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Autore: coldcoffee89    16/11/2014    2 recensioni
Penelope. Per gli amici Penny. Frivola, curiosa, rumorosa e con una sana predisposizione a combinare guai. Nutre una passione sconfinata per il caffé, i colori a tempera e le feste e ha un'immensa sfiducia nell'amore.
Daphne. Anticonvenzionale e solitaria. E' un po' allergica ai rapporti umani troppo stretti e ai gatti. E' un cubetto di ghiaccio che si scioglie quando danza. Va matta per i rompicapo e per gli horror. Colleziona guide turistiche perché le piace viaggiare, anche solo con l'immaginazione.
Entrambe si imbattono nella più grande boyband del momento: i One Direction. La vita delle cinque popstar, però, non è perfetta come sembra e ben presto le ragazze scopriranno che dietro la loro solida e scintillante facciata si nasconde qualcosa.
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 4 – Gravity

 


 

"Ma credi sul serio che per amare
ci sia bisogno di sapere come si ama?"

 Luigi Pirandello

 






 

Vedere Zayn Malik e Louis Tomlinson in macchina alle 11:45 del mattino non era certo una cosa all’ordine del giorno, poiché in genere loro erano quelli che evitavano gli impegni prima delle 12. Ma quella mattina erano stati invitati ad una trasmissione radiofonica per parlare del nuovo album, che sarebbe uscito di lì a poco, e avevano dovuto fissare la sveglia alle 8 con grande disappunto di Louis che ora guidava nervosamente tra le strade di Londra per tornare a casa. Il suo amico sedeva al posto del passeggero in completo silenzio, forse cercando di rilassarsi. O forse perché odiava fare interviste e rispondere sempre alle stesse domande tanto quanto le odiava lui.
E poi alla radio sentì una voce tremendamente familiare e percepì una fastidiosa sensazione allo stomaco - Siete sintonizzati su Soho Radio e qui è di nuovo la vostra Penelope a parlare - era la stessa voce bassa e melodiosa, così sensuale anche se distorta dalla radio, e lui inchiodò immediatamente accompagnato dall’assordante clacson della macchina dietro alla sua.
Zayn aveva poggiato le mani sul cruscotto per istinto e i suoi occhi spalancati si erano immediatamente posati su Louis. Lo guardava come se fosse improvvisamente impazzito - Ma che cazzo ti prende? -
- Cerca subito la sede di Soho Radio - mentre il clacson alle sue spalle non smetteva di suonare - Va bene, va bene, mi sposto! - urlò contro il finestrino aperto, rimettendo in moto e accostando lungo la strada.
Louis aumentò il volume, ignorando i forti insulti del conducente che lo stava affiancando, e indicò la radio a Zayn che ancora lo fissava come se avesse un pazzo appena uscito da un manicomio davanti a sé - È lei! E non è partita! È qui, io lo sapevo! Quella Eve mi stava solo prendendo per il culo - e batté le mani dandosi mentalmente dello stupido - Allora ti muovi?! -
- Va bene, amico, un attimo - ribatté Zayn prendendo il telefono dalla tasca del giubbotto di pelle - Calmati -
- No, non mi calmo! - esclamò su di giri - L’ho trovata!!! - e batté più volte le mani sul volante come un’improvvisata batteria.

