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Autore: njaalls    18/11/2014    2 recensioni
Quel ch’ella par quando un poco sorride, non si può dicere né tenere a mente.
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«Dovresti uscire con me» dice lei con la sua usuale schiettezza, mentre una folata di vento si abbatte contro le loro guance e i loro nasi sono un po' arrossati per colpa dell'alcol. E Nina Evans ha già inquadrato Niall, ha imparato a comprendere un po' il suo carattere e le sue intenzioni e non gli è indifferente, un po' come lui non lo è per lei.
C'è un secondo di silenzio tra loro, nel quale solo la musica proveniente dalla casa è udibile e così lasciano che i loro cuori battano a ritmo quasi sincronizzato. Poi Niall scoppia a ridere. «Dovrei?»
«Dovresti» conferma lei, scrollando più volte la testa.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 2 — Attempt
 
Posso aiutarti a cambiare.
Posso mostrarti come fare questa cosa.
 
Nina ha delle gambe lunghe e che la fanno correre veloce quando è in tremendo ritardo, ha le labbra carnose che vogliono essere baciate e vogliono sorridere al mondo, ha un neo sulla guancia destra e le piace, le si addice.
Nina è bella a modo suo, maniaca dell'ordine e parla troppo, lo sa e glielo dicono tutti.
Ha degli amici per i quali farebbe i salti mortali e per loro probabilmente si farebbe amputare un braccio, o una gamba, o qualsiasi altra parte del corpo pur di vederli felici e odia litigare con loro. Ha una famiglia ordinaria, con due genitori che ancora le impongono il coprifuoco e le mandano messaggi durante il giorno per accertarsi che sia viva e una sorella che, quando arriva a casa, si chiude in camera e sparisce fino ad ora di cena.
E nonostante tutto, nonostante i voti scarsi in matematica, la sua incapacità in qualsiasi attività implichi il sudare -nessuno le tocchi la danza!- e i litigi più o meno costanti con Emma, le piace la vita e le piace la sua, di vita, perché tutti coloro che la circondano hanno qualcosa di buono che la fanno sorridere e non si perderebbe per nulla al mondo la possibilità di allargare quelle labbra che tanto cura e che tutti ammirano.
Quel giorno Nina è in abbondante ritardo, i jeans nuovi troppo stretti e i capelli tenuti su po' per miracolo e corre. Corre come mai in quasi diciotto anni di vita.
Ha appena varcato il portone dell'atrio esterno, quando il suono della campanella scandisce l'imminente inizio delle lezioni e ha cinque minuti -solo cinque- per prendere i libri dall'armadietto e dirigersi verso l'aula di storia. Sorride, qualcuno la saluta e ricambia, ma non smette di correre, così afferra i libri malamente e riprendere a correre su per le scale e poi fino alla fine del corridoio del secondo piano e non è una che solitamente ritarda, perché la infastidisce e vuole almeno arrivare a lezione non iniziata.
La coda ondeggia sulle sue spalle, le scarpa da ginnastica battono a ritmo sul marmo procurando un fastidioso rumore di gomma che si piega e poi ritorna alla forma naturale, ma quando arriva, la porta è ancora aperta e tira un sospiro di sollievo perché l'insegnate è già lì, ma ancora in piedi.
«Buongiorno» ansima e prova ad aggiustarsi i capelli perché alcuni le solleticano le guance, sorride e va a prendere posto. «Scusi il ritardo»
Il suo banco è il terzo nella fila laterale, vicino alla finestra perché i luoghi chiusi la infastidiscono e ha sempre bisogno di uno spiraglio aperto.
Quando sfila nella sua corporatura esile e alta fino alla propria sedia, si guarda intorno e sa che la sta fissando e Nina si domanda come mai sia in orario, quando è sempre in  perenne in ritardo di almeno dieci buoni minuti. Poi decide che è abbastanza, che lei è Nina Evans, cammina a testa alta e può reggere il peso dei suoi occhi chiari che la scrutano e la studiano come se non avessero mai visto nulla di simile in vita loro. Sono pochi secondi, si guardano, quasi a volersi sfidare e poi Nina gli sorride, mettendo in mostra i denti bianchi e lui, se possibile, stringe di più la mascella, accentuando automaticamente la ruga tra le sopracciglia aggrottate. È carino, ma se sorridesse, lo sarebbe il triplo e Nina deve prendere posto, quindi si siede e ci sono quattro banchi e una manciata di metri a dividerli.
Nina è studiosa, ha qualche difficoltà con le materie scientifiche, ma nulla di irrecuperabile e i suoi genitori sono fieri di lei. Ha la testa sulle spalle, nonostante qualche bicchiere in più il sabato, la musica a tutto volume quando è sola in casa e la matita fin troppo pronunciata quando Emma le dice «Ti trucco io!», perciò è normale per lei ritrovarsi con tre pagine e mezzo di appunti a fine lezione e la scrittura ordinata che riempie tutte le righe, fitte fitte. La fa sentire meglio.
Sospira.
Lo ha guardato solo due volte di sfuggita durante la lezione, lo deve ammettere, tra un pausa e un'altra per far prendere fiato alla professoressa.
Quando ha lasciato che lo sguardo vagasse per la prima volta in cerca di occhi azzurri e capelli tinti per l'aula, non ha trovato nessuno a sostenerla fiero e scocciato, perché era troppo occupato a giocare con una sigaretta nascosta sotto il banco e poi a rispondere frettolosamente a qualche messaggio, cercando di non essere beccato. Subito dopo ha scribacchiato qualche parola su un foglio e ha prestato attenzione all'insegnate.
La seconda volta è stata quasi involontaria, invece, perché la penna le è caduta per terra e quando l'ha raccolta, lui era lì, due dita a sostenersi il mento e gli occhi fissi sul suo profilo. È rimasto impassibile e ha continuato a guardarla e, per quando ci abbia provato, Nina non è riuscita a trattenere un sorrisino, mentre cercava di in tutti i modi di prestare attenzione alle parole della professoressa.
Ora la campanella suona e tutti si alzano, Nina compresa, ma si guarda intorno e chiude meccanicamente la bocca mentre lo scruta.
Niall è veloce, raccoglie la sua roba e non fiata, non accenna a prestarle più attenzione del dovuto e quegli skinny jeans gli fasciano le gambe magre, risaltando le spalle appena più larghe. Si scopre a studiare ogni suo movimento, anche il più piccolo e insignificante, come il camminare con le gambe leggermente divaricate e il mangiucchiarsi l'unghia del pollice intanto che si guarda intorno, ma evita lei. Poi sparisce e Nina ha ancora quattro ore da affrontare prima della pausa pranzo e vorrebbe soltanto tornare a casa e abbandonarsi sul letto, mentre è costretta a sentire gente parlare e altra sbuffare. Segue il resto della classe e scompare verso l'aula di biologia.
 
