CAPITOLO
CINQUE: GLI EROI NON ESISTONO
Cercai lavoro
nei
negozi vicino casa, bussai a tutte le porte, quasi nessuno
aprì. Andai nei
quartieri ricchi, mi offrii per fattorino. Non ne avevano bisogno.
Girai posti
della città che conoscevo e che ignoravo, setacciai tutti i
quartieri e le
viuzze, andai a cercarmi uno straccio di lavoro dovunque pensavo si
potesse
annidare. Ma non ebbi più fortuna di mio fratello.
Nonostante ciò non andai più
a rubare. Mi abituai alla costante sensazione di fame. Cercavo cibo tra
l’erba.
Scoprii che certi tipi d’erba erano buoni a mangiarsi. Mia
madre non voleva che
mangiassi quella roba, secondo lei il terreno lì era troppo
inquinato per
produrre qualcosa di commestibile. E aveva anche ragione. Ma pazienza.
Dopo un
po’ smise di ripeterlo e cominciammo a farci delle ricche
insalate scondite,
che erano come le sigarette di mio fratello. Cattive. Non ti lasciavano
soddisfatto. Ma almeno consolavano.
Mia madre
voleva che
continuassi a frequentare la scuola. Così feci. Era un
privilegio che non
potevo buttare. La rata era già stata pagata in autunno,
tanto valeva che ne
approfittassi. E poi a scuola trovavo spesso qualcosa di utile. Ci
sarei
rimasto fino alla fine dell’anno.
Un giorno ero
solo a
casa e stavo pulendo l’erba che avevo raccolto, in gran parte
rucoletta, quando
bussarono alla porta. La aprii e mi ritrovai davanti Zabluda con
Wyvern. Mi
guardarono un attimo all’unisono e poi entrarono senza dire
una parola.
Ignorando la sedia lei si mise per terra, a gambe incrociate, il cane
accoccolato vicino. Avevano tutti e due l’aria molto seria.
Mi sedetti anche
io. Per terra.
“Che
c’è? Come hai
saputo che abito qui? Ti ho cercata, dov’eri?”
“Oh
boy, è un sacco
facile sapere dove abiti. Basta pedinarti. Ed è facile anche
quello.”
“Mi
hai pedinato?”
Non mi ero accorto di niente.
“Ti
ha pedinato
Wyvern.” Guardai il mastino, che ammiccò.
“Perché?”
“Perché
ho cercato
tutto questo tempo, ma non ho trovato niente di utile. E sono
inciampata in un
paio di intoppi perché non conosco il tuo mondo. Mettiamola
così. Ho bisogno di
una guida. E tu sai già la storia. Non voglio espormi
troppo. Accompagnami.”
“Dove?”
“E’
quello che sto
tentando di scoprire. Ho fatto delle ipotesi. Devo trovare questo capo.
O
chiunque dica di esserlo.”
“E io
dovrei aiutarti?”
No.
“Sì.”
Ci pensai, ma
solo
per un secondo. Sapevo già cosa le avrei detto. Non potevo.
Anche se avrei
voluto un sacco prendermi e scappare. Un’avventura. Ma avevo
una famiglia.
“Hai
la più pallida
idea di dove cercare?”
“No,
ma non qui di sicuro.”
Oh, bene. “Non c’è un briciolo di magia
in questo posto.”
Stetti zitto,
cercando il modo di dirle che non potevo. Giocherellai con una foglia
di rucola
e la masticai piano. Dopo un po’ alzai gli occhi e incontrai
i suoi.
“Liron,
come with
me.”
Che diceva? Lei
non
sapeva niente di quello che mi era successo! Lei non sapeva niente
della mia
famiglia! Senza di me… senza di me? Senza di me avrebbero
avuto una bocca in
meno da sfamare. Ero solo un peso. Ero convinto di poterli aiutare, ma
in
realtà non facevo che peggiorare le cose. Cosa facevo in
realtà io? Raccoglievo
insalata! Gran bel aiuto! Ero totalmente inutile. Quel pensiero mi
raggelò.