Quando Penelope uscì dal 22c di Great Windmill Street si sarebbe aspettata di tutto, un attacco terroristico, un flash mob con l’ultima canzone di Nicki Minaj e perfino la Regina Elisabetta attraversare la strada, ma non si sarebbe mai aspettata Louis Tomlinson né vederlo andarle incontro coi suoi soliti occhi blu, la sua camminata sicura, un cappello grigio sulla testa e il suo sorriso strafottente a distorcergli le labbra sottili. No, non se lo sarebbe completamente aspettato e il primo pensiero che le attraversò la mente fu quello di tentare la fuga e deviare verso sinistra, cercando di ignorarlo. Eppure lui non sembrò battere ciglio e deviò verso la sua direzione.
- Che diavolo ci fai qui? - sbottò lei, infastidita senza però fermarsi.
- Ciao anche a te, Penelope - Louis affondò le mani nelle tasche del giubbino, nascondendo un sorriso ma continuando a seguirla.
Penelope scosse la testa - Cosa stai cercando di fare? - gli chiese quando si accorse che lui non avrebbe smesso di seguirla.
- Volevo rivederti - ammise a bassa voce dopo averla affiancata con due passi rapidi.
- Oh ti prego! - sbottò Penelope, stringendo tra le dita la tracolla della borsa nera - Non è così che funziona! Quando me ne sono andata, quella mattina, pensavo di aver reso chiaro il concetto -.
- Quindi non volevi rivedermi più? -.
E quando la ragazza notò una certa delusione negli occhi azzurrissimi di Louis, quegli stessi occhi pieni di malinconia che aveva visto quella notte, tentennò un attimo prima di scuotere la testa. - No - aggiunse con tono serio e distaccato, completamente diverso da quello che Louis aveva imparato a conoscere durante la notte trascorsa insieme - Non volevo rivederti più -
- Pensavo ti fosse piaciuto - borbottò il ragazzo, puntando questa volta il suo sguardo sulla punta delle Vans nere.
- Sì, ma .. -
- No, aspetta un attimo - Louis le strinse la mano attorno al braccio, interrompendola e fermando finalmente i suoi passi - Non voglio parlarne qui.. Non posso rischiare di essere visto così per strada, mi riconoscerebbero e non è il caso di farci fotografare da qualcuno - le spiegò fronteggiandola - Vieni con me, per favore. Mi basta solo una conversazione e poi ti lascerò andare via se lo vorrai -.
Penelope distolse lo sguardo, assottigliando le labbra in una linea ferma e tesa. Scosse la testa e sospirò leggermente prima di guardare le dita di Louis ancora strette al suo braccio - Va bene, vengo con te - affermò, perché un po’ voleva davvero andarci e un po’ perché non era il tipo da tirarsi indietro davanti ad una situazione simile. Così lo seguì, ignorando l’espressione improvvisamente vivace di Louis e il mezzo sorriso che mostrò mentre la conduceva alla sua auto.
Quando lui le aprì la portiera posteriore del suo Suv nero, Penelope dovette ricredersi sui pensieri fatti fino a pochi minuti fa: forse Louis Tomlinson avrebbe potuto anche aspettarselo insieme all’apocalisse, al meteorite e alla Regina, ma non la persona che la guardava dal sedile del passeggero con genuina curiosità.
- Ciao Zayn Malik! - esclamò sussultando sul sedile e lo fissò per una manciata di secondi prima di prendere posto. Non poteva di certo ammettere al mondo intero di aver seriamente elaborato dettagliate fantasie erotiche su quel ragazzo che adesso la guardava con due splendidi occhi dal taglio esotico, contornati da lunghe ciglia scure.
Il viaggio in macchina si svolse in assoluto silenzio smorzato solo dalla musica proveniente dalla radio e dal picchiettare continuo delle mani di Louis sul volante e dalle sue occhiate furtive allo specchietto retrovisore per incrociare lo sguardo caldo di Penelope.
Louis fermò l’auto davanti casa di Zayn pochi minuti dopo, e il moro neanche se n’era accorto. Se ne rese conto solo quando percepì gli occhi di Louis fissarlo in attesa.
- Oh.. pensavo stessimo andando a casa tua - mormorò riscuotendosi dai suoi pensieri.
- No, Zayn- lo corresse Louis - Tu stai andando a casa tua -
- Uhm va bene - il ragazzo lanciò un’occhiata a Penny e poi salutò i due con un cenno del capo.
La ragazza ne approfittò per arrampicarsi e sedersi al posto del passeggero lanciando un sorriso a Louis - Come diavolo hai fatto a trovarmi? - gli chiese quando lui mise in moto.
- Ti ho sentita alla radio e poi ho cercato su internet l’indirizzo, semplice -
- Ok, giusto. La prossima volta devo cercare un metodo migliore per far perdere le mie tracce - borbottò Penelope voltandosi a guardare il profilo di Louis che rilasciò una lieve risata roca dalle labbra.
- Certo che la tua amica Eve ne ha dette di stronzate quando sono andato a casa sua - aggiunse poi lui, svoltando verso la strada in cui viveva - Scommetto che vivi ancora lì con lei -.
Penelope scoppiò improvvisamente a ridere ricordando l’episodio avvenuto un paio di giorni prima sulla sua porta di casa sua e Louis alternò più volte lo sguardo tra lei e la strada con un pizzico di incredulità e un sorriso incerto, sicuro che qualcosa gli stesse sfuggendo.
- Ero lì, Lou. Mentre tu parlavi con lei, io ero nascosta dietro la porta - ammise, coprendosi la bocca col dorso della mano.
- Co..cosa? -
- Mi dispiace - e fece spallucce con un sorriso divertito sulle labbra piene.
Louis entrò nel parcheggio privato del palazzo e fermò la macchina al posto a lui riservato - Non solo la tua amica mi ha preso il per il culo, ma ho anche fatto la figura dell’idiota! - sbottò spalancando gli occhi e scuotendo la testa senza smettere di sorridere.
