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Autore: TheSlayer    18/11/2014    10 recensioni
Mary Jane Watson ha un nome che la rende il bersaglio di battutacce da parte di tutte le persone che conosce. E la gente non sa nemmeno il vero motivo per cui si chiama così (fortunatamente, perché le battute orribili potrebbero solo peggiorare). Frequenta la Washington University a St. Louis, nel Missouri, e ha una cotta enorme per il suo professore di Scrittura Creativa: Harry Styles.
E se anche il professore mostrasse un interesse particolare nei suoi confronti? Oppure Mary si sta immaginando tutto?
***
Dalla storia:
"Che vita difficile. Avevo un professore che, nella migliore delle ipotesi, era un idiota e non si rendeva conto dell'effetto che faceva sulla gente. E, nella peggiore, era un maledetto diavolo tentatore e faceva apposta a torturarmi in quel modo."
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 17 – Breeze
 
Ero combattuta. Volevo farla pagare a Harry in qualche modo, ma non avevo idea di come. L’unica cosa che sapevo con certezza era che dovevo parlare con Courtney, perché le foto che mi aveva fatto vedere avrebbero potuto farmi perdere la borsa di studio e non potevo permettere che succedesse.
“Che cosa ti ha detto?” Mi domandò immediatamente la donna. Mi fermai nella piazza del campus dove poco prima l’avevo incontrata e mi aveva rivelato un segreto che mi aveva letteralmente cambiato la vita. Fortunatamente ero sola in quel momento e Courtney non poteva vedermi dall’altra parte del telefono.
Stavo provando mille emozioni diverse, ma quella che sovrastava tutte le altre era sicuramente la rabbia. Ero furente.
“Che è sposato.” Dissi a denti stretti. Ero convinta di aver trovato il ragazzo perfetto, perché non in molti dichiaravano il proprio amore usando citazioni stampate su una maglietta. Non in molti portavano le proprie ragazze a passare il Capodanno a New York e le baciavano a mezzanotte. Non in molti le aiutavano a ritrovare la famiglia con cui non erano più in contatto. No, dovevo smettere di pensare a tutte quelle cose. Da quel momento Harry non esisteva più. Da quel momento dovevo entrare in modalità sopravvivenza e pensare solo a me stessa, e quello significava implorare la persona con cui ero al telefono.
“Beh, almeno l’ha ammesso.” Replicò Courtney. Mi sembrava quasi di sentire il sorriso nella sua voce. Era come se si stesse divertendo.
“Devi credermi quando ti dico che non ne avevo la minima idea.” Dissi. “Non… non avevo mai nemmeno sospettato che fosse sposato, se l’avessi saputo non mi sarei mai avvicinata.” Aggiunsi. Mi stavo mordendo il labbro inferiore con un’intensità tale che avevo cominciato a sentire il sapore del sangue in bocca.
“Se sei preoccupata per quelle foto, non farlo.” Replicò freddamente Courtney. “Ti credo quando mi dici che non lo sapevi, perché purtroppo non sei la prima che ci casca.”
“Cosa?” Domandai, incapace di stare zitta. Ero sicura di aver sentito bene, ma una parte della mia mente si rifiutava di capire il significato di quell’insieme di parole.
“Pensavi di essere speciale?” Mi chiese Courtney. Il suo tono era ironico, freddo e carico d’odio. “Oh, no, non sei la prima ragazzina che ha una cotta per Harry Styles e ci casca quando lui comincia a flirtare con lei. Vedi, è nella sua natura essere così. Ha sempre usato la sua professione a suo vantaggio. Prima era uno scrittore con un libro nella lista dei Best Seller del New York Times, adesso è anche un professore… Ci prova un po’ con tutte e ogni tanto qualcuna ci sta. Poi tocca a me risolvere la situazione.”
Improvvisamente mi tornò in mente il discorso che mi aveva fatto molto tempo prima. Mi aveva detto che si era trasferito a New York per inseguire il suo sogno di diventare uno scrittore, ma era dovuto tornare per risolvere dei problemi. E non mi aveva mai detto di che problemi si trattava ed io non avevo mai chiesto, perché non volevo che si sentisse obbligato a dirmi qualcosa che non voleva. Come potevo essere stata così stupida? Era sposato, si era trasferito nella Grande Mela, aveva trovato un’amante, probabilmente qualcuno come me, che lo faceva sentire vivo, e poi era dovuto tornare a St. Louis perché sua moglie aveva scoperto tutto.
