Non poteva rischiare che tutto venisse
scoperto, avrebbe dovuto sistemare la situazione alla svelta. Doveva scoprire
chi fosse l’intruso prima che succedesse un
cataclisma. Appena si fosse ripreso sarebbe andato al monastero per vedere l’intruso.
Gli ci vollero tuttavia settimane per riprendersi dall’ultimo viaggio
in superficie, in quei giorni aveva sentito finalmente
il dolore che tanto gli mancava, ma non poteva andare a chiamare Vannie, anche
se lei sempre più spesso andava al solito locale, come se aspettasse la sua
voce che la chiamava. Finalmente un giorno fu pronto. A notte fonda Jason si recò sulla collina e appena vi giunse captò la presenza
dell’Angelo.
-Finalmente ti sei deciso, sapevo che saresti
venuto a cercarmi, sei prevedibile.
-Chi sei e cosa ci fai qui?
-Nessuno mi vieta di stare qui. A differenza di te e di tutti gli altri
Caduti, io non mi sono ritirato al calduccio e mentre tu stavi a crogiolarti nella tua sofferenza per quella umana, io mi
adattavo a vivere sulla Terra, come i mortali che tu ami tanto.
-Io non amo i mortali. Li reputo patetici e non desidero vivere sulla
Terra come loro. Io non mi mischio a loro.
-A no? E allora quella Vannie cosa centra con
te? Non ti mischi a loro…vero?
-Lei è diversa. Quelli non sono affari tuoi. Stalle lontano.
-Io faccio quello che voglio. Ah, e comunque
io sono Arthur.
-Sparisci.
Arthur era un Angelo caduto da poco anche se già sapeva il fatto suo. Anche lui aveva deciso di saltare perché era stanco di tutti
buoni falsi sentimenti che lo circondavano, ma, a differenza di Jason, non
cercava dei buoni sentimenti che fossero reali, anzi, voleva provocarne di
cattivi senza nessuno scopo se non la malvagità fine a se stessa. La sua prima
vittima sarebbe stata proprio Jason. Era molto alto, più alto di Jason; le sue
ali erano più o meno delle stesse dimensioni e tonalità di quelle di Jason, era
pallido quanto lui ma aveva una luce diversa negli occhi. I suoi occhi erano
grigi e glaciali e riflettevano perfettamente tutta la sua crudeltà, i capelli lisci
e biondi gli ricoprivano la fronte e il collo. Aveva incollata
in faccia un’espressione da strafottente che dava parecchio sui nervi a Jason.
Alle sue parole aspre se la rideva di gusto, anche la sua risata era irritante.
-E io dovrei fare
quello che vuole un insulso Angelo che si mischia agli umani?! Ma tu sei completamente fuori di strada. Impara a stare al
mondo e cercati un altro posto dove divertirti con quella.
Detto questo Arthur prese il volo ma fu subito
seguito da Jason. Volarono appena sopra gli alberi per circa 10 minuti, come se
volessero vedere chi dei due era più veloce dell’altro, e raggiunsero la fine
del boschetto vicino al monastero, poi Arthur si fermò di colpo.
-Hai intenzione di seguirmi fino in capo al mondo? Ti ricordo che tra
poco inizierai a indebolirti sempre di più e dovrai
tornare all’Inferno da dove sei venuto, e vedi di restarci stavolta.
Arthur riprese il volo appena pronunciate
quelle parole ma questa volta Jason non lo seguì. Sapeva che quello aveva
ragione e la cosa lo frustrava enormemente, tra poco avrebbe
iniziato a soffrire per il freddo dell’aria. Non aveva altra scelta che
tornare al caldo e lasciare perdere tutto, almeno per il momento.
Vannie era da un po’ che non aveva sentito la presenza dell’Angelo e
una notte decise di andare al vecchio monastero, nonostante le fosse stato
detto chiaramente che non doveva più tornarci.
Arrivata lì sentì la voce che la chiamava. All’inizio pensava che fosse
Jason, ma presto si accorse che non era la solita voce che la stava chiamando.
Era una voce sgraziata e fastidiosa, quasi metallica e feriva i timpani.
Vannie…ma brava…anche tu sei prevedibile come lui, sapevo
che saresti arrivata!
-Chi sei? Jason dove sei?
