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Autore: softkitty    18/11/2014    1 recensioni
La protagonista di questa storia è Nicky, neolaureata in lettere e barista per necessità.
Accanto a lei vedremo Noah, il suo fidanzato dalla famiglia ingombrante, Diane, la sua amica di una vita e Oneweek, metodico giovane incontrato in metro.
Attorno a loro ruoteranno vari personaggi, dalla ex fidanzata decisamente poco "ex" alla suocera molto "suocera", passando per genitori amorevoli e amici privi di tatto.
SOSPESA.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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In metro con amore

 

Capitolo 8

 

Nicky si svegliò tardi quella mattina e si prese tutto il tempo necessario per alzarsi con calma e prepararsi a pulire casa. Non che fare i mestieri le piacesse da morire, però la casa necessitava di una bella pulita almeno una volta a settimana, se voleva evitare di navigare nella polvere e di essere sfrattata dagli acari.

Si armò di pazienza, stereo, spolverino e guanti e iniziò la sua personale battaglia contro la polvere. Doveva eliminarne ogni più piccolo granello, sterminando ogni singolo minuscolo acarino che aveva deciso di mettere su famiglia tra i suoi soprammobili. Sarebbe diventata una serial killer di acari. Già si immaginava come una moderna Godzilla che distruggeva le loro piccole abitazioni scatenando il panico e mietendo vittime a tappeto. Nessuno sarebbe sopravvissuto.

Qualche ora e uno spolverino più tardi, Nicky si ritenne soddisfatta del risultato. L'appartamento riluceva come uno specchio e la proprietaria si meritava una doccia, prima di andare a cena dai coniugi Cassidy.

Fare le pulizie l'aveva aiutata a non pensare a Noah e Angie e soprattutto a Daniel. Non voleva ripensare alla sera precedente, alle risate che si erano fatti in auto mentre la riportava a casa. E più di ogni altra cosa non voleva ripensare a quanto si fosse stupita della galanteria di Daniel che aveva mantenuto le distanze e non aveva provato a baciarla, neppure sulla guancia.

Si era comportato egregiamente.

Ma quanto c'era di vero in quel suo trattenersi?

Le tornarono alla mente le parole di qualche giorno prima.

No, è da quando sono entrato che muoio dalla voglia di scioglierti i capelli e baciarti

Si era trattenuto per lei? Avrebbe preferito andare oltre?

Come poteva pretendere da lei che gli si affidasse di sua spontanea volontà, senza impegni e senza pressioni? Non era in grado di farlo perché sapeva cosa voleva Daniel, ma non ciò che invece desiderava lei. Era troppo presto, troppo confusa, troppo e basta.

Il suo cuore non era ancora guarito dalle ferite che Noah gli aveva inferto e il suo cervello aveva attivato la protezione totale, per permettergli di riprendersi ed evitare ulteriori danni.

E il suo cervello in quel momento le diceva che frequentare Daniel era decisamente una pessima idea.

Indossò scarpe da ginnastica, jeans e t-shirt ed andò dal fiorista prima di andare al cimitero. Nicky andava a trovare i suoi genitori una volta alla settimana, deponeva un mazzo di fiori e restava qualche minuto ad osservare la foto di Alan e Sarah Stanton nella speranza che, ovunque essi fossero, il suo pensiero potesse raggiungerli.

La tappa successiva era casa Cassidy. Quando suonò il campanello, ad aprire fu Elizabeth Cassidy che la abbracciò senza darle il tempo di aprire bocca. «Dominique cara!». Le posò un bacio sul capo ed inspirò il suo profumo, proprio come sua madre aveva sempre fatto quando era piccola.

«Ciao Elizabeth! Ti sono mancata?».

La donna la guardò posandosi le mani sui fianchi. «Non sai quanto! Settimana scorsa non sei venuta!»

