Anime & Manga > Ao no exorcist
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Autore: Seleyne    18/11/2014    2 recensioni
Come molti ragazzi che vivono nel mondo di Ao no exorcist il rischio di essere feriti e, se sfortuna vuole, uccisi a causa di un demone non è mai troppo basso e la famiglia di Shina Kogarashi non fa eccezione: non solo perché è morta principalmente a causa di un demone ma ha una parentela di sangue con uno di questi.
Come Rin e Yukio sanno bene, essere figlio di un demone è una vera sfortuna per chi vive in un mondo in cui queste creature vengono cacciate ed uccise tutti i giorni.
Assiah è quindi un posto difficile per gli abitanti di Gehenna, compresa Shina.
Allevata da uno dei migliori paladini e cresciuta per essere un esorcista ai massimi livelli, scoprire di essere in realtà uno di quei mostri a cui ha dedicato la vita e la lama della sua spada è uno vero schock per la ragazza.
La vita dell'orfana viene riempita con duri allenamenti, crescendo fredda, astiosa e poco incline a socializzare. Grazie però a persone speciali Shina avrà qualcuno per cui vale la pena lottare, questo vale finchè la natura demoniaca non decide di prendere il sopravvento.
Questo è la breve introduzione di The Wintry Wind, un'altra storia pubblicata. ^^
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Arthur Auguste Angel, Mephisto Pheles, Rin Okumura, Un po' tutti, Yukio Okumura
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le fiamme sanno devastare anche il cuore più puro... 
nessuno può evitare di esserne corrotto...
anche l’anima più nobile cambia sotto quel rosso getto rovente.

 

 




«Piccola?... hey piccola mi senti?» sussurrò dolcemente una donna mentre scuoteva con delicatezza una delle due bambine che riempivano quel piccolo lettino tutto color albicocca.
Un paio di occhi grigi e assonnati si aprirono pian piano sotto un groviglio di capelli neri lucidi.

«Shina... hey, mi dispiace svegliarti ma.. potresti seguirmi un attimo in cucina?»
La donna condusse gentilmente la bambina, che aveva circa quattro anni, in una piccola cucina impregnata dall’odore dei biscotti cucinati solo qualche ora prima.
«Che succede?» disse la bimba con voce impastata: prova del sonno profondo di poco prima.

«Vedi.. ecco.. è successa una cosa.. vedi qualcuno... ha scatenato un incendio in un quartiere..e tutte le case sono bruciate..»
«Però.. che cosa brutta.. l’uomo nero ha fatto questo?»
«No piccola, è stato un ragazzino stupido. Comunque ecco devo dirti… non so bene come dirlo.. ecco è successo.. nel tuo quartiere»
«Nel mio quartiere? c-come nel mio quartiere? cos-cos’è successo?» la bimba con occhi increduli mise da parte il sonno prestando una lucida attenzione alle parole della madre della sua amichetta da cui si era fermata a dormire per il fine settimana.
«Vedi.. è stato disrutto tutto.. anche casa tua.»
«C-ca-casa m-mia?» le prime lacrime uscirono dagli angoli degli occhi grigi della ragazzina e pian piano divennero un piccolo fiumicciatolo.
«C’è una persona lì che si occuperà di te ok? ti dobbiamo portare a casa tua va bene?»
la bimba non riusciva nemmeno a parlare ma voleva vedere casa sua e i suoi genitori, quindi, con un breve cenno di assenso si infilò gli scarponcini ed il giubbotto ed uscì, in una notte fredda e gelida di inverno, col pigiama giallo regalatole dai genitori qualche giorno prima per il suo compleanno.

La casa era un cumulo di cenere.. non c’era più traccia nè della sua cara altalena nè della sua amata quercia. Sul retro, l’amato albero di fiori bianchi dall’intenso profumo era un ammasso di foglie nere e aride.. la casa non era altro che un cumulo di luoghi e ricordi che non sarebbero più potuti essere vissuti... e sotto di essa... vi erano due persone, una madre e un padre, decedute a causa dell’incendio,  che prima di morire avevano rivolto dei ringraziamenti al cielo e delle preghiere alla loro figlia, futura orfana, che per pura fortuna, quella sera, era a dormire da un’amichetta.

