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Autore: tusike6speciale    28/10/2008    2 recensioni
>>AGGIORNATA 22/3<< “Dov'è tuo fratello?” La bocca di Sam si torse un po', si morse il labbro inferiore per cercare di non dire quello che doveva dire, Sophia posò il bicchiere e si alzò lentamente andando verso di lui... Lo guardò dritto negli occhi... “Dov'è quell'idiota di tuo fratello?” Sam si trattenne ancora un attimo, strinse i pugni e poi rispose al suo sguardo... “All'inferno...” ----- Dopo il season finale mi è venuta l'ispirazione...Dovendo aspettare la quarta serie, intanto ho deciso di buttar giù la mia... Dean è ormai all'inferno e Sam sta cercando di andare avanti per conto suo...Fortunatamente non è completamente solo come crede, ha ancora al mondo qualcuno che può aiutarlo... Un nuovo personaggio, venuto dal passato dei due fratelli, lo aiuterà nell'impresa di affrontare l'inferno per riportare Dean dalla parte giusta...Attraverso lei, non solo il futuro, ma anche il passato di Dean e Sam verrà svelato, tutta la parte della loro vita che finora è rimasta taciuta... La storia è un continuo alternarsi di scene presenti e flashback (in corsivo)...Per rendere realistico il legame tra i protagonisti tirerò in ballo anche altri personaggi della storia (vedi jessica, john ecc ecc)...Per il resto, ho inventato tutto io!! Spero che il risultato non sia troppo incasinato...Se mai leggete, e se vi piace, lasciatemi un commento...Aggiornerò appena possibile...
Genere: Romantico, Drammatico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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capitolo123

Arrivata alla conclusione che non finirò mai tutto il capitolo in un tempo decente, ho deciso di postare questa prima parte. La parte interessante del capitolo deve ancora arrivare, ma spero che intanto mi perdonerete!! 

Faccio una piccola precisazione:  in questo capitolo, per come dire "esigenze narrative", ho rivisto un po' la vera trama del telefilm... Prima di leggere siate così clementi da dimenticare che nell'espisodio 2x22 la RoadHouse è bruciata e che Ash è morto... Grazie!!

Mi dispiace da morire ma non riuscirò ad aggiornare tanto spesso, ciò non vuol dire però che smetto di scrivere! Abbiate un po' di pazienza e siate clementi se non tengo il passo ai capitoli passati... In questo momento incasinatissimo, ogni suggerimento sarà ben apprezzato!!

Un Ringraziamento enorme a Niet88, Scarlett89, Lorien87 e Katie88! Grazie mille per le recensioni, per i complimenti e per la pazienza! Spero tanto di non deludervi!!

CHAPTER 13


Is This What They Call Freedom?

(Part 1)




“Chi si vede!!” Blake sollevò gli occhi dalla tv non appena Sophia, visibilmente stravolta, sbatté la porta della stanza d'hotel. “Cominciavo a credere che fossi morta...” Riprese lui spostandosi una ciocca di capelli corvini dalla fronte “...O che magari avessi preso un volo di sola andata per il Tibet.” Sophia torse la bocca ignorando quella voce che aveva imparato a detestare e corse a cercare qualcosa da bere. Blake si sollevò pigramente dal divano bianco del suo hotel a cinque stelle e le si avvicinò “Hai un aspetto orribile.” Sentenziò analizzando la ragazza con i suoi occhi blu, Sophia si sforzò di sorridere “Grazie.” Disse dandogli le spalle, mentre lui annusava l'aria “Odori di polvere...” Si morse il labbro inferiore e socchiuse gli occhi “...Di sesso e di polvere.” Precisò scrutandola ancora. Sophia si voltò verso di lui sorseggiando la sua birra gelata, sospirò “Sarebbe questo il tuo grande talento? Odorare la gente?” Chiese cercando di mantenere un'espressione più seria possibile, Blake accennò una risata “Uno dei tanti forse.” - “Bè, è disgustoso.” Ribatté lei cercando di sfilargli davanti, ma Blake la afferrò per il braccio “Ti ho cercata tutto il pomeriggio.” Disse quasi sussurrando, ma con un tono tutt'altro che dolce. Sophia si scansò immediatamente dalla sua presa “Ho avuto qualche imprevisto.” - “Che genere di imprevisto?” - “Niente che ti riguardi.” Blake sollevò l'angolo destro della bocca rendendo il suo bel viso ancora più arrogante “Ho paura che tutto di te mi riguardi.” Sophia buttò gli occhi nei suoi cercando di essere altrettanto gelida, ma quello davanti a lei era sicuramente un osso duro. Se l'avesse conosciuto in altre circostanze probabilmente avrebbe notato solo la sua bellezza particolare, ma in quella situazione Blake era per lei solo una specie di carceriere e, in quanto tale, un ostacolo piuttosto irritante. Se non ci fosse stato lui avrebbe certamente gestito la situazione in maniera differente e non si sarebbe mai ritrovata nella situazione di “dover gestire un doppio gioco contro il suo stesso doppio gioco”... C'è forse un termine giusto per definire tutto ciò? Non poche notti le aveva spese proprio a cercarne uno... Se tradisci i tuoi amici sei una bastarda, ma se giochi anche contro i mandanti di quel tradimento cosa sei? Sei doppiamente bastarda o magari i due peccati si annullano a vicenda?