«Lo so, ma Benny è stata malata e ho dovuto coprire metà dei suoi turni. Mi dispiace»

«Non importa, vieni! Diane è appena arrivata e Peter sta sfornando la sua torta segreta».

Peter ed Elizabeth Cassidy erano i suoi secondi genitori. Erano stati accanto a lei e a suo padre quando sua madre era morta e da quel momento non li avevano più lasciati. Inizialmente Nicky aveva pensato che tutte le attenzioni che riservavano loro, gli inviti a pranzare o cenare insieme servissero per non far sentire a lei la mancanza di sua madre. Col senno di poi, capì che lo avevano fatto non solo per lei, ma anche per evitare che suo padre andasse in pezzi, chiudendosi nel ricordo del suo amore ormai perduto.

«Dominique, come sta Noah?». Quella domanda di Peter la riportò bruscamente alla realtà.

Elizabeth lo fulminò con lo sguardo, mentre Diane sgranò gli occhi, allarmata. «Papà!»

«Ci siamo lasciati». Nicky sorseggiò un po' d'acqua. «Diciamo che lui ha preferito concentrarsi su altri esseri di sesso femminile»

«Che gran figlio di...!». L'imprecazione di Peter fu sovrastata dalle risate di Diane per la faccia scandalizzata della madre. «Scusate»

«Non importa. In fondo non avresti detto nulla di sbagliato! Ora sono single e decisamente non in cerca dell'anima gemella». Per fortuna il discorso fu abilmente sviato da Diane che invitò il padre a tagliare la torta e mangiarla.

La torta segreta di Peter Cassidy era il dolce immancabile che mangiavano ogni volta che pranzavano o cenavano insieme. Benché la ricetta non fosse così segreta, il dolce altro non era che una torta al cioccolato con marmellata di albicocche, era una tradizione dei Cassidy che l'uomo di casa la preparasse per le riunioni di famiglia. Peter le aveva raccontato che quello era un modo per dimostrare alla propria consorte la gratitudine per la sua devozione alla famiglia ed il rispetto per il duro lavoro di moglie, madre e casalinga. Peter aveva visto suo nonno prepararla per anni ogni settimana e, come lui, anche suo padre l'aveva preparata ogni domenica nella quale Peter, Elizabeth e Diane erano a pranzo dai suoi genitori. E così avrebbe fatto lui ogni volta che Diane e Nicky avrebbero accettato i loro inviti. E lo avrebbe insegnato al marito di Diane. E anche al marito di Nicky, perché, benché non fosse una Cassidy di sangue, Dominique era per lui ed Elizabeth come una figlia.

Alla fine della serata Nicky uscì da casa Cassidy con lo stomaco pieno di cibo e con il cuore pieno di affetto.

Elizabeth accompagnò le due giovani alla porta, guardandole sconsolata. «Dovremo aspettare un'altra settimana prima di rivedervi?»

«Credo di sì – disse Nicky stringendosi nelle spalle – vi chiamo appena saprò quale sarà il mio giorno libero settimana prossima».

Diane abbracciò la madre. «Mamma, sei sempre la solita»

«Coraggio tesoro – Peter comparve dietro la moglie e le sorrise bonario – le nostre piccole hanno spiccato il volo, è giusto che abbandonino il nido».

Elizabeth lo fulminò con lo sguardo. «Oh, smettila di prendermi in giro e fila a preparare la tisana per dormire. Ciao ragazze! Ricordatevi di chiamarci, ogni tanto».

Nicky e Diane ridacchiarono e si allontanarono tranquille. «I tuoi genitori sono proprio forti»

«Sì, sai, quando li vedo così uniti, nonostante siano passati...». Si bloccò, facendo mentalmente il conto. «Quasi trent'anni da quando si sono conosciuti, penso che hanno avuto una gran fortuna ad incontrarsi»

«Lo credo anche io! Sono perfetti insieme»

«Tu piuttosto? Come stai?».

