piacere e, forse, nemmeno a lei avrebbe poi fatto così piacere frequentare ancora una persona del genere: non aveva più idea se fidarsi o meno di lei, se poterle confidare ancora i suoi segreti, se poter vivere ancora esperienze con una ragazza così manipolatrice, egoista.
Il corso dei suoi pensieri fu interrotto da Nina, che avvertì le altre dell’imminente inizio della lezione di Erbologia, per la quale Lily avrebbe dovuto ripassare quella mattina. Amelia decise di non andare e di prendersi ‘un giorno libero’, tornando in Infermeria da Remus, le altre due ragazze invece, si avviarono velocemente nella Serra.
“Quindi? Non mi hai più detto di Sirius” buttò lì Nina, cercando di mostrare nonchalance.
“Sta bene: l’ho visto stamattina, è sano come un pesce” rispose tranquilla, fingendo di non essere interessata al legame fra i due.
“E James?”
Il cuore di Lily si fermò per un secondo, per poi riprendere a battere regolarmente, fece spallucce. “Bene anche lui”
“Intendo fra voi due, scema” le diede una leggera gomitata scherzosa e Lily in cambio le diede una spintarella scuotendo la testa.
“Fra noi due cosa, Nina? Lo sai che è impossibile che succeda qualcosa”
“Ma perché?” insistette l’amica confusa. La coda di cavallo che si muoveva ad ogni passo che compiva.
“Semplice: lo odio” rispose tranquilla Lily.
Nina scoppiò a ridere. “Lo odi? Tu? Ma smettila!”
La guardò confusa per qualche secondo. “Beh, non lo sopporto. Così va meglio?” roteò gli occhi.
“Lily: si vede da come lo guardi che qualcosa è cambiato”
Possibile che quel maledetto giorno ogni persona volesse ricordarle quanto era cambiato il suo rapporto con James da lì a poco? Era frustrante a livelli insostenibili: non potevano farsi tutti gli affari loro? Cos’avevano con lei? Con i suoi sentimenti? Non potevano starsene nel loro e non rompere le scatole a lei? Per evitare un’altra conversazione di quel tipo, Lily non rispose, ma accelerò il passo e in meno di un minuto raggiunse la Serra, si sedette verso la fine del tavolo, mentre Nina andò un attimo da Sirius.
Lily riuscì a sentire poco della loro conversazione: furono domande di cortesia, anche se nascondevano molto altro; era sicura di non aver mai visto Sirius guardare una ragazza nel modo in cui guardava Nina, c’era qualcosa di diverso nei suoi occhi, non era l’amore che riservava ad Amelia, quello, era un altro tipo d’amore, non più profondo e nemmeno più importante, era solo un altro genere di affetto.
Non fece in tempo ad elaborare altre teorie, perché il lavoro della sua mente fu brutalmente interrotto dall’arrivo di James Potter. “Evans, luce dei miei occhi!” le si sedette accanto, mentre lei sbuffò rumorosamente.
“Potter” salutò con una smorfia seccata.
Dopo tutti quei “il vostro rapporto è cambiato” Lily faceva fatica a vederlo, spaventata dai suoi nuovi sentimenti, così reagiva tagliandolo fuori.
“Dolcezza, come mai quello sguardo appeso? Che è successo? Dillo al tuo futuro marito e padre dei tuoi figli” la esortò scherzoso, lei seppur provò a trattenersi fino all’ultimo, scoppiò a ridere senza ritegno.
“Tu? Padre dei miei figli?” James dovette sorreggerla perché non cadesse dallo sgabello.
“Stai dicendo che la proposta di matrimonio è valida? La consideri?” la guardò sorridente e pieno di speranze.
Lei rise ancora per qualche momento, poi, con molta fatica, si ricompose. “Certo, la considero, Potter, la considero” gli scompigliò i capelli.
Lui, del tutto soddisfatto ed incredulo, restò a guardarla ancora per qualche attimo, osservando come le sfumature dei suoi capelli si facevano più chiare al sole e come le sue lentiggini fossero  più esposte, studiando il suo modo di passarsi le mani fra i capelli e portarsi le ciocche dietro l’orecchio, i movimenti che faceva mentre parlava e i suoi occhi verdi, di un verde che James non aveva mai visto.
