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Autore: Nina Ninetta    11/11/2014    1 recensioni
*IN FASE DI EDITING*
L'avventura di tre giovani amiche - Teddy, Morena e Grimilde - si svolge in soli due giorni: un week end speciale che decidono di trascorrere in un resort per festeggiare l'addio al nubilato di Teddy, inconsapevoli che qui incontreranno i fantasmi del loro passato, con cui saranno costrette a confrontarsi, senza poter più rimandare.
PS. Il titolo è tratto dalla canzone "Per Sempre" di Nina Zilli.
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 8
 
 

Lì sul terrazzino si respirava decisamente meglio.
In mezzo a tutte quelle persone Teddy aveva avuto, per un attimo, l’impressione di poter svenire. Non le erano mai piaciuti i luoghi affollati, soprattutto stracolmi di gente che si dibatteva e non faceva nulla per evitare di finirti addosso, calda e con la pelle appiccicosa per colpa del sudore. Chiuse gli occhi e tirò a fondo l’ultimo tiro di Merit, lasciando poi morire il mozzicone nel calice di vetro sul tavolino rotondo alla sua destra. Nonostante la musica e il vociare di sottofondo, le sembrò di sentire lo sfrigolio della cicca nell’acqua, formatasi dai cubetti di ghiaccio, oramai sciolti. Si lasciò andare contro lo schienale morbido del dondolo, facendosi cullare dal dondolio e dal brusio di voci, mischiate alla musica che veniva dabbasso e dal rumore cantilenante delle onde del mare alle sue spalle che, se si concentrava, riusciva a sentire.
«E così …» lo sentì schiarirsi la voce « … sei una maestra» Teddy aveva completamente dimenticato la presenza del giovane uomo al suo fianco, l’amico di quello che ora doveva essere da qualche parte con Grimilde, tra la folla sperò in cuor suo.
Una Grimilde ferita era una Grimilde pericolosa.
«Si» sospirò lei, senza riaprire le palpebre, sperando solo di stroncare ogni qualsiasi intento di conversazione. Quel ragazzo era noioso, neanche un granché a dire il vero, ma soprattutto noioso. Lo sentì scivolare verso di lei, il dondolo cigolò nei cardini e, a quel punto, fu costretta ad aprire gli occhi e a guardarlo in faccia, da una prospettiva molto più ravvicinata di quello che si era auspicata.  
«Ti ci vedo proprio a fare la maestrina sexy» il suo alito era pestilenziale, il suo tono cantilenante «Con quell’aria da saputella e gli occhiali, mentre mi sgridi per aver fatto male i compiti …» fece per baciarla, ma Teddy prontamente si accartocciò su sé stessa, facendosi
scudo con le mani:
«Aspetta! Ma che fai?» disse, mal celando una risatina ironica e nervosa, pregando così di recuperare qualche secondo prezioso. Il solo pensiero che avrebbe potuto anche solo sfiorarla la sconvolgeva.
«Male, male! Non lo sai che non si baciano le fanciulle se loro non vogliono?»
Sia Teddy, sia il ragazzo che praticamente le stava addosso, si voltarono indietro nella direzione in cui era provenuta quella voce che aveva rianimato lei e destabilizzato lui:
«Alexander Martinez!» esclamò questi, balzando in piedi e correndo ad abbracciarlo «Non ci posso credere! Facciamo una foto insieme?»
«Certo! A patto che dopo smammi» rispose il pallavolista, indicando con il pollice alle sue spalle. Il ragazzotto sembrò comunque contento di accettare quella condizione, purché facesse una foto con il suo idolo.
Altra posa, altro sorriso, altra pacca sulla spalla.
Alex rimase con le braccia sui fianchi a fissare Teddy che, alla fine, gli sorrise e lo strinse in un abbraccio, poi entrambi sprofondarono nel dondolo, rimanendo in silenzio per i primi minuti.
«Ho incontrato Grimilde» disse lui ad un tratto, ma Teddy non si voltò a guardarlo in viso, continuò a dondolarsi e a giocherellare con una ciocca di capelli «É arrabbiata con me» ammise con aria affranta e colpevole «Ed è anche ubriaca!» proseguì, quasi a volerla rimproverare per aver lasciato da sola la sua amica
«Deve solo sfogare la rabbia che ha dentro. Domani le sarà passato tutto»
«Eccetto la sbronza! A proposito, come mai tu non sei ubriaca?» la vide sorridere e fare spallucce:
«Ho bevuto quel che ha bevuto lei, o almeno fin quando siamo state insieme» lo guardò negli occhi e lui non poté fare a meno di notare quel luccichio tipico di chi è leggermente brillo e decise che prendersela con Teddy, per aver lasciato sola Grimilde nonostante sapesse quanto sia pericolosa quella ragazza incavolata – e come se non bastasse su di giri – sarebbe stato davvero un atto meschino. Invece di biasimarla le passò un braccio intorno
alle spalle e l’attirò a sé, posandole un bacio sul capo. Rimasero ancora un po’ in silenzio, a guardare la gente sotto di loro, assiepata intorno alla piscina, a danzare e chiacchierare, a ridere e qualche coppia a litigare, ipnotizzati dalle luci dei faretti che si alternavano in un turbinio di colori fluorescenti, immersi nei propri pensieri, fin quando Martinez avvertì un fruscio di passi nell’erbetta curata del prato. Con la coda dell’occhio intravide la sua figura avanzare lenta: le spalle leggermente ricurve in avanti, le mani infilzate nelle tasche dei jeans, l’ombra di quel ciuffo impertinente. Diede un altro fugace bacio sui capelli a Teddy e si alzò, lei lo seguì con lo stesso sguardo di una bambina abbandonata senza spiegazioni:
«Tranquilla cucciola! Ti lascio in ottime mani!» le fece l’occhiolino «Io vado a cercare quella pazzoide bionda della tua amica e te la riporto, così da potercene andare via tutti insieme. Stasera non mi sembrate molto in grado di guidare voi due.»
Nicolas Antonio fece capolino alle sue spalle, si strinsero i pugni e poi Alex gli lasciò la scena, come una staffetta, come avrebbero fatto a bordo campo durante una sostituzione.
 