Nicky rimase in silenzio per qualche secondo prima di rispondere. «Sto». Sospirò. «Ho passato momenti migliori, ma non è una tragedia. Anzi, credo che alla fine sia un bene che sia finita. In questi giorni ho scoperto lati di Noah che non credevo esistessero e che assolutamente non mi sono piaciuti. Quindi, meglio aver scoperto tutto ora, piuttosto che... dopo»

«Sei incredibile, riesci sempre a vedere il bicchiere mezzo pieno. Non so come tu faccia, ti invidio!».

Nicky decise di stemperare la tensione. «Andiamo! Diane Cassidy, figlia dell'ex primario di cardiochirurgia, nonché docente nel college più prestigioso dello stato Peter Cassidy invidia me? Questa sì che è buona!». Diane le diede una gomitata e scoppiò a ridere. Erano amiche anche per questo. Nonostante infatti la famiglia Cassidy fosse economicamente più florida, rispetto agli Stanton, non erano mai stati particolarmente avvezzi a tutte le stramberie dei ricconi (come le definiva Peter) come golf club, lezioni di piano o di galateo. Non che Diane fosse una zoticona, ma decisamente non era una snob come... meglio non fare paragoni.

«Ti va di andare a fare colazione domani?»

«Certo, purché non sia troppo presto, Diane»

«Tranquilla, domani ho il turno all'ospedale di pomeriggio». Diane si stava laureando in ginecologia ed ostetricia ed il suo corso di studi prevedeva un tirocinio di mille miliardi di ore, la maggior parte delle quali spalmate durante la notte. «Facciamo che ci vediamo per le 10 e andiamo da Barry»

«Ok, però non dirlo a Missy, altrimenti mi licenzia». Nicky le fece l'occhiolino e la salutò, scomparendo dietro l'angolo e dirigendosi verso il suo condominio.

Adorava quelle serate in famiglia, le ricordavano che, nonostante i suoi genitori fossero morti, non era sola e aveva ancora delle persone che la amavano come una figlia e una sorella.

***

Il mattino successivo, Nicky fu svegliata dal telefono.

«'nto»

«Nicky, ti ho svegliata? Scusa! Volevo dirti che questa mattina non posso venire a fare colazione! Mi hanno appena cambiato il turno e inizio tra dieci minuti».

La giovane cercò di registrare le parole dell'amica. «Mh, va bene, buon lavoro». Chiuse la comunicazione e guardò la sveglia. 6.50

L'avrebbe picchiata. Molto lentamente.

Quando si sarebbe svegliata. Sprofondò di nuovo tra le lenzuola per un'altra ora, prima di alzarsi ed andare a fare la spesa. L'orario ideale per entrare nel supermercato e non dover fare slalom tra mille carrelli e passeggini, era quello di apertura.

Diane la prendeva sempre in giro, dicendo che aveva le abitudini di una vecchia zitella, ma Nicky non sopportava di dover fare la coda alla cassa inutilmente, non tollerava i bambini che toccavano qualunque cosa sporgendosi dai carrelli e soprattutto odiava l'ansia e la fretta che tutti sembravano avere all'ora di chiusura.

Prese il suo carrello ed iniziò a vagare per tra gli scaffali, seguendo la lista che aveva scritto la mattina precedente.

«Nicky?».

La ragazza alzò lo sguardo e si trovò davanti un ragazzo dall'aria familiare, dai capelli rasati e gli occhi castani. «Non credo di conoscerti»

«Oh, scusa! Sono Finn un amico di Daniel».

I due si strinsero la mano. «Ora ricordo! Hamburger e birra rossa»

«Sì, sono io!». Rise. «Anche tu qui a fare la spesa? Non ti ho mai vista»

«Di solito vengo sempre a quest'orario, così evito il caos».

Finn alzò le mani teatralmente, in segno di resa. «Confesso! Sono io ad essere fuori orario! A dir la verità, con il lavoro che faccio, non ho un orario o un giorno fisso».

