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Autore: Ausel    13/11/2014    1 recensioni
Ma ancora non vi ho detto qual era la tortura tremenda che tormentava il povero Harry, così amante del cioccolato, più di qualsiasi altra cosa al mondo.
Molto, ma molto peggiore che vedere mucchi di Cioccorane nelle vetrine dei negozi o guardare gli altri bambini sgranocchiarsi le loro belle fette proprio davanti a lui. Insomma, era la più terribile tortura che si possa immaginare.
Si trattava di questo: nella sua stessa città, addirittura in vista della casa in cui abitava Harry, c’era... pensate un po’... un’ENORME FABBRICA DI CIOCCOLATO! Provate a immaginare una cosa del genere!
E non si trattava nemmeno di un’enorme fabbrica di cioccolato qualsiasi. Era la più grande e la più famosa fabbrica di cioccolato del mondo magico! Era la FABBRICA SILENTE, di proprietà del signor Albus Percival Wulfric Brian Silente, il più grande inventore e fabbricante di dolciumi e cioccolatini che sia mai esistito.

[Testo scritto interamente da Roald Dahl e tratto dal libro "La fabbrica di cioccolato]
Genere: Avventura, Comico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Albus Silente, Harry Potter, Sorpresa
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Appena il signor Silente si voltò e vide quello che Vincent stava facendo, gridò subito: «Oh, no! Ti prego, Vincent, ti scongiuro, non fare così! La mia cioccolata non deve essere toccata da mani umane!».

«Vincent!» strillò anche la signora Tiger. «Hai sentito cosa ha detto il signore? Vieni via da quel fiume, subito!»

«É una roba favolosa!» bofonchiò Vincent, senza darsi il minimo pensiero di quello che sua madre e il signor Silente gli avevano detto. «Porca l'elfo, mi ci vorrebbe un secchio per berla come si deve!»

«Vincent!» esclamò il signor Silente saltellando su e giù e agitando in aria il suo bastone.«Vieni via subito di lì! Mi stai sporcando tutta la cioccolata!»

«Vincent!» strillò la signora Tiger.
«Vincent!» strillò il signor Tiger.
Ma Vincent era sordo a ogni richiamo che non fosse quello del suo pancione

senza fondo. Si era addirittura sdraiato a terra e teneva la testa praticamente immersa nel fiume, lappando la cioccolata come un cagnolino.

«Vincent!» gridò ancora la signora Tiger. «Finirai con l’attaccare quel tuo brutto raffreddore a qualche milione di persone in tutto il paese!»

«Attentom Vincent!» gridò il signor Tiger. «Ti stai sporgendo troppo!» Il signor Tiger aveva proprio ragione. Infatti, d’un tratto s’udì un grido e subito dopo un tonfo e Vincent Tiger finì a capofitto nel fiume. In men che non si dica, il ragazzo scomparve sotto il pelo della cioccolata. 

«Qualcuno lo salvi!» strillò la signora Tiger, sbiancando in volto e agitando il suo ombrellino. «Affogherà! Non sa nuotare per niente! Salvatelo! Salvatelo!»

«Santo cielo, cara» esclamò il signor Tiger, «non mi posso mica buttare io! Mi sono messo il vestito buono!» La faccia rotonda di Vincent Tiger riemerse tutta coperta di cioccolata.

«Aiuto! Aiuto! Aiuto!» urlò. «Ripescatemi!»
«E non startene lì impalato!» gridò la signora Tiger a suo marito.«Fa’ qualcosa!»
«Un momento! Un momento! Adesso ci penso io!» disse concitato il signor Tiger, che si stava togliendo la giacca per tuffarsi nella cioccolata. Ma mentre era impegnato in questa manovra, il malcapitato ragazzo veniva risucchiato sempre più vicino all’imboccatura di uno dei grandi tubi che pendevano dall’alto sul fiume, finché, all’improvviso, la forza del risucchio lo sopraffece ed egli fu attirato fin dentro l’imboccatura del tubo.

Intanto, sulla sponda, gli altri trattenevano il fiato aspettando di vedere da che parte sarebbe poi uscito.

«Eccolo lassù! Guardate come fila!» gridò qualcuno, indicando in alto.

Infatti, dato che il tubo era di vetro, si poteva chiaramente vedere Vincent Tiger filarvi dentro come un siluro.

«Aiuto! Polizia! All’assassinio!» strepitò la signora Tiger. «Vincent, torna subito qui! Dove hai intenzione di andare?»

