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Autore: A_Typing_Heart    13/11/2014    1 recensioni
Ryohei Sasagawa è un vero Uomo, uno che segue la via del pugilato, che fa della "Nobile Arte" il motivo e la regola della sua vita. Ha pochi pensieri e nessun problema, almeno finchè non inizia a dubitare della boxe per via di una donna che non vede alcuna traccia di nobiltà nel suo stile di vita.
Dov'è la nobiltà nell'arte di chi usa i pugni contro un altro essere umano?
Sta a Ryohei trovare una risposta che possa mettere d'accordo il suo essere Uomo e il suo stesso cuore.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Ryohei Sasagawa
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Nel pomeriggio del venti aprile Ryohei attendeva qualcuno o qualcosa, appoggiato al muro del cortile della scuola di Namimori. Scrutava la strada con aria seria mentre si rigirava una monetina fra le nocche. Sapendo come la situazione peggiorava riguardo alla gang che aggrediva gli studenti e avendo saputo delle molteplici aggressioni a ragazzi della Namimori, non si sorprese di trovare Hibari in strada anzichè a scaldare la bella poltroncina del suo ufficio. Dal canto suo, nemmeno Hibari pareva essere sorpreso di trovare Sasagawa a fare la sentinella al cancello e fece un enigmatico sorriso al suo indirizzo.
«Sasagawa, perchè sei qui fuori anziché in classe?»
«Per lo stesso motivo per cui tu non sei stato in ufficio.» ribattè lui. «Controllo se girano qui intorno dei tizi sospetti.»
«Ogni aggressione è sempre più vicina alla scuola, alla stazione e alla fermata dell'autobus. Quei patetici bastardi si pentiranno di aver preso di mira la mia scuola e gli studenti di Namimori.»
«Hibari, quello che hai detto sembrava quasi una frase da eroe!»
Hibari fissò Ryohei con una faccia imperscrutabile, impossibile per chiunque capire se fosse arrabbiato o soltanto a suo modo lusingato. Hibari Kyoya, un uomo con la varietà di espressioni facciali di una teiera. Poi ripetè il misterioso sorrisetto di poco prima, smentendo la teoria della teiera.
«A proposito, stamattina la Kurokawa aveva un mazzetto di margherite dentro l'armadietto.» fece Hibari con un tono forzatamente casuale. «Tu ne sai qualcosa?»
Fu il turno di Ryohei di esibire un misterioso sorriso. Chissà perchè, gli uomini hanno una passione particolare per farsi sorrisi da uomini vissuti parlando di donne, anche se si tratta di due ragazzini come in questo caso.
«So che è il suo compleanno.» rispose Ryohei. «Qualcuno le avrà fatto un regalo.»
«Qualcuno?» domandò Hibari, che sembrava spassarsela un mondo. Per quanto uno come Hibari potesse spassarsela senza spargere sangue, naturalmente.
«È una cosa che tu non faresti mai, no? Regalare fiori a una ragazza per il suo compleanno.»
«No, mai.»
«Allora sicuramente le avranno fatto piacere.»
Hibari ritornò all'espressione indefinibile, forse indeciso se sentirsi offeso per l'uscita o se essere impressionato per la singolare soluzione architettata da Ryohei. Forse scelse entrambe le opzioni, perchè c'era qualcosa di acido nel sorriso che fece subito dopo, dedicando un intenso sguardo al grande orologio sulla facciata della scuola.
«Non sembrava per niente contenta, le ragazze hanno cominciato a prenderla in giro nell'ingresso quando li hanno visti... la Kurokawa è diventata tutta rossa, ha urlato di stare zitte a tutte e li ha buttati nel bidone.»
Ryohei questo non se lo aspettava di certo e perse ogni traccia di sorriso, mentre girava la testa per guardare Hibari. Purtroppo lui gli voltava le spalle, impossibile provare a intuire una bugia. Non seppe che cosa dire e prese a scervellarsi sul perchè avesse reagito tanto male. Era stato per le altre ragazze? Avrebbe fatto meglio a lasciarli in un posto dove avrebbe potuto trovarli quando fosse stata sola?
«Però...» aggiunse Hibari quando pensò che la suspance fosse abbastanza.
«Però? Però cosa? Però cosa?!»
Hibari lo guardò con un'espressione incredibilmente divertita, chiunque si sarebbe strofinato gli occhi credendo di sognare per la rarità che stava vedendo.
