Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Mordekai    17/11/2014    1 recensioni
Una ragazza con un potente potere proibito, una Regina di ghiaccio che nutre odio nei confronti del Regno di Huvendal e del suo Re Searlas. Arilyn, la protagonista di questa avventura dovrà salvare i suoi amici e Darrien.
Genere: Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Il sole era tramontato oltre le montagne, lasciando spazio ad una immensa tormenta di neve, oscurando il cielo con nubi dense e nere come la morte. Le Guardie erano all’esterno delle mura, sistemando gli zaini e le armi su carri e ripulendo la neve dalle ruote. Partire dopo il tramonto era l’unica occasione per evitare ostacoli o strade tortuose:

‘’Signore, l’equipaggiamento è stato sistemato sui carri. Siamo pronti partire, attendiamo solo lei.’’

‘’Perfetto. Informa le truppe a cavallo di avanzare per primi e di tornare dopo cinquanta passi. Dobbiamo assicurarci che il sentiero sia sgombro da tronchi o cumuli di neve.’’

‘’Sissignore!’’

Il Comandante attendeva all’entrata delle mura, mentre la neve e il vento gli frustavano il volto, lasciando piccoli fiocchi tra la barba e i capelli. Più le ore passavano, più la sera avanzava, diminuendo passo a passo la visibilità. Alcune Guardie usarono le loro fiamme per accendere torce, altri per riscaldarsi e altri ancora per liberare la strada dai cumoli di neve. Dopo un lungo periodo, si udirono dei rumori di calcinacci e l’immensa entrata rivelò sette giovani, tra cui Arilyn. Erano vestiti con pesanti cappotti in lana grigia e con della pelliccia di lepre che fasciavano il collo e il cappuccio:

‘’Posso sapere che cosa è accaduto?’’

‘’Ci dispiace Comandante, ma la Sala era ancora inagibile e per trovare l’uscita secondaria abbiamo impiegato un po’. Non immaginavamo che il castello avesse-‘’

‘’Avesse un labirinto di corridoi e tunnel che si dirama anche nei sotterranei? Per questo avete fatto così tardi? Dovevate solo prendere due corridoi a sinistra e uno a
destra ed eravate all’uscita del palazzo. Suppongo siete usciti dal tunnel della vecchia taverna di Ryre. Ad ogni modo, andiamo, salite sui carri e occhi aperti.’’

Un rumore di zoccoli si udì in lontananza. Le Guardie a cavallo erano tornante e, con uno schiocco delle dita, le loro mani si infuocarono. La strada era sicura e i carri iniziarono a muoversi lentamente, ondeggiando a destra e a sinistra. 

Lasciato il Regno di Huvendal, il convoglio entrò nella radura di Yarnov. Anche qui la neve aveva distrutto campi e ucciso gli animali, ma da pochi giorni. Due guardie sfoderarono i loro coltelli e racimolarono qualche pezzo di carne, le pelli e qualche osso dai cadaveri delle pecore e mucche.
Arilyn, affamata, prese un po’ di pane e lo divise con Aithwen: ‘’Non consumate le vostre provviste, abbiamo tanta strada da fare e vi serviranno.’’- disse uno dei soldati dalla barba grigia e gli occhi infossati alla guida del carro.

D’un tratto le Guardie a cavallo si arrestarono, arrestando l’avanzata del convoglio:

‘’ Calron, che accade? Perché vi siete fermati.’’

‘’Signore, alcuni Silenti intralciano il cammino.’’- rispose il soldato, cercando in tutti i modi di calmare il cavallo spaventato da quegli esseri così strani, ma molto potenti.
Uno di loro, con una lunga barba grigia e capelli raccolti in treccine proferì parola:

‘’Guardie Merfolk di Huvendal, vi sconsiglio di attraversare questo sentiero. Qualcosa di oscuro e molto più potente di voi vi aspetta. Noi siamo gli unici sopravvissuti di uno degli eserciti dei Silenti, i Taurus sono diventati molto più potenti di prima.’’- una tosse grassa colpì quell’uomo, sputando saliva e sangue.
‘’Se i Taurus aspettano solo noi, mi sembra scortese farli attendere oltre.’’- disse la guardia con la barba grigia e gli occhi infossati. La sua voce suonò familiare alle orecchie di alcuni che iniziarono a notare la sua presenza. Anche i cinque soldati dalla carnagione bluastra lo riconobbero:

‘’Uno dei migliori strateghi di guerra e tecniche di combattimento in questo viaggio suicida. Vorshan Kohde, quali sono le tue intenzioni.’’