“Perché stai fissando Sirius e Nina?” chiese dopo essersi ripreso dal trance ed aver notato la direzione dello sguardo della ragazza.
“Perché quei due non ce la raccontano giusta, c’è qualcosa che non sappiamo” inclinò leggermente la testa e James fece lo stesso, come pensando di poter vedere il mondo come lei se agiva nel suo stesso modo.
“Una cosa come… Stanno insieme in segreto? O qualcosa del genere?” buttò lì Lily.
“Nah, Felpato non è il tipo da relazioni segrete, fidati, anzi, quando porta le ragazze in Dormitorio rende tutto tutt’altro che segreto. C’è stata una volta in cui…”
“Sì, okay, Potter, non voglio i dettagli” lo interruppe bruscamente e lui si vergognò appena. “Per me si piacciono” constatò infine.
“Se vuoi posso chiedere a Sirius che ne pensa di Nina, discretamente, ovvio” le propose volgendo il viso verso di lei.
“Non è necessario: è quasi palese, ma se vuoi approfondire la nostra ricerca fai pure, avere più certezze non è un male” scrollò appena le spalle e si alzò immediatamente per salutare l’insegnante appena entrata.
Non appena si risedettero, James si avvicinò con le labbra al suo orecchio e sussurrò: “Non credi che in questo periodo stiamo facendo troppe cose insieme, Evans? Che stiamo rendendo molti fatti nostri? Potrei abituarmici, lo sai”
Lily sussultò e volse lo sguardo lontano da quello del ragazzo.
 
 
*** 
 
 
In una Sala Comune parecchio vuota, Lily stava studiando Trasfigurazione per il giorno dopo, aspettando le dieci di sera, una mano a sorreggerle la testa, gli occhi concentrati e i capelli che ricadevano sul foglio.
Qualcuno entrò.
Alzò lo sguardo.
Mary restò immobile per qualche secondo. “Ciao” salutò con un filo di voce.
“Ciao” si mise in posizione retta. “Che ci fai qui?” domandò, stupidamente.
“Sto per andare a prendere le mie cose in camera” strinse le labbra ed indicò le scale che portavano al Dormitorio femminile.
“Oh” la bocca di Lily si aprì appena. “Quindi farai cambio con qualcuna…?”
“No” Mary scosse la testa. “No, assolutamente, non mi va di mandarvi in stanza qualcuno di nuovo a praticamente metà anno: ci stringeremo un po’, le altre hanno acconsentito”
Calò il silenzio.
“Mi dispiace, Lily” sussurrò.
“A me non hai fatto assolutamente niente, Mary” le fece notare e si alzò, andandole incontro. “Dovresti dirlo ad Amelia”
Annuì impercettibilmente. “Non mi perdonerà mai”
“Dalle tempo”
“Immagino che per un po’ non ci vedremo, o sbaglio?” sorrise amaramente, guardando l’amica.
Lily si passò una mano fra i capelli. “E’ meglio così, Mary” disse soltanto.
“Lo so” confermò avvicinandosi a lei ed abbracciandola, ci volle un momento perché Lily ricambiò la stretta. Quando si separarono, si sorrisero appena.
“Ci vediamo, Rossa” la salutò avviandosi per le scale.
“Sì, ci vediamo” disse guardandola salire e quando sparì oltre la porta, tornò al tavolo, cercando di concentrarsi sulle lunghe pergamene che richiamavano la sua attenzione, mentre la sua testa si continuava a chiedere come una persona come Mary avesse potuto mentire così subdolamente e, a questo punto, che tipo di persona fosse realmente Mary, perché la ragazza che conosceva lei non si sarebbe mai comportata in quel modo con una delle sue migliori amiche, mai, non sarebbe mai riuscita a farlo. Forse Mary non era per niente la ragazza che Lily pensava di conoscere realmente, forse, non l’aveva mai conosciuta sul serio. Si chiese se la sua lontananza le avrebbe fatto male e si rispose di sì, probabilmente non esageratamente, non dopo ciò che aveva fatto; le sarebbero mancate le serate a parlare e scambiarsi segreti, a ridere insieme ed a consolarsi a vicenda. Si ricordò di quando il suo primo fidanzato la lasciò e di come Mary fosse stata pronta a sorreggerla dopo un dolore così forte per lei.