 
 
 
 
La terza ora è terminata e i corridoi sono zeppi di ragazzi che cercano in ogni modo uno scusa per entrare in classe il più in ritardo possibile. Nina è semplicemente di fretta a causa di qualcun altro, poiché il professore di scienze ha blaterato oltre il suono della campana riguardo i buoni e i cattivi comportamenti da adottare in una scuola, alludendo alla maleducazione di una sua compagna di corso nel rispondere al docente.
Perciò ora i suoi passi sono veloci, ma non corre, non le va.
«Hey» e Ron sbuca dal nulla, proprio dietro le sue spalle, dei libri ancorati al petto e il passo lungo che la raggiunge. Le sorride, ma ha un'espressione languida che le dipinge le labbra e lo sguardo basso, tipico di quando si deve fare perdonare. Nina non è arrabbiata e non lo era nemmeno la sera prima quando si è allungata per salutare la sua migliore amica e questa ha risposto con uno «Buona notte» secco e freddo, che le ha fatto alzare gli occhi. Ed è proprio questo il punto: ora Ron si sente in dovere di scusarsi per essere stata sgarbata e aver lasciato che Nina si sentisse in colpa per qualcosa che non aveva realmente fatto. Si sorridono in due modi diversi, ma sono pur sempre sorrisi.
«Ciao» dice la mora e le mostra i denti bianchi perfettamente dritti.
«Mi dispiace» farfuglia l'altra, battendo i piedi per terra ritmicamente, nel tentativo di rimanere al fianco dell'amica già qualche centimetro più alta di lei.
«Non ti devi scusare» dice prontamente Nina e non lo deve fare davvero. Lei aveva già dimenticato tutto pochi secondi dopo la ramanzina fin troppo isterica.
«Ti ho trattata come una bambina»
«Liam ti aveva fatta bere troppo»
«Sapere che non sei arrabbiata mi fa stare peggio!» esclama allora e Nina la guarda per un momento, poi scoppia a riderle in faccia. Le cinge le spalle con un braccio e la stringe a sé. «Davvero, è snervante. Mi fa sentita ancora più stupida per essermela presa con una persona che non ribatte e mi vuole ancora bene»
«Tu sei stupida» la tranquillizza Nina con un'espressione di finta comprensione. «Ma ieri eri anche un po' ubriaca. Sappiamo entrambe che già con un bicchiere sei fuori combattimento, Veronica. Se fossi stata in te, avrei fatto lo stesso»
«Non mi avresti rimproverata, né avresti ucciso con lo sguardo la mia compagnia» esaspera e chiude gli occhi in un gesto teatrale, è davvero dispiaciuta, ma ormai Nina l'ha perdonata e ci può anche scherzare su. «Ah, a proposito, mi devi dire che stava succedendo in quel bagno. Con il nuovo»
«Si chiama Niall» le ricorda la sua migliore amica, lasciandola andare, per non perdere l'equilibrio sulle scale. Un passo dopo l'altro e sono già a metà rampa. «E non è successo niente»
«Nina»
«Ron» ribatte, agita le mani freneticamente e poi ride. «Davvero. L'ho solo aiutato, aveva una grande e imbarazzante macchia rosa sulla maglietta»
«E tu ti sei amabilmente immolata per la patria» la prende in giro Ron, perché realmente Nina è la persona più gentile, altruista e attenta a quello che la circonda, tranne per sé stessa, ogni tanto. Ron apprezza il suo essere vegetariana e salvaguardare la natura, ma crede che dovrebbe decisamente fumare meno e glielo dice, ma lei ha questo brutto vizio ormai sotto la pelle e farle mettere la testa a posto è più difficile del previsto.
«Puoi vederla in questo modo, se vuoi» risponde annuendo, si ferma e l'aula di inglese è ormai dietro l'angolo. «Era parecchio irritato»
«Non sorride mai» e la voce di Ron si incrina, pensierosa, come portata lontano da quei corridoi e Nina sa che la sua mica non è poi così diversa da lei, forse meno altruista, ma con un cuore grande e paure costanti per sé e per gli altri.
«Oh, lo fa, invece» afferma comunque, fa un passo indietro e deve proprio andare a lezione. «Dovresti vederlo quando è con Harry, sorride! E dovresti sentirlo ridere, ha una risata contagiosa»
«E tu che ne sai?»
E Nina scoppia a ridere e ha detto anche troppo, ha ammesso di averlo osservato in quel mese più di quanto le sue amiche si siano mai accorte e non gliene fa una colpa, perché non tutti notano i dettagli. Fa un passo indietro e poi un altro, ha una lezione e quel giorno è in ritardo praticamente in tutte le ore, alza una mano e la saluta. «Ci vediamo in mensa!»
Poi la chioma di Nina scompare e Ron rimante interdetta, i libri ancora ancorati al petto e un sopracciglio alzato perché la sua migliore amica è assorbita completamente da qualcun altro e lei non si è accorta di nulla.
Si ridesta solo quando il suo cellulare vibra nella tasca degli skinny jeans e sorride nel leggere il mittente, inconsapevole delle guance tinte di rosso.
 
Da: Liam
Che fine hai fatto?
Emily Chase mi sta già accanto, non posso reggerla. Sbrigati.
 