“Mi dispiace.” Dissi. “Mi dispiace davvero.” Aggiunsi prima di concludere la telefonata e avviarmi verso il mio dormitorio. Courtney si era riferita a me come una situazione da risolvere. Non riuscivo a credere che quei mesi di felicità potessero essere considerati in quel modo.
Quando entrai nella stanza che condividevo con Laurel, trovai la mia amica seduta a gambe incrociate sul letto. Stava osservando il suo cellulare e aveva un sorriso enorme.
“Guarda!” Esclamò, girando lo schermo verso di me. “Liam mi ha chiesto di uscire! Ho di nuovo qualche speranza!” Aggiunse, mostrandomi il messaggio in cui il ragazzo le chiedeva se le andasse di uscire a cena insieme il giorno successivo – e aveva specificato che quella volta si sarebbe presentato.
“Wow! Sono felice per te.” Dissi, togliendo il cappotto e abbandonandolo sul mio letto.
“Non ho ancora risposto, perché non voglio sembrare disperata. Cioè, non voglio che pensi che non ho niente di meglio da fare che rispondere al suo messaggio immediatamente… però ho già anche deciso cosa metterò!” Esclamò la mia amica, felice. “Ehi, ma tu non dovevi andare a cena da Harry? Come mai sei già tornata?” Mi domandò dopo qualche secondo.
“Il professor Styles è sposato.” Risposi, recuperando il cappotto e sistemandolo sull’attaccapanni. In quel modo ero riuscita a girare le spalle alla mia amica, perché non volevo vedere la sua espressione carica di compassione.
“Sposato? Cosa vuol dire sposato?” Mi chiese Laurel. Sospirai e cercai di mantenere la calma.
“Che è il marito di qualcuno. Che, per tutto questo tempo, sono stata la sua amante senza saperlo.” Risposi, cercando di mantenere il controllo della voce. Avrei voluto tirare un pugno alla porta. Non riuscivo ad accettare di essere stata così stupida. Come avevo fatto a non avere mai nemmeno un dubbio? Certo, il fatto che vivesse in quel minuscolo appartamento non mi aveva mai fatto pensare che potesse essere sposato. E poi viveva davvero lì? O quello era solo il posto in cui andava a scrivere e a incontrare le sue amanti? Magari non ero nemmeno l’unica ragazza con cui stava in quel periodo. Avrei voluto prendere lui a pugni.
Mi ero lasciata accecare dalla sua perfezione, dalla favola che mi stava facendo vivere e avevo sbagliato.
“Ma…” Cominciò a dire Laurel.
“Ascolta, non ho voglia di parlarne in questo momento. Possiamo uscire? Ho bisogno di non pensare.” La interruppi.
“Ma certo.” Rispose la mia amica. “Sai che basta che dici una parola ed io sono già al pub. Vuoi che andiamo da sole o chiamo Rae, Val e Carmen?”
“Chiama chi vuoi.” Dissi. “Più siamo e meglio è.” Aggiunsi. Guardai lo schermo del mio telefono, che ormai era costantemente illuminato dai tentativi di chiamarmi di Harry e dai suoi messaggi. Scossi la testa. Harry, l’uomo di cui mi ero innamorata, non esisteva.
Esisteva il professor Harry Styles, invece. Insegnava Scrittura Creativa alla Washington University di St. Louis, aveva scritto due libri ed io non avevo una relazione con lui.
“Okay, Val e Rae hanno detto che ci raggiungono da Greg’s. Carmen ha detto che deve studiare, ma sospetto che non voglia ancora vedere Valentina. Stasera ci faremo raccontare tutto. Ogni distrazione è benvenuta, giusto?” Disse Laurel dopo un po’.
“Giusto.” Risposi, togliendo la suoneria al mio telefono e buttandolo nella borsa. Ero intenzionata a non guardarlo per il resto della serata. Il mio unico obiettivo era quello di concentrarmi sulle mie amiche e dimenticarmi di qualunque altra cosa.