No, non avrebbe più rivisto quella persona in Mary, ne era sicura, quella ragazza era morta in qualche parte di lei e non sarebbe più tornata a galla.
Le dieci arrivarono, mentre Lily, esausta, stava iniziando a scivolare nel sonno più profondo, ma fu prontamente svegliata da qualcuno.
“Evans”
Lily aprì gli occhi: la figura di James Potter si fece vivida di fronte a lei.
“Pensi di addormentarti proprio quando dobbiamo iniziare la ronda?” le sorrise e prese a sistemare le pergamene per lei.
La ragazza si sollevò dalla superficie del tavolo con tutte le forze possibili, che nemmeno pensava di possedere. “Non lo farei mai, Potter” contestò cominciando a sistemare a sua volta.
“Oh, per fortuna” si finse estremamente sollevato. “In realtà avrei potuto lasciarti dormire, così avresti preso la ramanzina dalla McGranitt, sai quanto sarebbe stato divertente, Evans? Te lo immagini?” rise da solo al pensiero, mentre Lily gli diede una pacca sul braccio con il libro –non poco pesante- di Trasfigurazione.
“Non ti passi nemmeno per l’anticamera del cervello, Ramoso” fece una smorfia. “Che poi” pensò ad alta voce. “Perché diamine vi chiamate con questi soprannomi assurdi, vorrei capirlo: che senso hanno? Ramoso? Felpato? Lunastorta? Codaliscia?” scosse la testa, esasperata. “Chiamarvi per nome è troppo complicato, Potter?” gli porse la mano per farsi dare le pergamene, lui eseguì sorridendo divertito da ciò che Lily aveva appena detto.
“Te lo spiegherò, Evans” le assicurò, alzandosi e porgendole la mano, che lei accettò senza accorgersene.
Si trovarono a qualche centimetro di distanza, le mani ancora intrecciate. Lily esplorò il viso del ragazzo, gli occhi nocciola coperti dagli occhiali tondi, la bocca perfettamente definita e gli zigomi ben accentuati. Deglutì. Mentre il respiro dei due iniziava a farsi più pesante e allo stesso ritmo.
Era vero, qualcosa si era evoluto nel loro rapporto, un po’ grazie a Lily, che aveva deciso di vivere il suo ultimo anno appieno, un po’ grazie a James, che aveva deciso di essere semplicemente lui, senza maschere, buttando giù ogni difesa, mostrandosi per quello che era davvero.
Quel momento fu interrotto dalla voce bassa di Lily. “Devo…” puntò lo sguardo sulle labbra di James. “…porto… questi… i libri… in-in stanza e arrivo” gli lasciò la mano e riuscì a svincolare dalla figura del ragazzo, che tenne lo sguardo fisso su di lei.
Lily entrò piano in camera e trovò le altre ancora sveglie, li fece un cenno, appoggiò i libri sul letto e corse in bagno con un tonfo sordo della porta, sotto lo sguardo confuso delle altre.
Si guardò allo specchio. I capelli erano leggermente disordinati, iniziò a pettinarli, controllò l’alito –perché poi, non ne aveva idea- e per sicurezza si lavò i denti alla svelta, guardò l’ora e corse fuori, senza dire una parola, prese la bacchetta e andò verso il quadro d’uscita. “Andiamo?” chiese fingendosi stizzita, al che, il ragazzo sorrise divertito e si avviò dietro di lei.
Camminarono fianco a fianco per tutto il settimo piano, poi scesero le scale, senza dire una parola. Nemmeno James aveva idea di cosa dire, quello che era successo fra loro, poco prima, l’aveva decisamente destabilizzato. Era accaduto un fatto simile durante la punizione di Erbologia, ma quello era accaduto a causa sua, perché lui aveva preso l’iniziativa per fare lo scemo, per provocarla; mentre quello che aveva avuto inizio nella Sala Comune era tutta un’altra storia: Lily aveva preso la sua mano, aveva accettato il suo aiuto e l’aveva guardato come non aveva mai fatto durante quei sette anni, ne era sicuro e ne era sicura anche lei. Non aveva solo esplorato il suo corpo, aveva osservato oltre. L’aveva smascherato, rendendolo del tutto vulnerabile sotto il suo sguardo. Così come lui aveva fatto con lei, l’aveva resa fragile, incapace di ragionare razionalmente.