 
 
 
 
Quando Nina fa il suo ingresso nella mensa affollata, vede Ron, Liam e Zayn già seduti, le loro pietanze sul tavolo e degli sguardi allegri che si cercano e chiacchierano con tranquillità.
Accelera il passo e non ha per niente fame, ha buttato giù una barretta al cioccolato per i corridoi e ora non ha voglio di mangiare nient'altro, quindi lo raggiunge a mani vuote e si guarda intorno. Si siede solo quando ha appurato che nessuna testa bionda sia presente in sala. Saluta tutti e aggiunge un sorriso caldo, stringendosi nelle spalle.
«Di che parlavate?» chiede con nonchalance, aggiustando poi l'elastico blu a fiori che le tiene su la coda di cavallo. Il suo sguardo passa da Ron e Liam a Zayn -sorride!- che si stringe nelle spalle.
«Emily Chase» spiega semplicemente il più grande, passandosi una mano tra i capelli corti e scuri e se ne esce con un sorrisino. «Liam è esasperato»
«Ed è davvero carina e simpatica, ma non è il mio tipo» dice il diretto interessato, assottiglia lo sguardo e gioca con le posate. Nina ride e probabilmente sono anni che Emily va dietro al suo migliore amico senza speranze. Perché, lo sanno tutti, Liam e Ron sono sempre ad un passo dal dichiararsi apertamente l'uno all'altra e pochi hanno mai provato a fare avances, semplicemente perché potrebbero essere una coppia e Ron è chiaramente di Liam e Liam è chiaramente Ron. Nessun altro potrebbe farla sorridere e arrossire in quel modo tanto ridicolo e nemmeno Emily Chase, un metro e settanta di pura e fine bellezza meridionale, potrebbe distogliere Liam dal consumare Ron con un solo sguardo.
Nina ride ed è quando questa prova a rispondere —e magari a prendere in giro lo sfortunato Liam Payne— che una delle sedie vuote al loro tavolo si scosta, grattando il pavimento.
I capelli biondo platino di Em svolazzano sulle sue spalle e l'amica si siede con disinvoltura, irrigidendo appena la schiena, stretta in un vestito di lana spessa.
«Hey» li saluta, loro rispondono con dei gesti quasi automatici della mano e del capo, mentre continuano a consumare il loro pranzo. «Che succede?»
«Oggi ti sei svegliata con il piede giusto?» la stuzzica Liam, prima che possa farlo Nina, la quale allunga un braccio verso l'amico e gli batte il cinque. Zayn ridacchia e si stringe nella felpa Vans, quando Emma lo fulmina con lo sguardo.
«Stupidi» commenta questa e non esclude nessuno, nemmeno Ron, anche se è molto più un modo affettuoso di dire che ha apprezzato il sarcasmo, nonostante tutto. Poi guarda oltre il loro tavolo, verso l'entrata della mensa, e rivolgendosi a Nina l'istante dopo sorride in maniera quasi furba e maliziosa. «Il tuo nuovo amico si è beccato una nota disciplinare per aver risposto al professore di matematica in maniera discutibile. Mi piace»
Nina alza gli occhi al cielo e fa spallucce, ma non riesce a non abbozzare un sorrisino storto che le illumina il viso, perché ha capito perfettamente chi sia il suo nuovo amico. «Si chiama Niall, non siamo amici e non capisco il perché tu me lo stia dicendo»
«Non credo sia così male, comunque» se ne esce Zayn con una smorfia. «È figo parlare con lui, sa un sacco di roba di meccanica. Eravamo insieme, oggi, durante tecnologia. Non sono stato molto loquace e lui nemmeno, ma è andata benino alla fine»