 
***
 
Louis Tomlinson mi aveva impedito di parlare con la moglie di Harry quella sera al pub. Quella rivelazione mi sorprese mentre ero da Greg’s con le mie amiche, proprio mentre Rae stava cercando di raccontare che durante le vacanze di Natale aveva lasciato Zach. Il motivo non me lo ricordavo. O meglio, non l’avevo nemmeno ascoltato, perché mi era tornato in mente il momento in cui Louis mi aveva fatta uscire dal locale e mi aveva impedito di tornarci. Fino a quel momento avevo pensato che fosse stato un gesto carino per evitare che finissi nei guai, ma improvvisamente tutto era diventato chiaro. Louis Tomlinson non era una brava persona. Lui sapeva tutto e stava solo evitando che l’amante del suo migliore amico scoprisse che in realtà era sposato.
Non riuscivo ancora a capire perché Harry avesse tutta quella libertà, perché avesse un appartamento dove poteva stare da solo e portare le sue amanti, perché mi avesse portata a New York per Capodanno e mi avesse presentata al suo migliore amico come qualcosa in più di una semplice studentessa… avevo troppe domande e non ero nemmeno sicura di voler sentire tutte le risposte.
Dovevo fare qualcosa per liberare la mente e per dimenticarmi quello che era successo. Dovevo concentrarmi su qualcosa che mi permettesse di andare avanti e di comportarmi come se Harry non fosse mai entrato nella mia vita.
“Cosa ne pensi di quel ragazzo?” Domandai a Laurel, indicandoglielo con un dito. Era carino, completamente diverso da Harry – aveva i capelli corti e biondi, gli occhi azzurri e un’espressione gentile, buona.
“Non è brutto.” Rispose lei. “Perché?” Domandò, prima di rendersi conto del motivo per cui le avevo chiesto la sua opinione. “Mary, non credo che sia una buona idea.” Cercò di avvertirmi.
“Cosa non è una buona idea?” Domandò Rae, che nel frattempo aveva finito il suo enorme bicchiere di Coca Cola e stava cercando di consolare Valentina, che era ancora disperata per aver perso Carmen come amica.
“Andare a chiedere a quel tizio laggiù il suo numero di telefono. O il nome. O nemmeno quello, in realtà. Solo di portarmi a casa.” Risposi. Le mie amiche mi osservarono per qualche secondo.
“Ma non stavi vedendo un ragazzo poco prima delle vacanze di Natale?” Mi domandò Val con aria preoccupata.
“Oh, sì.” Dissi con finta noncuranza. “Ma è finita e ho voglia di cominciare qualcosa di nuovo.” Aggiunsi, alzandomi dallo sgabello e recuperando la mia giacca e la mia borsa.
Prima che qualcuno potesse cercare di farmi cambiare idea mi avvicinai al tavolo dov’era seduto il ragazzo che trovavo carino e provai a pensare al modo migliore per iniziare un discorso. Non ero molto brava in quel genere di cose.
“Ciao.” Dissi, decidendo che l’approccio semplice fosse il migliore. Il ragazzo smise di parlare con i suoi amici e mi osservò da capo a piedi.
“Ciao.” Rispose. Non disse nient’altro. Era evidente che aveva deciso di farmi sudare sette camicie per farmi portare a casa da lui.
“Ehm… come va?” Domandai. Mi sentivo una stupida e il fatto che tutti i suoi amici mi stessero fissando non aiutava. Ma avevo bisogno di una distrazione, perché altrimenti sarei impazzita e lui sembrava la persona giusta. Aveva l’aria di essere una persona piacevole e non mi importava se sarebbe stato un altro sbaglio. Ne avevo bisogno per dimenticare quello precedente. O almeno per distrarmi e non pensarci, perché non riuscivo a liberare la mente per un solo secondo. Harry era sempre lì ed io non facevo altro che analizzare ogni istante che avevamo passato insieme. Ogni gesto, ogni frase, ogni espressione, ogni parola.
