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Autore: Harue    12/11/2014    4 recensioni
"Io non sono decisamente una brava persona, chibi-chan. Non dimenticarlo mai." [OiHina][ KageHina]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Shouyou Hinata, Tobio Kageyama, Tooru Oikawa
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
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“Perchè dovrei offrire io?” esclamò Oikawa con espressione risentita.
“Perchè ormai è una tradizione che il nostro caro capitano ci offra il ramen ogni volta che la squadra si riunisce! Fallo per i tuoi kohai che hanno bisogno di sostegno morale!” rispose Hanamaki, riscuotendo il consenso generale.

“Dimentichi che non sono più il capitano Makki, quindi sono esonerato. E poi adesso sono uno squattrinato studente universitario, quindi dovreste essere voi a fare una colletta per il vostro povero senpai” rispose gioviale “Ho tanta fame, non mangio da due giorni!” si lamentò teatrale reggendosi la pancia e aggrappandosi a Kindaichi, che per un istante sembrò crederci davvero e imbarazzato barbugliò qualcosa in risposta, non sapendo che pesci pigliare quando si trattava del suo ammiratissimo senpai Oikawa.
“Immagino che l'enorme colazione che ti sei sbafato stamattina da Starbucks a mie spese non conti, vero Culokawa?” brontolò Iwaizumi.
Anche se era passato un anno l'atmosfera era sempre molto giocosa e rilassata, gli ex studenti della Seijou avevano organizzato una rimpatriata con i loro kohai per commemorare i bei tempi e sentire come se la passavano tutti quanti.
Già prima di terminare le superiori Oikawa era stato contattato da diversi scout, che avevano fatto a gara per accaparrarselo con offerte molto allettanti. Alla fine aveva optato per la prestigiosa università Tohoku a Sendai, che aveva una delle più forti squadre della regione. I successi riscossi lì avevano in parte rimediato alle delusioni subite negli anni precedenti, con somma gioia di Iwaizumi che aveva seriamente temuto un suo collasso mentale dopo la sconfitta dell'anno prima.

“Ehi, non è che adesso mi diventi uno di quegli assassini psicolabili che si vedono nei film e andrai in giro ad ammazzare tutti quelli che sono andati alle nazionali, vero?” gli aveva chiesto l'anno prima notando il suo stato ansiogeno durante il match Shiratorizawa vs. Karasuno. “Perchè se dovesse arrivarmi la notizia che hanno trovato il corpo di Kageyama decapitato, squartato e carbonizzato saresti l'indiziato numero uno.”
“Ma che film ti fai, Iwa-chan? Si vede che hai proprio bisogno di trovarti una ragazza! Dovresti trovare nuovi modi d'incanalare la tua aggressività per quando non mi avrai più intorno!” questa affermazione ovviamente gli costò un nuovo bernoccolo sulla testa.
“Beh, grazie al cielo. Sei un pezzo di merda, ma non credo che arriveresti a tanto.”
“Anch'io ti adoro, Iwa-chan!” borbottò risentito “E comunque no, non arriverei a tanto, altrimenti non sarebbe divertente!” e chiuse il discorso con un'espressione indecifrabile.

Purtroppo ora che Oikawa si era diplomato l'epoca d'oro dell' Aoba Jousai sembrava essere giunta al termine. Kunimi, Kindaichi, Watari e le matricole erano ottimi giocatori, efficienti, coesi e precisi, tuttavia mancava quella scintilla, quel collante, quel guizzo di estro ed intuizione che era stato Oikawa e la squadra ne aveva risentito, tornando ad essere una delle tante buone squadre della prefettura ma senza emergere più di tanto.
Per contro la Karasuno stava conoscendo il suo periodo di massimo splendore; era andata alle nazionali l'anno prima e anche se era stata sconfitta dalla Fukurodani, era comunque riuscita a entrare nelle prime 10. Questo aveva di conseguenza aumentato la reputazione della scuola attirando nuovi giocatori di talento ansiosi di unirsi agli eredi del “piccolo gigante”.

