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Autore: SonounaCattivaStella    18/11/2014    8 recensioni
[RanMasa un po'... PARTICOLARE][Accenni RanTaku]
Dedico questa fic alla mia Ranocchietta sclerotica Hiky-Hiky (che per i comuni mortali altri non è che Beta Chan :3) che ha aspettato da mooolto l'arrivo di questa fic e che ho fatto penare parecchio senza rivelarle niente in proposito. ♥
Dal testo:
"Vado per incamminarmi verso casa quando noto qualcosa di veramente strano.
“Da quando in qua le case sono così alte?” Penso perplesso guardando gli edifici che sembrano più grandi del solito. Muovo alcuni passi ma sento che c’è qualcosa che non torna, mi sembra di camminare a gattoni e mi sento instabile, come se non riuscissi a coordinare i miei arti.
"
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Kariya Masaki, Kirino Ranmaru, Shindou Takuto
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Vado per incamminarmi verso casa quando noto noto una cosa veramente strana.
Da quando in qua le case sono così alte?” Penso perplesso guardando gli edifici che sembrano più grandi del solito. Muovo alcuni passi ma sento che c’è qualcosa che non torna, mi sembra di camminare a gattoni e mi sento instabile, come se non riuscissi a coordinare i miei arti. Guardo in giù, verso le mie gambe, per vedere cos’è che non va ma resto sconvolto nel trovare due zampe grigie al posto dei piedi, o meglio delle mani dato che constato di essere effettivamente a gattoni.
Corro verso la vetrata più vicina per potermi specchiare. Sembro ubriaco dato che non riesco ancora a coordinarmi. Arrivato alla meta resto letteralmente basito, l’immagine riflessa mostra una piccola palla di pelo grigia, con due enormi occhi gialli spauriti: sono un gatto.
È stato quello sciamano da quattro soldi, con la sua polverina! Ne sono certo!” Penso girandomi per tornare a passo di carica verso la tenda che, purtroppo per me, risulta essere sparita nel nulla.
Rabbia e disperazione si impossessano di me e, involontariamente, comincio a miagolare lamentoso. Continuo così fino a che non sento due mani prendermi da sotto le “ascelle” e alzarmi da terra. Per lo spavento mi contorco in modo innaturale arpionandomi al braccio dello sconosciuto. Porto i miei occhi gialli carichi di odio sul deficiente che ha osato prendermi in braccio e mi sento morire. Possibile che tra tutte le persone esistenti a questo mondo dovevo finire tra le mani del confetto rosa ambulante conosciuto come Kirino Ranmaru?
«Ehi, calmo. Non ti faccio cadere mica.» Dice sorridendo per poi prendermi dalla collottola lasciandomi sospeso a mezz’aria. Mi immobilizzo all’istante.
Mettimi giù, deficiente!” Non posso parlare quindi gli soffio contro infastidito.
«Siamo irascibili, eh?» Ridacchia prendendomi tra le braccia.
Mi dimeno cercando di scappare ma mi immobilizza di nuovo. Odio non potermi ribellare! Ma, forse un modo ci sarebbe. Mi calmo e lo guardo con gli occhioni dolci.
«Ooh, ora si che si ragiona. Ti porto a casa con me, ti va?» Chiede avvicinando un dito al mio naso.
Ora o mai più!” Glielo afferro con le zampe cominciando a mordicchiarlo e facendogli allentare la presa riesco a buttarmi giù. Chiudo gli occhi aspettando l’impatto che non arriva, sono atterrato sulle zampe ammortizzando di parecchio la caduta.
«Ahi!» Sento Ranmaru lamentarsi e mi ricordo del mio piano di fuga. Comincio a correre ma inciampo dopo nemmeno due passi, non sono ancora abituato a dover spostare quattro “gambe” e non due così finisco nuovamente tra le grinfie del rosa.
«Io cerco di fare il carino e tu mi ringrazi così?» Dice facendomi un grattino tra le orecchie. Alzo gli occhi al cielo e mi lascio scappare un miagolio che equivale ad uno sbuffo.
Comincia ad incamminarsi stando in silenzio, perso tra chi sa quali pensieri, finché non arriviamo a casa sua. Entrati mi deposita sul divano e mi guarda dall’alto con le mani poggiate sui fianchi. Se già prima non sopportavo che mi guardasse dall’alto, dato quei pochi centimetri di differenza, ora lo odio proprio. Mi fa sentire così piccolo.
«Allora, come ti devo chiamare?» Chiede ad alta voce grattandosi il mento.
«Ci sono! Ti chiamerò Bastet! Ti piace?» Dice inginocchiandosi davanti a me.
Bastet?! Io un nome ce l’ho ed è Masaki! Non ne voglio altri, per di più se sono nomi da femmina!” Appiattisco le orecchie e soffio prima di dargli una zampata sul naso. Così impara.
«Ahi! Uffaa, ma allora mi vuoi proprio male!» Sbuffa portandosi una mano sul naso graffiato. Faccio l’indifferente pulendomi la zampa usata, non voglio avere i suoi germi addosso.
«Sai, mi ricordi tanto tanto una persona che conosco.» Dice quasi con dolcezza.
Lo guardo incuriosito lasciando in aria la zampa che fino a pochi secondi prima stavo pulendo.
«Si chiama Masaki ed è il ragazzo più snervante, insopportabile, cocciuto e carino del mondo.» Continua con occhi sognanti.
Se ai gatti potesse cadere la mascella la mia lo avrebbe fatto sentendo quelle parole.
Il ragazzo più carino del mondo?!” Lo guardo incredulo e mi tornano in mente le parole dello sciamano: “Non riesco a leggere il nome, il tuo rifiuto nei confronti dei tuoi stessi sentimenti mi impedisce di vedere. C’è un colore però che segna tutto: il rosa.” Che sia lui il ragazzo di cui parlava? Impossibile! Io non provo niente per Ranmaru! O forse si? Scuoto la testa cacciando via quei pensieri e riporto lo sguardo sul confetto che sta ancora sognando ad occhi aperti. Miagolo e lui riporta su di me la sua attenzione arrossendo vistosamente.
«Aspetta… n-non l’ho detto davvero ad alta voce, vero?» Chiede imbarazzato.
Scemo, non posso risponderti!” Lo guardo con un’espressione alla “mi stai prendendo per il culo?”, o almeno è così che la immagino dato che non penso sia possibile per un gatto assumere certe espressioni.
«Aaah, diventerò pazzo se non mi decido a parlare con lui. Tornando a noi è deciso, ti chiamerò Masaki. Ti piace?» Chiede carezzandomi nuovamente tra le orecchie.
Il contatto delle sue dita tra le orecchie è piacevole e sento l’irrefrenabile bisogno di strusciarmi alla sua mano. Gli poggio la testa sul palmo chiudendo gli occhi e sento uno strano rumore. Li apro guardandomi attorno confuso finché non capisco che sono io stesso a produrre quel rumore: sto facendo le fusa.
Sono impazzito o cosa?!” Mi scosto dalla sua mano dandogli una zampata per allontanarla e mi giro di spalle continuando le mie pulizie ignorandolo. Niente più fusa con lui.
«Sei veramente uguale a lui.» Mormora carezzandomi la schiena. Una scarica di piacere me la fa inarcare andando in contro al suo tocco. Sto per iniziare a fare nuovamente le fusa quindi decido di scostarmi appallottolandomi all’angolo del divano guardandolo male cosicché mi lasci in pace. Correggo, niente più contatti con lui.








   
 
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