“Bene.” Replicò il ragazzo. Si interruppe e notai che i suoi amici avevano cominciato a ridere.
“Ehi, mammina!” Esclamò uno di loro.
Roteai gli occhi al cielo, scuotendo la testa. Ignorai il commento di quell’idiota e cercai di portare avanti la mia missione.
“Sono Mary Jane, piacere di conoscerti.” Dissi, guardando il ragazzo biondo negli occhi. Lui sorrise e la sua espressione mutò completamente da quella che aveva quando l’avevo visto dall’altra parte del locale. Non era più gentile e buona, era… cattiva.
“So benissimo chi sei. E se sei venuta qui a chiedermi di uscire o qualcosa del genere… mi dispiace, ma non ho la minima voglia di avere nulla a che fare con una persona complicata come te. Non voglio prendermi malattie veneree, non voglio fare il paparino del tuo marmocchio e, soprattutto, non sei il mio tipo.” Replicò lui, facendomi sentire ancora di più una stupida. Rimasi immobile per qualche secondo, cercando di pensare a qualcosa da dire per non sembrare una completa idiota, ma non trovai nulla, così infilai la giacca e uscii dal pub velocemente. Dovevo risolvere quella situazione una volta per tutte.
 
Marciai verso la casa dei Kappa Alpha Psi e salii le scale, diretta verso la camera di Jasper. Non bussai nemmeno, spalancai la porta e mi piazzai in mezzo alla sua stanza, interrompendo il suo incontro con una ragazza.
“Ehi!” Esclamò lei, allontanandosi da Jasper e guardandomi con aria scandalizzata. “Non so se non ci vedi, ma ci stavamo baciando. Siamo occupati. Trovati un’altra stanza.” Aggiunse.
“Non ho bisogno di nessun’altra stanza. Devo parlare con Jasper.” Dissi, guardando il ragazzo negli occhi. Sul suo viso comparve un sorriso soddisfatto.
“Okay, possiamo riprendere dove siamo stati interrotti in qualsiasi momento.” Replicò lui, mandando via la ragazza dalla sua stanza. Lei sbuffò, mi lanciò un’occhiataccia e se ne andò senza dire una parola. “Oh, sapevo che questo giorno sarebbe arrivato. Ti sei finalmente resa conto che non puoi trovare un altro ragazzo e sei tornata da me? Adesso cosa farai, ti metterai in ginocchio e mi pregherai di tornare con te?” Domandò. “Perché se hai proprio intenzione di metterti in ginocchio, ho in mente un’altra cosa più divertente che potresti fare.” Aggiunse.
“Non sono qui per fare nessuna delle due cose.” Risposi a denti stretti. “Sono venuta qui solo per sapere che cosa vuoi da me. Cosa vuoi per smettere di tormentarmi e di mettere in giro voci false?” Chiesi.
Lui sembrò disorientato per pochi secondi, poi riprese il sorriso soddisfatto che si era dipinto sul suo viso quando mi aveva vista.
“Aww, sei stanca di sentirti osservata? Di sapere che tutti stanno parlando di te?” Aveva assunto un tono ironico e canzonatorio che odiavo. Volevo eliminare la distanza tra di noi con un paio di passi e colpirlo in pieno viso.
“Sono stanca di sentire menzogne su di me.” Risposi pazientemente. “Avanti, dimmi cosa vuoi per smettere.” Lo incitai.
Jasper si sistemò sul letto. Stava indossando solo un paio di jeans, la maglietta era stata abbandonata per terra, probabilmente lanciata dalla ragazza che stava baciando quando ero entrata.
“Dimmi con chi mi hai tradito e perché e la smetterò.”
Mi fermai a riflettere. Non potevo ammettere di averlo tradito e questa volta la mia decisione non era dettata dalla volontà di proteggere Harry. Dovevo proteggere me stessa per due semplici motivi: se avessi detto a Jasper che l’avevo tradito sul serio non mi avrebbe mai perdonata e non avrebbe mai smesso di tormentarmi. E, soprattutto, avrebbe continuato a cercare di scoprire l’identità della persona con cui l’avevo tradito e non potevo permettere che succedesse. Non volevo perdere la borsa di studio e il mio posto all’università per uno stupido errore. Perché Harry Styles era stato quello: uno stupido errore, una mancanza di giudizio.
