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Autore: echois    17/11/2014    2 recensioni
Bill è il ragazzo più popolare della scuola, quel tipo di ragazzo che tutti desidererebbero ardentemente come loro amico. Nonostante la sua "migliore amica" desideri che si fidanzi con il capitano della squadra di football, Bill si è innamorato di un ragazzo conosciuto su internet di cui sa solo il nome. Questo sconosciuto non vuole rivelargli nulla della sua vita privata e non vuole nemmeno farsi vedere nonostante frequentino la stessa scuola, ma l'invito alla festa più importante dell'anno cambierà le cose. O no?
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“Prometti che un giorno mi dirai chi sei?”
"Promesso" scrisse dopo un po' Tom.
[TomxBill]
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi, Slash | Personaggi: Bill Kaulitz, Tom Kaulitz
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Incest
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Hidden face.

CAPITOLO 2.

All you need is a little love.

 

 

 

 

LOL tu scherzi scrisse Tom e Bill lesse sorridente, scosse il capo.

 

“No, se venissi anche tu sarebbe stupendo. E poi, vorrei vederti. Insomma, è da tanto che ci conosciamo ma non mi hai mai detto chi sei” disse Bill gesticolando cercando di convincere Tom. Voleva davvero vederlo, sentiva di essersi preso una cotta per lui e sapeva che per Tom era lo stesso. Oh, se lo avesse visto gli sarebbe saltato addosso e lo avrebbe strinto tra le sue braccia, così stretto da non farlo respirare.

 

Ti ripeto, non ti piacerebbe sapere chi sono digitò Tom e Bill guardò a lungo ciò che aveva scritto.

 

“Ancora con questa storia? Tom, tu mi hai accettato per quello che sono, perchè io non dovrei fare lo stesso?” chiese mettendosi le mani sul cuore e gli fece un caldo sorriso.

 

Bill, ti prenderebbero tutti in giro se ti vedessero con me. Voglio dire, il piu' popolare con il piu' sfigato, perderesti molti amici e non saresti piu' popolare scrisse e Bill lesse più volte quella frase, quindi Tom non era popolare? Poco importava perchè Tom era una persona meravigliosa e ne valeva la pena.

 

“Sai che non m'importa della mia popolarità, avanti, Tom! Me lo hai promesso” disse cercando di convincerlo, nonostante sapesse che era una battaglia persa.

 

Mentivo scrisse semplicemente e il cuore di Bill perse un battito.

 

“Non è vero, tu non mi menti mai” borbottò Bill mentre la sua vista si appannava e i suoi occhi bruciavano.

 

Invece sì, ti ho mentito fino ad ora e tu non te ne sei nemmeno accorto! Sei davvero un idiota, basta che qualcuno ti faccia delle false promesse e tu ci credi scrisse e Bill si coprì la bocca con le mani.

 

“Perchè mi dici questo? Non è vero, tu non mi hai mai mentito” disse Bill e deglutì, cercava disperatamente di non scoppiare in lacrime.

 

Che palle, sei davvero noioso. Ecco, finalmente te l'ho detto! Non me ne frega un cazzo di te e della tua fottuta vita, da oggi in poi i problemi risolveteli da solo. E non ci vengo a quella fottuta festa, non voglio vedere la tua stupida faccia ne' sentire la tua stupida voce scrisse e una lacrima rigò la guancia di Bill quando si fece strada in sé la convinzione che tutto ciò che Tom aveva detto erano bugie, che lui si era innamorato di una persona che l'aveva solo preso in giro e che era tutto finito. Era arrabbiato, si sentiva deluso e ferito, ma era incazzato maggiormente con se stesso perchè amava ancora Tom e lo avrebbe perdonato mille e più volte. Non provare mai piu' a contattarmi, con te ho chiuso Tom si disconnesse.

 

“Tom? Tom!” urlò Bill e le lacrime non smettevano di scorrere sul suo viso, nella stanza si sentivano solo i suoi singhiozzi e i suoi lamenti. “Tom, non mi lasciare!” urlò e si stese sul letto, le braccia incrociate e la fronte sul materasso. “Tom, cazzo, Tom! Non sei tu, tu non mi potresti mai mentire!” urlò e continuò a piangere, amareggiato, deluso e soprattutto arrabbiato. Poco distante dalla casa di Bill, Tom poggiò la testa sulla sua scrivania e sospirò mentre la sua maglietta si bagnava lentamente delle sue lacrime.