«Che lavoro fai?»

«Sono un medico». Le sorrise. «Solo che la gavetta è lunga. E i turni al pronto soccorso massacranti»

«Immagino»

«Come va con Danny?»

«Dottore, credo tu abbia già tutti gli elementi per fare una diagnosi! Non hai bisogno che te ne parli io, sbaglio?»

«Touché! Speravo di scucirti qualche informazione!»

«Troppo ingenuo, dottore!»

«Bene, ora è meglio che vada! Mi ha fatto piacere vederti, Nicky! Salutami Danny e mi raccomando, dagli una possibilità! È un ottimo ragazzo». Le fece l'occhiolino e si allontanò. Che strambo personaggio!

Raggiunse casa carica di borse e sistemò tutta la spesa, soddisfatta di non essersi dimenticata nulla, come al solito.

Mangiò in tutta tranquillità e poi si preparò per andare al lavoro. Quel giovedì il cielo era limpido e Nicky decise che avrebbe fatto quattro passi, la metro quel giorno non l'avrebbe vista. Camminava assaporando il profumo dell'aria primaverile, quando vide di fronte a sé...

«Willa!»

«Nicky! Ti ho trovata!». Le si fiondò tra le braccia. «Mi sei mancata! Come stai?»

«Io bene, tu?»

«Vorrei scappare da casa mia! Quel coglione di mio fratello sta frequentando di nuovo quella zoccola di Angie! E mia madre e mio padre sono al settimo cielo! Non fanno che dire quanto sia bella Angie, quanto sia ricca la sua famiglia, quanto sia perfetta per Noah...»

«Willa, calmati». Le sorrise dolcemente. «Vieni, andiamo da Missy, devo iniziare il mio turno, se vuoi puoi stare lì per un po'»

«Grazie Nicky». La abbracciò di nuovo. «Posso stare da te?»

«Non se ne parla. Ti manca pochissimo al finire la scuola e diventare maggiorenne. Poi potrai scegliere un campus lontano e trasferirti. Lo sai che non posso tenerti con me»

«La vita fa schifo»

«Non essere così cinica, dai»

«Odio la mia famiglia»

«Ma è pur sempre la tua famiglia». Le accarezzò i capelli. «Ora vieni, Missy sarà felicissima di vederti». E, come Nicky aveva pronosticato, la proprietaria del locale fu entusiasta di rivederla e la riempì di attenzioni e di muffin, facendola divertire come una pazza.

«Nicky, ora devo andare a casa»

«Corri, non vorrai arrivare in ritardo». Le strizzò l'occhio. «Chiamami quando vuoi»

«Grazie Nicky! Ti voglio bene!». Le schioccò un bacio sulla guancia e corse via.

«Certo che quella ragazza è così diversa da suo fratello».

Nicky annuì al commento della sua capa. «Sì, è un angelo. Se non somigliasse così tanto a Noah, penserei che sia stata adottata». Si asciugò le mani. «Vado a pulire quel tavolo»

«Aspetta un secondo, zucchero! Non mi hai detto com'è andata con quel giovanotto?»

«Mi ha riaccompagnata»

«E...?».

Nicky sbuffò, fingendosi esasperata: «Quanto sei indiscreta, Missy»

«Ormai sono vecchia e fuori dal mercato! Lasciami divertire a fare la pettegola!»

«Non è successo nulla»

«E allora perché ieri è arrivato qui convinto di vederti?»

«Perché non gli ho detto che era il mio giorno libero»

«E perché non glielo hai detto?».

Nicky si strinse nelle spalle. «Non me lo ha chiesto». Prese la spugna e sgusciò via, prima che Missy potesse ribattere.

Il turno fu un delirio. Quella sera sembrava che nulla fosse più interessante di Missy's e il mondo si era riversato in quel locale, affollandolo.

Nicky, Venice e Missy furono più che contente di vedere la mezzanotte avvicinarsi. Pulirono tutto da cima a fondo, facendolo tornare al suo splendore originario.