- Non ti preoccupare! Lei pensa di aver fatto una figuraccia ancora peggiore della tua - lo rassicurò Penny con una pacca sulla spalla, per poi scendere dall’auto.
Entrarono nell’appartamento di Louis pochi istanti dopo e Penelope si prese un po’ di tempo per osservarne i dettagli alla luce del giorno. Il soggiorno era ben illuminato da ampie finestre che lasciavano intravedere una vista mozzafiato su Londra. Era tutto ben curato e con mobili moderni e costosissimi. Ad Eve sarebbe piaciuto un sacco, ne era certa.
Louis si fece strada attraverso il soggiorno fino alla cucina, estraendo il telefono dalla tasca del giubbotto - Ti va di pranzare? Possiamo ordinare del Kebab, ti va? -.
Penelope annuì distrattamente mentre lasciava sul divano la giacca e la borsa e lo seguiva in cucina. Prese posto su uno sgabello e incrociò le braccia sul ripiano della penisola di marmo bianco mentre Louis ordinava due Kebab per telefono. Poi riattaccò e le sorrise - Speravo di trovarti a letto quella mattina - ammise dopo qualche istante mentre prendeva due birre dal frigo - Ti avrei offerto la colazione -
- Louis.. - Penny rise prima di riprende a parlare - Non funziona così con le avventure di una notte -
- Non intendevo una colazione nel senso letterale del termine - spiegò poi Louis con un’occhiata eloquente e un sorriso che sapeva di malizia e cose altamente proibite.
E Penelope si ritrovò a cercare le parole per controbattere a quella sua affermazione ma si limitò a mormorare un - Oh - e a prendere la bottiglia di birra che Louis le porgeva incrociando poi gli occhi azzurri del ragazzo.
Aspettarono il kebab scherzando un po’ su Eve e su come si era comportata e poi sul cappellino di lana che Louis non si era ancora tolto perché - Ho dei capelli inguardabili - aveva detto, permettendo a Penny di prenderlo in giro ancora con una risata sonora e squillante.
Pochi istanti dopo si ritrovarono seduti attorno alla penisola con due piatti di kebab ricoperto di salsa allo yogurt e insalate varie. E Penelope rideva ancora per il cappellino di lana e per l’incredibile vanità di quel ragazzo - Puoi anche toglierlo - disse all’improvviso indicandolo col dito.
- No, non posso - ribatté risoluto Louis, scuotendo la testa - Non se ne parla. L’incredibile fascino che riesco ad esercitare su di te sparirebbe in un secondo se ti mostrassi i miei capelli -
Penelope sgranò gli occhi incredula e - Oh certo! Sei un idiota! Vediamo se riesci ad esercitare questo famoso fascino anche così - rivolse a Louis un sorriso malizioso prima di infilare la mano nella vaschetta di plastica contenente salsa allo yogurt, e si protese attraverso la penisola per spalmarla sul viso di Louis.
Lui la fissò indignato con mezza faccia sporca e la bocca piena. E poi - Questa è guerra! - esclamò afferrando la vaschetta ma Penny era già in piedi pronta a svignarsela verso il soggiorno - Vieni qui, Penelope! -.
Louis la inseguì nell’altra stanza e l’acchiappò circondandole la vita col braccio libero dopo che lei era riuscita a sfuggirgli un paio di volte dietro il divano. - Non farlo, ti prego! No - lo supplicò lei ridendo e prendendo fiato, ma lui continuava a tenere la vaschetta di salsa allo yogurt pericolosamente alta sul suo viso - Ti arrendi? - le soffiò contro l’orecchio - Dillo, ti arrendi? -
- Sì, sì, mi arrendo - urlò lei - Ora lasciami andare, ti prego -.
Lentamente la liberò dalla sua presa abbassando la vaschetta di salsa. Penny si voltò verso Louis e alla vista del suo viso e del suo famoso cappello di lana sporchi, scoppiò nuovamente a ridere - Sei…ridicolo!!! -.
E in risposta alle sue parole, Louis la catturò di nuovo tra le sue braccia - Dì le tue ultime preghiere - fu quello che Penny sentì prima di essere ricoperta di salsa allo yogurt.
- Ora va meglio! - Louis affermò con espressione soddisfatta e piena di orgoglio. La liberò dalla sua presa ferrea e le diede un’occhiata veloce prima di mettersi a ridere - Che dolce sapore ha la vendetta -
- Sì, di salsa allo yogurt. Sembro un kebab! - si lamentò lei prendendo un po’ di salsa con un dito dal viso di Louis e poi lo portò alla bocca - Anche tu sembri un kebab - ma lui la osservava in silenzio, per un attimo interdetto da quel gesto così sensuale e particolarmente intimo.
Penelope inarcò un sopracciglio - Perché mi guardi così? - gli chiese nonostante sapesse già il motivo di quell’occhiata intensa e di quel mezzo sorriso dipinti sul viso di Louis.
Lui non disse nulla e storse la bocca prima di avvicinarsi a lei e prenderle il viso sporco tra le mani. E poi la baciò. Dapprima lentamente, aveva assaporato le sue labbra, pizzicandola con la barba, strappandole poi un gemito quando le aprì la bocca per approfondire quel bacio. - Che ne dici di fare una doccia per darci una ripulita? - le sussurrò contro le labbra con voce bassa e roca e gli occhi celesti ancora chiusi - Insieme -.
Penny rimase in silenzio mentre Louis posava piccoli e leggeri baci all’angolo della sua bocca. Accettare quella proposta avrebbe significato andare contro alcuni dei suoi principi: Louis aveva una ragazza e lei odiava i tradimenti, specialmente se si ritrovava ad essere una dei colpevoli.
Eppure quando lui alzò lo sguardo su di lei e le chiese un - Che ne dici? - carico di aspettative, lei non ci pensò due volte a rispondere - Va bene -, ed eliminando del tutto i suoi pensieri, aggiunse - Così finalmente toglierai questo cappello -. La risposta fu solo un'allegra risata contro la sua bocca.