«Però è tornata a prenderli di nascosto, l'ho vista. Se li è messi dentro la borsa come se stesse rubando qualcosa dai grandi magazzini.»
Ryohei si sentì talmente sollevato che gli venne da ridere a immaginare la scena. Era anche indicibilmente felice che Hana non avesse davvero gettato via così i fiori che le aveva regalato apposta per il suo compleanno, anche se l'avevano messa in imbarazzo. In fondo allora c'era ancora speranza, lei non pensava che fosse un capitolo già chiuso, se no non avrebbe voluto alcun regalo da lui. Non era forse così?
«Sembra che tu abbia trovato una strada per la donna che volevi, Sasagawa... ora che hai qualcosa devi proteggerlo.» disse Hibari, fissandolo con aria seria. «Proteggile entrambe, tua sorella e la tua ragazza.»
«Non è la mia... beh, non ancora! E poi che stai dicendo, Hibari?! Metti angoscia!»
«C'è una gang là fuori che aggredisce gli studenti della mia scuola, lo hai dimenticato? Io non posso essere ovunque, quindi fai la tua parte e almeno assumiti la responsabilità di quelle due.»
«Lo farò! Dopotutto, tu devi preoccuparti della tua fidanzata!»
«... La mia ragazza non è nemmeno di questa scuola.»
Ryohei guardò Hibari ad occhi spalancati. C'era decisamente qualcosa che gli sfuggiva, a partire dall'aria depressa con cui lo aveva detto. Insomma, più depressa rispetto al suo solito tono, non era molto più di una sfumatura della voce.
«Co... ma come cavolo hai fatto a metterti con una di un'altra scuola, se sei sempre qui?! Dove diavolo l'hai incontrata?!»
«Per quale motivo dovrei dirtelo?!»
«Sei stato tu a dirmi che non era della scuola, adesso ho diritto di chiedere!»
«Non ho tempo di chiacchierare con te, Sasagawa!»
Hibari si voltò con tutte le intenzioni di andarsene, ma il muscoloso braccio di Ryohei lo afferrò e lo trascinò diversi passi indietro, quasi scaraventandolo fuori dal cancello. Prima che potesse minacciarlo di ucciderlo però il pugile gli puntò un dito contro.
«Se non me lo dici andrò a chiedere a tutte le ragazze dell'Aoi e della Midori se sei fidanzato con loro!»
«Ma che... sarebbe la cosa più stupida del mondo.»
«Sai perfettamente che sono in grado di fare qualsiasi cosa, per quanto estremamente stupida!»
«Fai pure, se hai tempo da perdere.»
«Quindi non è dell'Aoi nè della Midori? Allora andrò a chiederlo anche a Kokuyo!»
Qualcosa di indefinibile attraversò gli occhi grigi di Hibari Kyoya, eppure era così evidente che persino Ryohei lo notò e scoppiò a ridere trionfante.
«La tua ragazza è della Kokuyo, allora! Va bene, allora non ti chiederò altro, puoi andare!»
Ryohei continuava a ridersela e Hibari in un altro momento avrebbe volentieri picchiato qualcuno che lo metteva in imbarazzo e che gli consentiva di andarsene come se avesse potere su di lui, ma vuoi per il fatto che Sasagawa era qualificato ai regionali, vuoi che aveva davvero voglia di andarsene e porre fine a quell'interrogatorio, Hibari infilò il cortile e puntò dritto verso l'ingresso.
«Ehi, Hibari!» gli gridò dietro Ryohei. «Una volta usciamo tutti e quattro insieme, così me la presenti!»
«Tutti e quattro CHI?!»
«Tu, io, la tua ragazza e Kurokawa!»
«Pensa prima a fidanzarti con Kurokawa, idiota!»
Hibari scomparve dentro la scuola e Ryohei tornò a scrutare le strade, sollevato dalle buone notizie che aveva sentito. Nessuno dei due si accorse che il club di baseball, quello di atletica e qualche studente affacciato alla finestra aveva sentito il loro ultimo scambio di battute urlato da un lato all'altro del cortile.