“Lasciami in pace Blake.” Concluse infine tornando alla realtà, le faceva male praticamente tutto ed il suo primo desiderio era solo quello di farsi una doccia e magari dormire un po', magari non lì. “Spero almeno che tu abbia fatto qualche progresso.” Quella voce profonda la colpì ancora, pizzicando oltremodo i suoi nervi “Se per progressi intendi uccidere qualcuno allora no, niente progressi!” Lui sollevò le spalle apparentemente intoccabile “Secondo me è un peccato, ma immagino che invece il capo ne sarà contento.” Sophia sollevò il sopracciglio “Hai avuto notizie da Byron?” Blake sospirò muovendosi sinuoso sul parquet “Dal consiglio intero in realtà...” Afferrò piano una valigetta e si operò per aprirla “...Diciamoci la verità, hanno capito anche loro che tu non saresti mai riuscita a risolvere niente... Fosse stato per me avrei già eliminato il problema, ma i capi la pensano diversamente.” Con un gesto secco le buttò addosso un fascicolo rilegato in rosso “Pare che questo potrebbe funzionare.” Concluse chiudendo la valigetta nera. Sophia corrugò la fronte mentre sbirciava incerta tra i fogli, troppo stanca per parlare ancora.


“Tu credi davvero che funzionerà?” La sua voce improvvisamente velata di speranza si rivolse a Blake con tono gentile, lui sollevò le spalle “Io non devo credere, devo solo eseguire gli ordini.” - “Quali ordini?” Blake sorrise “Portare a termine la missione, ovviamente. Anche se ciò vorrà dire rincorrere i tuoi amichetti su e giù per il paese.” Sophia guardò ancora quei fogli e poi ancora Blake, il modo in cui lui la fissava era davvero snervante. Byron le aveva raccontato che in quell'antica associazione di cui, volente o nolente, faceva parte, ogni singolo membro era stato scelto per l'entità del proprio potere. Ne facevano parte streghe, maghi, veggenti, oracoli, telepati... Anche dalla parte del male non mancavano reclute con poteri fuori dal comune come il famigerato Trystan Mael, mentre l'unica eccezione “umana” veniva fatta per i grandi filantropi del pianeta che finanziavano i progetti segreti e mediavano i rapporti con i comuni mortali. Blake non era senz'altro un filantropo. Generosità e carità non erano decisamente parte del suo essere. Eppure non aveva mai utilizzato alcun tipo di magia né mai manifestato alcuna straordinaria abilità, cosa che costringeva Sophia a chiedersi continuamente perché Byron l'avesse affidata proprio a lui, lo stereotipo del macho che non chiede mai, costantemente impegnato a cedere ai suoi vizi nelle suite degli alberghi più costosi.


Sophia avvertì di colpo una strana sensazione alla gola, come se non riuscisse più a respirare quell'aria. In un modo o nell'altro doveva uscire anche da quella stanza, stavolta con un minimo di accortezza in più visto che Blake manifestava una certa inclinazione verso le armi da fuoco e lei aveva purtroppo giurato di essere dalla sua parte. Sospirò guardandosi intorno e poi si mosse svelta fino ad afferrare la mappa stradale sul tavolino poco distante. La aprì tutta e la fissò mentre la lisciava con le mani. Gli occhi del suo controllore la seguivano curiosi.

Facendo scorrere le dita sul collo raggiunse la chiusura della collanina che indossava sempre da qualche tempo a quella parte. La sfilò e la strinse tra le mani. Al piccolo filo di platino era appeso un cerchio sottile dello stesso metallo, non un anello ma un semplice piccolo cerchio con un grande significato. Esso rappresenta infatti la rinascita, il tempo, l'infinito. Avere potere sul cerchio ti permette di influenzare in qualche modo le realtà spazio temporali. In questo caso specifico però, sarebbe stato usato per un scopo ben meno ambizioso.


