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Autore: Anthropophobia    15/11/2014    1 recensioni
-Sai, forse ho sempre sbagliato a chiamarti con nomi diversi. Amethyst è un bellissimo nome. È bello perché è tuo, perché tu sei la mia pietra preziosa.-
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo 1.

Un taglio netto e un cambio di colore come se volessi bloccare l'andare della mia vecchia vita, cominciare da un nuovo "via" il percorso che mi è stato affidato di seguire e guardare tutto con occhi diversi, dando più colore a ciò che prima vedevo bianco e nero. 
Mi scrutavo allo specchio del negozio della parrucchiera dove mi aveva portato mia "madre". Il rosso dei miei capelli metteva in risalto la mia pelle chiara e i miei occhi castani screziati di verde. Arricciai il naso mentre la ragazza dietro di me armeggiava con la piastra per farmi i boccoli alle punte dei capelli che adesso raggiungevano le mie spalle. 
-È stato davvero un peccato tagliare quella massa di capelli.- buttò lì con un finto broncio, facendo nascere sul mio viso un accenno di sorriso. 
-Cresceranno in fretta, Juls.- affermai alzando gli occhi al cielo mentre mi alzavo dalla sedia e seguivo la ragazza alla cassa.
-Lo spero tanto per te e anche per me.- mi fece l'occhiolino e non potei far altro che ridere alla sua affermazione scherzosa, portando la mano destra alle labbra per coprire la bocca. Ero sempre stata insicura del mio sorriso e, ogni volta che ridevo, immancabilmente e istintivamente la mia mano copriva quello che per me era qualcosa di osceno. 
-Oh tesoro, quanto sei bella!- esclamò la voce di Kayla alle mie spalle mentre pagavo il conto della tintura e della messa in piega. 
Mi girai verso la donna che aveva appena parlato e che si stava avvicinando, avvolgendo le sue braccia ossute attorno alle mie spalle, stringendomi a lei.
Accennai un sorriso e la lasciai fare, biascicando un grazie al suo orecchio. Finito di pagare uscimmo dal negozio, salutando, e ci avviammo verso la macchina posteggiata non molto lontano.
Camminavamo l'una al fianco dell'altra. Prima di essermi tinta i capelli sembravo davvero sua figlia. Stessi capelli lunghi castani e mossi, stesso taglio degli occhi e le labbra piene. L'unica differenza stava nel dna, nel fatto che lei era di statura troppo bassa mentre io ero nella norma e nel fatto che io ero bianca latte e lei aveva la pelle olivastra. 
-Mi stai ascoltando?- da lontano sentii questa domanda e mi scossi dai miei pensieri tornando alla realtà, accorgendomi anche che stavo per calciare un sassolino forse per la centesima volta da quando eravamo uscite dal negozio.
Voltai il mio viso verso Kayla e accennai un sorriso di scuse. Avvolse le mie spalle col suo braccio e mi strinse a lei mentre una risata cristallina usciva fuori dalle sue labbra dipinte di rosso.
-Oh tesoro, capisco di non essere così tanto interessante ma assentarti così mi sembra scortese! Per un anno non ti ho educata in questo modo.- si finse offesa e anche io scoppiai a ridere anche se in fondo mi stavo maledicendo per la mia sbadataggine. Mi morsi il labbro inferiore e aumentai il passo, raggiungendo la Range Rover nera ed entrando dal lato del passeggero dopo che Kayla avesse fatto scattare la sicurezza, infilando le chiavi nella toppa della portiera.
-Stavo dicendo..- riprese il discorso dopo essersi allacciata la cintura di sicurezza mentre io facevo lo stesso.
-Sei contenta di cominciare un altro anno? Insomma, sei al quarto anno adesso. Dobbiamo anche comprare la nuova divisa.- si passò una mano tra i capelli, accendendo la macchina e mettendo in moto per tornare a casa. Sbuffai sentendo le sue parole.
-Chi è mai contento di dover cominciare un altro anno scolastico?- chiesi retoricamente per affrettarmi ad aggiungere subito dopo:-Odio la divisa! E poi i professori sono abituati a vedermi vestita normalmente.- scrollai le spalle e abbassai il finestrino, sporgendomi per ammirare le mille case a schiera che velocemente mi scorrevano davanti. Sentii un sospiro e non ci diedi molta importanza.
-Il preside ha ricevuto molte lamentele da parte degli altri studenti. Per favore, almeno quest'anno sii più clemente e fai amicizia con altra gente. Quella Faith e quel Logan non mi sembrano delle buone persone.- roteai gli occhi al cielo, sapendo che di lì a poco avrebbe ricominciato tutto il discorso sul giusto e sullo sbagliato, sulle amicizie, gli amori e solo Dio sa cos'altro. Presi la mia borsa e ne uscii fuori il telefono e le cuffie. Me le portai alle orecchie e il mondo intorno a me svanì. Chiusi gli occhi e mi concentrai solo sulla voce della cantante che mi entrava in testa e mi portava in un mondo tutto mio, forse nel mondo degli angeli che ci guardano sempre da lassù, forse nel mondo di mamma e papà che, da lontano, mi tenevano ancora d'occhio.