Morena starnutì, poi rimase qualche secondo in silenzio, in attesa di sentirlo piangere o lagnarsi per essersi svegliato nel bel mezzo della notte. Tuttavia Martin continuò a dormire beato e lei poté rilassarsi. Senza Teddy e Grimilde, soprattutto senza la biondina, quella casa era praticamente muta. Accarezzò con i palmi la tazza di tisana bollente che si era preparata. Non aveva trovato nulla di indicato per dormire, ma solo bevande dimagranti e, nonostante i diversi cucchiaini di zucchero con cui l’aveva condita, quella roba aveva sempre e comunque un retrogusto amaro. Quella Grimilde: mangiava a sbafo dolciumi per tutto il giorno e poi comperava tisane per dimagrire. Che ragazza!
Bevve un piccolo sorso, contorcendo poi le labbra in una smorfia di disgusto, per lo meno quella brodaglia le stava trasmettendo un po’ di calore, anche se le temperature non erano così rigide come lo sarebbero state in Italia in quel periodo dell’anno. Aveva pensato all’Italia per fare un esempio come tanti, certo! Consultò l’orologio svizzero appeso alla parete di fronte. Erano le 2.30, ciò significava che a Cagliari dovevano essere le 22.30 e sicuramente a quell’ora Diego era ancora sveglio. Si chiese cosa stesse facendo, se era da solo, se magari la stava pensando o se sentiva la sua mancanza come compagna, come casalinga, come amante.
Sospirò.
Lei non si era mai ritenuta attraente o piacente e quando qualcuno le rivolgeva degli apprezzamenti non sapeva mai come comportarsi, cosa rispondere. La imbarazzavano addirittura i complimenti delle sue amiche! E Diego Torres era stata l’ennesima dimostrazione di quello che pensava: alla fine si era stufato di lei e ne aveva preferita un’altra, più bella, più giovane, più in tutto!
Ovviamente non aveva le prove materiali di quello che credeva, ma raramente il suo istinto aveva errato nel giudicare. 
Adesso, però, c’era Martin. 
Per quanto sapeva di aver fatto la cosa giusta tornando in Cile – perché aveva fatto la scelta giusta, vero? – era altrettanto consapevole del fatto che Romero non aveva tutti i torti: Diego era pur sempre il padre di suo figlio e non avrebbe potuto escluderlo ancora a lungo dalla sua vita. Sbuffò rumorosamente, pensare a tutta quella situazione la deprimeva, ma negli ultimi mesi la sua mente sembrava incapace di concentrarsi su qualcos’altro. 
Bevve un altro po’ di brodaglia verdastra e quando sentì il suono del campanello squarciare
quel silenzio assoluto per poco non si strozzò.
 
