Anime & Manga > Ranma
Segui la storia  |       
Autore: Violet2013    12/11/2014    9 recensioni
E insomma, ci risiamo.
In attesa di un ipotetico seguito di ''Tutto come prima'', eccovi una raccolta di missing moments, shottine, scene eliminate e contenuti speciali (con commento del regista) di cui proprio non si poteva fare a meno.
O forse sì, ma ormai il danno è fatto.
Genere: Generale, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Altro Personaggio, Ranma Saotome, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
lllll
'Cause I'm too proud, I'm too strong,
life by the code that you gotta move on.
Feeling sorry for yourself ain't got nobody nowhere.
So I held my head high, knew I'd survive.
Well I made it, I don't hate it, that's just the way it goes.
So I'm done made it through, stand on my own two,
I paid my dues.
Tried to hold me down, you can't stop me now,
I paid my dues.
Anastacia, Paid my dues


Si dice che veniamo al mondo con un debito nei confronti della vita e che passiamo l'interezza della nostra esistenza a scontarlo.
Ad un certo punto, però, può capitare che si senta di essercisi messi in pari, con la vita. Anche se è appena cominciata.



Se qualcuno avesse detto, per esempio, ad Ukyo Kuonji che la sua penitenza non era ancora finita, la cuoca si sarebbe arrabbiata e non poco.
In fondo nella sua breve esistenza ne aveva vista qualcuna. Quanti, in poco più di venti anni, avevano pagato così tanto solo per essere stati messi al mondo?
Era stata strappata dalla propria vita da un padre-padrone che voleva farne una degna erede quando era ancora in fasce, promessa in sposa ad un bambino incosciente quanto lei, che meno di lei sapeva cosa volesse dire essere fidanzati e che era addirittura scappato portandosi via il suo carretto di okonomiyaki, praticamente tutto quello che possedeva. E tutto in cambio di una ciotola di riso.
Una ciotola di riso, il peso specifico del suo cuore.
Negli anni a venire aveva rifiutato e rinnegato la sua femminilità, prendendo l'irrevocabile decisione di diventare un uomo. O almeno di sembrarlo.
Un'identità che non era la sua, del duro lavoro giornaliero e nessuna possibilità di innamorarsi. Questo fino all'arrivo di Ranma.
Non che le cose fossero migliorate, dopo averlo ritrovato.

Poi c'era Shampoo, la gatta morta, la sexy amazzone.
Sebbene fosse sempre stata considerata da tutti poco più di un'oca giuliva molto forte, anche la sua vita non era stata delle migliori.
Cresciuta in un villaggio regolato da leggi vecchie di secoli, in cui gli uomini si impara ad odiarli, non certo a conoscerli, Shampoo aveva fatto i compiti più che bene.
Amata, rispettata e vezzeggiata da tutti. Più forte della guerriera anziana più forte, più bella della fanciulla più bella. Desiderata dai pochi maschi, temuta dalle molte femmine.
Shampoo aveva tutto, ma non aveva niente.
Dopo l'avvento di Ranma nella sua vita la sua esistenza era stata segnata da un dictat ben preciso.
Devi sposare Ranma Saotome.
Shampoo spesso non capiva, e non era solo una questione di lingua. Shampoo non capiva e basta.
Era venuto prima Ranma o la necessità di diventare sua moglie?
E la neccessità di legarsi a quel giovane col codino, che la riservava le stesse cautele che si riservano ad un malato di peste, era nata dal suo cuore o da quello della vecchia Obaba?
Quanto poteva pagare una ragazza solo per essere nata in un certo punto del mondo?

Infine Kasumi, la carta della Temperanza.
Anche lei era creditrice nei confronti della vita, non c'era dubbio.
Infatti, alla luce di un pensiero razionale e ponderato, cos'altro avrebbe potuto chiedere, un'entità ultraterrena, a qualcuno che aveva dato tutto se stesso agli altri come la più grande delle sorelle Tendo?
Kasumi era stata mamma, amica, sorella, figlia, massaia, cuoca, ospite, donna delle pulizie, maestra, educatrice, compagna di giochi, confidente, infermiera, animatrice alle feste, parrucchiera, spalla su cui piangere e studentessa modello. E solo dopo che tutto, ma proprio tutto, aveva trovato una giusta collocazione, tra le mura di casa come tra quelle ben più fragili del cuore dei suoi abitanti, era diventata moglie, amante, donna.
Kasumi aveva messo da parte la sua vita, quella di una bambina prima e di una giovane donna poi, ed anteposto i bisogni di chiunque altro ai suoi, e l'aveva sempre fatto col sorriso sulle labbra, senza lamentarsi, fare i capricci o anche solo concedersi un sospiro rassegnato.
Ma se la vita avesse avuto l'ardire di chiederle anche solo un altro yen, forse persino lei avrebbe perso il suo impeccabile contegno.




