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Autore: Anonimadaicapellibiondi    17/11/2014    1 recensioni
Amber era uscita dal tunnel, era cambiata. Ma nessuno se ne era accorto, aveva perso tutto ciò che amava per colpa dell'eroina. Ma voleva ricominciare e la sua città non glielo permetteva. Così prende un aereo per Parigi. Una decisione che le ha cambiato la vita. Una decisione presa perchè vuole tornare ad essere felice, vuole tornare ad essere forte. Più forte di prima.
Genere: Mistero, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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cap20

Cercai di tornare lucida. Ne avevo passate davvero tante e quella lettera nproprio non ci voleva. L'ennesimo fulmine a ciel sereno. Dovevo saperlo: la felicità è sempre temporanea. Dura poco. Il dolore invece è permanente, a volte si nasconde ma, c'è sempre e riaffora quando meno te l'aspetti.

Per la felicità bisogna combattere. Per il dolore,invece, basta un semplice errore e tante volte non è nemmeno nostro.

Ero stesa sul letto di mia madre e tra le lacrime, strinsi forte il suo cuscino. Piansi a dirotto, tanto da far fatica a respirare. L'ultima volta che stettii così male era per mio padre. E la cosa si stava ripetendo. No, quella volta non dovevo permetterlo e che mia madre lo avesse voluto o no, l'avrei sostenuta. Ma soprattutto, l'avrei trovata.

-Non ti lascerò sola- mormorai a me stessa. La Francia, Leo, Amelie, il lavoro, passarono immediatamente in secondo piano. Il mio primo pensiero era scoprire dove fosse mia madre.

Il mio corpo era distrutto. Era come se fossi morta, annegata nelle mie lacrime. Il mio cuore faticava a battere e avevo freddo. Per un po' non riuscii nemmeno a riconoscere i colori, vedevo tutto in bianco e nero. Fu proprio in quei momenti che capii quanto importante era per me la mia famiglia e quanto contasse veramente. Con lei, se ne era andata via anche gran parte di me. La mia anima, la mia felicità, la mia voglia di ricominciare. Ero così debole che desiderai l'eroina e mi sentii un verme a provarne bisogno. Volevo solo calmarmi, non provare più nulla almeno per un po'.

Ma poi ricordai le conseguenze e il mio passato così chiusi gli occhi, pensando al male che mi aveva procurato. E fu lì che ebbi l'occasione di riflettere sulla forza che ero riuscita a conquistare. Così riaprii gli occhi, mi alzai dal letto e corsi a prendere il cellulare: dovevo andare alla polizia.

Presi l'automobile e guidai molto oltre i limiti. Dovevo fare presto. Nel frattempo mandai un sms a Dylan.

"Vieni alla centrale di polizia. E' importante. A."

La sua risposta non tardò ad arrivare "Arrivo subito"

Quando parcheggiai, Dylan si trovava fuori dal comando a fumare una sigaretta.

-Che succede?!- mi disse con aria preoccupata

Io gli mostrai la lettera, era troppo difficile da spiegare a parole. Lui, dopo averla letta, rimase a bocca aperta. Dal suo viso capii che non ne sapeva proprio nulla, era un mistero per entrambi.

-Entriamo- mi disse prendendomi la mano.

Quando entrammo un polizziotto ci accolse e si presentò. A nostra volta, facemmo lo stesso.

-Mi chiamo Amber Tallish e sono venuta qui a denunciare una scomparsa-

Il mio cuore batteva fortissimo. Il polizziotto, Mr Hudson, ci accompagnò in una piccola stanza e, insieme ad un suo collega che nel frattempo compilò il verbale, ci ascoltò. Mostrai la lettera e diedi più informazioni possibili su mia madre. Purtroppo però, quando iniziai a parlare, scoppia a piangere. Il dolore, a parlarne, si sente ancora di più. Mentre Mr Hudson lesse ad alta voce la lettera scritta da mia madre, sentii delle spade conficcarsi nel cuore. Facevo fatica a respirare, avevo caldo pur essendo ormai autunno. Dylan fu di gran supporto: mi teneva la mano, contribuì all'indagine dando informazioni sul suo rapporto con mia madre. Restai sorpresa dalle cose che raccontò: mi aveva tenuto nascosto un lato molto personale e importante del rapporto che aveva con lei.

Dylan infatti, mentre io ero in Francia, era diventato per mia madre, un secondo figlio. La veniva a trovare quasi tutti i giorni e passava molto tempo con lei. Una delle tante lacrime che versai quel giorno, fu anche per la commozzione delle parole di quel ragazzo.

-Conosco la signora Tallish dai tempi del liceo, non capisco il suo comportamento ragazzi. Sono molto sorpreso e, insieme alla mia squadra, faremo il possibile per trovarla-

Fu tutto quello che Mr Hudson ci disse. A dire la verità, mi sarei aspettata qualcosa di più concreto, ma confidavo in quell'uomo e comunque mi ero promessa che l'avrei cercata io stessa perciò, se non l'avrebbero contattata loro, l'avrei fatto io.

Uscita dalla caserma decisi di tornare a casa per parlare con Amelie e Leo.

-Ehi tesoro! Come stai?- mi chiese Amelie

-Amelie... ti devo parlare... è molto importante-

-Dimmi pure...-

-Non torno a casa... non ora perlomeno- abbassai gli occhi mentre glielo comunicai. Seppur ci fosse un computer a dividerci, la sentivo proprio di fronte a me e sentivo i suoi occhi tristi sui miei.

-C..che cosa?- balbettò sorpresa e triste

-Si è così... mia mamma è scomparsa... so che è una cosa strana e nemmeno io ancora non ci credo... mi sono svegliata stamattina e di lei è rimasta solo una lettera. Mi ha scritto che è malata ed è andata via perchè non vuole che la veda soffrire come è successo con mio padre-

Ci fu un lungo silenzio ed entrambe iniziammo a piangere.

-Amber, ti voglio raggiungere il prima possibile. Hai bisogno di me-

-No.. non posso permetterlo... hai la tua vita... vedrai che la troverò... c'è Dylan con me-

-Amber... sappiamo entrambe che il supporto che ti da quel ragazzo non è lo stesso che ti do io...-

-Amelie non fare così...-

-Tu sei parte della mia famiglia e la famiglia non si lascia. Io non ti lascio-

Mi commossi alle sue parole.

-Ti adoro e va bene, se proprio te la senti, ti aspetto-

-Preparo già le valigie! C'è una mamma da trovare!-

Dopo aver parlato con Amelie, chiamai anche Leo e gli raccontai le stesse cose dette a Amelie. Anche lui espresse il suo desiderio di partire per Greensburg. Ovviamente avevo voglia di vederlo ma, non volevo metterlo nei guai. Non volevo farlo soffrire, non volevo vivesse gli stessi sentimenti che provavo io. Ad una persona così bella, perfetta, stupenda, non potevo permettere di provare sentimenti così bui come il dolore. Ma non potevo resistere al suo insistere così dolce. Così accettai e insieme alla mia migliore amica, partì per Greensburg. 



La gente perde la testa quando sta perdendo chi ama.
—  Dr. House 

cap20

  
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