Intanto che Nicolas Antonio Romero prendeva posto al suo fianco, Teddy si accese velocemente una sigaretta, manco avesse potuto toglierla da quella situazione che, per il momento, sembrava senza via di fuga. Solo due sere prima si era illusa di aver trovato un compromesso con sé stessa, poi quel maledetto lapsus che per poco – e si parla di millimetri – non le aveva rovinato l’esistenza con un solo, piccolo e stupidissimo bacio a stampo, tra l’altro! Neanche uno di quei baci da film romantico, di quelli passionali e totali, di quelli che ti prendono e ti trascinano in un vortice di sensazioni ed emozioni uniche, che …
«Teddy …»
Lei sbatté le palpebre un paio di volte, ritornando con la mente sul pianeta Terra. Si voltò a guardarlo e la cenere le cadde sulla coscia accavallata, prontamente si ripulì, mugugnando fra i denti. Nicolas la osservò in silenzio, ma con un gran sorriso divertito e di scherno stampato in faccia, adorava quel lato timido e impacciato di lei che non l’aveva abbandonata per tutti quegli anni, le donava un’aria ingenua e infantile:
«Morena non è venuta» gli disse e Romero corrugò la fronte, fece per risponderle, ma lei proseguì inspirando a fondo del fumo «Ha detto che con il bambino non era cosa. Io e Grimilde abbiamo insistito tanto, ma pensandoci non aveva tutti i torti. E poi lei non ha mai amato la discoteca» tirò ancora dalla cicca mentre lui si sistemava al meglio sul dondolo, per osservarla e ascoltare la follia che stava scaturendo da quel monologo «Neanche a me è mai piaciuto tanto. Andare a ballare intendo. Grimilde invece ne va matta!»
«Interessante» intervenne lui e Teddy lo guardò accigliata, scrutando il suo viso «No, dico sul serio. Molto interessante» ridacchiò prendendosi gioco di lei, alla quale la cosa evidentemente non piacque:
«Anche quella ballerina tutta culo e tette rifatte, con la pancia piatta, i capelli rosso fuoco e con addosso mutande e reggiseno era interessante, sai?!»
Ma davvero lo aveva detto? Davvero stava facendo una sottospecie di scenata di gelosia? Tanto meglio, l’indomani avrebbe sempre potuto dare la colpa al cocktail che aveva bevuto e fingere di non ricordare nulla. Fece altri due tiri dalla sigaretta e la gettò sul terriccio umido, senza preoccuparsi di spegnerla. Nicolas aveva uno sguardo che andava dall’incredulo al comico.
«Era un costume» precisò poi, aveva tutte le intenzioni di farla uscire di senno perché la cosa lo divertiva troppo
«Rimangono comunque mutande e reggiseno composti da tre triangoli! Il quarto l’aveva scordato chissà dove!» disse Teddy e quando lui scoppiò a riderle in faccia si imbronciò, offesa, improvvisamente le veniva da piangere. Intrecciò le braccia e si voltò dall’altra parte.
«Sei gelosa! E chi l’avrebbe mai detto! Certo, dopo il bacio che stavi per darmi l’altra mattina avrei anche potuto aspettarmelo …» il centrocampista della Federación de Voleibol de Chile contò fino a tre nella sua mente. L’aveva pungolata per benino e Teddy non avrebbe tardato a dare la sua risposta ad effetto, che infatti arrivò nell’immediato:
«Perché dovrei essere gelosa di te? Non sono mica tua moglie … Ah, scusa, volevo dire la tua ex moglie!»
No, quella risposta Romero non se l’aspettava proprio, ma ciò non gli tolse la voglia di sorridere e di proseguire su quella rotta:
«Ok! Quanto hai bevuto per dire una cosa simile?»
«Cos’è? Credi che non lo sapessi?»
«É per questo motivo che non ti sei più sposata?»
Teddy rise, rise forte, ma Nicolas Antonio non si scompose, se credeva di rispondergli semplicemente con una risata isterica si sbagliava di grosso. Con un solo movimento la sovrastò, coprendo la metà superiore del suo corpo con quello proprio, la catenina d’oro che spuntava dal colletto della camicia tintinnò contro i bottoni della camicetta di seta che lei indossava.  Il dondolo smise il suo dolce andirivieni e scattò all’indietro, la sua oscillazione divenne meno delicata, decisamente sfacciata, in perfetta sintonia con lo sguardo del ragazzo. Gli occhi di Teddy, invece, leggermente annebbiati dall’alcool, si spalancarono, lasciando trasparire tutta la sorpresa di trovarselo ad una spanna dal viso.
 