‘’Proteggere la mia città e coloro che amo. Ora spostati, Faolan.’’

‘’Sei un folle. E’ per questo che il mio popolo ti apprezza. Non ti sei mai arreso dinanzi alle difficoltà.’’

Faolan, l’uomo con i capelli racconti in treccine si mosse in avanti, facendo segno al convoglio di poter avanzare. Le Guardie osservavano straniti ciò che stava accadendo, mentre Arilyn osservava suo padre meravigliata e perplessa allo stesso tempo. Per quale motivo era lì con loro?

‘’Papà, perché sei qui?’’

‘’Ordini di Searlas, figlia mia.’’- rispose impassibile il padre scrutando nell’oscurità, sveglio e vigile.

‘’Ma perché ha mandato proprio te sotto mentite spoglie? E se ti avessero preso per una spia della Regina?’’

‘’La Regina odia lo stemma di Huvendal e poi è troppo furba per usare futili trucchetti. Credo che questa sporca megera è in qualche modo legata a lui, ma non si spiega perché lo abbia attaccato. E Darrien… non so che gli sia preso, sono sincero.’’
Arilyn annuì alla risposta del padre e si mise accovacciata tra due borsoni di lana, cercando di riposare un po’ durante il viaggio, ma i continui dossi e il sentiero disconnesso rendevano il sonno difficile. Il cielo era completamente nero, nemmeno una stella si poteva ammirare e il gracchiare incessante dei corvi aumentava la tensione nelle varie guardie. D’un tratto la carovana si arrestò di nuovo, allarmata dai cavalli imbizzarriti. Niveral scese da cavallo, seguito da Rhakros e altri due soldati che erano a piedi, quest’ultimi armati di balestre.

‘’Che sta succedendo soldati? Rispondete!’’

‘’Signore, i cavalli sembrano spaventati da qualcosa che non riusciamo a vedere.’’

‘’Baderò io ai cavalli, andate a controllare.’’


I soldati ubbidirono al suo ordine e si diressero qualche metro più avanti, immergendosi nell’oscurità. Delle urla di dolore si udirono in quella coltre di nero pece, fino a quando un rumore di passi molto pesanti avanzava in loro direzione. Una Guardia Merfolk scagliò una palla di fuoco nella direzione dei passi e, non appena toccò terra, si creò un immenso cerchio di fiamme rivelando decine e decine di Taurus, intenti a divorare i corpi dei due poveri soldati.
Uno di loro, dal corpo che assomigliava ad un prisma e dalle enormi corna sulla testa, urlò contro di loro.

‘’Muoversi!’’- ordinò Niveral avanzando in loro direzione, brandendo una spada in una mano e scagliando sfere di fuoco con l’altra. La carovana partì fulminea, investendo e trascinando con sé pezzi di quelle creature di ghiaccio. Le Guardie Navra usarono le baionette per eliminarne alcuni sui fianchi, mentre i Brackoll sfruttarono le nubi di neve sul sentiero per colpirli alle spalle. Fuoco, scintille, frammenti di ghiaccio e urla di battaglia riempirono quel luogo, testimone di un massacro e della lotta alla sopravvivenza. Un Taurus con venature blu scure e gli occhi dello stesso colore raggiunse uno dei carri dove c’era Aithwen e Sivaln. Dalla sua bocca fuoriuscì un soffio di ghiaccio che distrusse una ruota, facendo inclinare il carro verso destra. Arilyn osservò la scena e saltò dal carro, atterrando nella neve soffice, con i palmi delle mani che ribollivano come lava di un vulcano.

La luce nelle sue mani aumentò di intensità, diventando quasi abbagliante. La ragazza scattò in avanti e il bagliore dorato si riversò sui Taurus, colpendoli in pieno e riducendoli in schegge. Solo quello dalle sfumature blu scure resisteva, ma la rabbia che scorreva nelle vene di Arilyn incrementò di più il bagliore e la creatura esplose in tanti frammenti bianchi.