Akane pensava a queste ed altre cose mentre ammirava la capitale francese dall'alto della Tour Eiffel.
Era arrivata da una settimana e finalmente aveva trovato il tempo, tra una lezione del corso intensivo di lingua e l'altra, di concedersi quella visita.

''Bonsoir, lei è japponese?''
''Bons... Buonasera'', tossicchiò. Come chiunque ami studiare le lingue straniere, era in imbarazzo ad usarle senza essere sicura di possederne una competenza perfetta.
''Je m'appelle Jacques. Lei è japponese, oui?''
''Oui...'', chinò la testa in segno di rispetto,  ''Ma come ha fatto a capirlo subito?''
''Vede, sono uno studente di lingue orientali. Ho un amico japponese ed abbiamo praticato tanto, insieme. L'ho conosciuto proprio qui, sa?''
''Che coincidenza'', sorrise, ''Io sono appena arrivata, mi chiamo Akane''
''E mi dica, mademoiselle, anche lei è qui per riflettere?''
''Mi scusi?''
''Per riflettere. Chi è venuto qui prima di lei mi diceva sempre: Sai Jacques, solo qui riesco a pensare''
''Ed a cosa pensava questo suo amico giapponese?''
''Amour'', sospirò con le labbra tirate in un sorriso sognante, ''Pensava sempre ad una donna. E' tornato in Jappone a cercarla, sa?''
''E l'ha trovata?'', chiese affascinata.
''Non saprei, non l'ho più sentito. Me lo auguro, però. Era un giovane très passionale''

Si era allontanato in silenzio per tornare alle sue mansioni di addetto all'ascensore e l'aveva lasciata sola.
Effettivamente, pensò, l'ambientazione suggestiva favoriva l'introspezione, l'accompagnava per mano come una madre con il suo bambino.

Ranma era partito, Ataru era partito, ed entrambi le avevano giurato eterno amore. Due uomini meravigliosi, benchè molto diversi.
Cos'altro poteva desiderare, una ragazza normale?

Ma Akane non era una ragazza normale, non lo sarebbe mai stata.
Aveva subito il più grande dolore della vita durante l'età più spensierata, aveva rinnegato le continue ed insistenti attenzioni maschili anche per rispettare la volontà di suo padre, aveva anteposto la sicurezza del Dojo alla sua.
Akane era Ukyo, era Shampoo, era Kasumi.
Akane era tutte le donne: quelle imperfette, quelle che a volte sono nevrotiche, quelle distratte che in gelateria scelgono sempre la coppetta, perchè sanno che, per loro, è impossibile mangiare il gelato direttamente dal cono e non sporcarsi. Quelle emotive ed irrazionali.
Akane era maldestra e non sapeva cucinare, e non aveva mai imparato a truccarsi gli occhi o a depilarsi le sopracciglia in modo che risultassero perfettamente identiche. Non avrebbe mai avuto un fisico dalle proporzioni impeccabili e non sarebbe mai stata alta quei cinque centimetri in più che l'avrebbero resa soddisfatta di sè. I suoi capelli non sarebbero mai stati in piega per più di cinque minuti ed i suoi vestiti non sarebbero mai stati sempre perfettamente coordinati, senza contare che avrebbe sempre anteposto la comodità all'apparenza, la schiettezza alle buone maniere.

Dopo un lungo periodo, intercorso tra il ritorno di Ranma e la partenza di Ataru, passato a sentirsi un essere deprecabile per la sua impossibilità di scegliere tra i due, passato sentendosi una miracolata dalle quali labbra pendevano due uomini totalmente al di fuori della sua portata, passato a pensare di essere una sporca debitrice nei confronti della vita e dei suoi affezionati, Akane capì che, forse, anche la vita le doveva qualcosa, e che le sarebbe bastato puntare un dito, fare una scelta definitiva, per prenderselo, e quindi scelse.
E scelse Ranma.