 

 

*

 

 

Bill si trascinò lentamente verso la scuola ignorando tutti gli sguardi che gli stavano mandando. Si mise gli occhiali e cercò di raggiungere un posto dove nessuno potesse vederlo il più velocemente possibile. Non voleva che Tom lo vedesse in quello stato. “Bill! Cosa diamine ti è successo?” sussultò quando sentì la voce stridula di Miranda ma continuò a camminare, stavolta affiancato dalla ragazza. “Bill, saresti così gentile da degnarmi di una risposta?” la prese per il polso e corse verso i bagni maschili, si tolse gli occhiali e guardò Miranda che sussultò. “Cristo! Che cosa—?” Miranda si coprì la bocca con le mani perfettamente curate e lo guardò da capo a piedi con un sopracciglio inarcato. Bill era privo di trucco, gli occhi rossi dal pianto,le occhiaie marcate e la pelle più pallida del solito. Aveva i capelli legati in una coda e indossava i suoi jeans skinny – per fortuna aveva avuto il buonsenso di indossare gli skinny – e un maglione bordeux un po' troppo grande che gli arrivava a metà coscia.

 

“Miranda” disse e scoppiò in lacrime di nuovo, si coprì gli occhi con le mani e diede le spalle alla sua amica. Aveva passato tutta la notte a pensare alle cose dolci che gli scriveva Tom e a piangere, non aveva dormito poi molto. Aveva tenuto acceso il computer fino alle cinque rileggendo le conversazioni, ciò migliorava e peggiorava le stesse cose: se prima sorrideva a ciò che gli scriveva, dopo scoppiava di nuovo a piangere perchè era tutto terminato. Quando la sveglia lo aveva inevitabilmente svegliato, si era lavato e aveva indossato le prime cose che aveva trovato, quella mattina aveva anche un groppo in gola che gli aveva impedito di mangiare un solo boccone. I suoi capelli erano così sporchi, il suo viso così pallido e il suo abbigliamento così sciatto. “Mi sento soffocare” Miranda guardò Bill in lacrime e improvvisamente non seppe cosa fare, Bill non si era mai mostrato debole davanti ai suoi occhi. Così fece quello che si sentiva di fare. Si avvicinò e gli mise una mano sulla spalla e solo quel tocco fece diminuire i singhiozzi di Bill, sentiva di essere meno solo e che c'era qualcuno con lui.

 

“C-Cos'è successo?” disse debolmente Miranda e tutto quello fu nuovo per Bill. Si girò verso di lei e si asciugò le lacrime.

 

“Vuoi davvero saperlo?” chiese e la bionda annuì.

 

“N-Non sopporto di vederti in questo stato. Magari troviamo una soluzione insieme, ti va?” chiese timorosa e Bill, guardandola negli occhi, capì che era sincera. Sospirò e si andò a sedere su un lavandino.

 

“Vieni e ti racconto” disse e Miranda lo guardò a lungo prima di avvicinarsi a lui. “M-Mi ero appena iscritto a Skype quando un tizio mi aggiunge e io l'ho accettato. Poco dopo questo tizio—” Bill abbassò il capo e sorrise, si asciugò le lacrime. “Ricordo ancora la prima cosa che mi scrisse. 'Ehi, scusami se oggi ti ho quasi investito con lo skate'” ridacchiò e anche Miranda sorrise, nonostante tutto quello le sembrasse strano. “E io gli ho risposto 'nessuno oggi mi ha quasi investito con lo skate!', così lui mi ha risposto 'scusami, sono pessimo. Stavo solo cercando un modo di attaccare bottone' e da lì abbiamo iniziato a parlare. Insomma, io gli ho parlato di tutto ciò che ruota attorno la mia vita mentre tutto ciò che so di lui è che si chiama Tom”

 

“Tom? Come puoi conoscere questo tizio... Da quanto lo conosci?”

 

“Un anno” mormorò Bill e abbassò il capo, i suo capelli gli accarezzarono il collo.