Arilyn si inginocchiò sulla neve, con il corpo che brillava come una stella pronta ad esplodere e la testa piena di pensieri e gli occhi pieni di lacrime:
‘’Aiutatemi…’’- disse singhiozzando la ragazza, tremante nella neve.

Tutto il mondo attorno a lei sembrava andare a rallentatore, persino le parole di suo padre che la stringeva tra le sue braccia le sembravano sconosciute, dette in una lingua antica.

‘’Vorshan, mi dispiace che tua figlia abbia subito questo shock ma…’’

‘’Comandante, non è il momento. Ci lasci da soli.’’

Il Comandante restò in silenzio, diretto al suo carro con lo sguardo rivolto al manto bianco e ai cristalli che risplendevano al suo interno, come tante gemme blu.
‘’Arilyn, ascoltami. E’ vero, è dura da affrontare. Anche io combatto con il fantasma del passato, le guerre a cui ho partecipato aleggiano ancora sulle mie spalle ed è un peso difficile da disfarsi, ma io ti ho insegnato a superare qualsiasi difficoltà, ricordi? Ora, per favore, calmati e reggiti a me.’’- disse Vorshan prendendola tra le braccia e accarezzandole la testa.

Sembrava un fagotto così fragile e piccolo allo stesso tempo, come quando la ritrovò venti anni fa, avvolta solo da uno straccio umido, freddo e sporco. La carovana riprese il viaggio poco dopo, con qualche soldato in meno e due carri andati distrutti nello scontro. Gli alberi che si ergevano sul sentiero, maestosi e impressionati significavano l’entrata nel territorio degli Esiliati, terra di mercenari, tagliagole, ladri e servi corrotti. Sulle cortecce c’erano segni di graffi o bruciature.
‘’Siamo entrati nella Terra degli Esiliati, stiamo attenti. Alcuni di loro si nascondono sui rami e nei cespugli. Vi consiglio di caricare balestre e fucili e tenervi pronti. Sanno essere degli ossi duri quando vogliono qualcosa.’’- disse Niveral avvicinandosi ai carri in groppa al cavallo, ancora con la spada nella mano. Addentrarsi nella loro terra, di notte, era rischioso ma allo stesso tempo una scorciatoia sicura per raggiungere il Picco. I rami degli alberi si muovevano, come se fossero scossi da qualcosa in movimento.

Uno dei soldati brandì la balestra e disse: ‘’Non mi farò uccidere senza lottare!’’
Scagliò due dardi tra i rami, uno di questi andò a segno. Aveva colpito qualcuno dritto nel muscolo e i gemiti di dolore ne erano la prova.
‘’Hor fuh mishta! Come avete osato colpirmi, maledetti stregoni.’’- disse una voce roca e dall’aria nevrotica.
Niveral sradicò il cespuglio dove era caduto il nemico con una mano, rivelando un omaccione barbuto, con cicatrici sulle braccia e sulle guance, un occhio mancante e un viso dai lineamenti spigolosi. Indossava una tunica grigia e arancione, con lo stemma sul cuore: un’aquila divisa in due da una catena. Con la punta della spada dritta al collo, l’uomo parlò: ‘’Voi di Huvendal non imparate mai. Questa è la nostra terra, il nostro regno e a voi non è permesso entrarvi. Cosa vi ha spinto fino a qui?’’
‘’Cerchiamo solo una scorciatoia per arrivare il più in fretta possibile al Picco.’’

‘’Al Picco? Ah, non farmi ridere. E’ da pazzi raggiungere il Picco. La Regina vi farà a pezzi prima ancora di arrivare.’’

Niveral, già furioso per aver perso i suoi uomini in una imboscata dei Taurus, conficcò la spada nell’albero al suo fianco, si inginocchiò e, dopo aver afferrato uno dei dardi, iniziò a spingere il dardo nella carne del vecchio che cominciò ad urlare dal dolore:

‘’Ascoltami vecchio, se vuoi avere cara la pelle, ti consiglio di lasciarci andare. Ho già perso degli uomini in una imboscata e non voglio avere altri problemi. Quindi, se non vuoi che riduca la tua gamba in poltiglia, dì ai tuoi uomini di abbassare le armi e di sgombrare il sentiero.’’- disse con freddezza staccandone uno con forza.