“Beh, ragazzi, è stato bello vedervi, non vedo l'ora di assistere all'incontro di domani e vi auguro buona fortuna per il campionato. Adesso è ora della nanna, bye bye!” sventolò leziosamente la mano prima di allontanarsi insieme ad Iwaizumi.
“Domani andrai a vedere anche la Karasuno, vero?” chiese ad un certo un certo punto il suo migliore amico, scrutandolo di sottecchi.
Oikawa si ghiacciò per un istante, poi si ricompose “Perchè no? Sarà interessante vedere come se la passano Tobio-chan, chibi-chan e compagni, voglio tenerli d'occhio nel caso diventassero avversari temibili per il futuro.”
“Ah ecco!” rispose Iwaizumi esibendosi in un perfetto facepalm “mi pareva strano. Il giorno in cui finirà questa tua malsana ossessione per Kageyama voleranno unicorni rosa nel cielo!” sbuffò esausto.


Ma il giorno dopo ci erano andati insieme, curiosi di vedere come se la passavano i corvi dopo che i pilastri del terzo anno si erano diplomati.
Sembrava non mancare nessuno, dal pelatone ufficialmente eletto neo-asso al libero casinista che aveva sempre ricevuto i suoi servizi con una nonchalance snervante. Le nuove leve sembravano tutte molto interessanti ma conoscendole poco si astenne dal dare giudizi.
E poi ovviamente c'erano loro, il duo strambo, la coppia mostruosa. Neanche a dirlo attirarono la sua attenzione per buona parte del gioco, la loro sintonia non era cambiata molto ma quello che lui cercava era qualcos'altro, voleva sincerarsi che i suoi sospetti di un anno prima fossero fondati. Cercava qualcosa e lo trovò. Lo vide nei gesti di Tobio, molto più spontanei e rilassati quando era vicino al piccoletto, lo vide nei loro sguardi complici che si cercavano di continuo, nei gesti infinitesimali, quasi invisibili ad un occhio disinteressato ma che non sfuggivano a lui, così abituato a studiare le persone sia fuori che dentro il campo: Tobio tirò una ciocca di capelli a Hinata, gesto fatto solo per dissimulare una carezza, poi con la scusa di dirgli qualcosa gli passò un braccio intorno alle spalle e si avvicinò al suo orecchio. Hinata rise, strusciò il viso sul petto di Tobio, gli occhi che gli brillavano e le guance un po' troppo rosse per essere solo per la fatica, poi gli dette un pizzicotto su un fianco e schizzò via prima che l'altro potesse recriminare. Ma Tobio non sembrava essersela presa, continuò a seguirlo con lo sguardo ammorbidito e molto più sereno di quanto Oikawa avesse mai ricordato.
Il resto della squadra sembrava non farci caso, si chiese se sapessero o no, forse non si erano davvero accorti di niente visto che il tutto era durato appena pochi secondi. Ancora una volta sentì nascere l'acredine nel petto, quel gusto amaro in bocca che lo avvelenava tutte le volte che li vedeva insieme, perfetti e inscalfibili come sempre.
Iwa-chan al suo fianco non aveva detto nulla, probabilmente all'oscuro di tutto.
“Pensi che la Karasuno andrà alle nazionali anche quest'anno?” chiese pensieroso l'amico.
“E chi lo sa?” rispose laconico Oikawa ”Probabile, dipende da quanto varranno i primini e se i giocatori più anziani riusciranno a rimpiazzare degnamente gli ex giocatori del terzo anno, specialmente il precedente capitano e il Signor. Rigenerante” affermò, ricordandosi quanto fossero stati determinanti l'anno prima. “Comunque per me è abbastanza, non ho più voglia di stare a guardare, fra poco dovrebbe iniziare la partita dei nostri”.
“Oh ma sei sicuro? Siamo solo alla fine del primo set e la Seijou giocherà fra mezz'ora.”
Oikawa annuì indolente e sorrise “Non penso che tornerò a vedere una partita della Karasuno, sono dei piantagrane e mi irritano ogni volta di più.” disse col suo solito tono “sto-scherzando-ma-anche no”.
Poi si diresse verso l'uscita del palazzetto per prendere una boccata d'aria; quasi sicuramente questo sarebbe stato l'ultimo torneo interscolastico a cui avrebbe assistito.