Con i capelli raccolti in una crocchia scomposta, Daphne afferrò il suo borsone e lasciò il solito tavolino accanto alla vetrata della caffetteria che faceva angolo sulla strada della scuola di danza. Si avvicinò al bancone e sorrise al proprietario.
- Te lo metto sul conto? -
- Grazie Mike -
- Sta diventando una bella cifretta – le disse l'uomo avvisandola con gentilezza che il suo conto stava velocemente lievitando. Aveva le tasche bucate più del solito da quando Suor Clarisse aveva lasciato questo mondo. Il suo aiuto, anche se minimo, la faceva arrivare a fine mese senza il rischio di indebitarsi.
- Ti giuro che presto inizierò a saldare il conto – promise mortificata prima di uscire dal locale lasciando tintinnare la campanella attaccata alla porta. Sembrava che quel suono l'avesse ridestata, come se l'avesse svegliata dal torpore di quella vita che non le piaceva affatto. Doveva trovare una soluzione, cercare un terzo lavoro o uno che la facesse guadagnare dignitosamente. In pratica doveva fare quell'articolo e ottenere la promozione al Mirror.
Tirò fuori il cellulare dalla tasca del montgomery beige e velocemente, perché quel giorno faceva freddo e non vedeva l'ora di rimettere le mani in tasca, scrisse un messaggio ad Ellen che diceva semplicemente “Lo faccio”.
Con lo sguardo basso e pensieroso scese automaticamente le scale della metropolitana e una volta sul vagone strinse a sé il borsone e si aggrappò ad un palo per evitare di cadere. La voglia di fare quell'articolo era sotto zero. Non aveva la minima intenzione di usare Gemma per scoprire i segreti di suo fratello e, nonostante l'inizio alquanto terrificante tra lei ed Harry, adesso non voleva neanche approfittarsi di lui.
Ma aveva qualche altra scelta?
No. Quella era l'unica soluzione a portata di mano e doveva afferrarla e portarla a termine per il suo bene, per quanto meschina fosse. Forse si sarebbe piano piano trasformata in tutto quello che non avrebbe voluto essere, in una copia sputata di Ellen che agiva senza alcun rispetto per le persone di cui scriveva. Ma non è proprio questo il compito della vita? Cambiare le persone a suo piacimento, le anime più pure e quelle più nere. Il corso delle cose mescola il bene e il male e l'anima degli uomini diventa grigia e macchiata.
Daphne si accorse giusto in tempo dell'arrivo della sua fermata, perché quei pensieri l'avevano isolata e resa triste. L'idea di dover macchiare la sua anima per sopravvivere la faceva sentire impotente, un burattino nelle mani della vita che con lei non era mai stata molto gentile.
Entrò in casa giusto in tempo per evitare l'acquazzone che aveva appena iniziato ad abbattersi sulle strade di Londra e si catapultò in camera sua senza neanche accertarsi che Gemma fosse in casa. In quel momento bramava solo il suo letto anche se erano solo le 18.30.
- Stai dormendo? -
Ebbe il tempo di sprofondare nel suo morbido materasso solo per dieci minuti perché quella voce la fece sobbalzare.
- Se stavo dormendo di certo ora non lo sto facendo più – sbuffò tirandosi su per poi bloccarsi con la bocca leggermente aperta e gli occhi spalancati.
Un Harry Styles gocciolante troneggiava al centro della sua stanza con indosso solamente un asciugamano stretto attorno alla vita. Nella parte più bassa della sua vita, diciamo pure al limite del pudore.
- C-che stai facendo? - balbettò non riuscendo a staccare lo sguardo dai suoi addominali in bella vista.
Harry sorrise avvicinandosi – Stavo facendo una doccia -
- Sì, lo avevo intuito -
- Potrei anche aver corso nudo sotto lo pioggia -
Daphne deglutì. Quell'immagine le era passata solo per un nano secondo per la testa, eppure l'aveva già scombussolata. E lei non si faceva scombussolare mai, mai.
- Non credo, le tue fans ti avrebbero già rapito e seviziato -
- Credi che io sia un ragazzo da seviziare? - domandò avvicinandosi ancora con un sorriso che non aveva davvero niente di innocente.