«Quel che non riesco a capire» disse il signor Tiger, «É come fa a passare dentro quel tubo. Mi pare un po’ troppo stretto per lui».

«É stretto sì!» esclamò Harry Potter. «Perbacco, guardate come rallenta!»
«É vero, sta rallentando!» disse Bill.
«Finirà col bloccarsi!» affermò Harry Potter.
«Ho paura di sì!» disse Bill.
«Perdindirindina, s’è proprio bloccato!»
«Per forza, con quella pancia!» disse il signor Tiger.
«Adesso il tubo è otturato!» esclamò Bill.
«Rompete quel tubo!» strillò la signora Tiger sempre agitando l’ombrellino. «Vincent, esci subito di lì!»

Da sotto, gli spettatori vedevano la cioccolata turbinare attorno al ragazzo dentro il tubo. A un certo punto si accorsero che dietro di lui si stava raccogliendo una massa compatta che spingeva per superare l’ostacolo. La pressione era tremenda: qualcosa doveva cedere. E infatti qualcosa cedette. Quel qualcosa fu Vincent. WHOOF! Con un sibilo il ragazzo fu sparato dentro il tubo come una pallottola nella canna del fucile.

«É sparito!» strillò la signora Tiger. «Presto! Dove va a finire quel tubo? Aiuto! I pompieri!»

«Calma!» gridò il signor Silente. «Mantenga la calma, mia cara signora, calma! Non c’è alcun pericolo. Assolutamente nessun pericolo. Vincent farà un breve viaggetto, tutto qui. Un viaggetto molto interessante. Ma ne verrà fuori sano e salvo, aspetti e vedrà».

«Come farà a venirne fuori sano e salvo?» ribatté la signora Tiger. «Tra cinque secondi sarà trasformato in tante morbide toffolette!»

«Impossibile!» esclamò il signor Silente. «Impensabile! Inconcepibile! Assurdo! Non potrà mai essere trasformato in toffolette!»

«E perché no, se è lecito saperlo?» strillò la signora Tiger.
«Perché quel tubo non porta affatto al locale dove si fanno le toffolette!» rispose il signor Silente. «Non ci passa neanche vicino! Si dà il caso che quel tubo lì - quello in cui è finito Vincent - vada a finire nel locale dove fabbrico uno squisito tipo di praline al cioccolato con un tenero cuore di crema alla fragola...». 

«Allora sarà trasformato in tante praline al cioccolato ripiene di crema alla fragola!» protestò la signora Tiger.

«Povero il mio Vincent! Domani mattina sarà venduto a peso in tutto il paese!»

«Giusto!» intervenne il signor Tiger.
«Me lo sento che andrà a finire così» singhiozzò la signora Tiger.
«Non è mica uno scherzo!» protestò il signor Tiger.
«Solo il signor Silente non ne pare tanto convinto!» esclamò la signora Tiger. «Guardatelo come se la ride! Si diverte un mondo, lui! Ma come osa ridere quando il mio bambino è stato appena risucchiato dal tubo? Lei è un mostro!». La signora Tiger continuava a strepitare puntando l’ombrellino contro il signor Silente come se volesse infilzarlo. «É convinto che sia un bello scherzo, vero? Secondo lei il fatto che il mio bambino sia stato risucchiato nel laboratorio delle praline ripiene di crema alla fragola è una cosa che fa morire dal ridere?»

«Non si preoccupi, Vincent è al sicuro» disse il signor Silente ridacchiando sotto i baffi.

«Come, al sicuro? Sarà trasformato in praline al cioccolato!» strillò la signora Tiger.

«Giammai!» rispose il signor Silente.

«Come no?» strepitò la signora Tiger.

«Non lo permetterei mai!»
«E perché?»

«Perché avrebbero un sapore disgustoso! Provate a immaginare: praline Tiger ricoperte al cioccolato al gusto di Vincent! Non le comprerebbe nessuno».

«E invece le comprerebbero tutti!» rispose indignato il signor Tiger.
«Non ci voglio neanche pensare!» strillò la signora Tiger.
«Neanch’io» disse il signor Silente. «Signora, le giuro solennemente che al suo rampollo non accadrà nulla di male».

«Se non gli accadrà nulla di male, allora che fine ha fatto?» ribatté minacciosa la signora Tiger. 

Il signor Silente si voltò e fece schioccare le dita tre volte: snap! snap! snap! Immediatamente, come dal nulla, apparve un Lepricano che gli si mise al fianco. 