-Jason per un po’ non si farà vedere. Credo che abbia parecchio da fare
per riprendersi dopo il nostro incontro.
Vannie era terrorizzata dalla visione che le si era
parata davanti. Di fronte a lei c’era un Angelo stupendo, ma di una bellezza
crudele. Era tutt’altra cosa rispetto al suo jason. E
le sue parole l’avevano spaventata a morte.
-Cosa gli hai fatto?! Che cosa vuoi da lui?
Vannie stava urlando dalla rabbia e dallo spavento al pensiero che fosse stato fatto del male al suo Angelo e gli occhi le si
stavano riempiendo di lacrime. Intanto Arthur non si lasciava di certo
commuovere e se la rideva di gusto vedendo la ragazzina così impaurita e
arrabbiata.
-Ma si, niente di
che. Gli ho solo fatto capire che doveva sparire e cercarsi un altro posto per
giocare con te. Ah…ma guarda, non deve aver capito bene la lezione, sta
arrivando.
Arthur aveva captato quello che non era in grado di sentire la mortale,
Jason stava volando verso il monastero, anche se molto lentamente in quanto non aveva ancora recuperato di nuovo le forze. Quando arrivò aveva lo sguardo furente ed era pronto a
scatenare la sua rabbia contro Arthur.
-Jason stai bene allora!
-Vai a casa Vannie. Ti avevo detto di non tornare più
qui.
-Ma…
-Vattene!
Vannie non voleva andarsene e lasciare che Arthur facesse del male a
Jason, ma d'altronde non poteva fare niente contro l’Angelo. Si nascose dietro
un muro semicaduto del monastero per vedere cosa sarebbe successo tra i due
titani.
Jason si scagliò come una furia contro Arthur, i due iniziarono a
lottare come bestie che si scannano per un pezzo di
cibo, anzi in questo caso per una femmina. Ben presto non si riuscì più a
capire chi stesse ferendo chi, se uno dei due aveva la
meglio o no. Andarono avanti per un bel po’, tra le urla di Vannie che li
pregava di smettere, che c’era abbastanza spazio sulla Terra per entrambi, ma
nessuno dei due ne voleva sapere; dopo un tempo che per la ragazza era sembrato
infinito, i due Angeli si accasciarono per terra, uno di fianco all’altro. Entrambi
sanguinavano parecchio da tutte le parti del corpo e
il sangue, sulla loro pelle più bianca della neve, risaltava in modo
raccapricciante. Jason sembrava aver avuto la meglio su Arthur, che infatti era in fin di vita. Vannie gli si avvicinò e gli
ripulì la faccia dal sangue. Stava per iniziare a parlare quando il corpo
dell’altro Angelo si ridusse in polvere, dopo che questi aveva emesso un ultimo
strozzato gemito di dolore. La ragazza era rimasta sconvolta da quella vista,
non aveva immaginato che la vita di un Angelo potesse finire così tragicamente.
Sperava che Jason si sarebbe salvato, in effetti era
stato più forte di Arthur, ma era ancora molto debole per i frequenti sbalzi di
temperatura che il suo corpo aveva dovuto affrontare in quegli ultimi giorni.
Quella lotta era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso, il suo
corpo non poteva sopportare più niente ormai.
-Mi dispiace…
Jason aveva appena sussurrato quelle poche parole che anche lui emise un gemito e fu ridotto in polvere. Vannie scoppiò definitivamente
in lacrime quando si trovò le mani appoggiate al terreno impolverato e pieno di
piume nere dove prima c’era il corpo di Jason. Così era terminata la vita breve
ma piena dell’Angelo caduto, che si era sacrificato per una mortale. Vannie era disperata, aveva potuto condividere con lui solo pochi
ma intensi momenti. Adesso era troppo tardi, del suo Angelo e così anche di
quello che lo aveva ucciso non erano rimasti che polvere e piume. E lei non era
rimasto nulla, se non una piuma incorniciata e un
ricordo di una storia che le aveva cambiato la vita.
FINE!! Spero che vi sia piaciuta! Lo so che il finale è un po’
tragico, però non mi sembrava adatto alla storia un finale fiabesco… spero che apprezzerete comunque! Grazie alle persone che
hanno commentato o anche semplicemente letto e che mi hanno dato la voglia di
continuare la storia!