All'uscita dei ragazzi da scuola chiunque avrebbe capito che la notizia delle aggressioni sempre più frequenti e vicine si era diffusa come un'epidemia, infatti tutti i ragazzi si muovevano a ranghi compatti in direzione delle proprie abitazioni. Dal cancello Ryohei poteva vedere Hibari che stava vicino ai ragazzi del comitato disciplinare e stava parlando con una studentessa del primo anno con occhiali e trecce e l'aria spaurita. Non poteva ovviamente sentire che cosa dicevano con il brusio di centinaia di ragazzi, ma lo vide fare un cenno e uno del comitato scortò la ragazza in strada e si avviò con lei verso una delle fermate dell'autobus. A quanto pareva Hibari prendeva molto sul serio il suo compito di proteggere la scuola e tutti gli studenti.
«Onii-chan! Pensavo che non venissi oggi...»
«Beh, sono venuto a prendervi per accompagnarvi a casa! Avete sentito delle aggressioni, no? Due ragazze non dovrebbero andare a casa da sole finchè Hibari non si occuperà di quei vigliacchi.»
Kyoko sorrise e annuì, dando in tutto e per tutto ragione al fratello. Lo ringraziò e si mise a parlare di quello che dicevano a scuola sul numero e l'aspetto degli aggressori, ma le voci erano talmente tante che non si sapeva a cosa credere. Per qualche motivo Hana Kurokawa restò a qualche passo di distanza dall'amica e da suo fratello, senza avere il coraggio di guardarlo negli occhi. Ryohei, dando prova della sua sporadica capacità di osservazione, notò un petalo bianco fare capolino dalla chiusura della cartella della ragazza e seppe che Hibari non gli aveva mentito.
«Kurokawa, che fai lì?» le disse col tono più spontaneo possibile. «Andiamo a casa!»
Su un'altra cosa Hibari non aveva mentito e gli fu chiaro in quel momento: alcune ragazze scoppiarono in fastidiosi e ostentati risolini non appena lui le rivolse la parola. Una di quelle si indicò il naso e Ryohei capì che per qualche motivo trovavano ridicolo il suo cerotto. Al pugile non era mai capitato prima nella vita di trovare stupido qualcuno, eppure in quel momento quelle ragazze gli sembravano davvero... stupide. Non avevano niente di meglio a cui pensare invece di rendere il suo rapporto con Hana ancora più difficile di quanto non fosse?
«Hana-chan, andiamo?» le chiese dolcemente Kyoko.
«...Sì...»
Hana si accodò a loro mentre altri gruppi lasciavano la scuola e si disperdevano nel dedalo di piccole strade che attraversavano l'area residenziale di Namimori. Alcuni studenti da soli o coppie di studentesse erano accompagnate da un membro del comitato disciplinare che lanciavano occhiate guardinghe tutt'intorno, ma nessuno di loro seguì Hana e Kyoko. Ryohei fu molto fiero del fatto che Hibari si fidasse davvero a lasciare che fosse lui a proteggere le due ragazze, anche se sperava di non essere costretto a fare a pugni di nuovo di fronte ad Hana, senza contare che anche sua sorella sarebbe stata in pena se fosse accaduto.
Kyoko era piuttosto di buonumore, sia lei che l'amica avevano preso un voto molto alto nell'ultimo test di matematica e avevano fatto una fantastica torta alla lezione di economia domestica, ma Hana non sembrava essere la stessa persona che aveva condiviso quei momenti con lei. Camminava guardando la strada e non diceva nulla. Ryohei non riusciva a capire che cosa avesse e si chiese se non avesse a che fare con le ragazze di poco prima.
«Oh, e poi stamattina Hana ha ricevuto dei fiori!»
Sia Ryohei che Hana furono strappati dai loro pensieri, lui fu preso da una sorta di panico, lei impallidì stringendo più forte le mani sulla cartella. Furono reazioni così spropositate che persino Kyoko notò che qualcosa non andava e guardò da lui a lei senza arrivare a una conclusione sensata. Dopotutto era pur sempre una Sasagawa.
«Ah... fiori? Ma certo, fiori! Sono cose che si regalano alle ragazze, no?» fece Ryohei ostentando una grassa risata. «Probabilmente ha molti ammiratori, è ovvio che riceva fiori!»
«Io... io ho dimenticato una cosa.» disse all'improvviso Hana, tornando qualche passo indietro. «Ho dimenticato una cosa a scuola e... mi serve assolutamente... faccio una corsa e torno, eh? Andate avanti!»
«Hana, ma è pericoloso!»
«Ci metterò un momento, lo prometto!»