 

“Conosci questa persona da un anno e sai solo il suo nome? Non ti ha detto proprio nulla?” disse e Bill scosse il capo. “Ma abita nella nostra stessa città?”

 

“Sì, e frequenta anche il nostro liceo, solo che non vuole dirmi chi è perchè dice che non mi piacerebbe saperlo” Miranda corrugò la fronte e Bill decise di continuare a raccontarle la storia. “Comunque, mi andava bene questo perchè lui mi accettava e mi ascoltava, mi consolava e mi faceva ridere. Era così dolce con me, mi faceva sempre dei complimenti anche se ero nel mio pigiama enorme, con i capelli in disordine e il viso struccato” gesticolò e sorrise al pensiero, le lacrime si ripresentarono e le asciugò da subito.

 

“Ti sei innamorato di lui” disse Miranda scandendo bene le parole e Bill alzò di scatto il capo, guardandola con occhi stralunati. “Ecco perchè non vuoi conoscere Kevin, tu ti sei innamorato di lui, di qualcuno che non conosci nemmeno!”

 

“Sì, oddio” disse e si coprì il viso mentre riniziava a piangere, Miranda si avvicinò e lo attirò in un abbraccio piuttosto maldestro. “Non conosco il suo cognome e non so com'è fatto, ma conosco il suo cuore e mi piace il suo carattere, mi fa andare fuori di testa”

 

“Allora qual è il problema, Bill?” chiese mentre osservava le bianche piastrelle del bagno.

 

“I-Ieri l'ho invitato alla festa di Kevin. Io ho insistito, Miranda, sai che l'ho fatto, ma lui mi ha risposto di no e continuava a dirmi di no. Allora gli ho ricordato che mi aveva promesso che un giorno ci saremmo incontrati ma lui mi ha detto che mentiva. Intendo, mentiva su tutto. Come se quello che avevamo fosse una bugia, come se lui mi avesse spezzato il cuore ma la colpa era la mia perchè gli avevo creduto, come se fossi ingenuo e illuso” disse e scoppiò a piangere, dirlo faceva più male che pensarlo.

 

“Ehi, Bill, guardami” disse Miranda una volta staccatasi dall'abbraccio. Bill era davvero distrutto, i suoi occhi erano rossissimi e lui si era stancato a furia di piangere. “Devi inizialmente perdonare te stesso e poi lui, perchè una volta passata quesa cotta l'avrai dimenticato e starai bene. Sfogati, piangi, ma pensa che dopo di questo starai bene di nuovo, d'accordo?” cercò di consolarlo fallendo miseramente, ma in fondo che ne sapeva Miranda? Lei non era Tom. Cazzo, certo che si faceva male da solo. Annuì e abbozzò un sorriso. “Ho i trucchi in classe, vado a prenderli e ti sistemo, okay?” Bill annuì di nuovo e Miranda uscì per andare a prendere la sua trousse. Bill sospirò e poggiò il capo contro il muro, guardò a lungo il soffitto e poi chiuse gli occhi, stanco a morte. Si sarebbe potuto addormentare anche lì tanto era stanco. La porta si aprì e un ragazzo coi rasta, forse più distrutto di lui, entrò in bagno. Sussultò quando vide Bill e quasi corse a rifugiarsi in un cubicolo, ma sembrava come se il moro stesse dormendo, quindi si prese dei momenti per guardarlo. Era così vicino che poteva toccarlo e non sentire solo il freddo schermo, ma un corpo caldo. Bill era ridotto davvero male; il suo viso era pallido e scavato, i capelli legati in una coda di cavallo. Il moro non si era mai mostrato a nessuno in quel modo – solamente a lui – ed era così strano che venisse conciato così a scuola.