“Okay, parliamo seriamente.” Dissi, sospirando. Dovevo inventarmi qualcosa e in fretta.
“D’accordo, ti ascolto.” Replicò lui.
“Non ti ho tradito con nessuno. Vuoi sapere perché ti ho lasciato?” Domandai, facendo una pausa per prendere ulteriore tempo. Lui annuì, ma non disse nulla. “Perché sono una persona fredda, sono incapace di provare sentimenti e pensavo di potermi innamorare di te, pensavo che tu fossi la persona giusta, ma mi sbagliavo. Sono fatta così e non volevo che tu soffrissi per colpa mia, perché sono strana, perché non sono normale.” Dissi tutto d’un fiato.
Abbassai lo sguardo e lo puntai sul pavimento, cercando di impedire alla mia mente di ricordarmi che ero in grado di provare sentimenti, di innamorarmi. Volevo smettere di pensare al fuoco che sentivo nel cuore ogni volta che ero con Harry, ogni volta che lui mi toccava o anche solo quando pensavo a lui. Dovevo mettere tutto quello che era successo alle mie spalle e andare avanti. Non potevo permettere che quel momento di debolezza mi definisse e mi distruggesse.
Jasper cominciò a parlare e pregai con tutte le mie forze perché mi avesse creduto.
“Quindi vuoi dirmi che non mi hai tradito con nessuno ma mi hai lasciato perché non sei capace di amare?”
Annuii senza dire nulla. Avevo paura di dire qualcosa che gli facesse capire che stavo mentendo.
“Mi hai lasciato per me. Per non farmi soffrire.” Lo sentii mormorare. “Non riesco a capire se mi stai prendendo per il culo o se sei seria.”
“Sono serissima.” Dissi. “Sono sempre stata così, non mi sono mai innamorata.” Mentii di nuovo. Sentii una stretta al cuore, come se il mio corpo volesse punirmi per quello che avevo appena detto. Come se volesse ricordarmi che, in realtà, mi ero innamorata pochi mesi prima e che, probabilmente, lo ero ancora.
“Lasciami del tempo per pensarci.”
“Puoi continuare a dire che mi hai lasciato tu, se vuoi. Ma ti prego, smetti di dire che sono incinta, che ho malattie veneree e qualsiasi altra cosa stai dicendo. Devo vivere qui, devo studiare…” Dissi, interrompendomi quando la mia voce si spezzò.
“Lasciami del tempo per pensarci.” Replicò lui. “Devo riflettere su quello che mi hai detto, non so ancora se ti credo o no.”
“Okay.” Risposi, arrendendomi al fatto che avevo fatto tutto quello che potevo per risolvere quella situazione. Dovevo affidarmi completamente al suo giudizio e alla sua coscienza. Non sapevo se avrebbe smesso di mettere in giro voci false, ma dovevo sperare che lo facesse.
 
***
 
C’era solo una cosa che volevo fare in quel momento ed era parlare con qualcuno che potesse aiutarmi a capire come comportarmi da quel momento in poi. Con qualcuno che potesse consigliarmi e guidarmi. Con un genitore.
E mia madre era stata una figura importante nella mia vita, perché aveva fatto la mia insegnante a casa fino alla prima media, quando avevo deciso di provare a scoprire cosa ci fosse oltre al nostro modo di vivere. Volevo provare ad andare in una scuola vera, volevo conoscere persone della mia età, confrontarmi con altre realtà. Lei non l’aveva presa benissimo, ma alla fine si era rassegnata e aveva accettato, così mi ero iscritta a una scuola media di Shreveport, in Louisiana. Quella era la città in cui abitavamo quell’anno ed era anche la città che mi aveva segnata profondamente, perché avevo scoperto che solo una piccola percentuale della popolazione viveva come noi, viaggiando spesso e trovando rifugio in comunità hippie.