Senza esitare un altro momento la ragazza si girò e corse via in direzione della scuola. Ryohei le gridò di aspettarli, che sarebbero andati insieme, ma Kyoko gli prese il braccio e scosse la testa, facendogli un gran sorriso.
«Non possiamo andare con lei, Onii-chan... credo sia andata a prendere i tuoi fiori.»
Ryohei fu quasi sconvolto di scoprire che anche sua sorella era stata abbastanza sveglia da capire chi avesse mandato i fiori ad Hana quel mattino, ma non fece in tempo a chiederle come lo avesse capito perchè dalla strada della scuola arrivarono dei compagni di classe di Kyoko che la salutarono. Li conosceva tutti di vista, uno di loro giocava a baseball e si chiamava Yamamoto. Gli altri li aveva incrociati qualche volta andando dalla sorella durante l'intervallo. Uno dei due di cui non sapeva il nome intavolò il discorso delle sentinelle del comitato disciplinare e in quel momento a Ryohei venne un dubbio. Hibari aveva detto che Hana aveva preso i fiori dal bidone vicino all'ingresso e li aveva nascosti nella borsa, e lui aveva visto il petalo... che cosa era tornata a prendere Hana a scuola?
«Avrebbe dovuto farsi accompagnare anche Kurokawa...» disse il ragazzo più basso. «Non mi sembra una buona idea andarsene in giro da soli dalle parti della stazione... soprattutto per una ragazza...»
«Ma Hana è solo tornata a prendere una cosa a scuola, era con noi.» disse Kyoko.
«Beh, vi ha scaricato.» disse l'altro ragazzo rudemente. «L'abbiamo appena incrociata e stava andando dalla parte della stazione, non andava verso la scuola.»
Kyoko e Ryohei si scambiarono un'occhiata densa di significato. Ryohei imprecò sonoramente rivolgendo gli occhi in alto, quasi potesse controllare l'aura di Hana e scoprire dove si trovava. Non poteva credere che una ragazza così intelligente potesse essere stata così incosciente da andarsene da sola in quella situazione solo perchè era in imbarazzo per un mazzo di margherite...
«Yamamoto, ti affido Kyoko!»
«Eh? Ma dove vai, senpai?»
«Devo trovare Kurokawa prima che la trovino loro! Per favore, accompagnate Kyoko a casa!»
«Va bene, lascia fare a noi.»
«Onii-chan!»
Ryohei non rispose alle proteste della sorella e corse via lungo le strade, maledicendo quei fiori e pregando di fare in tempo a raggiungerla prima che le succedesse qualcosa di brutto.


Ryohei correva per le strade intorno alla stazione senza avere un'idea di dove fosse la ragazza che cercava. Era andata da quella parte, ma poi? Non vedeva praticamente nessuno in giro, nessuno a cui chiedere se avesse visto una ragazza con l'uniforme delle medie Namimori passare da sola. Disperato e scordandosi completamente qualsiasi tattica, decise di chiamarla e sperare che lo sentisse e rispondesse.
«KUROKAWA!» gridò senza smettere di correre per le strade. «KUROKAWA! DOVE SEI?»
Non ebbe nessuna risposta, ma le sue orecchie innaturalmente tese colsero un grido lontano. Senza pensarci più di mezzo secondo infilò la strada sulla sinistra e si avvicinò di corsa al punto da cui pensava fosse arrivato l'urlo, purtroppo si perse nel silenzio dopo che un treno fu passato sferragliando vicino a lui. Rallentò fino a fermarsi. I polmoni gli facevano male e il suo respiro affannoso era l'unico rumore che udiva. Era come affondato sotto il mare, incapace di sentire qualsiasi rumore...
«KUROKAWAAA!»
Il suo grido sembrò rimbombare fra i muri e le case, uccelli spaventati presero il volo frusciando dall'albero più vicino. Un momento dopo qualcos'altro rispose al suo richiamo, alzandosi dalla strada accanto.
«Sasagawa!!»
«Chiudi il becco!»
La voce di Hana lo aveva chiamato con un tono che non le aveva mai sentito, era spaventata. Quanto alla voce che le aveva intimato di tacere, non la conosceva. Ebbe la certezza nel suo intimo che si trovasse con i misteriosi aggressori degli studenti della Namimori e corse da lei. Il dolore ai polmoni scomparve, sostituito da un bizzarro miscuglio di sensazioni contrastanti: l'urgenza e la calma, la preoccupazione e la freddezza.