 

Prefettura di Miyagi, circa quattro anni dopo.


“Datti una mossa Trashikawa, gli altri sono già qui!”.
Passavano gli anni ma gli schiaffoni sulla nuca di Iwa-chan non avevano perso il loro mordente.
Altro anno, altra rimpatriata tra ex compagni dell'Aoba Jousai, anche se in realtà diventavano sempre più rade a causa degli impegni di tutti.
Oikawa in particolare trovava sempre più difficile avere del tempo libero da quando aveva sfondato in una squadra professionista. Tra tutti gli altri era stato l'unico ad intraprendere quella strada, l'unico ad averne le capacità. Tuttavia era sempre affezionato alla sua vecchia squadra del liceo, là dove tutto era iniziato, là dove veniva considerato il senpai, il temuto e ammirato capitano Oikawa.
“Yohooo guys! Come ve la passate? Watacchi, ti sei fatto crescere i capelli vedo!” disse passando affettuosamente la mano sulla testa del loro ex libero.
La rimpatriata stava andando bene, stavolta avevano optato per del sushi invece del solito economico ramen. Kindaichi e Kunimi però erano silenziosi, perlomeno più del solito.
“Ma insomma, che cos'hai Kindaichi? Perchè quella faccia scura? Il tuo sushi è avariato per caso? Non sei felice di rivedere il tuo caro senpai dopo tutto questo tempo? “ disse con la sua solita intonazione giuliva e la sua posa a braccia larghe che tanto faceva incazzare Iwa-chan.
“Hai sentito di Kageyama?” rispose il suo kohai senza tanti giri di parole, stavolta poco incline ad assecondare le smancerie del suo ex capitano.
“Cha cos'ha combinato Tobio-chan?” rispose Oikawa, l'espressione sempre sorridente ma lo sguardo più attento.
Kindaichi si girò verso Kunimi, come a volergli passare il testimone. Il ragazzo pallido e magro sospirò :“Pare che un paio di anni fa sia stato convocato da una squadra americana per giocare laggiù negli Stati Uniti, un tale l'ha visto giocare alle nazionali e gli ha proposto una specie di contratto o che so io.”
“Ve lo immaginate Kageyama in America? Era una frana in inglese, non riusciva nemmeno ad imparare i vocaboli più semplici” rise amaramente Kindaichi, “Ma a quanto pare per la pallavolo questo ed altro, perchè lui è sempre stato al di sopra di tutti noi poveri mortali, lui deve sempre fare di più, deve sempre arrivare più in alto per far vedere a tutti quanto sia superiore rispetto alla massa. La nostra squadretta non era abbastanza per Sua Altezza Imperiale e forse nemmeno la Karasuno!” sbottò acidissimo e malevolo.
“Oi, adesso basta ” lo zittì Iwaizumi “non ci siamo ritrovati per parlare di Kageyama, abbiamo sempre saputo che era molto dotato, ha solo trovato la sua strada come tutti noi, è inutile stare a rivangare il passato e rovinare il nostro incontro con questi discorsi.”
“Infatti ragazzi, non facciamoci venire il sangue marcio per Tobio-chan” aggiunse Oikawa serafico bevendo un sorso di sake “evidentemente il Giappone non gli bastava più e ha dovuto estendere il suo dominio anche oltremare, magari vuole diventare il sovrano del mondo o forse Dio stesso, chissà!”.
Iwaizumi gli sequestrò prontamente bicchiere e bottiglia per evitare che sparasse altre cazzate, visto che invece di calmare gli altri stava gettando benzina sul fuoco.