‘’Fejr, fejr. D’accordo, vi lascerò andare, ma non uccidermi.’’- rispose l’uomo cercando di alzarsi a malapena, con il sangue che gli colava dalla gamba.

‘’Maledetto kut’syan!’’

Una sfera di fuoco si sprigionò dalla mano del comandante che, con ferocia, la scagliò sulla gamba dell’uomo, carbonizzandola. La carovana ripartì, lasciando l’uomo agonizzante nella neve. Nessuno proferì parola, i passi pesanti e il cigolare delle ruote echeggiavano nella foresta, tanto da sembrare il rumore di giganti.

‘’Papà…’’

Vorshan si girò verso Arilyn, ormai tranquilla anche se gli occhi tradivano l’orrore che avevano assistito:

‘’Sì? Dimmi.’’

‘’Che cosa vuol dire kut’syan?’’- domandò quasi sussurrando per non essere sentita da orecchie indesiderate.
Lo stratega osservò furtivamente le guardie che facevano da scorta al loro carro e, assumendo un timbro di voce quasi impercettibile, rispose:
‘’Questa è una parola poco apprezzata da lui, essendo un discendente degli Aerth, razza di guerrieri e potenti maghi. Kut’syan, nella lingua aerthiana significa ‘’orfano’’ o ‘’colui che proviene da famiglie povere.’’ Non ama il suo passato e cerca di colmare il vuoto con-‘’

’Vorshan! Se non ti dispiace, vorrei che tu non parlassi della mia vita, per cortesia.’’- rispose Niveral.

Vorshan sorrise: ‘’La tua abilità è migliorata, complimenti.’’

Arilyn capì subito che Niveral possedeva una grande abilità, il che lo rendeva pericoloso e affascinante allo stesso tempo, ma i suoi pensieri si focalizzarono su Darrien. Era ancora vivo? Era morto? Lo avrebbero trovato in preda al delirio? Dovevano fare il più in fretta possibile, o le conseguenze sarebbero state fatali. La neve smise di cadere una volta che la carovana lasciò la radura, giungendo alla riva di un lago ghiacciato:

‘’Ci fermeremo qui per il momento. Ogni due ore i soldati faranno la ronda notturna. All’alba attraverseremo il lago’’- disse Rhakros, prendendo il comando sulla carovana. Le Guardie Merfolk si divisero in tre gruppi: il primo si occupò di costruire un fosso sciogliendo la neve e scavando nel terreno; il secondo e il terzo si occuparono di montare le tende. Ogni tenda era adibita a delle mansioni specifiche, come quella dei topografi, altre per il Comandante e i suoi Vice e le altre tende furono adibite ai soldati e agli allievi.

Arilyn si stese su una delle brandine, stringendosi tra le braccia per riscaldarsi ma il freddo sembrava aumentare:

‘’Arilyn, prendi questa coperta.’’- disse Aithwen scostandosi i capelli ricci dal volto, mostrando un viso tondeggiante e guance rosse come ciliegie.
‘’Grazie Aithwen ma non morirai dal freddo?’’

‘’Sivaln mi permette di dormire nel suo sacco a pelo con lui, io occupo poco spazio e…’’ Lo sguardo malinconico di Arilyn pietrificò la piccola ragazza dai ricci neri che rimase in silenzio e cercò di sorridere, senza alcun successo. Le lanterne si spinsero, tutti iniziarono a respirare profondamente lasciandosi cullare da Morfeo. Il sonno di Arilyn, però, era agitato. Ombre con occhi scarlatti, urla distanti, carne che si lacerava e corpi che cadevano nella neve come bambole di pezza, per poi ridursi ad un cumolo di cenere. Da lontano una voce la chiamava, esile come foglie:

‘’Perché hai lasciato che morissi? Perché hai permesso alla Regina di Ghiaccio di uccidermi? Perché?’’

La voce divenne un rantolo incomprensibile, seguito da decine di corpi fatti di cenere che sbucarono dalla neve, con la bocca spalancata, il viso pallido e gli occhi vitrei.
‘’Darrien, che cosa ti è successo?’’

