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Autore: Sweetie616    27/10/2008    4 recensioni
“Credi nei sogni, Viola?” Rimasi un attimo in silenzio. Non potevo non crederci, dal momento che stavo vivendo il mio. Dedicata alle Angels, al Gurten Festival, agli sguardi e ai sorrisi che hanno definitivamente annullato la mia sanità mentale XD
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ville Valo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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9.

Dovevo dirglielo. Non potevo più aspettare. Eravamo in cucina, entrambi ad occhi bassi a fissare le nostre tazze di caffè, una strana tensione nell’aria.

“Hai deciso di partire, vero?” disse.

Annuii. Era impossibile mentirgli: era come se i suoi occhi mi leggessero dentro, come se, in qualche strano modo che non riuscivo a comprendere, riuscisse a capire ogni mio sentimento, ogni cosa che mi passava per la mente.

“I miei...hanno chiamato e...” sospirai. E vogliono che io torni a casa, che sia la persona che non sarò mai.

“E vogliono che tu torni a casa....Sei davvero sicura che sia la scelta giusta?” chiese.

No, non lo ero affatto....ma ciò che volevo io, ancora una volta era stato offuscato da ciò che qualcun altro si aspettava da me.

Abbassai lo sguardo, tentando di nascondere le mille emozioni che si affollavano nei miei pensieri.

“Io...non posso fare altrimenti, Ville! Hanno ragione i miei, devo decidermi a crescere, a smetterla di credere nei sogni impossibili! So bene quello che perdo, non tornando in Italia, ma so anche che ho bisogno di un lavoro, di stabilità....di un valido motivo per restare ad Helsinki!”

Mi guardò per un attimo lunghissimo.

“No, non lo sai quello che perdi.” Disse, freddo. “Non lo sai perché hai paura di scoprire che quello che hai sempre cercato, senza mai trovarlo, è qui. Quale sarebbe il valido motivo per tornare in Italia? Quello di essere infelice per far felici i tuoi?”

Restai in silenzio. Aveva ragione. Tutte le mie paranoie, le mie inquietudini, le mie incertezze...erano improvvisamente sparite, da quando ero ad Helsinki... e da quando nella mia vita c’era lui, con il suo ruolo ancora non ben definito.

E prima che potessi ribattere, del tutto inaspettatamente Ville avvicinò il suo viso al mio, sfiorandomi le labbra con un bacio dolcissimo. Non tentai nemmeno di allontanarmi, stavolta. Era stato più rapido di qualsiasi mia reazione...o almeno questa era la scusa che inventai a totale beneficio di me stessa, per cercare di non pensare al fatto che per tutta la mia vita non avevo sognato altro che quel bacio.

Questo potrebbe essere un motivo per restare. Sta a te decidere se considerarlo valido o no.” Sussurrò a pochi centimetri dalle mie labbra, lasciandomi imbambolata e con uno sciame di farfalle che danzava nel mio stomaco.

“Io...io devo andare.” Mormorai, del tutto sconvolta “Ci sentiamo dopo, ok?”

Uscii da casa sua alla velocità della luce, come una perfetta cretina. Scappare era la cosa che mi era sempre riuscita meglio. Non mi seguì. Non aveva bisogno di altre parole per capire che avevo bisogno di stare sola e pensare.

Corsi via fino a svoltare l’angolo, e arrivata nel mio parco preferito mi lasciai cadere su una panchina. Sulla nostra panchina, quella sotto l’albero, sulla quale avevamo passato pomeriggi interi a chiacchierare e a leggere, con in mano una tazza di caffè bollente. Rimasi lì a lungo, ad occhi chiusi, nonostante il freddo e nonostante il parco fosse deserto. Avevo davanti la decisione più difficile della mia vita: restare ad Helsinki ad inseguire un sogno o tornare a vivere una realtà insignificante in un posto che mai ho considerato casa?

Aprii gli occhi, e mi resi conto di quanto mi sentivo a mio agio in quel piccolo parco, nascosto in uno dei quartieri più belli di Helsinki. Ogni cellula del mio corpo apparteneva a quel posto, per quanto cercassi di non pensarci, di far finta di niente. E mi chiesi se mi sarei mai abituata al colore di quel cielo, che mi toglieva il fiato ogni volta che alzavo gli occhi. Cominciavo a capire perché i finlandesi avessero tutti dei bellissimi occhi: quando per generazioni non fai altro che guardare il cielo, i tuoi occhi, per adeguarsi a tanta bellezza, devono necessariamente rubargli un po’ del suo colore, mischiandolo con quello delle foreste e dei prati...

All’improvviso iniziò a suonare il mio cellulare. Migè?

“Ciao Viola! hai....ehm, notizie di Ville?” chiese, preoccupato.

“Sì... sono appena uscita da casa sua. Perché?” chiesi, cercando di far uscire una voce normale.

“Ero preoccupato, ha il cellulare staccato da ieri sera” rimase un attimo in silenzio “Hai detto che sei appena uscita da casa sua?”

Sì, immagino che effettivamente potesse sembrare strano, alle 10 del mattino...

“Non è come pensi, Migè!” puntualizzai. O meglio.... avrebbe potuto essere ciò che pensi, se non fossi una perfetta, romantica idiota.

“Peccato...” borbottò. “Ehm, senti Viola... già che ci sei, dovrei parlarti di una cosa! Ci vediamo al Loose tra mezz’ora, ti va?”

Cosa stava succedendo?

“Ok... prendo un taxi e arrivo, ci vediamo tra mezz’ora”

“Di nuovo gli attacchi di panico” sospirò Migè, dopo aver ascoltato il mio racconto. “Ne ha sofferto dopo la fine della storia con Jonna e ogni tanto ne soffre ancora, quando è sotto stress o è dispiaciuto per qualcosa”

Un brivido mi attraversò la spina dorsale. Era colpa mia? Era stata l’idea della mia partenza a.... ?

“Non lasciarlo” mi disse, a un certo punto. “E’ tornato il vecchio Ville, ultimamente, è tornata quella luce che aveva negli occhi prima che Jonna lo riducesse l’ombra di sé stesso, ed è tornata da quando... sì, beh, dovresti saperlo! Resta con lui.”

“Io... io non posso restare, Migè...non ora” dissi, con la morte nel cuore “Non escludo di tornare, un giorno ma... il mio aereo parte alle cinque”.

Me ne stavo andando. Via dalla città che amavo, via dall’uomo che amavo. Non lo avevo neanche salutato, da brava vigliacca...per non fargli ancora più male o per non farne di più a me.

Il taxi percorreva velocemente le vie di Helsinki.... troppo velocemente. Non ero pronta ad andarmene, proprio no. Stavamo attraversando Vallila quando presi la decisione che mi avrebbe cambiato la vita. E improvvisamente capii quello che stavo cercando di nascondere anche a me stessa. Non sarei mai riuscita a lasciare né Ville nè Helsinki, perché amavo entrambi, un amore così grande che non avrei proprio potuto ignorarlo. Se me ne fossi andata, forse non sarebbe bastata un’intera vita per rimpiangerlo.

“No, aspetti un secondo!”

Il tassista mi guardò dallo specchietto, perplesso.

“Ho cambiato idea, può portarmi a Munkkiniemi, per favore?”

Quando il taxi cambiò direzione, mi sentii sollevata. Ora sì, ora stavo andando davvero a casa.

OST: Farewell - Apocalyptica

Sisko: come sempre grazie dei commenti *__* e sì... quella frase decisamente aumenta la psicolabilità XD

   
 
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