A fine serata Oikawa si avviò a casa leggermente brillo e non potè fare a meno di rimuginare su ciò che aveva sentito. Non poteva che concordare con Kindaichi per molte cose: Kageyama aveva pensato in grande. E lui che aveva paura di trovarselo in campionato come avversario per l'ennesima volta! Non avendo più avuto sue notizie pensava si fosse ritirato o qualcosa di simile e invece...
“Bel colpo Tobio-chan! Davvero bel colpo! Pensaci tu ad insegnare agli yankee come si gioca davvero a pallavolo.” ridacchiò sdraiandosi sul letto, il braccio a coprirgli gli occhi.
“Quel...piccolo bastardo...merda” sussurrò digrignando i denti.
Non c'era niente da fare, qualunque cosa facesse Kageyama era sempre un passo avanti a lui, aveva sempre qualcosa in più di lui per grazia ricevuta, perchè così era e così sarebbe sempre stato. Cristo, quanto lo odiava.
Iniziò a sentire le palpebre pesanti e si accoccolò di lato, si lasciò cullare dalla sua stessa rabbia finchè questa non iniziò a diradarsi e iniziò a vedere più lucidamente.
E quello che vide non migliorò la situazione. Vide una massa di capelli rossi, due grandi occhi spalancati e predatorii, sentì la palla sfrecciare a pochi centimentri dal suo viso, vide ancora gli occhi, quegli occhi che lo guardavano attraverso la rete e in un attimo fu di nuovo là, nella palestra del suo liceo, in un pomeriggio di primavera, in quell'istante che cambiò tutto.
“Hinata” sussurrò “chissà se...” No. Decisamente no. Pessima idea. Però si chiese comunque dove fosse. Aveva seguito Kageyama? Possibile ma non certo. E se fosse rimasto in Giappone? Poteva non vivere più a Miyagi. E anche se viveva ancora là come trovarlo? Non sapeva nulla di lui in fondo, la vita di chibi-chan era sempre trascorsa quieta lontano da lui, forse era meglio lasciare le cose come stavano.
E poi erano passati anni, probabilmente il desiderio di rivederlo era solo una suggestione della sua mente, in fin dei conti nemmeno si conoscevano .
Però la sua curiosità era stata irrimediabilmente stuzzicata e non riusciva a lasciar perdere.

“Sembro un cazzo di stalker...” si disse poco dopo, mentre cliccava col mouse sulle pagine bianche e blu “Ma almeno Facebook serve a qualcosa in questi casi.” Pagina di Hinata Shouyo, non aveva l'amicizia quindi i dati a cui aveva accesso erano limitati, poteva vedere giusto qualche foto e qualche immagine di copertina, ma non era quello che gli interessava. La città in cui viveva era la stessa, non vedeva nulla di particolarmente “americano” e Kageyama non era da nessuna parte.
“Incredibile, a vederli qualche anno fa sembrava che non dovessero mai separarsi...”chiuse il suo laptop e decise di andarsene a letto. Si era tolto la curiosità e bastava così, non doveva più pensarci.