L’omiciattolo fece un inchino e sorrise, facendo mostra di una magnifica dentatura bianca. Aveva la pelle di un bel rosa chiaro e i lunghi capelli erano castano dorati. Arrivava a malapena al ginocchio del signor Silente. Indossava la tipica tunichetta di pelle dei Leprecauni, fermata con un nodo su una spalla.

«Stammi bene a sentire» disse il signor Silente, rivolto all’omiciattolo. «Voglio che tu accompagni il signore e la signora Tiger su al laboratorio praline alla crema e li aiuti a cercare Vincent, il loro figliolo che è finito dentro il tubo».

Il Leprecauno lanciò uno sguardo alla signora Tiger e scoppiò in una sonora risata.

«Ehi, piantala!» lo rimproverò il signor Silente. «Un po’ di autocontrollo, che diamine! La signora Tiger non lo trova mica tanto buffo, sai!»

«Lo può ben dire!» intervenne, sempre più indignata, la signora Tiger.

«Su, affrettatevi a raggiungere il laboratorio delle praline alla crema» disse il signor Silente al Leprecauno. «Una volta arrivati, prendete una pertica e cominciate a pescare nella grande tinozza dove viene mischiata la cioccolata. Sono quasi sicuro che lo troverete là dentro. Però state attenti! E mi raccomando, sbrigatevi! Se lo lasciate troppo tempo nella tinozza della cioccolata, va a finire che verrà versato nella caldaia del fondente, e quello sì che sarebbe un disastro! Le mie praline diventerebbero assolutamente immangiabili!»

La signora Tiger lanciò un ululato infuriato.

«Scherzavo, scherzavo!» disse il signor Silente, ridacchiandosela come un matto sotto i baffi. «Non volevo offenderla. Mi perdoni. Mi dispiace. Arrivederci, signora Tiger. Signor Tiger, arrivederci! A presto! Ci vediamo tra un po’...».

Mentre il signor Tiger e la sua infuriata consorte si allontanavano guidati dal loro minuscolo accompagnatore, i cinque Leprecauni che stavano dall’altra parte del fiume all’improvviso cominciarono a saltellare e a ballare, suonando freneticamente minuscoli tamburelli.

«Vincent Tiger!» si misero a cantare. «Vincent Tiger! Vincent Tiger! Vincent Tiger!»

«Bill!» esclamò Harry. «Li senti? Ma che fanno? Cantano?!»

«Shhhh!» bisbigliò Bill. «Credo proprio che adesso ci canteranno una canzone!»

E infatti i Leprecauni si misero a cantare:

«Vincent Tiger! Vincent Tiger! Dentro il fiume hai fatto "splasher"!
Sei grande e grosso ed ignorante
e per la gente assai stancante. Mangi e bevi a sazietà,

ma non ti nutri di bontà!
Siccome questo non ci va giù,
fa che non si ripeta più.
Sei stato sempre un gran porcello, senza mai dare niente di bello. 

Che fare a tipi come te?
Noi li prendiamo per un pie’ e li facciamo diventare

una roba da giocare,
che sia una bambola, un pallone, biglie, trottola o aquilone.
Qualcosa insomma che dia spasso,
e non sia solo una palla di grasso. Avido, ingordo, goloso e ghiotto, guarda come ti sei ridotto.
Ma a questo stato disgustoso
c’è qui un rimedio portentoso: l’unica buona soluzione
si trova nella tubazione!
Niente paura, bambini belli,
non gli verranno torti i capelli,
ma certamente uscirà cambiato
da questo tubo nel quale è entrato. Quando la macchina entra in azione, vedrai che grossa trasformazione:
le ruote girano sempre più in fretta le lame cantano: Affetta, affetta! Aggiungi zucchero, panna e farina
e avrai una crema sopraffina!
Lo cuoceremo a fuoco basso
finché vedremo che con il grasso

si scioglie pure l’avidità
di cui è provvisto in quantità.
Ed alla fine ecco il portento:
grande di Vincent è il cambiamento quel maialetto già detestato
di colpo viene da tutti amato,
difatti ognuno, qui come in Cina,

ama ciucciarsi una pralina!»

«Ve lo avevo detto che adorano cantare!» esclamò il signor Silente. «Non sono bravi? Li trovo assolutamente incantevoli, e voi? Però, vi avverto, non credete neanche a una parola di quello che dicono. Sono tutte sciocchezze, non c’è niente di vero!»

«Secondo te, Bill, i Leprecauni stanno davvero scherzando?» chiese Harry.

 «Certo che scherzano» rispose Bill. «Per forza che scherzano. Almeno, lo spero tanto. E tu?» 

   
 
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