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Autore: _Alien_    15/11/2014    6 recensioni
[Spoiler di tutto TID e TMI, compresi possibili spoiler di COHF]
Sono passati sette anni dalla fine della Guerra Oscura e gli Shadowhunters newyorkesi sono in fibrillazione per il matrimonio fra Alec e Magnus. Per questo lieto evento, vengono invitati anche Tessa Gray e Jem Carstairs, che possono finalmente conoscere una nuova storia di Lightwood, Herondale e Fairchild. Ma qualcosa è destinato a turbare l'equilibrio dell'Istituto: i confini spazio-temporali si stanno lentamente incrinando e Alec, Isabelle, Jace e Clary si ritroveranno inspiegabilmente catapultati nella Londra vittoriana. Riusciranno a tornare indietro, nel presente?
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Epilogo
Quando vedo l’allodoletta muovere
La suite era enorme e raffinata, come la città dove si trovava l’hotel in cui i due novelli sposi avrebbero trascorso la prima notte di nozze. Parigi per loro aveva un significato importante: era stata la prima tappa del loro viaggio attorno al mondo, la prima volta in cui si erano amati dandosi completamente l’uno all’altro. Era giusto che la loro prima notte da sposati fosse trascorsa lì. Alec lasciò le valigie accanto alla porta, mentre Magnus rovistava freneticamente nella borsa.
- Ehm, amore? Credo di aver perso la chiave della stanza. – mormorò.
- Ma… ma come hai fatto? – lo guardò incredulo Alec – Ce l’hanno appena data! Fino a cinque secondi fa era nella tua mano!
- Ti suggerirei di controllare nella tua mano, amore mio. – ammiccò Magnus. Alec lo guardò stranito e sollevò la mano. Un secondo prima non c’era niente, un secondo dopo la chiave magnetica giaceva tra le sue mani.
- Ma che cavolo…
- Alexander. – la chiave cadde dalle sue dita. Magnus l’aveva preso tra le braccia, lasciando una lieve scia di baci dal collo fino alla pelle sensibile dietro l’orecchio. Lo Shadowhunter ricambiò l’abbraccio, infilando le dita sotto la camicia dello stregone. Non indossavano più gli abiti della cerimonia, ma Magnus aveva optato comunque per un look elegante, con camicia nera e pantaloni bianchi. Se Magnus era nero e bianco, Alec era blu come i suoi occhi, maglioncino azzurro e jeans.
- Non… non hai bisogno di questi giochetti con me, sai che mi avrai comunque. – sussurrò il Nephilim, portando le mani sul petto dell’altro e cominciando a sbottonare lentamente la camicia.
- Lo so, ma mi piace stuzzicarti. – ridacchiò Magnus. Prima di sfilargli l’indumento dalle braccia, Alec  passò un dito sulla runa sopra al cuore dello stregone.
- Ti fa male? – gli chiese apprensivo. Magnus premette la mano del marito sulla runa, in corrispondenza del cuore.
- No. – scosse la testa, poi sorrise - Non ho più avuto potere su me stesso né sono stato più mio dal momento in cui mi ha lasciato guardare nei suoi occhi, in uno specchio che mi piace molto. Specchio, da quando mi sono guardato in te mi hanno ucciso i sospiri dal fondo dell’animo, e mi sono perduto così come fece il bel Narciso nella fonte.
- Da quando sei appassionato di poesia provenzale? – chiese Alec inarcando un sopracciglio.
- Non mi piace affatto, nonostante i considerevoli riferimenti sessuali presenti. Però ogni volta che leggo quei versi, penso a te. Ai tuoi occhi. – accarezzò una guancia di Alec – Ti amo così tanto, Alexander Gideon Lightwood. E lo farò per sempre.
- Anch’io ti amo. Per sempre. – e lo baciò con trasporto.
 
Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
Pioveva. Eppure Tessa non si fermò. Continuò a camminare, l’ombrello stretto in pugno, avvolta nel suo impermeabile. In lontananza, vide il Fratello Silente che aveva richiesto per poter scendere nella loro Città. Il Silente la condusse in quel luogo silenzioso, poi la lasciò sola. Tessa avanzò verso la sezione dedicata agli Herondale e posò una mano su uno scomparto ben preciso. William Owen Herondale. Sospirò e chiuse gli occhi, lasciando che le lacrime scorressero libere sul suo viso. Le sembrò di percepire uno sbuffo d’aria fredda sul viso, così insospettita aprì gli occhi. Davanti a lei c’era lui, William, identico alla prima volta in cui si erano incontrati e lei gli aveva lanciato un vaso contro. La strega boccheggiò fissando il defunto marito.
- O mio Dio, sei davvero tu…
Non avere paura, Tessa.
Nonostante fosse un fantasma, la donna giurò di aver visto un sorrisetto strafottente su quelle labbra eteree. Non c’erano dubbi, era proprio lui.
- Will…
Tess. il suo sguardo era dolce Era da tanto che volevo parlarti, ma non era mai il momento giusto. Non mi apparivi mai serena. Adesso invece percepisco la tua gioia. D’altronde, con Jem accanto, non potrebbe essere altrimenti.
- Sai di Jem? Di Jace Herondale? Chi te l’ha detto?
Il nostro Fratello Silente preferito. ammiccò Will Jem mi ha sempre fatto visita, per tutti questi anni, come te. È venuto a trovarmi due giorni fa e abbiamo parlato un po’…
- Lui non mi detto nulla. – affermò sorpresa Tessa. Non era da Jem nascondere qualcosa.
Gliel’ho chiesto io.  asserì Will Io, te e lui siamo sempre stati legati. Il mio amore per te e per lui, il suo per me e te, il tuo per entrambi… è qualcosa che non si spezzerà mai, neanche quando la Terra verrà spazzata via. Devo essere sincero con te, tesoro mio. Ho la facoltà di vedere ciò che è stato, che è e che sarà. Presto, prima di quanto immagini, accadranno delle cose. Alcune persone che credevi scomparse per sempre ritorneranno, alcuni avvenimenti si ripeteranno, ma la fiamma sarà nuova. La fiamma sarà nuova.
Tessa annuì, stampandosi bene nella mente quelle parole. Intuiva solo vagamente la loro importanza. Il fantasma di Will sorrise ancora, allungando lo spettrale braccio. La strega chiuse gli occhi e sentì delle dita inconsistenti sfiorarle il viso. Quando riaprì gli occhi, Will era sparito. Ma quell’ultima frase, no.
La fiamma sarà nuova.
 
Warrior
Non avrebbe saputo dire da quanto tempo era lì, appoggiata allo stipite della porta. Ma non riusciva a staccarsi da lì. Jace faceva scorrere le dita sul pianoforte, producendo una melodia piuttosto decisa, infondendo forza ogni volta che premeva un tasto. Clary sapeva di non essere portata per la musica, non aveva la pazienza necessaria per imparare a suonare uno strumento, per non parlare del canto… era più stonata di una campana. Le sue dita erano fatte per disegnare e impugnare stili e spade angeliche, non per suonare. Ma adorava comunque la musica. Jace smise di suonare e si voltò verso di lei con un sorriso. Fece posto accanto a lui e batté la mano sulla panca. Clary accolse il suo invito e si lasciò stringere da lui.
- Tua madre ti ha già ucciso? – chiese il biondo, giocherellando con una ciocca rosso fuoco di lei.
- No… mi ha solo chiesto se ne sono sicura. – rispose lei, accoccolandosi contro il corpo di Jace.
- E tu cosa hai risposto? – domandò lui, esitante.
- Le ho detto che niente potrebbe separarmi da te, tanto vale ufficializzare la cosa.
- Giusto. – annuì Jace – Ho sentito Alec, di recente. Lui e Magnus stanno per partire per Tokyo. Sono felice per lui e per Magnus.
- Anch’io. Però io non voglio un viaggio attorno al mondo. – asserì Clary, scostandosi da Jace – O meglio, voglio viaggiare, ma c’è un posto ben preciso dove voglio andare.
- Ah sì? E dove?
- Dovunque sei tu.
 