“Beh” esordì alla fine lui, per rompere quel silenzio che si stava facendo troppo rumoroso per i suoi gusti. “Devi ammetterlo, Evans: tra noi c’è una bella chimica” le diede una spallata leggera, lei scosse la testa ridendo.
“Ne sei convinto?” chiese divertita.
“Assolutamente, insomma: siamo dei fantastici partners in crime e poi, ammettilo, piano piano ti stai innamorando di me, Evans, il mio piano per farti cadere ai miei piedi di durata sette anni ancora in atto sta decisamente funzionando”*  annuì soddisfatto di se stesso.
Lily scoppiò a ridere rendendosi fin troppo udibile, tanto che alcuni quadri le intimarono di stare zitta, James la guardò contento di sortirle quell’effetto. “Non posso credere che tu l’abbia detto sul serio”
“E perché mai? E’ la verità!” allargò le braccia, per poi farle ricadere con un tonfo sulle cosce.
“Controlla là, Potter” gli fece un cenno verso destra, lui eseguì.
“Libero” annunciò poi. “E comunque ho davvero un piano di durata sette anni ancora in atto, Evans” puntualizzò tornando al discorso precedente.
Che forse sta anche funzionando” ammise Lily con un filo di voce.
“Come?” chiese James, cortese, non avendo captato le sue parole.
“Cosa?” si finse stupita lei. “Non ho detto niente” scosse la testa e riprese a camminare.
Passarono l’altra ora ridendo, mentre lui le circondava le spalle e lei si allontanava, divertita, James fece il pagliaccio ogni cinque minuti, facendola ridere, rischiando di far svegliare ogni persona in quella scuola finché non arrivò la mezzanotte.
Lily camminò ancora al fianco del ragazzo per un po’, poi lo superò velocemente e gli si piazzò davanti.
“Sai, Evans, se vuoi baciarmi non mi tiro indietro, solo che mi aspettavo qualcosa di più romantico da parte tua” scherzò beccandosi un’occhiataccia e un pugno sul braccio.
“E’ mezzanotte” gli indicò l’orologio da polso che portava.
“Wow, quindi? Hai sonno? Ti devo portare in braccio? Devo…?”
“Devi dirmi cosa è successo ieri” lo interruppe.
Il respiro di James si fermò per qualche attimo. “Ah”
“Bi” lo prese in giro lei. “Allora?” incrociò le braccia al petto, in attesa.
James si sfregò la nuca nuda con una mano, sospirando. “Dobbiamo proprio farlo?” la sua bocca si piegò in una smorfia dubbiosa. Lily gli si avvicinò, gli allentò la cravatta e sbottonò appena la camicia, facendolo sussultare e deglutire. Lily roteò gli occhi e allargò la camicia del ragazzo, per vedere che le botte sulle sue clavicole erano ancora ben presenti. “Sì, dobbiamo” constatò poi indicandogliele.
“Senti, Evans…”
“No, senti tu, Potter: voglio sapere se rischi la vita” il suo tono si era fatto nervoso, leggermente arrabbiato, esigeva delle risposte.
“E perché mai?”
“Qua sono io che faccio domande” evitò di rispondere, visto che il perché non lo sapeva nemmeno lei, le importava e basta.
“Come siamo prepotenti, Evans, chi sei? Un ispettore babbano?” ridacchiò.
“James” lo richiamò, lui di fece subito serio in volto e puntò gli occhi nei suoi. “Dimmi che succede”
“Okay” acconsentì alla fine. “Andiamo fuori” la prese per mano e la condusse nel giardino della scuola, sotto lo sguardo confuso di lei, per poi inoltrarsi nella Foresta.
“Ma sei matto?” si separò da lui con uno scatto repentino, spaventata.
“Fidati di me, Evans. Aspetta qua, arrivo subito” si inoltrò tra gli alberi, mentre lei lo guardava preoccupata.