 

Anche Tom era nelle stesse condizioni di Bill. Aveva pianto tutta la notte combattendo la voglia di scrivergli per scusarsi. Non sapeva dove aveva trovato la forza di alzarsi dal letto e di andare a scuola, gli occhi ancora rossi. Improvvisamente la porta si aprì e lui dovette farsi di lato per non essere colpito. Miranda entrò nel bagno dei ragazzi con una trousse enorme rosa e piena di pon pon in mano ignorando completamente Tom. Lo guardò acida e alzò un sopracciglio. “Beh, che hai da guardare?” chiese a voce alta e Bill aprì gli occhi, posizionado il suo sguardo sul ragazzo con cui stava parlando Miranda. Era il ragazzo strano con degli abiti enormi dell'altra volta. I loro sguardi s'incrociarono per la seconda volta e tutt'e due si squadrarono da capo a piedi, prima che Tom si rifiugiasse in un cubicolo. “Bene, so che non hai la forza quindi ti trucco io” disse cercando il fondotinta nella sua trousse, Bill sospirò. Perchè l'apparenza era fondamentale.

 

 

*

 

 

Quel giorno Bill sarebbe stato capace di scoppiare in lacrime per ogni cosa. Il solo sentire di persone che avevano perso i loro cuccioli lo faceva piangere.

 

Aveva l'ora di matematica, era all'ultimo banco vicino a Miranda. La ragazza era riuscita a domare i suoi capelli che ora gli ricadevano lisci sulle spalle e aveva fatto un'ottimo lavoro con il trucco, aveva messo abbastanza fondotinta e correttore da coprire le occhiaie. In quanto al suo maglione extralarge non avevano potuto fare niente, ma Miranda aveva cercato di consolarlo dicendogli che sembrava molto hipster. Bill forse avrebbe dovuto ridere, ma non lo aveva fatto.

 

La professoressa stava ora scrivendo alla lavagna un problema da svolgere in classe, Bill accavallò le gambe lasciando dondolare un piede e scrisse svogliatamente la traccia sul suo quaderno. “Kaulitz, vieni a risolvere il problema alla lavagna” disse la professoressa e gli porse il gessetto. La professoressa non era tanto giovane ma nemmeno tanto vecchia, indossava una gonna blu e un maglione color senape di cattivo gusto. Portava degli occhiali ovali sul naso e un caschetto che non si adattava alla forma del suo viso.

 

“Buona fortuna” gli sussurrò Miranda coprendosi la bocca con le mani e Bill sospirò ma si alzò lo stesso. Prese il gessetto che gli stava offrendo la professoressa e rilesse il problema. Sapeva la formula che serviva per risolverlo, l'aveva studiata l'altro giorno con Tom. Aveva preso il libro con tutta l'intenzione di studiare, ma alla fine – dopo delle battutine stupide di Tom – aveva lasciato perdere e aveva messo da parte il libro, dedicando tutta la sua attenzione al ragazzo. Gli occhi di Bill si appannarono. No, no. No, non piangere. Non ora.

 

Bill scoppiò inevitabilmente a piangere e abbassò il capo sotto lo sguardo sbigottito di tutti. “M-Mi dispiace, io non so risolverlo” disse e cercò di asciugarsi le lacrime, stavano facendo colare tutto il trucco. Si girò verso la professoressa. “P-Posso uscire? Non mi sento bene” disse e corse verso la porta, quando fu nel corridoio vuoto potè finalmente respirare. Prese velocemente il telefono dalla tasca dei jeans e andò su Skype, aprì la chat con Tom ma poi si bloccò. Le parole aspre che gli disse gli impedirono di umiliarsi ancora perchè Tom non ne voleva più sapere di lui. Appoggiò la schiena ad un armadietto e si asciugò le lacrime nere che gli rigavano il viso.

 

 

*

 

 

Tom era un normale diciassettene e anche lui come Bill frequentava la scuola superiore St Raymond ma, al contrario di Bill, lui non aveva nessun amico. Era quel tipo di ragazzo che la gente non sprecava il proprio tempo nemmeno a prenderlo in giro perchè tanto valeva meno di zero. Forse era per via del suo look strano e dei suoi rasta, ma a Tom piaceva il suo stile e non doveva sentirsi obbligato a cambiarlo solamente perchè a qualcuno non piaceva. Beh, a nessuno piaceva il suo look ma lui aveva una personalità abbastanza forte da sopravvivere in quella scuola.