Louder than Love
Il parco era super affollato, ma a nessuno dei due importava. Si tenevano semplicemente per mano, e si sorridevano di tanto in tanto. Isabelle adorava quei momenti, in cui poteva essere una semplice ragazza con il suo fidanzato. Niente demoni, leggi supreme, doveri improrogabili. In quel momento c’erano solo loro due, Isabelle e Simon, Izzy e Sim – gli aveva già trovato un nomignolo. Si disgustava da sola, per quanto certe volte fosse sdolcinata. Però le piaceva esserlo, perché le piaceva il sorriso dolce che si formava sulle labbra di Simon ogni volta che lo faceva. E anche lui cercava di stupirla sempre, facendole trovare un mazzo di rose davanti alla porta o invitandola a passeggiare per il parco, come in quel momento. Ma sapeva che quella non era la sua vita. Lei non era una ragazza qualunque. Lei era una Shadowhunter, una Lightwood. E infatti il suo cellulare trillò.
- Pronto?
- Isabelle, sono io.
- Mamma, dimmi.
- Emergenza Drevak sulla 42esima. Ho bisogno di te e Simon in quella zona.
La ragazza sospirò pesantemente. Simon le strinse più forte la mano e le sorrise incoraggiante. Lei ricambiò il sorriso e tornò a rivolgersi alla madre.
- Ok. Arriviamo.
Un volta chiusa la comunicazione, Izzy riferì ciò che avrebbero dovuto fare. Simon sbuffò, ma non protestò più di tanto.
- Ci conviene andare, allora. Dobbiamo preparare l’attrezzatura e poi arrivare alla 42esima…
- Sì, lo so. – sospirò lei. Lui le accarezzò il viso dolcemente.
- Ehi. Siamo insieme, non importa nient’altro.
- So anche questo. – abbassò lo sguardo lei – È solo che… certe volte vorrei solo essere una mondana e basta.
- Oh, no. Non saresti più la mia Izzy. – le sollevò il mento lui, in modo che potessero guardarsi negli occhi – La mia guerriera, che con la sua frusta uccide un nemico dopo l’altro, quella che ama in silenzio, ma lo fa con passione. Non saresti la mia rubacuori.
- E noi non saremmo qui, adesso. Hai ragione. – gli lasciò un leggero bacio a fior di labbra – Ora andiamo. Abbiamo un paio di demoni da uccidere.
 
Siamo entrati nell’adolescenza quando…
- Ehi. Finalmente ti ho trovata.
Aura guardava fuori dalla finestra, immersa totalmente nei suoi pensieri. Erano successe tante cose, in quegli ultimi mesi. Era cambiato tutto. Ma c’erano cose che, ne era certa, mai sarebbero cambiate. Come il fatto che non importava dove lei sparisse, la sua adelfè l’avrebbe sempre trovata. Si girò verso di lei. Julie aveva le braccia conserte, il corpo minuto per una volta non fasciato dalla tenuta nera dei Nephilim. Indossava invece un paio di jeans, delle All Star molto vintage e una maglietta rossa come i suoi ricci.
- Ehi. – mormorò Aura – Cosa è successo?
- Nulla. Semplicemente non riuscivo più a trovare la mia migliore amica. – la rossa fece un passo verso di lei – Credo non succederà nulla, almeno per un po’.
- Lo spero. – sospirò la strega – Quando eravamo piccole non dovevamo preoccuparci di tutte queste variabili. Guardavo i miei genitori e vedevo solo un papà forte e capace di proteggermi da qualsiasi cosa e un papà con la passione per i glitter e che sapeva raccontare le storie più belle. Era tutto semplice. Non avevo paura di niente. Non mi sono nemmeno resa conto di quando tutto è cambiato.
- Credo che le cose siano cominciate a cambiare quando siamo cresciute. È una cosa normale, Aura. Non devi avere paura. – Julie posò una mano sulla spalla di Aura – Non posso credere che una combattente come te dica certe cose.
- Anche i guerrieri hanno bisogno di riposo. E poi, dopo le guerre, si torna sempre in qualche modo sconfitti. Io mi sento… debole. Non so perché.
- Sei stanca. Ma tranquilla, come ti ho detto, staremo sicuramente tranquilli per un po’. Ti fidi di me?
- Certo.
- Allora credimi. Il mondo non avrà sempre bisogno di noi per essere salvato, giusto?
Aura annuì. Ma non era così sicura.
 