La mano del giovane ragazzo afferrò il collo di Arilyn e iniziò a stringerlo con forza sovraumana, impedendole di respirare:

‘’Tu sei la causa della mia morte. Non ti perdonerò mai per ciò che hai fatto.’’- disse quasi grugnendo lo spettro di Darrien, aumentando la pressione. La ragazza iniziò a sentirsi sempre più debole, la pelle si ricopriva di cristalli bluastri e la vista cominciò ad appannarsi.
‘’Non è stata…colpa mia…’’- disse la ragazza prima di esalare l’ultimo respiro e accasciarsi nella neve. Di colpo si risvegliò, la fronte imperlata di sudore e gli occhi sbarrarti nel buio che avvolgeva la tenda, che ondeggiava leggermente verso sinistra a causa del vento. Dato che il sonno non accennava a tornare, la ragazza dai capelli rossi uscì dalla tenda, cercando di fare il minimo rumore.  Vicino la riva del lago ghiacciato c’erano due Guardie, una Merfolk e una Navra che discutevano della Regina e dell’impresa che stavano compiendo. A pochi metri, dietro di loro, c’era un piccolo falò dove era seduto suo padre, intento a mangiare una zuppa calda nel più breve tempo possibile prima che si raffreddasse. Vorshan notò sua figlia che si stringeva il cappuccio del cappotto e con un segno della mano la invitò vicino al fuoco.
‘’Sveglia anche tu a quest’ora?’’
‘’Si, ho avuto un tremendo incubo dove Darrien, o meglio il suo spettro mi accusava di averlo fatto morire, di averlo lasciato da solo nel freddo e nelle grinfie della Regina… Dobbiamo trovarlo, in un modo o nell’altro.’’
Vorshan prese un altro sorso di zuppa e disse: ‘’Lo so figlia mia, ma per raggiungere l’altra sponda dobbiamo attraversare quel lago e sappiamo entrambi che il ghiaccio è fragile.’’
Arilyn osservò, oltre le spalle del padre, qualcosa di strano. Dei lampi di luce apparivano e scomparivano a poca distanza l’una dall’altra, accompagnati da enormi scosse.  Dalla radura opposta sbucarono due soldati, feriti in modo grave e un Taurus che li rincorreva a fauci spalancate, raggiungendo il lago. Una delle guardie scagliò un potente colpo contro la testa della creatura, frantumandola in migliaia di frammenti, lasciandone solo metà.
‘’Aiutateci, per favore.’’- urlò il soldato agitando le braccia.

Dalle tende uscirono alcuni soldati, allarmati dalle urla e dal trambusto. Anche Niveral uscì dalla sua tenda, con gli occhi gonfi per il poco sonno e le labbra contratte in un semi ringhio.

‘’Comandante Niveral. E’ lei, grazie al cielo.’’

‘’Da dove venite soldati? Qualcuno è ferito?’’- domandò Niveral, cercando di restare calmo.

‘’Siamo rimasti solo un centinaio . I Taurus ci hanno decimato in meno di due ore, ferendo anche il Comandante Darrien al braccio e…’’

Il soldato non riuscì a terminare la frase che venne sbalzato sul lago ghiacciato con una forza tale da farlo crepare. L’altro soldato, invece, venne trafitto al petto dagli artigli della creatura, morendo all’istante. Niveral, svegliatosi dal suo letargo, scattò in avanti diretto sulle lastre di ghiaccio staccatesi. Arilyn lo seguì, imitando i suoi movimenti, ma era difficile saltare da una lastra all’altra. Con l’adrenalina che le scorreva nelle vene, Arilyn raggiunse l’altra sponda, respirando affannosamente.  Il Taurus barcollava con il corpo del soldato che tingeva i suoi artigli di un color cremisi scuro come la notte.  La creatura riprese la sua avanzata furiosa verso le sue due prede fresche, ma qualcosa lo fermò all’istante, qualcosa che produsse un rumore metallico contro qualcosa di solido. Un fiamma si accese nel petto della bestia, creando crepe arancioni su tutto il corpo. D’un tratto la creature esplose in mille frammenti incandescenti, lasciando solo le gambe che caddero nel lago. Rhakros ritrasse l’arma dal suolo, lo sguardo che emanava fierezza e coraggio fece riprendere le Guardie e i suoi amici:

‘’Comandante, con tutto il dovuto rispetto ma è stato uno stupido a reagire così. Si rende conto della sua folle azione? Le consiglio di restare all’accampamento, saremo io e Arilyn ad andare da Darrien. E per il suo bene, non faccia altro di stupido, d’accordo?’’