Nina sembra quasi ferita da quelle osservazioni -anche se non lo è davvero- e si agita sulla sedia, battendo teatralmente un dito sul tavolo. «Ho sentito dire le peggiori cose su quel ragazzo da voi, razza di idioti. E ora ve ne uscite con queste considerazioni!» e poi scoppia a ridere.
Zayn ridacchia insieme a lei, ma molto meno forte, e si stringe nelle spalle. «Meglio tardi che mai, no? E poi anche tu dicevi avesse... Cosa?»
«Una faccia da schiaffi» gli ricorda Emma, beccandosi un assenso dal moro.
«Il mio era un complimento, Malik»
«A me, comunque, continua a non piacere. Spero che in qualche modo possa tranquillizzati» si intromette Liam, ma non cerca lo sguardo dell'amica, che sennò proverebbe a convincerlo del contrario.
Ron ne ha uno invece un po' indeciso, ma quando incontra quello di Nina rimanere in silenzio.
«Comunque, si è seduto proprio ora ad un tavolo» la informa Em, iniziando a mangiare dal suo vassoio. Quando si accorge che la sua migliore amica non ha nulla davanti, si acciglia. «Non hai fame?»
Ma Nina si è già voltata e non risponde, le spalle un po' inclinate e gli occhi scuri a perquisire la mensa.
Lo trova subito. Capelli scombinati a metà tra il biondo e il castano, gambe incrociate sotto la sedia e un sorriso sulle labbra, mentre parla al telefono. Ogni tanto prende qualcosa dal piatto e ricambia il saluto di qualcuno che gli sfila accanto e quel giorno è solo. Harry sembra non esserci per qualche ignoto motivo, intanto che al tavolo di Nina le chiacchiere si mischiano ai silenzi e mentre l'amica è evidentemente impegnata in tutt'altro.
Quando Niall Horan abbandona il cellulare sul tavolo, allora torna ai suoi amici con un sorriso e uno sguardo che non promette nulla di buono.
«Potrei chiedergli di sedersi con noi» se ne esce pratica e tutti la fissano.
«Come?» domanda Zayn, alzando un sopracciglio.
«È solo»
«È grande e vaccinato, non lo mangia nessuno»
«Liam!» lo rimprovera allora Ron e, per qualche strana ragione, appoggia la scelta di Nina. Di certo non perché Niall gli ispiri grande simpatia, ma più che altro non regge l'affermazione scontrosa dell'amico. «Quando Zayn è arrivato non abbiamo detto che era abbastanza grande per stare da solo»
«Ha ragione» conferma l'interessato e fa spallucce, perché a lui non importa mai nulla di quello che succede intorno, l'acqua lo bagna e il vento lo asciuga. Ha già dimenticato le discussioni precedentemente avute con Niall Horan e Liam è suo amico e gli vuole bene, ma dovrebbe fare lo stesso.
Emma si stringe nelle spalle e Nina si alza, senza aspettare altre risposte, perché non ci metterebbero molto a cambiare idea.
Il suo passo è deciso, sicuro e per niente incerto, qualcuno alza lo sguardo su di lei mentre di dirige verso il tavolo del biondo, ma tutti tornano con gli occhi fissi al loro, di tavolo. Si ferma solo quando è ormai giunta con le gambe contro una sedia vuota e poggia le mani sullo schienale. Lui alza la testa e Nina osserva lo sfondo del suo cellulare sbloccato, con un bambino biondo e dagli occhi azzurri che sorride in primo piano, mentre dietro, nell'angolo più alto, sbuca il viso sorridente di Niall. Poi non vuole risultare troppo curiosa e cerca il suo sguardo chiaro, scosta la sedia che tiene sotto le dita e si siede senza chiedere il permesso. «Harry non c'è?»