Fine.
 
Somewhere in time, we don’t know where we are… NOTE FINALI
Questa storia è nata per caso, da una OS che ho pubblicato per il semplice gusto di farlo, Venuti dal futuro. Quella piccola OS ha ricevuto 9 recensioni e molti mi hanno suggerito di ampliare la storia in una long. Ero molto scettica, all’inizio, non sono mai riuscita a completare una storia di un certo numero di capitoli. Però poi mi sono detta “Perché no?” e ho cominciato. E ora siamo qui, e ho finito. Non posso davvero crederci. Per questo epilogo, ho voluto fare un piccolo esperimento. Ho posto come titolo di ogni sezione dei brani/canzoni che mi hanno ispirata o che comunque mi piacciono molto. La lista completa è:
- Quando vedo l’allodoletta muovere di Bernart de Ventadorn
- Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale di Eugenio Montale
- Warrior di Beth Crowley
- Louder than Love dei Tokio Hotel (non potevo non metterli :P)
- Siamo entrati nell’adolescenza quando… di Natalia Ginzburg (questo è il titolo del brano che c’è sulla mia antologia delle medie, ho letto questa parte del romanzo anni fa e non ricordo dove sia il suddetto libro, per cui non posso dirvi con esattezza da dove sia tratto)
Spero che abbiate apprezzato questa piccola creatura, che mi mancherà. Spero che mi abbiate lasciato passare gli OOCismi vari, gli erroracci e le contraddizioni. Spero insomma che questa fic vi abbia lasciato qualcosa, anche un motivo per cui sorridere o riflettere.
Ringrazio tutti quelli che hanno letto, seguito e recensito come annabeth lightwood, 03Ben05, Marty060201, saretta98SS, Amy_demigod e Chesy. Grazie a tutti, ragazzi, davvero, perché senza di voi non sarei riuscita a farcela. Mi dispiace solo che questa esperienza sia giunta al termine e che sia stata oscurata da un plagio – spero l’abbiate notato anche voi. Non citerò né il nome dell’autore/trice, né della fic in questione, ma converrete con me che le trame sono molto simili tra loro, anche troppo. Mi dispiace perché in questa storia ci ho messo tutta me stessa. Almeno so che il mio lavoro non è stato vano, e proprio grazie a voi.
Progetti futuri? C’è in cantiere una trilogia: Figlia dell’Angelo, Figlia del Demone, Figlia del Caos. In queste fic i protagonisti saranno la nuova generazione, cioè Aura & co. Per ridurre il più possibile il margine d’errore e rivedere meglio la storia, voglio prendermi un po’ di tempo per lavorarci. Probabilmente le pubblicherò quando ne avrò già pronta una buona metà. Ma, tranquilli, ogni tanto pubblicherò qualche OS, giusto per farvi capire che non sono morta ;) Detto questo, Ave atque Vale. Vi voglio bene.
A presto,
_Alien_  
 
  
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