She moves like she don't care. Smooth as silk, cool as air.
Ooh, it makes you wanna cry.
She doesn't know your name and your heart beats like a subway train.
Ooh, it makes you wanna die.
Ooh, don't you wanna take her?
Wanna make her all your own?
Maria, you've gotta see her go insane and out of your mind.
Regina, Ave Maria. A million and one candlelights.
Blondie, Maria


Chi invece i debiti li aveva sempre riscossi era Nabiki Tendo.
Sveglia, cinica, fredda e senza scrupoli. Almeno in apparenza.
Facile per chi le stava intorno pensare che a Nabiki non fregasse niente di niente.

Camminava per le vie di Roma stanca ed infreddolita, con la reflex al collo, pronta ad immortalare la bellezza della Città Eterna in ogni suo manifestarsi, decisa a superare l'esame finale del corso di fotografia con il massimo dei voti.

''Valentina, Valentina''
''Scusami?'', sorrise voltandosi verso Ataru, intento a scattare delle foto alle sue spalle.
''Crepax. E' un fumettista italiano, a quanto pare qui è molto famoso. Guarda, l'ho visto e ti ho pensato''.
La sua mano sfiorò quella del giovane fotografo, e giurò di aver sentito più di un brivido mentre l'amico e collega le passava un piccolo albo a fumetti. La copertina ritraeva una splendida e molto sensuale ragazza con un caschetto nero sbarazzino ed una macchina fotografica al collo.
Sorrise. Il brivido era probabilmente fittizio e dovuto alla sua testardaggine ed al non voler spendere qualche migliaio di lire per comprare un paio di guanti come aveva caldamente consigliato Giovanna, la loro guida ed insegnante, ma la sensazione di calore che quel gesto le aveva procurato all'altezza del petto era certamente autentica.

''Hai sentito Mousse?''
''No'' scosse la testa, indifferente, ''E' finita, non me ne frega più niente''.
''Ma come fai?''
''A fare cosa?''
''Ad essere così... Così. Anche io sento che con Akane è finita, ma ci penso comunque continuamente. Tu invece pensi solo a fare shopping!''

Ce la faccio perchè nella mia vita ho dovuto soprassedere su cose ben più gravi. Perchè sono l'unica figlia che papà non ha mai preso in considerazione: quella di mezzo, non la degna sostituta di mamma nè l'erede della Palestra. Perchè nessuno mi ha mai dato niente, al di fuori delle cose materiali, pensò.

''La ami ancora?'', chiese invece, conscia del fatto che tra lui e sua sorella era comunque definitivamente finita.
''No, decisamente no. E' finita, ma ciò non toglie che la pensi continuamente, che mi chieda come sta, cosa fa, a cosa pensa e soprattutto se con Ranma starà bene''
''Beh, io non sono fatta di quella pasta'' scosse la testa.
''Voglio conoscere il tuo segreto''
''Diecimila yen''
''Ho contanti solo in valuta locale''
''Va bene anche un assegno'', gli strizzò la guancia con due dita infreddolite.
''Ma tu pensi solo ai soldi?''
''Certo, possono comprare le cose migliori''
''Non tutte, però'', sorrise posandole un bacio sulla fronte ed aiutandola a voltarsi alle sue spalle, dove, la mora non se n'era davvero accorta, faceva bella mostra di sè il Colosseo.
Mentre ammirava il simbolo di Roma, Nabiki pensava che la vita aveva tanto da dare quanto da prendere, e che, proprio come la città che la ospitava, non sarebbe certo bastato un solo giorno, un solo amore, a costruirla e darle forma. Dunque avrebbe continuato a riscuotere e pagare qualsiasi debito più che volentieri.



Grazie, grazie, grazie per aver aspettato. Questo capitolo è il penultimo, ma so per certo che l'ultimo non lo scriverò subito, quindi perdonate ed abbiate pazienza!
Sappiate che la nostra Anto ha disegnato delle fanart STUPENDE per questo capitolo, ma ahimè non riesco a pubblicarle. Provvederò il prima possibile.
Come sempre grazie per aver letto e, se vi va, fatemi sapere cosa ne pensate!
V.









  
Leggi le 9 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Ranma / Vai alla pagina dell'autore: Violet2013