 

Tom era abituato a sedersi in un posto molto distante dal solito tavolo di Billl. Passava l'ora del pranzo girando la forchetta nel suo piatto e a fissare Bill; amava il modo in cui i suoi capelli mori sfioravano delicatamente il suo lungo collo, amava il modo in cui le sue labbra si distendevano in un sorriso e amava i suoi occhi color cioccolato. Prima che se ne potesse rendere conto, Tom si era innamorato perdutamente di Bill, ma il moro era sempre così lontano, così distante, così troppo popolare. Era come cercare di inseguire una stella, o una nuvola. Era così triste, Tom si era innamorato degli occhi di Bill ma loro non lo conoscevano ancora.

 

Quando Bill si era iscritto a Skype, Tom aveva colto la palla al balzo. Il suo intento era quello di parlare semplicemente con Bill senza che lui sapesse chi fosse, ma la cosa gli era sfuggita di mano e non riusciva a non stare una sera senza parlare con Bill. Bill era dolce, simpatico e gentile. Poi il moro aveva iniziato a confidarsi con lui e aveva scoperto che la sua vita era una bugia e che tutto ciò che desiderava era un vero amico, Tom continuava a stargli accanto nonostante volesse essere di più.

 

Anche questa volta Tom era seduto al suo solito posto in fondo alla sala ed era impegnato a guardare ogni mimimo movimento del moro, ma questa volta non sarebbe tornato a casa e gli avrebbe parlato. Tutto quello che aveva fatto era per Bill, perchè nonostante dicesse di odiare la sua popolarità, il moro non sarebbe riuscito a stare nemmeno un giorno nelle condizioni di Tom. “Cazzo” borbottò e si massaggiò le tempie, imponendosi mentalmente di non scrivergli, stava facendo tutto questo per il bene di Bill.

 

Bill, seduto al suo solito tavolo, aveva incociato le braccia e ci aveva poggiato sopra la fronte. Aveva chiuso per un momento gli occhi ed era caduto in un sonno profondo, oramai aveva rinunciato al make up nonostante i suoi capelli stessero ancora a posto. Tom guardò Bill e pensò che era bellissimo anche al naturale e con i capelli in disordine. “Cazzo” mormorò di nuovo passandosi una mano sul viso, era cotto a puntino.

 

 

*

 

 

Tom chiuse la porta alle sue spalle e guardò la sua casa. Non era molto grande, ma era accogliente e calda e questo era ciò che aveva più importanza. “Ciao tesoro! Com'è andata oggi a scuola?” chiese Jutta non appena entro nel salone.

 

Tom alzò le spalle. “Noioso” disse e andò in cucina, posò lo zaino su una sedia e aprì il frigorifero. Prese una bottiglia d'acqua e bevve un lungo sorso.

 

“Hai visto Bill, oggi?” chiese alzando le sopracciglia due volte e Tom arrossì. Jutta sapeva tutto della storia tra Bill e Tom; sapeva che si erano conosciuti su internet ma suo figlio non aveva mai avuto il coraggio di farsi avanti a scuola nonostante il moro insistesse.

 

“Uh, sì” rispose evasivo. La madre inclinò un po' il capo guardandolo; di solito Tom iniziava a parlare di quanto fosse bello e grazioso Bill, ma ora non stava dicendo nulla. Fa che non mi faccia nessuna domanda, fa che non mi faccia nessuna domanda, pregò Tom mentre prendeva il suo zaino dalla sedia, pronto ad andare sopra.

 

“Cos'è successo tra voi?” chiese Jutta sedendosi al tavolo e incrociando le braccia.

 

Tom sospirò e si toccò una tempia. “Noi abbiamo litigato” disse e la madre strabuzzò gli occhi e inclinò il viso. “Sì, lui... uhm voleva invitarmi una festa, ma sai quanto non mi piacciano le feste e ho rifiutato e lui... si è arrabbiato” alzò le spalle e lamadre la guardò a lungo.

 

“Tom, Bill è una persona meravigliosa, non lasciarlo scappare solo perchè hai paura. Se Bill si è innamorato di te senza nemmeno sapere chi sei—” Tom arrossì fino alle orecchie. “Vuol dire che gli piace il tuo carattere. Ora, io non ti sto obbligando ad andare a quella festa, ma bada bene a ciò che fai” concluse Jutta e Tom la guardò a lungo. Si girò e corse di sopra. 

   
 
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