«Tu sei Shina vero?» un signore con una strana tunica si avvicinò a quella bimba con gli occhi increduli e fissi su oggetti ormai divenuti inutili ma, per lei, erano molto più che stupide macerie.
«Mi chiamo Anthony e mi occuperò di te per stasera, ti porterò in una casa piena di bambini come te e vivrai lì finché un tuo parente non verrà a prenderti o finché non sarai abbastanza grande per andartene. Sono sicuro che una bella bimba come te verrà subito adottata da una cara zia o da una nonna.»
«Di che posto si tratta?» Chiese la bimba che non capiva il discorso di quell’uomo che con un sorriso tirato le stara rivolgendo la sua attenzione.
«Si tratta di un orfanotrofio, ma vedrai sono sicuro che ti piacerà!» disse con finto entusiasmo che non contagiò minimamente la bambina.
«Io non sono orfana, ho una mamma e un papà!»
«Oh, cavolo.. Piccola cr-credevo c-che t-tu lo sa-sapessi... vedi i tuoi genitori sono... ehm... volati in cielo... non ci sono più... sono nel tuo cuore ora» probabilmente quelle parole le aveva ripetute molte volte a bambini e bambine diversi ma con in comune una sola cosa: non avere più nessuno.
Shina aveva affrontato ormai molte morti per la sua età: il nonno era morto per una malattia causata dal fumo, la nonna morta per il conseguente dolore, gli altri nonni non li aveva mai conosciuti e qualche mese prima era morto il loro unico parente rimasto: una zia rimasta coinvolta in un incidente d’auto. La fortuna non era decisamente dalla loro parte.
«Sono morti?» disse Shina con quella voce leggera e rotta dal pianto che solo un bambino, in un momento come quello, potrebbe fare.
«Si, mi dispiace tanto Shina, davvero.»
La mora non parlò.. pian piano lacrime sempre più intense offuscarono il suo sguardo, diventato ormai di un argento chiarissimo e non più grigio scuro, costringendola a sedersi sul cemento freddo, con le ginocchia strette al petto a causa del dolore della scoperta. 
Lo aveva sospettato certo: in fondo se fossero vivi perché non erano lì con lei? O anche se erano feriti perché era lì di fronte ai resti di una vita passata e non in un ospedale?
Lo sapeva, ma sentirselo dire faceva male.. molto male.. perché lo rendeva reale.. troppo reale.
Un vento furioso si scatenò lì intorno: quando Shina se ne accorse alzò lo sguardo incredula di fronte a sé e quello che vide fu così inaspettato che il ricordo della perdita per un attimo venne accantonato.


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> nel frattempo

Quando la bambina alzò lo sguardo, l’uomo non poté non notare che gli occhi di lei erano quasi bianchi: solo lievi e leggere striature argentate li rendevano diversi dai suoi.
“E così.. c’è l’ho fatta.. ho un erede finalmente..” esultò, entusiasta come non lo era mai stato fino ad ora.
Una chioma argentata si allontanò da quel disastro accompagnata da un sorriso soddisfatto, beffardo e decisamente calcolatore.

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«C-cosa s-sono?» chiese la piccola inclinando la testa di lato, osservando di fronte a sè con uno sguardo a dir poco confuso.
«Cosa?» rispose l’uomo, che doveva portarla in orfanotrofio, non vedendo nulla nonostante seguisse lo sguardo della bambina da quando quest'ultima aveva rialzato improvvisamente la testa.
«Quegli esseri neri..li vede? quelli piccoli e neri, sembrano una piccola palla con ali e coda, svolazzano qui in giro.. anzi sono dappertutto!»
«Shina, piccola non ti senti bene, sei sconvolta. Vado a prendere la macchina per portarti all’istituto, aspettami qui ok? » disse l'uomo con un sorriso comprensivo.. peccato che effettivamente non comprese, in quanto quelle di Shina non erano semplici allucinazioni.

Shina continuò a fissare quegli esseri con un paio di occhi arrossati che dal bianco argenteo stavano tornando pian piano al grigio scuro.
Era così concentrata che non si accorse di una presenza alquanto bizzarra: un uomo con un cilindro bianco, una sciarpa a pois rosa e un pizzetto viola, la fissava con sguardo stupito. Arrivando a chissà quale conclusione l’uomo si girò e se andò sussurrando tra sè e sè delle parole alquanto strane: “Oh finalmente un po' di divertimento, aspetterò con ansia il tuo arrivo”

 

   
 
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