«Ragazze, siete state bravissime questa sera!»

«Grazie Missy, ora però io me ne vado a casa! Ho bisogno di una doccia e di una bella dormita! A domani! Buonanotte anche a te, Venice»

«Notte Nicky»

«Notte zucchero». Uscì dal locale e si avviò alla metro. Non lo avrebbe ammesso neppure sotto tortura, ma si era aspettata di vedere Daniel entrare nel locale per farle un saluto. Invece non si era presentato.

Sospirò. Forse aveva capito che con lei sarebbe stata una battaglia persa. Aria. Finalmente.

Arrivò a casa sua e chiuse il mondo fuori, come al solito. Quello era il suo rifugio e niente era più gratificante per lei del silenzio e della pace che la attendevano varcata quella soglia.

***

«Oggi ho visto Nicky». Finn buttò lì quell'affermazione con indifferenza, mentre osservava di sottecchi Daniel.

Come prevedibile, l'amico si ingozzò con la birra ed iniziò a tossire. Quella sera non erano andati al locale dove lavorava la ragazza, per esplicita richiesta di Dan.

Colin gli diede delle pacche sulla schiena e guardò Finn scuotendo il capo: «Amico, un po' di tatto! Vuoi far morire il nostro Danny prima del tempo?».

Finn scrollò le spalle, con tutta la noncuranza di cui disponeva. «Era per fare conversazione. Tanto Danny ha detto che vuole allentare la presa, perciò...».

In effetti, Daniel aveva pensato di rallentare un po'. Fosse dipeso esclusivamente da lui, probabilmente Nicky sarebbe già stata sua. Ma, purtroppo per lui, Nicky non era dello stesso avviso. Stava molto sulle sue e non apprezzava particolarmente i suoi tentativi di farla sentire importante. Forse quello di cui aveva bisogno era spazio. E anche un po' di tempo. Deciso a portare avanti questa sua idea, Daniel non si era presentato al locale quel giorno. Il diavoletto sulla sua spalla sinistra però, ci tenne a precisare che non era solo quello il motivo per il quale, in un certo senso, le aveva dato buca. Gli costava ammetterlo, ma era rimasto male il giorno precedente quando, entrando sorridente nel bar, non l'aveva trovata. Era il suo giorno libero e non si era degnata di dirglielo.

Si riscosse da quei pensieri e fissò Finn. «L'hai vista? Posso sapere dove?»

«Al supermercato vicino a casa mia. Abbiamo scambiato quattro chiacchiere»

«E...?». Daniel era visibilmente curioso.

«E basta»

«Finn, non fare lo stronzo»

«Mh – si finse indeciso – credo di volerti sentir dire che ti interessa, prima di continuare a parlare»

«Ok, ok!». Sbuffò. «Mi interessa sapere di Nicky. Ora parla»

«Mi ha detto che va sempre di mattina a fare la spesa, così incontra meno gente e basta». Si illuminò. «No! Scherzavo! Le ho anche detto di darti una possibilità».

Colin scoppiò a ridere, mentre Daniel mollò l'hamburger che aveva in mano. «Non ci credo»

«Giuro che gliel'ho detto»

«Sei un cretino».

Colin si intromise: «Concordo con Danny».

Ma Finn si batté una mano sul petto, orgoglioso. «Mi ringrazierai».

 

 

Il mio angolo.

Buonasera, sparuti lettori, tutto bene?

Scusatemi se non mi dilungo, ma sono moolto incasinata! Spero di riuscire a postare, settimana prossima!

Un grazie a tutti i santi che resistono e si ostinano a leggere i miei capitoli, i misericordiosi che trovano qualche minuto per lasciare un commento (se ci saranno) e i coraggiosi che inseriscono la storia tra le preferite/ricordate/seguite.

Abraçada,

Softkitty

ps Spero non ci siano errori!

  
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