Rhakros sembrava diverso. Non era più il tenente calmo e tranquillo, gli eventi delle ultime ore dovevano aver riacceso in lui lo spirito combattente che aveva represso anni fa. I suoi occhi erano come carboni ardenti e la voce più forte di prima, l’andatura audace lo rendevano un uomo da prendere spunto.  Arilyn, dopo essersi ripresa, lo seguì a distanza, concentrandosi sulla radura danneggiata:
‘’Penso siano vicini, sento odore di polvere da sparo e sangue.’’- disse Arilyn con una nota di disgusto sull’ultima parola. Il tenente affrettò il passo, con gli occhi rivolti verso il caos della natura. Arilyn finì con gli scarponi in una pozza di liquido denso e rossastro ma non ci fece caso, essendo concentrata in quello che vedeva davanti a sé: uno spazio immenso, alberi completamente sradicati dalla terra, crateri ancora fumanti dove giacevano i resti dei soldati. Teste mozzate, corpi ridotti in poltiglia e altri ancora impalati nei modi più volenti possibili. Uno spettacolo orrendo e nauseabondo, l’odore denso di morte si propagava nella brezza invernale come uno spettro.
Un boato attirò l’attenzione dei due, qualcosa simile ad un cannone e ruggiti di una bestia. Era un Taurus del Picco, molto più grande e robusto. Ai suoi piedi c’erano due soldati che cercavano di arrestare la sua avanzata colpendolo alle ginocchia con le baionette, senza successo. Uno di questi soldati venne afferrato dagli artigli della bestia, finendo tra le sue fauci per poi essere ustionato dal soffio gelido.
Una scarica di energia si scatenò nella ragazza che scese rapida dalla collina, con uno splendido bagliore dorato che le avvolgeva le mani. Una saetta centrò in pieno volto la creatura che indietreggiò, permettendo alla guardia di fuggire verso est. Arilyn scagliò un’altra saetta, ma fu deviata dalla creatura che contrattaccò afferrandola per la gamba e scaraventandola contro un masso. I passi della creatura si fecero più pesanti, ma la ragazza riuscì a colpirlo al petto e a farlo indietreggiare nuovamente.
‘’Dopo tutto non sei così forte’’- disse con provocazione la giovane, mentre cercava di rialzarsi. Un vento gelido, d’un tratto, la investì e le congelò le gambe, impedendole di muoversi. Il bagliore dorato continuava a risplenderle nelle mani e Arilyn provò di nuovo a colpire la creatura, questa volta in testa. Nuovamente il bagliore venne deviato e l’ondata gelida le blocco le mani in piccoli blocchi di ghiaccio, lasciandola completamente indifesa e alla mercé del mostro. Stava per schiacciarla sotto i suoi piedi, solo che una nube densa e nera che risplendeva alla luce dei crateri in fiamme avvolse la testa della bestia. Una sagoma indefinita salì sulle sue spalle e lo trafisse al collo, emanando un vapore che sembrava fumo. Un sibilo e la creatura venne tagliata a metà.

‘’Arilyn, stai bene?’’- domandò la voce con preoccupazione. La penombra impediva di vedere il suo volto, ma la sagoma aveva una corporatura robusta e sembrava molto sicuro di sé. La figura si avvicinò di più, brandendo un pezzo di legno avvolto ancora dalle fiamme preso da un cumulo di detriti. Capelli neri disordinati, un volto sporco di polvere e la tunica strappata in vari punti lo rendevano attraente e misterioso.
‘’Darrien? Darrien sei tu?’’- chiese la giovane strizzando gli occhi e ravvivando il bagliore nelle sue mani per distruggere i blocchi di ghiaccio che la bloccavano. Il ragazzo si mostrò alla luce della torcia, mostrando due occhi azzurri intensi che non avevano perso il loro splendore. Una mano accarezzò il volto di Arilyn, che sembrava abbandonarsi al tocco morbido del giovane ragazzo.