Soprattutto perché era vero. Ma mantenevo ancora un briciolo
di orgoglio, o
meglio, oggi so che probabilmente volevo solo essere pregato.
“La
mia famiglia si
sta sfasciando. Mia madre e mio fratello si danno contro ogni giorno.
Probabilmente licenzieranno mia madre tra breve e allora saremo
veramente male.
Devo aiutarli, non posso venire.”
Il suo sguardo
era
gelido, di ghiaccio. Si alzò. Mi alzai. Ci guardammo. Le
iridi le
scoppiettavano come fuoco. Avrei potuto giurarci. Non voleva un
rifiuto.
“Non
mi puoi
costringere.” Bluffavo. Coda di paglia. Magari poteva. Che ne
sapevo io?
“No,
non posso”
Sibilò lentamente. Tirai il fiato. “Ma possiamo
trovare un accordo.”
Ohoh! Un
accordo!
“Che
genere di
accordo?”
“Che
se vieni con me
avrai qualcosa in cambio. Da mangiare ad esempio.” E
guardò l’insalata
malaticcia con una smorfia. “O quello che vuoi.”
Ci pensai. In
fondo non
ne potevo più di stare lì, a sgobbare ogni giorno
e a sentire scenate. Non
sapevo neanche se avrei potuto trovare un lavoro. Potevo andarmene.
Avevo
questa occasione. Ma mia madre non sarebbe stata contenta. Per niente.
Non
avrei potuto chiederle il permesso di partire o cose simili. E
l’orgoglio di
famiglia? Bah! Al diavolo! Abbandonare lei e mio fratello per
andarmene. Verso
dove? Non lo sapevo. Verso qualche posto lontano dove poter farmi una
vita mia.
Verso la mia vita. Fregandomene di loro. Era brutto da dire
così. Un sacco
brutto. Ma anche un sacco eccitante.
“Posso
chiederti di
fare qualcosa per la mia famiglia se vengo?”
“Cosa?”
“Non
lo so… qualcosa.
Hai una magia per far trovare un lavoro a mio fratello?”
“No.
Posso solo fare
magie sulle parole. Giuramenti, Vincoli di Silenzio, quelle cose
lì. Ma posso
aiutarti in altri modi.”
“Che
modi?”
“Tu
chiedi e ti sarà
dato.”
Rimasi un
attimo
perplesso. La bibbia o il vangelo? Come faceva a conoscerli?
Evidentemente
sapeva molto di più di quanto immaginassi.
“Cosa
sai della mia
famiglia?”
“Quello
che mi hai
detto tu e quello che ho sentito Wyvern. Ha buone orecchie.”
Il mastino si
fece
grattare dietro gli strumenti di spionaggio.
Non ero per
niente
sicuro che lei stessa non si fosse appostata sotto la finestra della
nostra
cucina, ma in quel momento non indagai oltre.
“Possiamo
fare un
patto che dica che ti accompagno per una settimana, e poi
basta.”
Sorrise.
“Può
andare.”
Giurammo. Andai
in
stanza. Presi lo zaino di scuola, ci misi una coperta, qualche vestito
e mi
infilai le scarpe. Strappai un pezzo di carta. “Non
cercatemi, sto bene, torno
tra una settimana.” Ma sentivo che non sarebbe stato
così. In cucina mangiai un
po’ di rucola, presi un coltello e infilai subito la porta,
non potevo voltarmi
indietro. Zabluda era vistosamente soddisfatta della sua riuscita, ma
non
parlò. Mentre camminavamo mi sentivo totalmente euforico.
Sarei dovuto restare
a casa? Forse. Ma la sapete una cosa? Sarebbe stato un gesto nobile, ma
inutile. Se la sarebbero cavata da soli. Io non potevo fare niente. Non
ero un
eroe. Gli eroi non esistono.
X anil13: non
preoccuparti. Fidati. Ci son capitoli di passaggio, che mi servono per
uno
scopo preciso. Spero di riuscire a scriverli senza far chiudere la
pagina. Ma ci
sono e servono. Tu
fidati che la storia
viene bene… almeno credo.