Daphne, che aveva ripreso il suo autocontrollo - più o meno - evitò di guardare le linee a “v” del suo bacino e si concentrò sul viso del ragazzo. Peccato però che i suoi riccioli bagnati e attaccati alla sua fronte l'aiutavano poco nel suo intento.
- Credo solo che adesso non hai proprio l'aria di uno di quei cartonati a grandezza naturale che le ragazzine hanno in camera loro e che dovresti uscire dalla mia camera o vestirti – fece una pausa e voltò la testa di lato per guardare fuori dalla finestra, ma riusciva comunque a distinguere il suo riflesso nel vetro – Bé in ogni caso dovresti andare -
- Scusa – disse lui con una nota divertita nella voce – non volevo turbarti -
Daphne si voltò di scatto e incrociò le braccia al petto – Non mi hai turbata, Harry. Non sei certo il primo ragazzo mezzo nudo che ho visto in vita mia. -
- Bene. Comunque volevo chiederti se hai un phon, quello di Gemma sembra morto – mormorò incrociando le braccia al petto anche lui, in quel modo contrasse i bicipiti e nello stomaco di Daphne qualcosa fece un balzo. Okay, non vedeva un uomo nudo da un po' di mesi e la mancanza di sesso probabilmente la stava rendendo più nervosa del normale in quel momento.
- Oh, certo.. - rispose la ragazza e si alzò per aprire l'armadio e tirare fuori il suo phon. Intanto Harry l'aveva raggiunta e quando lei si voltò lo trovò ad una distanza troppo esigua considerata la situazione.
- Ecco.. - glielo porse e per evitare di guardarlo negli occhi fissò i tatuaggi sul suo petto. Sentirsi impotente di fronte al corso della vita era un conto, ma farlo di fronte ad un uomo – meglio ragazzo – per la sua indole femminista era un oltraggio.
- Ti piacciono? -
- C-cosa? - balbettò costringendosi a guardarlo.
Lui sorrise. - I miei tatuaggi. Ti piacciono? O i tatuaggi in generale, se preferisci -
Lei, invece, arrossì. - I tatuaggi in generale mi piacciono. E ne ho uno. I tuoi mmh.. -
- Mmh? Non dirmi che non te ne piace neanche uno! - si sfiorò i punti in cui aveva dei tatuaggi in vista e le mostrò il braccio sinistro che era ricoperto di inchiostro per gran parte della sua lunghezza.
Daphne li osservò, ancora un po' imbarazzata, sollevando una mano per seguirne in contorni ma senza mai toccare la pelle di Harry e lui rimase immobile, quasi senza respirare.
- Mi piace questo – disse alla fine, sfiorando la pelle del suo braccio dove si trovava il disegno di due mani che si stringono – È molto bello -
- Sì, è anche uno dei miei preferiti -
- Ma questo è orrido – disse facendo un passo indietro per indicare, senza toccare, gli addominali di Harry dove si ergeva una farfalla gigantesca. - Come ti è saltato in mente di tatuarti quella cosa sui.. - arrossì di nuovo, ma non era colpa sua se quel ragazzo aveva il fisico di un adone greco - .. sul tuo addome -
- Tutti sempre a criticare la mia farfalla – borbottò mettendo il muso.
- Fai scappare le donne con quella cosa, mi dispiace -
- Non tutte – rispose il riccio con un sorriso e i capelli ancora gocciolanti – E il tuo tatuaggio? Me lo fai vedere? -
Daphne rise – Ci hai provato, Styles. Ma non ti farò vedere il mio tatuaggio perché io non vado in giro a denudarmi davanti ad uno sconosciuto -
- Ma io non sono uno sconosciuto! -
Daphne appoggiò le mani sul suo petto e lo spinse fuori dalla stanza. – Ciao, Styles – disse sorridendo anche se era sicura di aver assunto una tonalità amaranto sul suo viso.
Quando si chiuse la porta alle spalle Daphne rimase immobile qualche istante, a fissare un punto indefinito della sua camera da letto e a sorridere. In fondo sapeva di trovare Harry carino. E non per il suo aspetto fisico, perché in quel caso il termine carino era riduttivo, ma perché la faceva ridere e le faceva dimenticare per un po' il casino che era la sua vita.
Ma doveva svelare al mondo i suoi segreti, tradire la sua fiducia e per questo non poteva assolutamente affezionarsi a lui.