“Potter! Cosa stai facendo? Se è uno stupido scherzo non è…” si interruppe, quando un possente cervo andò verso di lei, facendola sussultare. Compì qualche passo indietro e lui in avanti, andandole incontro. “James…?” domandò dubbiosa, l’animale le si avvicinò e sfregò la sua testa contro il braccio di lei. “Come…? Cosa…?” Lily era senza parole, guardava l’animale senza sapere bene come comportarsi, era destabilizzata. “Oddio” fu l’unica cosa che riuscì a sussurrare iniziando ad accarezzarlo, comunque non capendo in quale modo tutto ciò che le stava mostrando fosse correlato alla sera precedente. Scosse la testa, sorridente. “Ma dove hai imparato?” chiese, seppur sapendo che nessuno potesse risponderle.
James era un Animagus? Ma dove aveva imparato? Non era un lavoro così facile: ci voleva costanza e tanta voglia. Lo accarezzava, senza rendersi conto che fosse davvero James, non riusciva a capacitarsene. Si allontanò e lo guardò con una certa distanza, lo studiò: era possente, forte, grande. Gli occhi nocciola che risaltavano nel buio. Illuminato dalla luna era ancora più bello. Gli girò attorno, non sapeva bene perché, ma voleva scoprire come fosse James in una forma diversa; si fermò al suo fianco e posò una mano sul suo dorso, l’animale girò la testa per guardarla e Lily fu sicura di poterlo vedere sorridere. Le fece cenno di salire su di lui.
“Ma sei matto?” fece lei con faccia sconvolta. “Non se ne parla, Ramoso” ora capiva il perché di quel soprannome: le corna di James sembravano rami di un albero.
Il cervo insistette e lei non poté rifiutare, controvoglia si sedette sulla sua schiena, nemmeno il tempo di aggrapparsi al suo collo, che lui partì a tutta velocità, facendola spaventare –e facendole perdere appena l’equilibrio-; Lily tenne gli occhi chiusi per una durata di tempo che le sembrò infinta, finché non si decise ad aprirli e ad emergere con la testa dal pelo raso dell’animale, nel quale si era quasi immersa, terrorizzata e quando sollevò il volto vide tutto sfrecciare veloce davanti a lei, al suo fianco, le stelle si confondevano fra di loro e la luna ormai sottile li guardava dall’alto, facendo luce sul loro cammino; i capelli si scompigliavano andando anche sul viso e il respiro del cervo era diventato più pesante. Lily rise. E poi urlò contenta, urlò all’aria, urlò al nulla; sollevò le braccia in alto e lasciò che il vento la colpisse in pieno petto, facendola sentire un po’ più viva, non necessitava più di star attaccata a James, si fidava di lui, sapeva che non le avrebbe mai e poi mai fatto del male, sapeva che sarebbe stato attento.
Corse per ancora qualche minuto e poi si fermò, facendola scendere e allontanandosi: quasi non si era accorta che il ragazzo era tornato al punto dal quale erano partiti.
A Lily girava appena la testa, mise una mano sulla fronte e si appoggiò ad un tronco di quercia, con il sorriso sulle labbra.
Dei passi si fecero più vicini, spalancò gli occhi: la figura di James, rivestita, la guardava con un sorriso dolce sulle labbra e si avvicinava con le mani in tasca. Lei sorrise scoprendo i denti e gli corse incontro, per poi abbracciarlo. Il ragazzo non esitò e la strinse a sé, immergendosi nei suoi capelli, sentendo il suo delicato profumo; mentre lei sentiva il cuore batterle più veloce e il profumo di James, che si faceva sempre più forte. Si separarono dopo qualche minuto, mentre lui non avrebbe mai voluto che accadesse.
Lily lo guardò. “Non…” deglutì. La sua vicinanza la faceva sentire così fragile, così piccola. “…non ho ancora capito cosa questo c’entri con Remus”
James inarcò un sopracciglio. “Pensavo che il fantastico abbraccio che mi hai appena dato fosse proprio perché avessi capito”
Lo guardò confusa e scosse la testa. “No, non è per quello” constatò dopo qualche attimo.
Il ragazzo restò spiazzato per qualche attimo. “E allora perché…?” indicò prima se stesso e poi lei, senza capire.
“Perché…” Perché? Lily non lo sapeva. Aveva semplicemente sentito il bisogno di abbracciarlo, aveva voluto sentire il suo corpo a contatto con quello di lui, desiderava solo credere, per un momento, che loro due fossero una cosa sola, che fossero compatibili, rendersi conto che, probabilmente, non aveva nemmeno mai abbracciato James. E in quel momento sapeva, sapeva che se non l’avesse fatto si sarebbe sentita male. Ne aveva avuto bisogno anche fisico. Inspiegabilmente, ma ne aveva avuto bisogno. “Perché il tuo essere cervo dovrebbe avere a che fare con Remus?” sviò la domanda e ne fece un’altra.