“Che cosa stai facendo?” La voce di Blake la interruppe prima che potesse iniziare e Sophia si ricordò di colpo della sua presenza, realizzando con essa di non avere a che fare solamente con un banale incantesimo di localizzazione. “Devo trovare Sam.” Rispose impassibile e quello aggrottò le sopracciglia “Non sai dove sia?” Sophia deglutì e mantenne il volto serio mentre gli si rivolgeva “Ho fatto quello che dovevo, li ho separati.” La fronte di Blake si rilassò di colpo e l'angolo della bocca si sollevò “Bene. E allora dov'è che lo troviamo lo spilungone?” Sophia si sforzò di sorridere “Dammi solo un secondo.” Lasciando ondeggiare la catenina sulla mappa chiuse gli occhi per concentrarsi, il metallo sembrò adattarsi ai suoi respiri e prese ad ondeggiare sulla carta, dapprima veloce e poi sempre più lento. Quando Sophia riaprì gli occhi il suo cerchio di metallo cadde giù deciso sulla mappa e lei sembrò rilassarsi di botto “Tucson, Arizona. E' lì che è diretto.” Disse rivolgendo di nuovo gli occhi a Blake, soddisfatto ed apparentemente quasi in ammirazione “Bene. Faccio subito le valigie.” Rispose lui attraversando la stanza con passi eleganti.


Non appena la sua sagoma imponente svanì dietro la porta della stanza da letto Sophia sospirò forte riprendendo in mano la sua catenina “E adesso vediamo dov'è Sam.” Mormorò con sé stessa prima di concentrarsi di nuovo. Stavolta il cerchio di metallo si posò sul Minnesota, la città di Willmar precisamente nel centro. Voltò la testa verso la stanza dove Blake era probabilmente intento a piegare i suoi vestiti firmati, lei invece non aveva niente che avrebbe voluto portare con sé, niente eccetto un paio di cose: primo un bella manciata di contanti rubati dalla riserva non segreta di Blake e secondo, il fascicolo rosso che conteneva la possibile soluzione al suo dilemma.


Stringendo la foderina rossa contro di sé si chiese se fosse davvero il caso di farlo. Il regolamento di Byron parlava chiaro, non doveva agire senza l'appoggio dell'associazione ed il controllo di Blake, ma sopratutto avrebbe pagato con la vita se avesse rivelato ad altri il loro segreto. Adesso quel segreto lo poteva stringere tra le mani e peggio ancora, rivelarlo le sembrava l'unica soluzione possibile per poter salvare tutto quello ciò a cui teneva.


“Eccomi qua!” Blake uscì trionfante dalla stanza trascinando dietro il suo trolley, ma il suo sguardo mutò immediatamente nel sospetto. E poi nella rabbia. Era solo nel piccolo salottino della suite. Sophia era sparita. Digrignò i denti mollando la valigia e si guardò intorno snervato più dall'idea di essere stato fregato in grande stile, che dall'effettiva fuga della sua pupilla. Un nuovo colpo al suo orgoglio arrivò non appena buttò gli occhi sul tavolino, il fascicolo era sparito ed ora più che mai era certo che a Tucson non avrebbe trovato niente, a parte la sabbia e gli scoiattoli. Ma la parte peggiore sarebbe comunque stata dover comunicare al capo di aver perso la sua preziosissima recluta.



*****



...5 GIORNI DOPO...



Resistendo alla tentazione di far volare fuori dal finestrino anche quel telefono, Dean lo lasciò scivolare giù nella sua tasca. Erano già cinque giorni che cercava suo fratello, sparito misteriosamente dopo il terremoto, l'unica notizia che aveva ricevuto da lui era un singolo messaggio con scritto “Sto bene. Per favore non cercarmi.” ma ovviamente, aveva deciso di non rispettare quel desiderio. Nessuno lo aveva visto né aveva avuto qualche notizia, sembrava davvero che Sam volesse sparire nel nulla e lui questo non poteva e non voleva concepirlo. Era successo qualcosa di cui lui non sapeva niente? Qualcosa di brutto al suo fratellino?? O davvero Sam se n'era andato di sua spontanea volontà? In quel momento gli tornava in mente il loro ultimo litigio, Sam aveva chiaramente espresso il desiderio di uscire da quella stupida vita, ma lui non aveva mai creduto che potesse farlo davvero. E mai e poi mai in quel modo. Dean si odiava per essere stato un tale bastardo, non riusciva a comprendere perché, ma in quegli attimi aveva davvero desiderato di ferirlo e forse ci era anche riuscito. Ma non era comunque possibile che il razionale ed attento Sam lo avesse mollato così proprio in quella situazione, all'alba di una nuova apocalisse.


Dalla porta del retro del suo cervello si affacciava ogni tanto anche il pensiero di Sophia, benché rispetto a suo fratello fosse decisamente in secondo piano. Il modo in cui era stato mollato anche da lei non faceva che aumentare il suo nervosismo... Da una parte la sparizione di Sammy e dall'altra la fuga di Sophia, senza avere avuto il tempo di capire né l'una né l'altra. Improvvisamente, nel bel mezzo del nulla, Dean si ritrovava solo. Solo davvero.