6 Messaggi da Eve
Ore 14:30: “Dove sei?”
Ore 14:35: “Avevi detto che saresti tornata subito a casa per il pranzo”
Ore 15:47: “Con chi sei andata a letto questa volta?”
Ore 15:55: “E poi, diamine, sono solo le quattro del pomeriggio”
Ore 15:56: “Dovresti vedere uno psicologo per i tuoi problemi di ninfomania”
Ore 15:58: “…scherzavo! Continua così, mia piccola ninfomane. Fatti sentire appena finisci di avere un orgasmo”


Penny, seduta a gambe incrociate al centro del grande letto matrimoniale, trattenne una risata quando controllò i messaggi di Eve e le digitò un veloce “Tranquilla, sto bene! Appena torno a casa ti racconto” giusto per calmarla un attimo. Sapeva quanto la sua amica potesse essere ansiosa e adesso la immaginava seduta sul divano del loro soggiorno cosparsa di cenere di sigarette e con un bicchiere di vino rosso, perché “Ehi, quello riesce a calmarmi meglio di una camomilla” spiegava sempre, quando ne beveva troppo.
Louis rientrò in camera sua in quell’esatto momento, con addosso un accappatoio blu e un’espressione felice e rilassata. Con un asciugamani bianco si frizionava i capelli bagnati che gli si erano appiccicati alla nuca.
- Cosa c’è di così divertente? - le chiese aprendo l’armadio.
- Niente - Penny scosse la testa - Eve era un po’ preoccupata - spiegò poi alzandosi dal letto e lasciando il telefono sul comodino.
Si posizionò alle spalle di Louis e osservò il caos che regnava all’interno di quell’armadio che occupava un’intera parete - Mi presteresti una maglietta? - sussurrò, sbirciando oltre la spalla di Louis.
- Sì - il ragazzo ne pescò distrattamente una semplice e bianca dall’ammasso di vestiti lasciati a casaccio nell’armadio - Tieni -
- Oh, ma davvero?! Non hai qualcosa di più figo da prestarmi? - esordì Penny con una smorfia indignata - Tipo quella lì con un su scritto “Love will tear us apart” - che lei aveva visto piegata in cima ad una pila di altre magliette dalle stampe e disegni decisamente più interessanti di una misera e scialba t-shirt bianca.
- Ti ricordo.. - e Louis si voltò per fronteggiarla, incrociando le braccia al petto - ..che hai già una giacca Armani che aspetto di riavere -
- E quella giacca aspetta solo di essere di nuovo tua - affermò Penelope annuendo, e se lo avesse detto senza cercare di nascondere un sorriso, Louis avrebbe anche potuto prenderla sul serio. Poi lei affilò lo sguardo, cercando di sfoderare degli occhioni da cerbiatta, cosa che le riusciva una volta sì e tre no - Adesso potresti prendermi una maglietta più interessante? - e condì il tutto con un tono di voce dolce e fin troppo zuccheroso, che poco si addiceva al suo comportamento sempre poco incline alle emozioni e alle carinerie.
Louis rise piano, facendo un passo alla sua destra, e col braccio sinistro le mostrò l’armadio aperto - Tutto tuo! -.
Il sorriso che si formò sulle labbra di Penelope era colmo di felicità e soddisfazione. Insomma, fare felice una ragazza era piuttosto semplice, specialmente se le si dava un armadio pieno di vestiti, anche se questi erano prettamente maschili. Ma al diavolo, lei voleva davvero una maglietta di quelle. Così mentre lei frugava tra l’abbondante collezione di Louis, il ragazzo indossò un paio di boxer neri e fu proprio nel cassetto dell’intimo che trovò qualcosa che lo fece sorridere - Anche io ho qualcosa di tuo - affermò, voltandosi verso Penelope, che adesso indossava una delle sue magliette, esattamente quella blu dei Buffalo Bills, che lui davvero adorava e che su di lei faceva tutto un altro effetto.
- Cosa? -
- Questo! - e sventolò il perizoma nero che Penny aveva lasciato quella notte.
- Cavolo! - esclamò la ragazza, attraversando la stanza per raggiungerlo - Il mio perizoma - e fece per prenderlo ma lui scostò la mano in tempo.
- No no! - sussurrò circondandole la vita con la mano libera - Lo riavrai solo quando mi restituirai la mia giacca - e si avvicinò per baciarla ma questa volta fu lei a scostarsi in tempo.
- No no! - Penny imitò lo stesso tono di Louis e poi continuò - E tu riavrai tutto questo - e indicò il suo intero corpo con la mano - Solo quando io riavrò il mio perizoma -
- Touchè - accettò Louis con un cenno del capo - Va bene -.
E così dopo aver suggellato quel patto con una stretta di mano e una veloce palpata alla chiappa destra di Louis, Penny uscì dall’appartamento del cantante alle ore tarde di un pomeriggio dai risvolti totalmente inaspettati. E mentre passeggiava per le strade di Londra, con uno strano sorriso sulle labbra e con la mente sgombra da ogni pensiero, senza una meta ben precisa, il telefono iniziò a squillarle nella tasca del giubbotto.
Senza conoscere il numero sul display, rispose immaginando fosse Louis che aveva memorizzato il suo numero poco prima che Penny andasse via - Se vuoi di nuovo vedermi devi ridarmi il mio perizoma! -.
Ci fu una pausa dall’altro capo del telefono e poi Nick Grimshaw le parlò e, dal suo tono di voce, capì che stava sorridendo - Oh non pensavo mi avessi lasciato un perizoma durante il colloquio - la prese in giro il famoso radiofonico.
Merda.
- Scusa Nick - biascicò subito lei, cercando un burrone in cui sprofondare - Pensavo fosse qualcun altro -
- Non ti preoccupare - la tranquillizzò lui - Dopo questa telefonata non ho più alcun dubbio su chi debba essere la mia co-presentatrice -.
Penelope si bloccò nel bel mezzo del marciapiede come se non avesse ben capito le parole di Nick - Scusa? -
- Hai capito bene! Sei stata assunta! Congratulazioni, sarai la mia nuova co-presentatrice per The Radio 1 Breakfast Show! -.