~~~
-Piccola, svegliati.- sentii sussurrare al mio orecchio mentre il mio cuore batteva alla velocità della luce e io annaspavo in cerca di aria.
-Hai fatto un altro incubo?- la voce si fece apprensiva mentre la mano della donna scivolava lungo il mio braccio risalendo velocemente come a infondermi calore, amore e pace.
Sorrisi per tranquillizzarla anche se comunque nel profondo sentivo ancora che qualcosa non andava. Quell'incubo mi tormentava ogni notte. Mi turbava l'animo e non potevo farci nulla. Non potevo neanche dire a Kayla e a Jason, il marito della mia mamma adottiva, che mi ritrovavo nel buio ogni volta che chiudessi gli occhi perché sicuramente mi avrebbero portata dallo psicologo e io non volevo avere nulla a che fare con quella gente.
Presi un lungo respiro e mi sentii rinascere. Ogni mio muscolo stava riprendendo le forze e così mi passai una mano sul viso, abbozzando un sorriso e uscendo dalla macchina.
Kayla mi guardava ancora con sguardo preoccupato e una mano stretta sul cuore. 
-Non avrai intenzione di stare tutto il tempo lì, vero? Hai un marito e due figli da nutrire.- le urlai con un sorriso a trentadue denti stampato sul volto per cercare di farla tornare la felice ed esuberante mamma che sempre avevo ringraziato nel profondo del mio animo.
~~~
In casa regnava il silenzio e una strana stretta attanagliò il mio petto. Presi un lungo respiro e, dopo aver buttato fuori tutta l'aria, mi avviai per il corridoio della grande casa in cui vivevo da un anno e un paio di mesi. Entrai in salotto e mi buttai sul divano bianco ad elle, con una grazia pari a quella di un elefante. La sensazione che continuava a stringermi il cuore sparì non appena mia madre cominciò ad armeggiare con le pentole e a starnazzare qualche strana canzone degli anni '70. La sua voce cominciò a rimbalzare per i muri di tutta la casa fino ad entrare nelle mie orecchie, trapanandomi il timpano. Una risata uscì dalle mie labbra prima che io mi coprissi il viso con uno dei tanti cuscini che mi stavano accanto. 
-Mamma, ti prego! Sei stonata!- urlai in preda a spasmi per le troppe risate che mi scuotevano il corpo. 
Un'altra risata più leggera aleggiò nell'aria, interrompendo quella canzone cantata male, e lo sbattere della porta di casa mi destò dal continuare a prenderla in giro. 
Risate più basse e roche cominciarono a farsi spazio all'ingresso fino a fermarsi davanti la porta del salotto.
-Ehi, piccola Am.- la voce di mio fratello si faceva sempre più vicina e un sorriso enorme si dipinse sul mio volto. Stava sulla soglia del salotto con quel suo ciuffo biondo sempre tirato su, gli occhi grigi che mi guardavano e che sprizzavano gioia in ogni minuziosa sfumatura, le labbra piene aperte in un enorme sorriso e il suo corpo muscoloso ricoperto da una felpa rossa, un paio di jeans e delle vans anch'esse rosse. Mi alzai di scatto dal divano e gli corsi incontro, abbracciandolo.
Mi strinse le braccia attorno alla vita sballottolandomi a destra e a sinistra, facendomi sorridere ancora di più.
-Ciao fratellone.- sussurrai al suo orecchio, aumentando la stretta per sentire ancora di più il calore del suo corpo sul mio.
Un tossicchiare interruppe il nostro abbraccio, facendoci voltare verso la presunta persona che aveva accompagnato mio fratello.
Appena i miei occhi incontrarono quelli color verde smeraldo del ragazzo, accennai un sorriso anche a lui. 
-Ciao Robert.- lo salutai cordialmente, ricevendo in cambio un quasi impercettibile movimento della sua testa. Roteai gli occhi al cielo e mi ributtai sul divano.
-Io e Robbie stasera usciamo, vuoi venire con noi?- mi chiese Tom.
-Da quando mi lasci uscire con te e la tua banda?-
-Non rispondere a una mia domanda con un'altra, Am.- mi riprese con fare severo anche se le sue labbra e uno sprizzo di luce tradivano il suo intento.
Arricciai il naso e annuii con la testa. 
-Ok vengo, alle otto sarò pronta, promesso.- affermai alzandomi dal divano e andandomene in camera mia, lasciando ai due ragazzi il salotto tutto per loro.
SPAZIO AUTRICE.
Mi fareste felice se mi lasciaste una recensione per farmi sapere cosa ne pensate.
  
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