Mia madre rispose dopo innumerevoli squilli. Scossi la testa, trattenendo uno sbuffo. Era stata una battaglia farle comprare un cellulare, perché non voleva diventare schiava di un oggetto che le avrebbe rovinato la salute con le radiazioni e l’energia negativa che emanava. Aveva borbottato per settimane, finché aveva ceduto perché aveva capito che quello sarebbe stato l’unico modo per tenersi in contatto con me quando sarei andata all’università.
“Mary Jane, cara, quanto tempo!” Esclamò mia madre quando sentì la mia voce.
“Già.” Dissi. Erano mesi che non la chiamavo, esattamente da quando aveva deciso di partire per Las Vegas ed io mi ero trasferita alla Washington University.
“Va tutto bene, tesoro? Capto dell’energia negativa. Sono quasi del tutto sicura che la tua aura sarebbe grigia, se solo potessi vederti. Cos’è successo?”
Roteai gli occhi al cielo, felice che invece non potesse vedermi, altrimenti avrei sentito una lezione di almeno tre quarti d’ora sul colore della mia aura. Mia madre era fissata con quelle cose e, sin da quando ero piccola, aveva cominciato a capire cosa stavo provando a seconda dei colori che diceva di vedere intorno a me.
“Probabilmente è nera.” Mormorai quasi più a me stessa.
“Non dire così, Mary Jane. Mi fai preoccupare. Sei malata? Devo salire in auto e cominciare a guidare fino a St. Louis?” Domandò la donna.
“No. No, non sono malata. Sono solo arrabbiata e delusa.” Dissi.
“Racconta tutto a mamma Breeze.” Replicò lei. Quello era il nome che aveva scelto quando aveva cominciato a frequentare la comunità hippie. Aveva abbandonato Annalise, dicendo che l’avevano scelto i suoi genitori e non era il suo nome, e aveva optato per qualcosa che la rappresentasse di più. Breeze, come la brezza in continuo movimento che la porta alla ricerca di nuove avventure.
“Mi sono innamorata di un uomo che mi ha mentito per tutto il tempo, perché è già sposato e non me l’aveva mai detto.” Dissi, omettendo tutto il resto. Non c’era bisogno che mia madre sapesse anche di quello che stavo passando grazie a Jasper o del fatto che avrei potuto perdere la borsa di studio perché l’uomo in questione era un mio professore. “E adesso sono arrabbiata, mamma. Perché non sono riuscita a capire che mi stava ingannando e perché era tutto perfetto ed è finito troppo in fretta. È che non so come comportarmi, non so cosa fare di tutta questa rabbia.” Aggiunsi. Mi ero seduta sui gradini che portavano al dormitorio e faceva freddo, ma non volevo tornare nella mia stanza. Non ancora.
“Certe persone non sono portate per la monogamia, tesoro. Se sei innamorata di lui perché non continui a vederlo?” Mi domandò semplicemente. Rimasi senza parole per un po’.
“Perché è sposato, mamma. Perché un’altra donna sta soffrendo per quello che è successo e perché mi ha mentito per mesi. Non mi ha mai detto di essere sposato.” Replicai, incredula. “Se tu scoprissi che papà sta frequentando un’altra persona cosa faresti?”
“È difficile che succeda, perché noi siamo monogami. Lo siamo sempre stati.” Disse. Scossi la testa, ma non risposi. “Mary Jane, sei sicura che vuoi continuare su questa strada? Sei sicura di voler vivere per tutta la tua vita in un posto solo? Papà ed io tra qualche giorno ci trasferiamo a Sedona, dove frequenteremo un corso per imparare il Reiki. Dovresti unirti a noi. Io so che questa è la tua strada.”
“No, mamma, non voglio imparare il Reiki in Arizona.” Replicai. Ero frustrata, perché avevo chiamato mia madre per sentirmi confortata, per avere un aiuto e lei mi aveva solo detto di continuare a frequentare Harry anche se era sposato o, in alternativa, di trasferirmi di nuovo insieme a lei e a mio padre per frequentare un corso di qualche altro strano tipo di pratica spirituale terapeutica. “Ho conosciuto i nonni.” Aggiunsi dopo qualche minuto di silenzio.
“Cosa?” La sentii domandare.