Raggiunse la strada adiacente e scoprì tre individui con l'uniforme della scuola media Hirenkyo, che avevano affrontato durante il torneo e sconfitto sonoramente. Non gli parve vero di vedere fra i tre anche uno dei loro pugili, che stava strattonando il braccio di Hana.
«Lasciatela subito!» intimò Ryohei ai tre.
«Altrimenti?» fece uno dei due sconosciuti. «Gira al largo e vivrai più a lungo.»
Ryohei tentò di schivarli e raggiungere Hana, ma i due lo placcarono respingendolo. Tentò una seconda volta con più impeto, ma venne comunque trattenuto mentre guardava l'altro pugile strappare la cartella dalle mani di Hana e aprirla per frugarci dentro.
«Ridammela!» gridò Hana, tentando di riprenderla e finendo spintonata per terra. «Dammela, razza di...»
Ma non sapremo mai quale razza Hana Kurokawa attribuiva al pugile della Hirenkyo, perchè lui sbattè via il mazzo di margherite e imprecò ad alta voce per l'esiguità del suo bottino, perchè nella cartella di Hana non c'era nulla che per lui avesse un valore. Stizzito, calpestò i fiori più volte, rovinandoli irrimediabilmente. 
«Dannazione! Da come la difendeva sembrava averci messo dentro un sacco di soldi, e invece c'è solo un bento vuoto, libri e degli stupidi fiori!» sbottò lui, gettando la cartella a terra. «Uno spreco totale di tempo... ci abbiamo rimediato un cellulare da due soldi!»
La studentessa della Namimori non si rialzò nemmeno da terra e non protestò per riavere il suo cellulare. Si limitò ad allungare la mano per prendere quello che restava dei fiori schiacciati, un fascio di gambi piegati e qualche petalo spiegazzato ancora attaccato ad essi. Ryohei non poteva vedere i suoi occhi, celati dai suoi lunghi capelli mossi, ma in qualche modo poteva sentire quanto era triste, quanto era in imbarazzo e quanta voglia aveva di piangere. Che razza di uomo era se lasciava che Hana fosse attaccata, derubata e piangesse senza fare niente?
Si avvicinò per la terza volta ai due studenti che ridacchiavano della sua ostinazione, senza sospettare che questa volta non aveva nessun motivo per trattenere i suoi pugni. Alzò le braccia e con soli tre colpi ben assestati i due sconosciuti finirono a terra, gemendo e rantolando per il dolore. Il pugile dell'Hirenkyo fece due passi indietro e alzò le braccia pronto a battersi, ma Ryohei raggiunse prima Hana, senza però abbassare la guardia.
«Kurokawa, sei ferita?»
«No.» disse lei piano. «Sto bene.»
«Non temere, io ti proteggerò.»
Le voltò le spalle pronto a fronteggiare il pugile e gli altri due studenti che si stavano rialzando con tutte le intenzioni belliche del caso. Avrebbe voluto dirglielo guardandola negli occhi, ma temeva di non riuscire a spiegarsi, come altre volte in cui avrebbe voluto farle capire cosa pensava. Aveva finalmente capito che cosa poteva dare un intento nobile ai suoi pugni...
«Questa volta ti chiedo di guardare... perchè oggi questi pugni saranno alzati per proteggerti e finalmente la mia arte potrà essere chiamata nobile!»
Ryohei Sasagawa sarebbe stato particolarmente soddisfatto di se stesso se solo avesse potuto vedere lo sguardo che Hana gli riservò in quel momento: gli occhi e il viso trasfigurati da una sorta di sorpresa, di piacevole stupore, gli occhi di chi aveva scoperto la vera natura di qualcosa. In quel caso, di qualcuno. Non li distolse dall'uomo che le aveva chiesto di guardare, nemmeno un momento. Nemmeno quando gli avversari giocarono al massimo della loro slealtà, con calci, pugni, colpi bassi e alle spalle. Hana fu forte e continuò a guardare, fu capace di capire i sentimenti di Ryohei e non intervenire in nessun modo per non ferire l'orgoglio che voleva mostrarle. Ma più di tutto, fu felice quando tutto finì e Ryohei andò verso di lei, ridotto pressochè come lo era alla fine del torneo di boxe, ma trionfante sui tre studenti stesi a terra.