Erano passate circa tre settimane da quella sera ed era andato a trovare sua sorella, la quale ovviamente non aveva perso l'occasione per appioppargli il figlioletto e uscire a fare delle commissioni, lasciandolo solo come un idiota a fare da balia all'iperattivo Takeru, che gli era salito sulle ginocchia e non la piantava di blaterare.
“Accendo la televisione, ti va? Almeno stai un po' zitto. E smettila di dondolarti, non sei più un peso piuma adesso!”
“Senti Tooru” chiese a un certo punto il ragazzino, tutt'altro che intenzionato a tacere “come si fa a far pace con una ragazza?”
“Perchè!? Hai già iniziato a spezzare cuori? Sei precoce ma non prendere esempio dallo zio eh?” rispose lui ripensando alla sequela di relazioni fallite che aveva alle spalle.
“Ma che hai capito? Non mi piace quella!” ribattè Takeru. “Però le ho detto delle cose un po' cattive e l'ho fatta arrabbiare, dopo ho pensato che forse ho esagerato e mi è dispiaciuto.”
“Bravo, bravo. Cominci a renderti conto che hai una boccaccia larga e che non è sempre un bene” gli disse Oikawa sarcastico “Comunque sentiamo, che cosa le hai detto di così brutto?”
“Beh, è una mia compagna del minivolley, è una che non sta mai ferma un attimo e soprattutto se la crede troppo, quindi a volte litighiamo. L'altro giorno si vantava che il suo fratellone è stato campione nazionale quando andava a scuola, io le ho detto che mio zio non è andato alle nazionali ma gioca come professionista e quindi è più forte, poi le ho detto che se suo fratello era tanto bravo allora avrebbe continuato a giocare anche dopo le superiori invece di smettere, sicchè lei si è messa a piangere ed è scappata via”.
“ Con le donne la sincerità non paga, Takeru, ricordalo sempre. Avresti dovuto far finta di essere d'accordo e finirla lì invece di iniziare discussioni futili.”
“Non ce la faccio a trattenermi e dire le bugie quando una cosa la penso.” rispose il nipote mettendo su il broncio “Io poi suo fratello l'ho visto perchè viene sempre a prenderla e non mi sembra davvero niente di che, non ci credo che è andato alle nazionali, è un tipo basso e ha l'aria un po' stupida, non sembra tanto forte, secondo me è lei a dire le bugie!”
“Non giudicare un libro dalla copertina, per esperienza ti posso dire che ci sono giocatori molto più forti di quanto non sembrino all'inizio, e poi ci sono vari motivi per cui uno può smettere di giocare.” rispose Oikawa fissando la televisione con scarso interesse.
“Uffa, va bene.” si arrese il ragazzino “ la prossima volta mi scuserò con Hinata e le dirò che ho sbagliato, ok? Adesso mi alzi qualche palla? Ma non troppo alta come fai sempre!”
Oikawa si era fermato alla seconda frase del nipote  "Come hai detto che si chiama lei?”
“ Uhm, Hinata? Il nome completo dovrebbe essere Hinata Natsu credo...”
“ E com'è suo fratello?”
“Te l'ho detto, è un tipo basso, con la faccia un po' stupida, i capelli sempre spettinati e rossi, viene sempre a prenderla in bici, perchè me lo chiedi?”
“Niente, è che forse lo conosco, tutto qui.”
No, poteva anche togliere il “forse”. Difficilmente ci sarebbe stato qualcun altro che corrispondesse a quella descrizione. E dire che si era appena messo l'anima in pace.
Lo stesso pensiero di alcune settimane prima ricominciò a girargli in testa.
“Non ho niente da perdere, perchè non fare un tentativo? Se c'è anche una sola possibilità allora forse...” pensò.
Era lì, a pochi passi da lui, a portata di mano. Lontano dalla presenza soffocante di Kageyama, fuori dalle ali protettive della Karasuno. “Perchè no?” era tutto quello a cui riusciva a pensare. “Magari finirà con un nulla di fatto ma se non provo...”
“Yo Tooru? Ci sei? Me la alzi la palla sì o no?” si sentì chiamare da suo nipote che gli stava sventolando la mano davanti agli occhi.
Oikawa si alzò deciso ad assecondare il ragazzino e prese la palla dirigendosi fuori.
“Senti Takeru, visto che adesso ho un po' di tempo libero potrei venire a prenderti la prossima volta che vai agli allenamenti, che ne dici?” gli disse alzando la palla sopra la sua testa.
“Uaaah davvero? Così ti presenterò a tutti i miei compagni!”.
Oikawa annuì sorridendo, l'idea di essere attorniato da una schiera di bambini urlanti lo attirava quanto un calcio nei testicoli, ma era uno sforzo che poteva fare visto ciò che si prospettava.

 

Note dell'autrice: Altro capitolo andato. Ammetto che all'inizio doveva essere una one-shot ma poi la storia ha assunto vita propria e ha iniziato ad ingrandirsi. Sarà che mi piace troppo trattare Oikawa, è un personaggio che praticamente si scrive da solo.

Per chi se lo chiedesse l'università del Tohoku esiste veramente, hanno pure un sito internet fighissimo: http://www.tohoku.ac.jp/en/ . Hanno un sacco di club sportivi, tra cui ovviamente quello di pallavolo che sembra molto forte.

Chiedo scusa per eventuali errori di battitura, per quanto ricontrolli la storia mi scappano sempre, se ce ne sono cercherò di correggerli in seguito.

A presto.

  
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