Lui scosse la testa, piano e si passò una mano sulla nuca. “Evans io… Io e gli altri, quando c’è la luna piena ci trasformiamo in animali e andiamo a fare compagnia a Remus” disse, alla fine, tutto d’un fiato.
Lei fece un passo indietro. “Cosa?” sperò di non aver capito bene.
“Noi non vogliamo lasciarlo da solo, Evans: sta male, così si contiene di più, così sta meglio” allargò le braccia e lei scosse la testa con velocità. “Lily…” le si avvicinò e lei si fece lontana.
“No!” quasi urlò e lui si spaventò per quella reazione, non riusciva a capire.
“Cosa c’è? Cosa facciamo di male?” chiese disorientato.
“Metti a rischio la tua vita, ecco cosa fai di male!” gli puntò un dito contro. “Non voglio che tu ti faccia male!”
“Aiuto un mio amico!” alzò la voce anche lui. “Perché non dovrei farlo?”
“Oh, fammici pensare!” esordì lei, fingendosi in cerca di opzioni. “Forse perché lui è imprevedibile durante quelle notti? Forse perché infrangi la legge –perché la infrangi, giusto? Non sei registrato, immagino-? Forse perché se ti beccano ti spediscono chissà dove?” aveva parlato con una foga tale che James arretrò scuotendo la testa.
“Lo faccio per far star meglio Remus: lui non mi farebbe mai del male, ci conosce, sa chi siamo, lui si rende conto, una piccola parte del lupo mannaro che diventa in quelle orribili notti sa che noi siamo i suoi amici”
“Smettila!” gridò. “Queste sono frottole che ti racconti solo per non aver paura! Lo sai che lui potrebbe farti del male, lo sai che potresti finire in qualche casino! Eppure continui, come hai sempre fatto, vai avanti a perseverare nella ribellione, perché tu sei così, no?” una risata amara. “Tu se non infrangi le regole non sei contento, giusto? E’ sempre così con te! Hai avuto un passato da bulletto, ti sei preso gioco di quello che era un mio amico, hai fatto un sacco di Malandrinate con i tuoi amici e ora questo” James la guardava, quasi sconvolto. “Questo che è molto più grave, infrangi la legge! Metti a rischio la tua vita!”
“A te che importa?” la sua voce sovrastò quella della ragazza. “Non te ne è mai fregato niente di me!”
“Non dire scemenze, James!” camminò verso di lui, annullando la distanza tra di loro. “E’ perché l’idea di perderti mi fa andare fuori di testa che non voglio tu faccia quello che fai credendoti tanto un eroe!” l’aveva urlato a due centimetri dal suo volto e James restò paralizzato, così come Lily, che non credeva di aver davvero potuto dire quelle parole ad alta voce. Fece qualche passo indietro, la bocca semiaperta, gli occhi spalancati.
Silenzio.
Se prima l’atmosfera tra loro era calda, dopo quelle ultime parole era calato il gelo più totale.
Lily si voltò con uno scatto ed iniziò a correre, le lacrime che le rigavano le guance.
James avrebbe voluto fermarla, ma non ebbe la forza di fare nemmeno un passo. 


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flowers's hall.
sinceramente? non so se ci sarà ancora qualcuno a leggere la mia storia, visto il ritardo con cui la pubblico, ma se ci sei, lettore di vecchia data: mi dispiace. non sai quanto mi dispiace. non ci sono scuse: semplicemente ho avuto dei mesi intensi e la voglia di scrivere non c'era quasi mai, era come se questa storia mi avesse abbandonata. poi sono tronata a rileggere alcuni capitoli e l'amore è tornarto. e spero possa tornare anche te, piccolo lettore. 
mi nascondo e me ne vado, vergognandomi del ritardo vergognoso con cui pubblico questo capitolo.
un abbraccio ed un bacio sul naso,
rose.


* ho fatto un piccolo accenno a teen wolf ed alla stydia.
  
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