Morena si indispettì!
Suonare il campanello a quell’ora di notte e con un bambino piccolo in casa era proprio da incoscienti. Di sicuro era stata Grimilde a premere l’interruttore. Se la figurava già sul pianerottolo delle scale, tutta euforica nel sui abitino striminzito fucsia e le scarpe alte, così contenta di aver rivisto Alex da non stare più nella pelle. 
Mentre Teddy avrebbe avuto la sua solita aria irritata e afflitta da “ho rivisto Romero e non so come fare per dimenticarlo”.
La biondina avrebbe avuto energie da vendere anche a quell’ora della notte, con l’adrenalina a mille nel sangue e tutte le intenzioni di raccontarle per filo e per segno come era andata la serata. Meglio così, infondo neanche lei aveva molta voglia di dormire. Si alzò, trascinandosi fin sull’uscio con le pantofole ai piedi, attenta a non fare il minimo rumore. Aprì adagio la porta e rimase sbalordita: Diego Torres era proprio lì di fronte a lei, il solito fisico imponente, la solita barbetta ispida, ma negli occhi c’era una luce diversa, tagliente.
Istintivamente Morena fece per richiudere la porta, ma lui la bloccò con una mano soltanto e senza il minimo sforzo:
«Che vuoi?» gli chiese, quando si rese conto che non avrebbe potuto nulla contro la sua naturale prestanza fisica:
«Voglio che ritorni a casa con mio figlio. E se non vorrai farlo, allora ritornerò in Italia da solo con Martin.»
Morena sbarrò gli occhi:
«Con o senza di me?»
«Con o senza di te.»
 