«Ce l'hai fatta.» gli disse burbera Hana, prendendo la cartella.
«Eh... dei pugni con una nobile missione non potevano perdere!»
Hana Kurokawa arrossì appena sulle gote, ma prima che potesse decidere che cosa rispondere la gamba sinistra di Ryohei collassò e lo resse per un pelo. Gli era stato sferrato un pesante calcio sul ginocchio, era già incredibile che non fosse rotto. Un momento dopo Ryohei e Hana realizzarono di essere più vicini che mai e praticamente abbracciati. Sincronicamente distolsero lo sguardo, in imbarazzo.
«Andiamo... a casa, eh?» disse Hana. «Puoi appoggiarti a me per camminare.»
«Mi spiace per questo, Kurokawa.»
«Hana.»
«Eh?»
«Mi chiamo Hana... puoi chiamarmi così.» disse lei, passando il braccio dietro la sua schiena per aiutarlo a reggersi in piedi. «Direi che te lo sei meritato.»
Ryohei non aveva un vocabolario da scrittore di romanzi, ma dubitava che anche se ne avesse avuto a disposizione uno da sfogliare sarebbe riuscito a spiegare come si sentiva a stare così vicino a lei, avere il permesso di chiamarla per nome ed essere... così vicino a lei! A malapena riusciva a pensare ad altro, quasi nemmeno si accorgeva delle ferite che aveva riportato, poi lo sguardo cadde sul libro di poesie straniere dentro la cartella della ragazza.
«Hai anche oggi quel libro... ci ho fatto un compito di inglese su quello!»
«Lo so... me lo ha detto Kyoko...» disse lei sorridendo appena. «Sai, è quel compito che ci ha fatto pensare, a me e a Kyoko, che io ti piacessi... anche se a dire il vero non so che cosa tu abbia visto in me.»
Ryohei fu preso da un attimo di panico. La risposta più spontanea e sincera era "non ne ho idea", ma poi pensò che non fosse una bella cosa da dire a una ragazza. Cercò freneticamente qualcosa da dire e alla fine decise di dire quello che pensava più o meno essere la verità.
«Io non... beh, sapevo che eri nel mio destino!»
Hana lo guardò sorpresa, dopodichè scoppiò in una risata cristallina. A Ryohei, infatuato alla grande, parve un suono fantastico.
«È la stessa cosa che ha detto Kyoko! Ha detto, "magari se lui è mio fratello e tu la mia migliore amica non è un caso, magari è destino che le due persone che amo di più siano fatte per stare insieme!"... così, ha detto!»
«Allora stiamo insieme?!»
«Non esagerare, Ryohei.» fece lei seria, prima di sorridere di nuovo. «Però... sono stata sorpresa che tu mi abbia mandato dei fiori... è stato molto carino. Grazie.»
«Se ti sono piaciuti, te ne porterò degli altri! Quel delinquente te li ha completamente rovinati!»
«E... vorrei dirti grazie per aver usato i tuoi pugni per me.»
Ryohei prese fiato e tentò di non scoppiare per la soddisfazione e la gioia. Gli fu incredibilmente difficile trattenersi dal gridare e mantenere il controllo sufficiente per parlarle ancora una volta, mentre dalla via del passaggio a livello sopraggiungevano studenti della Namimori.
«Grazie per avermi insegnato che cosa sia davvero nobile!»
Subito dopo, su di loro piombarono Kyoko e i suoi compagni di classe, seguiti da due ragazzi del comitato e da Hibari. Piovvero su di loro domande su domande, Kyoko li abbracciò entrambi piangendo, Hibari andò a sincerarsi che non ci fossero sopravvissuti, probabilmente. Purtroppo qualcuno pensò che Ryohei fosse un po' troppo pesante per essere sorretto dall'esile Hana Kurokawa, così si offrì di accompagnarlo a casa e il gruppo marciò verso la zona residenziale a sud di Namimori.
Per tutta la strada, Ryohei Sasagawa e Hana Kurokawa si scambiarono occhiate furtive e sorrisi appena accennati, ma nemmeno una parola. Avrebbero avuto tempo di parlarsi ancora quando ci fosse stata meno folla intorno a loro. Non era detto che non ci fosse ancora tempo per stare in biblioteca a sistemare quel compito d'inglese, prima dei regionali.
   
 
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