«Ottima osservazione» esala lui e sebbene non si sbilanci troppo con le parole, non guarda altro se non lei, i suoi occhi chiari e le sue labbra, i cui angoli sono rivolti verso l'alto. L'evento del giorno prima preferirebbe dimenticarlo, ma proprio non ci riesce e se pensa a Nina accaldata in quel bagno, la lingua di fuori mentre sfrega il tovagliolo sulla maglietta macchiata e il braccio di lei che sfiora il suo, è costretto a chiudere gli occhi e cercare concentrazione. Quella mattina, la lezione di storia è stata la peggiore di sempre.
«Potresti sederti con noi, allora»
«Come?»
«Potresti venire al nostro tavolo. Ti potrei presentare i miei amici come si deve» spiega, stringendosi nelle spalle con una finta ingenuità. E Niall non la conosce, ma di certo sa che non è ingenua e ne ha avute di conferme, perché di ragazzine ingenue ne ha trovate durante gli anni ed erano tutte così inesperte e insicure che spesso risultavano fastidiose. Ora, non considera Nina una grande conquista, ma perlomeno cammina con la schiena dritta e gli tiene testa e sente ancora le loro braccia sfiorarsi.
Si volta appena, cercando con lo sguardo il tavolo dove è solita guardarla con Harry e si irrigidisce subito appena degli occhi di finta indifferenza lo inchiodano. Le due ragazze -una è sicuro di averla vista in classe duramente matematica e l’altra è quella della sera precedente-, Zayn Malik e Liam Payne tornano a parlare tra loro e, non lo ammetterà, quasi apprezza lo sforzo di Nina, ma non è il genere di compagnia che gli piacerebbe stare a sentire. Ed è piuttosto sicuro che sia un sentimento reciproco.
Anche la mora seduta accanto a lui, guarda i suoi amici da lontano e poi torna a Niall.
«Sto bene da solo» dice questo con tranquillità. «E penso farei solo un favore ai tuoi amici»
«Ne abbiamo già parlato, per loro non sarebbe un problema» insiste Nina, semplicemente perché forse è un po' logorroica, ma lo vuole fare davvero altruisticamente e Niall è solo e le piace.
Le piacciono i suoi capelli bicolore, i suoi occhi chiari in netto contrasto con i propri e le piace l'accenno di barba sotto il mento. Le piace l'Irlanda e le piace il suono della voce di Niall, marcata dall'accento straniero.
«Sono piuttosto certo che Payne mi voglia fare fuori il più in fretta possibile, che alla tua amica con i capelli castani non faccia molta simpatica e che gli altri due li lasci quasi indifferenti» e allora le sorride, ma in maniera quasi furba e arrogante e Nina sperava andasse diversamente. «Ripeto, sto meglio solo»
C'è un momento in cui la sicurezza della ragazza vacilla appena. Trasborda come acqua fuori da un vaso, ma si affretta subito a tornare dentro, quindi alza le mani in segno di resa e gli sorride amabilmente, poi si mette in piedi e tornerà al suo tavolo.
«D'accordo» si arrende, con un sorrisino poco convinto che fa capolino sulle sue labbra. «Ci vediamo, allora»
Il biondo annuisce e Nina sperava andasse diversamente, sì.
Quando ritorna al proprio tavolo, non sta nemmeno a sentire i suoi amici che la canzonano, un po' affranta e un po' delusa, battuta da un orgoglioso e testardo ragazzino. Ma si volta solo pochi secondi e forse non è andata così male: Niall non le ha tolto gli occhi di dosso, le sorride con sincerità e la prossima volta forse andrà meglio.
 