Teddy deglutì.
Era così vicino.
Così dannatamente e inspiegabilmente vicino da poter sentire il suo profumo di sempre, il suo respiro alla menta, scorse attraverso il suo sorriso sbilenco un chewing gum bianco dal quale si rese conto di non poter più distogliere lo sguardo, o avrebbe incontrato i suoi occhietti scuri e si sarebbe persa, di nuovo, come nell’altra epoca, quando si erano scambiati il primo bacio (che poi era stato il suo primo bacio in assoluto) sulla spiaggia, con lo sciabordio delle onde a fare da sottofondo e il vociare delle persone intorno a un falò, mentre il ritmo di una musica diffondeva le sue note latine. In un certo senso era un po’ come adesso: il mare, la gente, le canzoni.
«Allora? Perché non ti sei più sposata?»
La sua voce la portò a guardarlo dritto negli occhi, come una calamita, proprio dove era più vulnerabile e, nonostante tutti i rumori che la circondavano, alcuni addirittura assordanti, la sua voce sembrò il suono più forte che avesse mai udito. E quel sorriso, quello sguardo, la sensazione solida della sua mano che le sorreggeva la schiena e l’altra che spuntava dal nulla, a carezzarle una ciocca di capelli al lato del viso, sfiorandole volutamente la guancia.
Deglutì di nuovo, completamente paralizzata.
Cosa avrebbe dovuto fare? Cosa avrebbe dovuto dire?
Le dita di Nicolas Antonio discesero dai capelli lungo il collo, fino a risalire sulla bocca serrata e lucida di rossetto, dove lui adagiò i suoi occhi:
«Ho voglia di baciarti» sussurrò e le labbra di Teddy si distesero in un sorrisino:
«Perché stasera avete tutti questa fissa di baciarmi?»
Romero sollevò un sopracciglio, la magia che era riuscito a creare si dissipò come nebbia e la realtà sembrò scuoterlo come uno schiaffo:
«In che senso tutti
Teddy sentì di avere finalmente il coltello dalla parte del manico:
«Ops!» esclamò.
Nicolas Antonio si alzò con uno scatto, lasciando Teddy sul dondolo a oscillare così forte che i perni di metallo cigolarono. Ma soprattutto la lasciò respirare. La ragazza lo osservò in silenzio e confusa, passarsi un palmo sui capelli fin dietro la nuca, poi di nuovo sulla punta del capo, infine tornò a guardarla, la sua espressione era un misto di sarcasmo e ironia:
«E così sei diventata una di quelle che baciano chiunque le capiti a tiro?»
Teddy lo fissò con gli occhietti castani e luccicanti, così irrisori e scherzosi, nascose un risolino posando la mano davanti alla bocca. Sentiva di poter qualsiasi cosa quella sera, sentiva di avere la mente finalmente vuota da ogni pensiero o dubbio che l’aveva assillata per tanto tempo. Si sentiva forte e protetta dall’alibi del drink alcolico.
«Non mi sembra di averti mai detto di aver baciato qualcuno» Nicolas fece per chiederle di spiegarsi meglio, ma lei lo precedette «Ho solo detto che stasera avete questa fissa di baciarmi …» lasciò le parole a mezz’aria e si compiacque di notare come l’espressione di lui mutava a vista d’occhio. Avanzò di un passo, poi un altro ancora, fino a chinarsi su di lei, chiudendola in una sorta di gabbia immaginaria, le cui sbarre erano formate dalle sue braccia scure e tatuate, incastrandola nell’angolo a destra dell’altalena. L’atmosfera magica era calata di nuovo su loro, tornando più prepotente che mai.
Teddy questa volta non evitò il suo sguardo penetrante, alzò il capo per poterlo guardare in viso, scrutare ogni particolare di quel volto che aveva sognato e agognato nelle lunghe notti spese a pensarlo, chiedendosi cosa sarebbe successo se quella volta in hotel avessero fatto l’amore, se lo avesse cercato subito dopo aver saputo del suo divorzio, se se se ….
Ma adesso era di nuovo lì, a tanto così dall’averlo, forse non tutto era perduto, forse il destino le aveva riservato un’altra chance. Abbassò le palpebre, figurandosi le sue labbra calare sulle proprie, le avvertiva così vicine da poter sentire il calore che emanavano. Del mondo che la circondava non riusciva ad udire nulla, se non il battito del cuore nel petto.
Poi delle grida, così forti e terrificanti da sovrastare lo strimpellare della musica. Istintivamente Teddy riaprì gli occhi nello stesso momento in cui Nicolas tornava in posizione eretta e si avvicinava al parapetto che dava sulla piscina. Gli fu accanto in un secondo, la testa le volteggiava un po’e si aggrappò alla ringhiera.
Vide una marea di gente assiepata intorno alla piscina, poi, al suo interno, un’ombra fucsia e un ammasso di capelli biondi fluttuare sul pelo dell’acqua azzurra e le sembrò che il mondo si sbriciolasse sotto ai suoi piedi, inghiottendola nel buio più totale.
 
Alexander si sedette pesantemente su una sedia, ad un tavolino lontano da quella folla urlante e asfissiante. Aveva oramai perso il conto delle persone che l’avevano fermato per una stretta di mano, una foto, un autografo, o solo per rivolgere un elogio alla sua carriera sportiva. L’aveva cercata in lungo e in largo, le aveva telefonato decine di volte, senza ottenere risposta. Anzi, l’ultima volta gli aveva addirittura risposto la segreteria. Ci provò ancora, ma ad aprire la conversazione fu, di nuovo, la voce robotica di una signorina che lo invitava a lasciare un messaggio dopo il segnale acustico. Maledisse un dio inesistente e si massaggiò la fronte, dove gli si andava formando un’emicrania non indifferente.
Quella piccola peste, pensò, il solo immaginare che poteva essere da qualche parte con quell’invertebrato che le accarezzava la sua pelle candida lo mandava di matto. Fino a quel momento non si era reso conto di quanto in verità la sentiva sua e solo sua. Batté i palmi sul tavolo e si alzò, doveva trovarla, assolutamente! Non sarebbe tornato a casa senza di lei, a costo di portarcela di peso.
Delle strilla richiamarono la sua attenzione, la musica era calata improvvisamente. Lasciò il suo momentaneo nascondiglio e si fermò ad osservare la scena che gli si presentava davanti agli occhi: la piscina era stata praticamente ricoperta da una ressa di persone bisbiglianti, che sembravano attratte da qualcosa in particolare, come le api dal miele.
«ALEX!»
Questi si guardò intorno, se la stanchezza e la rabbia non gli stavano tirando un brutto scherzo, era la voce di Nicolas.
«ALEX! ALEX!»
Finalmente lo vide sbracciarsi a metà della rampa di scale che collegava il piano superiore – con il prato e i dondoli – a quello inferiore, ossia dove si trovava lui. Alzò una mano  per lasciargli intendere che aveva tutta la sua attenzione, vedendo Teddy correre a perdi fiato giù per le scale:
«LA PISCINA!» urlò ancora Nicolas indicandogliela «LA PISCINA!»
E allora Martinez capì.
Si fece largo tra la folla a forza di spintoni e spallate, ma quando giunse a bordo vasca e la vide qualcosa in lui si spezzò.
 