Era passata circa mezz'ora da quando Daphne aveva provato a buttare giù qualche idea per l'articolo che le avrebbe assicurato una promozione al Mirror, ma con scarsi risultati. Aveva scritto quattro righe e ne aveva cancellate, riscritte e cancellate ancora almeno il triplo.
Non aveva scoperto molto da quando divideva l'appartamento con Gemma Styles, o perlomeno niente che valesse una promozione. Sapeva che Harry Styles era estremamente geloso di sua sorella anche se non lo dava a vedere, che si sentiva almeno tre volte al giorno con gli altri membri della band quando non si vedevano (e pure quando si vedevano), aveva anche scoperto che non si separava mai da una sorta di diario dalla copertina in cuoio e che di tanto in tanto, all'improvviso, l'apriva con foga e ci scribacchiava come in preda ad un'illuminazione. E quello forse era l'unica cosa che avrebbe potuto darle qualche notizia interessante.
Per quello che aveva potuto vedere Harry Styles era esattamente come si mostrava al pubblico, anzi era meglio. Era un gentiluomo nonostante la giovane età, bello e romantico, intelligente ma un po' ingenuo, a volte era un po' invadente ma era divertente e riusciva a coinvolgere chiunque si trovasse a tiro. Insomma quel ragazzo non aveva nulla di scandaloso e l'unico articolo che avrebbe potuto scrivere con quelle informazioni sarebbe stato un elogio ai suoi addominali e ai suoi bicipiti. Quelli li aveva potuti osservare fin troppo bene.
E in quel momento, come se le avesse letto nel pensiero attraversando le spesse mura dell'appartamento, il riccio bussò alla sua porta – Posso? Ti giuro che sono vestito -
Daphne chiuse il suo personal computer di scatto e si schiarì la voce mascherando un sorriso – Entra -
Allora Harry aprì la porta e dapprima si affacciò appoggiandosi allo stipite, facendo guizzare le sue iridi verdi all'interno della stanza e poi, fermatosi un'istante a fissarla con un grande sorriso stampato in faccia, avanzò lentamente fino ai piedi del letto sul quale Daphne era seduta a gambe incrociate.
- Io e Gemma stiamo per giocare a birra-scarabeo, vuoi unirti a noi? -
- Birra-scarabeo? - chiese Daphne inclinando un poco la testa.
- Chi fa la parola con meno punti beve -
- Ci sto. Sono un asso con le parole, Styles – disse soddisfatta e non appena vide il ragazzo sorridere in modo malizioso e aprire la bocca per dire qualcosa lo interruppe repentinamente – So cosa stai per dire, non farlo -
Harry alzò le mani in segno di resa – Okay, lascio tutto alla tua immaginazione – disse e poi uscì dalla sua stanza sorridendo.
Daphne salvò la bozza delle poche e inutili righe che aveva scritto e poi si alzò dal letto per posizionarsi davanti allo specchio verticale. Era pessima in quel momento. Aveva un paio di leggins neri ed un maglioncino grigio di due taglie più grande; i capelli castani erano raccolti in una crocchia scomposta e gli occhi, un misto tra il verde e il marrone, erano contornati da delle leggere occhiaie. L'unica cosa che poté fare era slegarsi i capelli e dargli un po' di volume buttando la testa in giù, ma quando si tirò su si chiese perché lo avesse fatto. In fondo doveva rimanere in casa, a giocare a birra-scarabeo con la sua coinquilina e suo fratello. Un'innocua seratina che in un'altra occasione avrebbe tranquillamente passato in versione casalinga disperata. Ma, anche se Daphne non voleva ammetterlo a sé stessa, il fratello della sua coinquilina la metteva in soggezione e non perché era una pop star pluripremiata ma semplicemente perché lo trovava in qualche modo interessante (o almeno tutte le volte che non faceva il cascamorto).
Si diede un'ultima occhiata allo specchio e poi raggiunse l'open space che faceva da cucina e salotto dove Gemma ed Harry si stavano godendo una birra stravaccati sul divano.
- Io sono più grande ed io detto le regole del gioco – sentì dire a Gemma che sbatté con enfasi la bottiglia di Guinnes sul tavolino per darsi un tono. - E quali sarebbero queste regole? - intervenne la ragazza prendendo tre grandi cuscini dal divano per poi buttarli a terra attorno al tavolino. - Ogni tre bevute si può decidere di non bere ma bisogna sottoporsi a obbligo o verità -
- Andiamo! Bevi e basta! - asserì il riccio avvicinandosi al frigo per tirare fuori una manciata di birre come fosse un barista provetto. Ne portò tre per mano e Daphne non poté fare a meno di notare quanto le sue dita fossero lunghe e affusolate e quanto le sue mani fossero grandi ma allo stesso tempo delicate. Smise di fissarle solo quando si accorse che una di esse era rivolta verso di lei perché le stava porgendo una sessantasei di Guinnes, così l'afferrò e prese posto su uno dei cuscini incrociando le gambe.
- Io devo lavorare domani mattina fratellino, perciò mi avvarrò della facoltà di non bere di tanto in tanto -
Harry scosse la testa borbottando un “Non sei una vera Styles” e poi sprofondò sul cuscino accanto a Daphne mentre Gemma si mise su quello di fronte. - Tu invece berrai, vero? - chiese a Daphne che aveva iniziato a sistemare il gioco al centro del tavolino.
- Non mi tirerò indietro, ma quello che berrà sarai tu perché ti straccerò! - sentenziò la ragazza porgendogli il sacchetto contenente le lettere dell'alfabeto.
Harry ne pescò alcune guardandola con aria di sfida e le posizionò sul suo piccolo leggio – Vedremo -
Iniziarono a giocare e per i primi quattro turni Daphne non bevve neanche un goccio di birra, al contrario di Harry e Gemma che avevano fatto il pieno. - “Misoneista”? Sei seria? Cosa diamine significa? - domandò Harry sbuffando quando Daphne ebbe finito di comporre la sua parola sulla tavola del gioco.