 
 
Buondì! :)
Vorrei, intanto, dire che mi dispiace per il tremendo ritardo nell’aggiornare, ma a scuola non abbiamo un secondo libero e a casa ci sono troppi compiti.
Passando al capitolo, so che è molto breve e non succede praticamente nulla, ma ho buttato giù una scaletta (momentaneamente fino al quindicesimo) e mi attengo a quella, se non c’è proprio qualcosa che desidero cambiare più o meno drasticamente.
Spero che la storia non risulti scontata e banale, o il personaggio di Niall, che ancora nella mia mente si deve effettivamente delineare. Sono invece contenta che molte di voi abbiano apprezzato Nina con la sua solarità, il suo essere schietta (a volte eccessivamente) e il saper comunque fare un passo indietro, perché è una di quelle persone che parla spesso senza riflettere e senza cattive intenzioni. Alla fine vuole bene a tutti.
Ringrazio chiunque legge in silenzio, inserisce la storia da qualche parte e chi –grazie!!– recensisce.
Un grazie abnorme per le Elvira, sempre entusiasta per questa storia haha spero di non deludere nessuno, più avanti.
Proverò ad aggiornare con costanza e farò davvero del mio meglio per mantenere questa parola.
Ricordo che questa storia é nata dall’os 
Se.
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Njaalls


 
  
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