Sollevando gli occhi verso l'insegna al neon che illuminava l'edificio di fronte a lui, deglutì cercando di ignorare il fastidio che gli provocava il dover chiedere aiuto. E purtroppo lui era lì proprio per chiedere aiuto. Non metteva piede in quel posto da parecchio tempo e di certo non gli era mancato, ma adesso era costretto a tornarci, spinto probabilmente solo dal desiderio di ritrovare Sam, in tutti i sensi. Scese dall'auto sbattendo forte lo sportello e sospirò facendo i primi passi, mentre aggiustava il colletto della giacca di pelle. “Ho paura che Hellen non sarà affatto contenta di vedermi.” pensò mentre attraversava la soglia, sormontata dalla grande scritta luminosa “RoadHouse”.


Non appena fu al di là della porta si sentì decine di occhi addosso, respirò rumorosamente col naso e tentò di stringersi nelle spalle mentre avanzava verso il bancone. La notizia della sua “resurrezione” era volata veloce tra i cacciatori ed era sicuro che ognuno in quella stanza lo stesse studiando, cercando di capire come diavolo fosse possibile. Se c'era una cosa che Dean aveva imparato ad odiare era proprio quello sguardo, già visto mille volte sui volti di suo fratello, di Bobby e di tutti gli altri, come se lui fosse un fantasma o peggio ancora, come dovesse trasformarsi in qualcosa di orribile da un momento all'altro. L'unica che non l'aveva mai guardato in quella maniera era stata proprio Sophia, ma in fin dei conti era comprensibile visto che “la rinascita” era stata opera sua. Adesso non riusciva a non chiedersi quale ragione l'avesse spinta a farlo... Quale assurda cosa stava macchinando?


“Dean!” Una voce allarmata sormontò il vociare confuso del locale e arrivò dritta e acuta alle orecchie di Dean, frenando così il suo deragliamento mentale. Non appena sollevò gli occhi si trovò davanti Hellen, alle prese con uno scatolone di birra. Non ebbe nemmeno il tempo di pensare ad una battuta di entrata adatta, che lei aveva già mollato tutto ed era corsa verso di lui, pronta ad abbracciarlo. Le braccia di Hellen lo strinsero così forte che Dean non poté non sentirsi enormemente a disagio per qualche secondo, poi finalmente lei lo mollò. “Non posso credere che tu sia davvero vivo!” Dean sfoderò un sorriso a metà e si guardò intorno “Credevo che ormai lo sapessero tutti!” Lei scosse la testa sorridendo “Un conto è saperlo e un altro è vederti! Sono contenta che tu stia bene, non meritavi davvero una fine come quella!” Un brivido di amarezza lo attraversò al pensiero di tutti quelli che aveva lasciato a bruciare tra le fiamme dell'inferno, compreso suo padre. Lui non era certo migliore di John. E probabilmente nemmeno di molti altri.


“Come mai sei qui?” La voce di Hellen funzionò nuovamente da deterrente per i suoi pensieri e Dean si morse il labbro inferiore “Sto cercando Sam.” - “Sam?!” Il suo tono era quello tipico che avrebbe avuto chiunque li conoscesse. Dean senza Sam? Sam senza Dean? Non era possibile! Ma stavolta Dean dovette sospirare forte ed abbassare lo sguardo “Abbiamo avuto qualche divergenza e alla fine lui se n'è andato.” Hellen aggrottò le sopracciglia ed aprì la bocca per ribattere, ma un rumore proveniente dal retro la distrasse. Il suo viso sembrò illuminarsi di colpo “C'è qualcun altro che sarà felicissimo di vederti di nuovo in carne ed ossa.” Disse allora con un tono a metà tra l'entusiasta ed il contrariato e stavolta fu Dean a cercare una risposta che però non gli uscì mai di bocca. Il freddo rumore di vetri infranti attirò in un secondo tutti gli sguardi presenti e le piccole mani, da cui la bottiglia di whisky scozzese puro malto era rovinosamente crollata, presero a tremare.

Dean seguì quella figura minuta dal basso all'alto e in attimo riconobbe quei tratti infantili tra i capelli biondi. Anche lei lo guardava come fosse uno zombie. Dean sollevò i gomiti dal bancone e si voltò verso di lei con un altro sorriso “Jo! Non credevo di trovarti ancora qui!” Jo fece un passo avanti calpestando i vetri, il loro scricchiolio la costrinse a guardare per terra e a rendersi conto di stare per annegare in una pozzanghera di whisky e di emozioni. Respirò per contenere il batticuore ed Hellen la raggiunse per contenere il resto “Ci penso io tesoro, tu da una mano a Dean.” Jo annuì davanti agli occhi un po' preoccupati di sua madre, poi circumnavigò il whisky e si avvicinò a lui. “...Credo che vi servirà anche Ash.” Concluse poi Hellen accovacciandosi per raccogliere i vetri.