‘’Pensavo fossi morto...’’- disse singhiozzando la giovane ragazza.
‘’La morte si è stancata di me. Tu non dovresti essere qui, assolutamente. E’ troppo pericoloso e…’’
I blocchi di ghiaccio si spezzarono, permettendo alla luce di espandersi nel buio della notte, illuminando i due giovani che si strinsero in un abbraccio intenso. La ragazza singhiozzava ancora, contenta nel rivedere il suo amato vivo e vegeto. I due si ricomposero e si avviarono verso Rhakros , ma un ruggito arrestò la loro fuga. Il Taurus dei Ghiacci era ancora vivo, con la testa e parte della schiena ricoperti da massicci aculei e le sue dimensioni erano aumentate notevolmente.  Ogni passo che faceva, la terra sembrava scossa da terremoti e i suoi ruggiti facevano tremare gli alberi.

‘’Corri!’’- urlò Darrien prendendola per mano. La bestia era goffa e lenta, ma astuta: con un devastante colpo di zampa, lì investì in pieno innalzando una tempesta di neve. Per loro fortuna, erano giunti da Rhakros che lì allontanò da lui, dicendo: ‘’Tornate immediatamente all’accampamento. A quella viscida creatura ci penserò io e se dovessi morire, morirò portandomi la sua anima nell’oltretomba.’’

Attraversato da una scarica di rabbia, il tenente brandì la sua spada avvolgendola nelle fiamme e la conficcò nella testa della bestia, che iniziò a dimenarsi con furore. Più la spada penetrava nella sua fronte, squarciandola dall’alto verso il basso, la bestia ruggiva sempre di più.

‘’Andate ho detto!’’- ripeté il tenente, scagliando contro di loro una sfera di fuoco. I due giovani ubbidirono e corsero verso il lago. Il Taurus si dimenava con forza, ruggendo per la spada conficcata nella sua fronte, ma il tenente non demordeva. D’un tratto la bestia alzò la testa verso l’alto e con rapidità si schiantò al suolo, lasciando Rhakros stordito e con una gamba rotta. Un rivolo di sangue scivolò sulle sue labbra:
‘’Vieni a prendermi, maledetto…’’- disse il tenente cercando di scagliare un fendente verso il volto del Taurus, ma quest’ultimo lo uccise schiacciandolo sotto una sua zampa.

Giunti alla riva del lago, Vorshan si accorse dell’arrivo dei ragazzi e incitò le guardie a creare un ponte con quello che potevano trovare, come legna pietrificata dal gelo oppure una corda ben tesa sul pelo dell’acqua ghiacciata. La soluzione fu lanciare una lunga corda con un piccolo gancio a tre denti acuminati che venne avvolta attorno la corteccia di un albero e bloccata infine.

‘’Arilyn, vai prima tu. Terrò a bada il Taurus e poi ti raggiungo. Vai!’’- disse Darrien dandole un bacio sulla fronte e preparandosi allo scontro. La creatura non si fece aspettare e fece la sua entrata devastante trascinandosi alberi e rocce con sé.

Il giovane comandante avanzò fulmineo e lo colpì alla zampa anteriore con la spada, per poi generare una lama con il suo potere e tranciare le zampe posteriori con un colpo netto. La bestia contrattaccò afferrandolo per una gamba e cercò di bruciarlo, ma i suoi artigli furono tranciati. In un impeto di rabbia cieca, la creatura balzò in avanti trascinandosi i due giovani nel lago ghiacciato, spezzando la corda.

‘’Arilyn, no!’’- urlò Vorshan correndo verso sua figlia, ma fu bloccato da due soldati e da Niveral.
La creatura e i due giovani sprofondarono negli abissi oscuri, deboli per il freddo istantaneo che penetrò nelle loro ossa e per il susseguirsi di scontri furibondi. L’oscurità li avvolgeva, chiudendo i loro occhi e addormentandoli lentamente. Il Taurus non si arrese e cercò in tutti i modi di inghiottirli, ma qualcosa lo bloccò, illuminandolo di un bagliore bluastro che lo fece esplodere in vari frammenti.