“Ho conosciuto i nonni, sono andata a trovarli a Springfield. Ho passato da loro qualche giorno dopo Natale e ho conosciuto anche gli zii e i cugini. Sai, mi hanno fatto vedere la tua vecchia camera da letto e ho trovato i trofei di quando andavi a scuola ed eri una cheerleader ed eri nel club di scrittura.” Aggiunsi. Non volevo iniziare quel discorso in un momento del genere, quando ero nervosa per un altro motivo, ma ero così irritata da cercare di litigare anche con mia madre.
“Non penso che tu mi abbia chiamata per parlare di questo.” Disse, improvvisamente sulla difensiva.
“Volevo un consiglio su come affrontare quello che sto passando, ma volevo anche sapere perché mi hai tenuto nascosta questa parte della mia vita. Ho un’intera famiglia e tu…
“Quella non è una famiglia.” Mi interruppe mia madre. “Il destino ha solo voluto che nascessi da Mia e Michael Bailey, ma la mia vera famiglia è quella che ho conosciuto durante i miei viaggi. Quella che ho scelto.”
“Perché?” Domandai. “Che cos’è successo? Perché te ne sei andata e sei cambiata così tanto?” Chiesi ancora.
“Non è il momento adatto per parlarne, Mary Jane. Forse lo faremo di persona, e non certo quando la tua aura è così scura e la tua energia così negativa.” Disse lei, interrompendo la chiamata. Rimasi a fissare il telefono per parecchi minuti, incredula.
Mia madre era una persona amichevole, pacifica e con cui si poteva parlare. Diventava così solo quando si parlava della sua famiglia. Che cos’era successo tra lei e i suoi genitori? I miei nonni non mi avevano detto nulla quando ero andata a trovarli a Springfield. Mi avevano solo raccontato aneddoti divertenti sulla sua vita, ma nessuno aveva mai nominato il motivo per cui c’era così tanta distanza tra loro.
Con la mente occupata da mille pensieri – se avessi dovuto fare una stima, avrei detto che il venti percento di loro era su mia madre, il dieci su Jasper e il restante settanta su Harry e quello che era successo – mi alzai dai gradini e mi avviai verso la stanza che condividevo con la mia migliore amica. Avevo le mani ghiacciate e mi facevano male le dita per il freddo.
Percorsi velocemente il corridoio, non vedevo l’ora di fare una doccia bollente per riscaldarmi.
La prima cosa che vidi quando aprii la porta della mia stanza fu Laurel, che mi rivolse un’espressione di puro panico.
“Ho cercato di mandarlo via…” Disse. Poi spostai lo sguardo e vidi Harry seduto sul mio letto. Il mio cuore sprofondò più o meno all’altezza dello stomaco e cominciò a battere velocemente.
“Sei impazzito?” Domandai.

 


Continuano le avventure (o, in questo caso, le disavventure) di Mary Jane! Dopo aver scoperto che Harry è sposato ha telefonato a Courtney per implorarla di non mandare quelle foto a nessuno. Poi ha cercato di dimenticarlo con un altro ragazzo, ma la cosa non è andata come voleva, quindi è andata ad affrontare Jasper. Infine finalmente Mary Jane ha deciso di telefonare a sua madre per avere qualche consiglio, ma anche questa cosa non è andata come voleva e si è anche ritrovata Harry nel dormitorio.
Cosa vorrà dirle lui? E lei sarà disposta ad ascoltarlo? Jasper avrà creduto a quello che si è inventata MJ per farlo smettere di tormentarla? Tante, tantissime domande, ma prometto che martedì prossimo avremo qualche risposta!
Venerdì non so se riuscirò a pubblicare lo spoiler, perché al momento ho solo una ventina di righe del nuovo capitolo e non so nemmeno come farò a finirlo in sette giorni, ma ce la farò. Vi prometto che non vi lascio senza!
Grazie per essere passati, per aver letto e per avermi lasciato un commento! E grazie anche alle persone che leggono "in silenzio", perché io ringrazio sempre chi mi lascia i commenti (perché ormai è come se li conoscessi), ma voglio che sappiate che per me siete tutti super importanti! Quindi grazie ancora e a martedì prossimo. Spero che questo capitolo vi piaccia!
Un bacione!

 

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