L'ultima volta che Dean e Jo si era parlati, dopo che lei aveva rattoppato un foro di proiettile nella sua spalla, lui aveva più o meno promesso di chiamarla, solo che poi non l'aveva mai fatto. Non che Jo si aspettasse qualcosa di diverso da uno come Dean Winchester, eppure le era bruciato non poco il dover comprendere di non aver alcuna possibilità di fare breccia nel suo cuore. Poco male visto che nessuna donna al mondo sarebbe potuta riuscire in quell'intento. Non era colpa sua.

“Credevo che fossi in giro per il paese a cacciare!” Dean esordì quasi spavaldo, come ogni maschio che si rispetti davanti ad una donna cui non era indifferente, si sentì autorizzato a gonfiare oltremodo la sua autostima. “E io credevo che fossi morto...” Lo stese lei con un tono non troppo amichevole, mentre gli scrutava il viso “...Come hai...” Le parole le morirono in bocca per la strana sensazione di essere scortese, ma Dean comprese al volo e sogghignò “E' una lunga storia. Magari un'altra volta te la racconto.” Jo lo fissò ancora qualche secondo in silenzio, poi distolse gli occhi “Cos'è questa storia di Sam?” - “Abbiamo avuto una discussione e lui se n'è andato... Anche se in realtà non so se è colpa mia... E' sparito nel nulla, e poi mi ha mandato un messaggio dove diceva di non cercarlo.” Jo rise sotto i baffi “Non mi sembra che tu gli dia molto ascolto.” Dean scosse la testa fissando il vuoto “Se me l'avesse detto in faccia forse avrei anche potuto capirlo, ma il modo in cui è sparito è... Ho paura che gli sia successo qualcosa, Jo.” Jo si limitò ad annuire constatando ancora una volta che nulla importava tranne Sam, nessun altro al mondo aveva valore per il bel ragazzo di fronte a lei. “Andiamo da Ash.” Sentenziò poi in un sospiro incamminandosi verso la porta dietro cui lavorava il loro personale genio informatico.


Ash si impegnò di buon grado a cercare segni della presenza di Sam nel mondo, ma dovendo sottostare alla sua natura umana, gli sarebbe di certo servito parecchio tempo. Ore, o forse giorni interi. Dean fece appello a tutta la sua pazienza sperando di saper resistere, e un po' demoralizzato andò a sedersi su uno sgabello al bancone. Il tonfo sordo di una bottiglia di birra sul legno lo costrinse a voltarsi alla sua destra, Jo le si era seduta accanto porgendogli la bevanda e Dean si preparò all'immancabile “chiacchierata” cui adesso non poteva scampare. Quella volta però, Jo riuscì a sorprenderlo.


“Ho un caso da risolvere a Pennyroad, a poche miglia da qui. Credo sia una cosa semplice, una casa infestata da uno spirito o forse due.” La ragazza gli rivolse uno sguardo più intenso, restando comunque seria “Visto che comunque devi aspettare, ti va di accompagnarmi?” Dean aggrottò le sopracciglia trovandosi spiazzato. Da quando la piccola indifesa Jo usava quel tono così professionale? E quando mai prima di allora una bella ragazza gli aveva offerto una battuta di caccia? Rincuorato dalla prospettiva non ci pensò due volte “Certo. Ti accompagno volentieri.”



*****



Willmar è una cittadina qualunque del Minnesota, uno di quei posti in cui chiunque passa inosservato, un posto in cui non succede mai niente. In qualche modo le ricordava la sua Lowell. Camminando per quelle strade Sophia continuava a chiedersi Perché Sam avesse scelto proprio quel posto... Anche lui era stato colpito dalla stessa sensazione di pace? O forse c'era qualcos'altro dietro? Teneva ancora tra le mani il fascicolo rosso ed avanzava a brevi passi ma svelti verso il motel dove sapeva che l'avrebbe trovato, nella stanza 4A, sotto le mentite spoglie del signor Brian Vegas. In certi casi i poteri soprannaturali erano davvero una benedizione.


L'ultima volta che aveva parlato con Sam l'aveva spedito dritto dall'oracolo Pandora, sapendo che lei avrebbe dato una svolta decisiva alla situazione, anche se non immaginava che la svolta avrebbe consistito in questo. Ovviamente anche Pandora era parte di Equilibria, della sua associazione segreta al servizio dell'universo, ma nonostante questo, Sophia non aveva idea di cosa l'oracolo avesse potuto vedere nel futuro di Sam. Possibile che fosse stato così brutto da costringerlo a fuggire? Di certo Pandora non aveva potuto dirgli la verità su come le cose sarebbero andate, anche per questo non riusciva a comprendere.