- Dicesi di una persona assolutamente contraria ad ogni innovazione o cambiamento, signor so tutto io -
- Praticamente tu, signorina non-spostare-nulla-o-ti-taglio-le-mani – l'accusò Harry tirando fuori la discussione avuta con lei quella stessa mattina sulla disposizione di alcuni mobili.
Daphne incrociò le braccia al petto e gli lanciò un'occhiataccia mentre Gemma osservava lo spettacolo sgranocchiando delle patatine alla paprika.
- Non è colpa mia se sei un pessimo interior designer, Harry. La libreria non poteva stare là dietro -
Gemma portò le mani in avanti - Okay, siete un amore ma vogliamo andare avanti? - disse ridendo prima che Harry potesse replicare e continuare quel battibecco all'infinito – Harry hai fatto la parola più scarsa e devi bere -
- Bene – borbottò il ragazzo finendo tutta d'un fiato la sua seconda bottiglia di birra – La prossima a bere sarai tu, Baker -
Daphne rise beffarda e prese le lettere mancanti dal sacchetto di stoffa beige e lo stesso fece Harry mentre Gemma abbandonò improvvisamente il gioco dileguandosi in camera sua con un sorriso a trentadue denti. Doveva essere Ashton.
Così sistemò le caselle sul suo leggio con un'accuratezza maniacale e si concentrò su di esse per trovare una parola che avrebbe messo a tacere Harry e il suo ego smisurato. Si allontanò giusto un attimo per prendere un'altra birra dal frigo e quando tornò al tavolino trovò Harry intento a sistemare sulla tavola da gioco la sua parola. Ottanta punti.
- Non è possibile –
- Invece sì -
Compose la sua parola che non arrivava neanche a quaranta punti e poi guardò Harry che sembrava godersi il momento un po' troppo. Osservò ancora le sue mani, questa volta non per ammirarle ma per scoprire che nascondevano le lettere che aveva scambiato nel lasso di tempo in cui aveva raggiunto il frigorifero. Così sì alzò e gli puntò un dito contro – Sei un imbroglione Harry Styles! -
- Non c'era nessuna regola che mi impediva di farlo – rispose lui divertito.
Daphne invece scosse la testa e sbuffò – Non si può giocare con te. Me la pagherai! -
Il ragazzo incrociò le braccia al petto e la guardò con aria di sfida – E come? -
Daphne avrebbe potuto minacciarlo di rivelargli qualche segreto mai confessato da poter scrivere nel suo articolo ma in quel momento non le passò neanche per l'anticamera del cervello. Aveva completamente dimenticato di trovarsi con la più grande popstar del momento perché di fronte a lei si trovava solo un ragazzo della sua età che se la rideva a crepapelle guardandola arrabbiarsi per uno stupido gioco.
L'unica cosa che le venne in mente in quel momento fu di versargli addosso la birra che aveva accanto. E così fece, senza pensarci due volte. Il silenzio che calò fu glaciale e lo sguardo incredulo ma allo stesso tempo divertito di un Harry – ancora una volta – gocciolante e con un forte odore di birra la fecero scattare in piedi per correre in direzione della sua camera. Ma lui aveva il passo più lungo di lei e forse era più allenato in questo genere di cose, costretto ogni tanto a fuggire da una mandria impazzita di ragazzine urlanti, così l'afferrò per i fianchi ancor prima di raggiungere il corridoio e la sollevò da terra senza alcuno sforzo, come se non aspettasse altro che quel momento.
- Cosa diamine vuoi fare? -
- Vendicarmi di avermi appena versato una sessantasei di birra addosso? -
A quel punto Daphne tentò invano di dimenarsi fino a che Harry non entrò nel bagno dirigendosi a grandi passi verso la vasca/doccia. - Nononono. Harry, per favore -
- Le tue suppliche non serviranno a niente -
- GEMMAAAAA – urlò e scalciò colpendolo da qualche parte ma senza grandi risultati – Ti giuro che ti odierò per sempre se lo fai -
- Come? Non ti sento – mormorò lui allungando un braccio per aprire il rubinetto e in un nano secondo si ritrovò sotto il getto di acqua fredda, i capelli attaccati alla fronte e i vestiti fradici.
- Ti odio Har-.. -. Daphne si bloccò nel mezzo della frase vedendolo scavalcare la vasca per entrarci dentro e buttarsi sotto il getto dell'acqua esattamente di fronte a lei. - Cosa stai facendo? -
Harry fissò i suoi occhi verdi in quelli di Daphne che avevano il colore della foresta e sorrise - Non è mica finita la punizione – disse avvicinandosi pericolosamente.
Daphne aveva una vaga idea di quello che stava per succedere: il viso del ragazzo sempre più vicino, gli occhi fissi nei suoi, le sue spalle contro il muro e le dita di Harry a scostarle delicatamente i capelli dalla fronte, le labbra bagnate in direzione delle sue. Ma non riusciva a muoversi di un centimetro, come se si trovasse sotto un incantesimo, agganciata alla parete della doccia e ai suoi occhi.
- Daphne che succede? - urlò Gemma entrando di corsa nel bagno spezzando l'incantesimo.
Spintonò Harry che riuscì a tenersi in equilibrio per un qualche strano miracolo e uscì grondante d'acqua dalla doccia – Tuo fratello è un vero stronzo! -.



Spazio Autore:
E tadààà! Siamo sempre molto impegnate perciò scusate il ritardo! Speriamo di esserci fatte perdonare con questo nuovo capitolo pieno di adorabili e piccanti risvolti à.à
E soprattutto speriamo che sia stato di vostro gradimento, fateci sapere cosa ne pensate ;)
Siamo sempre aperte a qualsiasi chiarimento e/o critica, quello che volete insomma :D
Have fun!

Fra&Vale

  
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