Grimilde era in acqua, il suo corpo rivolto verso il fondo e quasi completamente immerso, i capelli biondissimi ondeggiavano lenti e sinuosi.
Alexander si tuffò d’istinto, raggiungendola a grandi bracciate e afferrandola per le ascelle. Grimilde era sempre stata un peso piuma, ma lì, con l’acqua a sorreggere tutti i suoi pochi chili, sembrava una bambola di ceramica, né più, né meno. Con un solo braccio e con il supporto delle gambe tornò indietro, dove ad aspettarlo c’erano Romero e Teddy. Fu il primo ad issare il corpo di Grimilde, grondante d’acqua, e a distenderlo sul pavimento di cotto, immediatamente portò l’orecchio vicino alla bocca della ragazza bionda.
 
Teddy era immobile, incapace di distogliere lo sguardo dal volto cinereo dell’amica, le labbra e le palpebre violacee, i capelli bagnati formavano una sorta di velo intorno al viso e alle spalle. Aveva la mente vuota, completamente, non sarebbe stata capace di dire neanche il proprio nome se glielo avessero chiesto.
Poi, come in un sogno, come se fosse stata rinchiusa in una bolla d’acqua e quei suoni provenissero da una galassia lontana, vide Nicolas alzare il capo verso il suo compagno di nazionale, mentre affermava:
«Non respira.»
E Teddy urlò il nome di Grimilde.
 
Non respira.
Non respira.
Non respira.
Quelle due parole lo folgorarono con lo stesso effetto di una scossa elettrica.
Alex Martinez si piegò sulle ginocchia, afferrò con una mano le guance della biondina e, premendo le labbra contro le sue, iniziò a cacciarle aria nei polmoni, quindi si allontanò, contando tre dita al di sotto del seno sinistro, ove cominciò a premere, sussurrando:
«Uno … due … tre …» ritornò alla bocca, il petto di Grimilde si gonfiò, poi di nuovo il massaggio cardiaco «Uno … due … tre …» ripeté ancora e ancora la stessa operazione sotto lo sguardo terrorizzato di Teddy, la quale si lanciò in avanti a pugni chiusi, gridandogli che era tutta colpa sua, ma trovò sulla sua strada le braccia di Romero che la trattennero:
«Chiama un’ambulanza!» le ordinò, eppure Teddy si dibatté per liberarsi da quella presa, proseguendo nell’inveire contro Alex che, dal canto suo, sembrava non udire neanche quegli insulti, continuando con le compressioni:
« Uno … due … tre …» aria «Uno … due … tre …» aria
«Teddy! Teddy, mi servi vigile!» Nicolas la scosse per le braccia, puntandole gli occhi dritti nei suoi, sperando così di oscurarle la vista di quello che stava accadendo alle sue spalle «Mi senti? Mi servi vigile! Chiama un’ambulanza!»
«É m-morta, Nicolas? Grimilde è … cioè … guardala … è … è …» lui la scosse di nuovo, questa volta con maggior forza
«Chiama un’ambulanza ho detto!»
«Uno … due … tre … uno … due … tre …»
 