Bussò alla porta della stanza, ma attese invano una risposta. Eppure sapeva che Sam era lì dentro, riusciva a percepire la sua presenza e, se si concentrava davvero, anche la sua paura. Bussò di nuovo senza proferire parola, se avesse parlato quasi sicuramente avrebbe perso qualsiasi occasione di vedere quella porta aprirsi. Del resto cinque giorni prima anche per lei c'era stato un messaggio che diceva a chiare lettere “Sto bene. Per favore non cercarmi.”. Sospirò meditando sul da farsi. Irrompere in quella stanza e raccontargli tutto, rischiando così di essere morta o ricercata a vita, oppure chiedergli aiuto lasciando però che continuasse a credere in qualcosa di sbagliato? In entrambi i casi gli avrebbe fatto del male, ed il solo pensiero la faceva sentire uno schifo. Giocare a guardie e ladri con Dean era stato diverso, a tratti perfino divertente, ma pensare di farlo col suo dolce Sammy era tutta un'altra storia.


Ed eccola di nuovo qui, per l'ennesima volta si trovava a fare i conti con i suoi sentimenti e anche stavolta non aveva abbastanza tempo per dargli un senso. Con Dean era stato semplice, quasi naturale, aveva subito trovato un diversivo senza bisogno di mentire troppo e quando le parole le si erano ritorte contro, aveva optato per la via più semplice... Chiuse gli occhi per un secondo ripensando al loro ultimo incontro. Se avesse avuto il tempo di fermarsi a pensarci davvero, forse avrebbe sentito il dispiacere per quella interruzione, o forse avrebbe sentito solo rimorso, o magari avrebbe fatto i conti con le sue mille paranoie e col suo cuore, ma visto che non ne aveva, tutto ciò che le restava era il sapore di quei baci e le carezze bollenti sulla pelle fredda, tutto ciò che le restava era il ricordo vivo di un momento in cui era stata semplicemente sé stessa.


Scuotendo la testa si concentrò di nuovo su Sam, realizzando che lui era dietro quella porta e non a miglia di distanza. Non voleva che Sam iniziasse a sentirsi come si sentiva lei, non voleva trascinarlo in quel turbine di bugie, segreti ed impotenza, gli voleva troppo bene per farlo. Sophia l'avrebbe protetto, per quanto le fosse stato possibile.


Con un calcio ben assestato spalancò la porta della stanza e cercò immediatamente gli occhi di Sam. Lui era dall'altro lato della camera, immobile, in piedi, con gli occhi cerchiati dal sonno e dalla rabbia. Sophia accennò un paio di passi verso di lui mentre il cuore prendeva a batterle forte nel petto, avrebbe voluto correre ad abbracciarlo, ma sapeva di dover ancora contenere le distanze. “Vi avevo detto di non cercarmi.” Il tono basso di Sam ruppe il silenzio e Sophia si strinse nelle spalle avanzando ancora un po' “Sono solo io... Dean non è con me.” La tensione sul volto di Sam sembrò sciogliersi un po' a quelle parole e lei ne approfittò per farsi più vicina, ma Sam si tirò presto indietro “Stai...” Sospirò “...Stai lontano da me.” Scandì le parole con gli occhi bassi e le mani sollevate, mentre lo sguardo di Sophia mutò nell'incertezza “Ma che stai dicendo?” Chiese incerta muovendosi a passi lenti nella stanza “Ho bisogno che tu stia lontano da me..” La sua voce cupa costrinse Sophia a fermarsi esattamente lì dov'era. Per quanto tentasse di entrare nella sua mente, sembrava che Sam si fosse costruito intorno un muro insormontabile, sembrava che stesse soffrendo davvero e lei questo non riusciva a sopportarlo. Strinse di nuovo a sé il prezioso fascicolo rosso e sospirò, “Dimmi cos'è successo Sam..” Lui sollevò gli occhi nei suoi, la luce bassa rifletteva sul lucido della sua iride scura, ma nessuna parola uscì dalle sue labbra. Sophia tentò di nuovo di avvicinarsi, Sam sapeva bene che lei non costituiva un pericolo, e se davvero era nei guai come sembrava, lei era l'unica a poterlo tirare fuori. “Dimmelo..” Insistette a mezza voce con cuore già appesantito dal suo enorme segreto. Sam abbassò di nuovo lo sguardo e si morse le labbra “L'ho visto...” Disse piano bloccato dalla paura “Che cosa hai visto?” Sophia si avvicinò di un passo ancora sempre più ansiosa di raggiungerlo “Il futuro...Ho visto cosa succederà.” La risposta secca di Sam colpì Sophia come un fulmine, il pensiero di Pandora e dei suoi poteri da veggente accese in lei il dubbio più spaventoso... Possibile che gli avesse mostrato la verità? Corrugando la fronte si avvicinò ancora un po' cercando lo sguardo basso di Sam “Cosa hai visto esattamente?” Gli chiese cautamente mentre un brivido le saliva per la schiena, Sam abbozzò una smorfia a metà tra rabbia e dolore, poi voltò piano la testa verso di lei “Sono io.” Sentenziò con voce ferma, quasi rassegnata.


