Farewell
« Matthew è morto. »
Quando lesse quel messaggio, tutto il peso dei suoi orrendi anni di vita, delle sue nuove convinzioni e della breve felicità che aveva assaporato le cadde addosso, schiacciandola.
Quella fu la prima volta che poté dire di essere disperata.
La ragazza sedeva sul letto, il cellulare, che possedeva da circa un anno, stretto fra le mani tremanti. Con occhi vacui continuava a fissare quelle lettere, quelle parole scritte in caratteri digitali che non leggeva davvero.
La sua mente sembrava essersi svuotata del tutto per via dello shock, mentre sentiva il suo corpo sempre più pesante e dolorante; sentiva il suo petto fosse stretto in una morsa di ferro, come se grosse tenaglie la stringessero, cercando di spezzarla e togliendole il respiro, e sentiva le gambe intorpidite, come se grossi pesi fossero attaccati alle sue cosce, ai suoi polpacci e alle sue caviglie.
Guardò la mano bianca libera e la strinse, chiedendosi se fosse davvero viva, se non fosse morta e finita all'inferno, se quello fosse solo un brutto sogno, ma quando sentì i tendini tirarsi e i polpastrelli sfiorare il palmo della sua mano, si convinse che quella era la realtà.
Per un momento, un solo unico e lunghissimo momento, aveva pensato di far finta di nulla, di rifiutare quella verità che tanto gravemente l'aveva oppressa, ma poi, grazie alla sua mente razione e ai molti anni di vicende dolorose, si era resa conto che quella non era che la realtà e che da essa non avrebbe potuto fuggire.
Spaventata da quel pensiero le sue labbra iniziarono a tremare, finché un urlo agghiaiante e doloroso non le sfuggì dalla bocca pallida per il nervoso.
Infine, dilaniata dal dolore, svenne.
« Matthew è morto... », riuscì a mormorare prima che la vista le si offuscasse, togliendole da davanti la realtà.