Una creatura dalla pelle grigia e con occhi color miele scrutava la ragazza, incuriosito da ciò che indossava e dal colorito della pelle, mentre lei si addormentava in lungo e profondo sonno.

‘’Non ti preoccupare. Sei al sicuro adesso.’’- disse la creatura con voce melodiosa accarezzandole una guancia con il dorso della mano. Arilyn si addormentò e scomparve in una tenue luce bianca, così come la creatura.

Le tenebre e il sonno li accolsero con dolcezza, mentre lì fuori la tempesta stava per scatenarsi furiosa sulla carovana e sui soldati, lasciandoli preda del gelo.
Nel frattempo, ad Huvendal il silenzio regnava sovrano, il dio del sonno vigeva sul popolo e sugli animali e nessuna lanterna era accesa fra le strade. Alcune Guardie Navra sorvegliavano l’entrata, appoggiati al muro congelato. Uno di loro accusava la stanchezza e cercava di reggersi in tutti i modi:

‘’Kyves, è meglio che riposi. È da stamattina che sei qui, entra e chiedi al Re se puoi usare uno degli alloggi liberi.’’
Il soldato rispose con un lungo sbadiglio, posando la carabina nel fodero della tunica e, dopo il saluto, si congedò entrando dentro. La poca luce gli rese impossibile di capire perfettamente cosa toccava o dove camminava.

‘’Mio Re, sono Kyves. Le chiedo umilmente se mi è consentito usufruire degli alloggi per poter riposare.’’- disse il soldato, però ottenne solo l’eco della sua voce nel salone illuminato a malapena, il che rendeva tutto più cupo e inquietante. Tastando il muro, percepì sotto le dita qualcosa di duro, come se fosse una incisione. Spinse e capì che era una porta socchiusa, che dava l’accesso ad una stanza illuminata da tante candele, con diverse mensole, recipienti in vetro, erbe profumate in vasi dalle varie dimensioni e forme, una scrivania, una sedia e una brandina. Sulla brandina c’era Nestor, cullato leggermente dal movimento che faceva, ma non fu quella la sorpresa: sulla scrivania c’era una pergamena.

‘’Miei cari soldati, quando troverete questa lettera, o meglio pergamena, io sarò già lontano. Dove? Non posso dirlo, per il vostro bene. Non seguitemi, per il vostro bene. Il viaggio che sto intraprendendo è molto pericoloso e non voglio che altre persone a me care muoiano. E’ un dolore troppo grande per me e quindi parto per ritrovare la serenità.
Con onore,
Searlas, il Re benevolo di Huvendal.’’

Il soldato svegliò di colpo Nestor, facendolo cadere dalla brandina con uno scossone: ‘’Per Nahrom, che cosa ti prende Kyves, sei ubriaco o impazzito?’’ – domandò Nestor con gli occhi arrossati e la fronte corrucciata.

‘’Il Re… Il Re…’’

‘’Il Re cosa? Parla!’’

‘’E’ fuggito!’’- rispose il soldato porgendogli con forza la pergamena, fino a strapparne una parte. Nestor lesse solo la frase dove il Re annunciava che sarebbe andato via e, come se un fulmine lo avesse colpito alle gambe, scattò in avanti verso la porta. Mentre correva nel salone, imprecava a se stesso:

‘’Che io sia dannato per l’eternità e muoia nei gelidi meandri dei ghiacciai. Ecco perché il Re era stranamente silenzioso stamattina. Ha aspettato che io mi addormentassi per andare via!’’

Il medico con tutta la sua forza, spalancò il portone di legno facendo cadere la Guardia sugli scalini:

‘’Nestor, sei impazzito?’’

‘’Signori, abbiamo un grosso problema.’’

‘’E quale sarebbe, sentiamo. Fino ad ora nessuno ci ha dato problemi e tu corri come un dannato in pred-‘’

‘’Il Re Searlas è fuggito!’’




vvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvv

-Chiedo umilmente scusa per l'attesa di questo capitolo. Festeggiamo il mio primo anniversario (anche se è domani) insieme, sperando vi piaccia questo capitolo.

Mordekai.

 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Mordekai