Sophia spalancò la bocca pronta a ribattere, ma si perse in quello sguardo così ferito e spaventato. Nei suoi occhi poteva vedere il riflesso dei suoi pensieri. Poteva capire cosa Sam stesse pensando, e quale esatta visione lo stesse spaventando a morte. Improvvisamente avvolta da una luce amara, Sophia sentì fremere le mani premute contro la pelle rossa. La paura che Sam sentiva era decisamente più forte della sua, e Sophia seppe all'improvviso di temere più per la sanità del suo amico, che per la sua stessa vita.


Si schiarì la voce abbozzando un sorriso che però non riuscì a formarsi, mollò la presa e mostrò finalmente il fascicolo anche a Sam. Lui aggrottò le sopracciglia notando il pentacolo dorato che brillava sulla copertina rossa, poi sollevò gli occhi verso i suoi. Un ultimo attimo di pausa li avvolse


“E' ora che tu sappia la verità.” Pronunciando finalmente ad alta voce quelle parole, anche l'ultima difesa di Sophia crollò. In quella stanza, di fronte al suo migliore amico, sentì per la prima volta di potersi liberare. Poco importa se le sarebbe costato di nuovo la vita, almeno Sam sarebbe stato al sicuro. E forse anche il resto del mondo.



******



“Allora, ti va di raccontarmi quella lunga storia?” Staccando gli occhi dalla strada per qualche secondo, Jo rivolse lo sguardo a Dean. Le ci era voluto un po' per abituarsi all'idea di avere proprio lui accanto, ma in quel momento si sentiva abbastanza tranquilla da dare il via ad una conversazione. Dal canto suo Dean non era affatto a suo agio: primo, era sul sedile del passeggero in un Pick up del '74 guidato da una donna e, secondo, un mal di testa assurdo gli spaccava le tempie. Cercò di tirarsi su e sollevò le spalle “Non è che ci sia molto da dire.” Jo corrugò la fronte “Risorgi dalla tomba e credi che non ci sia molto da dire?” Lui fece di nuovo spallucce, ma la ragazza era troppo curiosa (e troppo grata) per mollare la presa “Avanti, come ha fatto Sam a tirarti fuori dall'inferno?” Dean sospirò buttando lo sguardo fuori dal finestrino, non aveva mai raccontato a nessuno quella storia e ora si chiedeva come potesse riuscirci senza tirare in ballo troppi dettagli della sua vita. L'immagine di Sophia gli si stampò inevitabilmente nella mente. “Magia.” Disse secco sperando che bastasse, ma Jo era abbastanza esperta in materia da bramare i dettagli “Magia nera vuoi dire?” Chiese leggermente allarmata guardandolo con gli occhi spalancati, Dean scosse la testa “Sai che non avrei mai permesso a Sam di usare quella roba.” - “E allora?” Dean arricciò le labbra, non ne sarebbe mai venuto fuori “Sam ha chiesto aiuto ad una strega.” Quelle parole uscirono lente, sfregando contro la sua gola. Jo spalancò la bocca guardandolo di nuovo “Conosci una strega tanto potente?” Lui si rivolse di nuovo verso il finestrino, forse la risposta esatta sarebbe stata “no” visto che Sophia era morta per svegliarlo, ma d'altro canto, da qualche parte nel paese, ora lei se ne stata viva e vegeta sulle sue gambe, quindi anche un “sì” sarebbe andato bene. L'unico problema era che comunque, non aveva alcuna voglia di parlare di lei. Non con Jo almeno.


Jo si accorse di aver toccato un tasto dolente e si sentì quasi stupida per un momento “Scusa, immagino che non ti piaccia parlare di questo.” Lui sospirò rivolgendole uno sguardo più gentile possibile “E' solo che...” Riprese lei “...non credevo esistessero persone in grado di svegliare i morti.” - “Beh, in realtà Sophia non sa fare solo quello, anche sparire nel nulla le riesce piuttosto bene!” Il tono ironico venne da sé accompagnando le parole che Dean non era riuscito a trattenere. Quando Jo lo guardò di nuovo, stava scuotendo la testa fissando il vuoto “Sophia?” Chiese aggrottando le sopracciglia. Lo sguardo di Dean non lasciava adito a dubbi, era nervoso e seccato, molto più di quanto non fosse prima. Una fitta attraversò lo stomaco della ragazza al pensiero che una donna provocasse in Dean una tale reazione, adesso più che mai voleva sapere “E' così che si chiama?” Dean la guardò lasciando cadere la testa sul sedile “Sì.” Rispose secco senza aggiungere altro. Jo tornò con lo sguardo alla strada mordendosi le labbra, benché fosse giovane, era furba abbastanza da mettere in atto un'ottima strategia “E dimmi... dove l'ha trovata Sam questa strega?” Un lungo respiro le arrivò alle orecchie, Dean si stava chiedendo se voleva o no rispondere sinceramente a quella domanda. Ma in fin dei conti non poteva andare peggio, era già abbastanza arrabbiato. “E' una nostra vecchia conoscenza.” Jo corrugò la fronte “Un po' come Missouri vuoi dire?” La presa sul volante iniziava piano a rilassarsi in attesa di un sì “Non proprio.” I pugni le si chiusero di nuovo “Non proprio?” Dean sospirò di nuovo, anche volendo non riusciva proprio ad essere eloquente “Andava al liceo con Sam.” Jo riuscì a fare quel conto in meno di un secondo “Vuoi dire che ha solo 25 anni?” Dopo aver sparato fuori quelle parole, sperò che Dean non notasse il suo stupore, e nemmeno il suo stomaco che si rivoltava rumorosamente. Nella mente di Dean l'immagine di Sophia apparve di nuovo chiaramente, ma il viso angelico della ragazzina sedicenne lasciò presto posto a quello della donna affascinante che l'aveva sedotto qualche giorno prima... Ancora gli bruciava... “Già.” Rispose assumendo di nuovo lo sguardo di qualche minuto prima, mentre si sistemava sul sedile. Jo deglutì “Come mai non ne avete mai parlato? Avrebbe potuto aiutarvi anche in passato no?” Senza saperlo, la ragazza era riuscita a toccare proprio il tasto più dolente.