Teddy fece come le era stato ordinato, nonostante la disperazione le aveva oramai ottenebrato la mente, fece un ultimo grande sforzo e richiamò a sé tutte le energie di cui ancora disponeva.
Tanto fra poco si sarebbe svegliata nel suo letto con il suono della sveglia, l’avrebbe spenta con un mugolio, ma felice di essersi destata da quell’incubo che l’aveva tenuta in ostaggio per l’intera nottata. Si sarebbe trascinata in cucina, dove avrebbe trovato il sorriso splendente di Grimilde, con la frangia scompigliata e la sua vocina infantile a darle il buon giorno. Oppure non vi avrebbe trovato nessuno, allora avrebbe preparato la colazione su  un vassoio e gliel’avrebbe portata in camera.
Perché c’erano lei e Grimilde e nessun’altro.
Perché una era la famiglia dell’altra.
Quando il pronto soccorso rispose all’altro capo del telefono, Teddy si meravigliò di sentire la sua voce ferma e sicura, inaspettatamente attenta nel pronunciare ogni parola in modo da spiegare al meglio l’intera situazione. Chiuse la conversazione e fece per tornare indietro, i suoi occhi però si posarono su due persone in particolare, fra tutti quei volti sconosciuti e sconcertati che la circondavano: erano i ragazzi che le avevano avvicinate solo qualche ora prima in pista da ballo. A grandi falcate si posizionò dinnanzi a quello più alto, secondo i suoi calcoli era stato l’ultima persona con cui Grimilde aveva trascorso il suo tempo. Lo spinse con violenza:
«Che cosa le hai fatto?» lui la fissò a bocca aperta «Pezzo de mierda! Che cosa le hai fatto?»
«Ehi, ehi! Teddy!» ad arrestare la sua ira fu, ancora una volta, Nicolas Antonio che la tirò indietro «È lui!» la ragazza castana lo indicò «Grimilde è stata con lui per tutto questo tempo!»  poi una tosse roca attirò la loro attenzione.
 
Con garbo Martinez voltò Grimilde su di un fianco per permetterle di sputare l’acqua che aveva bevuto:
«Piano bionda, fai piano» le sussurrò, quindi con mani tremanti la sorresse per la schiena, baciandole con delicatezza la fronte, la guancia, i capelli bagnati.
Era ghiacciata.
La ragazza tossì ancora un po’, il suo corpo era scosso da fremiti fra le braccia di Alex, tuttavia non riaprì gli occhi, né tantomeno parlò, neanche quando Teddy le fu addosso, incurante degli avvertimenti del ragazzo che l’ammoniva di lasciarla respirare:
«Grimi, sono qua! Mi senti, sono qua!» le sfiorò il volto con le mani, così freddo e pallido «Resta con me, non mi lasciare Grimi. Resta con me» e una sua calda lacrima scivolò lungo la guancia sinistra di Grimilde.
All’arrivo dell’ambulanza le fu subito applicata la mascherina dell’ossigeno e, solo quando il medico si accertò delle sue condizioni più o meno stabili, fu sistemata sulla barella e trasportata di corsa alla vettura:
«Chi viene con lei?» il volto serio del dottore fissò i tre ragazzi, soffermandosi su quello di Teddy che avanzò di un passo, ma Nicolas le afferrò il polso sinistro:
«Sei troppo sconvolta, non puoi andare da sola» disse, lei si voltò a guardare l’amica su quel lettino d’urgenza, circondata da infermieri indaffarati sul suo corpo inerme, quindi si aggrappò alla sua camicia, alzando uno sguardo supplichevole sul suo viso:
«Vai tu allora!» esclamò «Io mi fido solo di te. Ti prego Nicolas, vai tu.»
Romero lanciò uno sguardo a Martinez, cercando la sua approvazione:
«Ce la fai a guidare fino all’ospedale?» gli chiese poi.
Alex si passò una mano sul viso e sui capelli rasati, come Grimilde era completamente bagnato da capo a piedi:
«Credo di si» rispose infine.
Nicolas Antonio guardò Teddy ancora una volta, ma questa non ricambiò, con le mani strette l’una nell’altra sul seno, così forte da farle sbiancare, era del tutto presa dall’avvicendamento sul pronto soccorso. La voce del medico irruppe nei suoi pensieri invitandolo a salire a bordo dell’ambulanza e quando, seduto al fianco della ragazza bionda, tornò a guardare Teddy, si accorse che lei lo stava già facendo.
Si fissarono negli occhi solo per pochi secondi, poi le porte del veicolo furono chiuse e questi partì a sirene spiegate.
 
 
 
 
 
 
 
 
  
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