Un lungo silenzio seguì a quella domanda, confermando ancora una volta le certezze di Jo. C'era qualcosa dietro questa misteriosa Sophia, qualcosa che lei non poteva sapere, ma che di certo riusciva a scuotere i nervi di Dean, oltre che i suoi. E intanto la gelosia iniziava a crescerle dentro, già se la immaginava come una bellissima ragazza con immensi poteri, una specie di eroina da film avvolta in abiti succinti. E più di tutti, il pensiero che tra lei e Dean ci potesse essere qualcosa, il pensiero che si conoscessero bene, le faceva salire il sangue al cervello.


“Che tipo di spirito stiamo cacciando?” La domanda del tutto fuori luogo di Dean la riportò alla realtà, e mentre rimetteva a fuoco la strada, Jo si convinse che forse era meglio lasciar cadere il discorso. Dopotutto ora Dean era con lei, e l'occasione buona era la sua. Allungò la mano verso il cassetto del cruscotto e lo aprì mostrando la confusione al suo interno, sempre senza guardare ne tirò fuori un foglietto giallo che porse a Dean “Strane presenze, urli e pianti durante la notte... A quanto pare si tratta dello spirito di una donna.” Aggrottando le sopracciglia Dean guardò fisso tra quelle righe sperando che lo distogliessero dai suoi problemi “Che altro sai?” Jo sollevò le spalle “So che la famiglia si è trasferita a Pennyroad qualche mese fa... Non so ancora se in passato sia successo qualcosa di brutto in quella casa.” Dean sollevò allora l'angolo della bocca sentendosi un tantino rilassato “Non hai ancora imparato a fare i compiti come si deve piccola Jo.” Jo lo guardò sollevando gli occhi con un velo di imbarazzo, il tono beffardo di Dean le fece arrossare le guance “Non ne ho avuto il tempo.” Si difese un tantino impacciata mentre lui lasciava cadere la testa sul sedile con un mezzo sorriso in viso. Iniziava a sentirsi meglio mentre scorreva nella sua mente il database degli spiriti, cercando un corrispondente alla descrizione di Jo.


Mentre la mano della ragazza tremava lenta sulla leva del cambio, Dean risollevò il capo “Mai sentito parlare delle Banshee?” Jo si leccò le labbra mentre tentava di pensare, ma come ogni volta, lui la precedette “Sono spiriti femminili, solitamente malvagi. Si legano alle persone o alle loro famiglie e rimangono vicini ai loro ospiti per tutta la vita. Per tutto il tempo restano in silenzio, ma quando il loro ospite muore, allora si trasformano in spiriti urlanti e disperati. Non sopportano che qualcun altro prenda il posto del loro ospite, né che si impossessi delle sue cose. Secondo la leggenda, sono considerabili una specie di streghe e possono perfino arrivare ad uccidere con le loro urla...” Jo continuava a guardarlo assorta in ammirazione “...Non ne ho mai incontrata una, ma spero che questa sia la volta buona... Avrei proprio bisogno di prendere a calci qualche strega isterica!” Lei ributtò gli occhi sulla strada, un po' in adorazione e un po' nel sospetto. Per qualche secondo cercò di trovare le parole giuste per ribattere poi alla fine, lasciò cadere il discorso. In qualche modo, sola con Dean Winchester, il silenzio era molto più confortante di ogni parola. Nella sua mente milioni di pensieri si arrovellavano e mentre cercava un modo per avvicinarlo, allo stesso tempo la paura di sapere troppo di lui la teneva bloccata, inchiodata a quel sedile e alla sua giovane insicurezza.





  
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