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Autore: reggina    20/11/2014    4 recensioni
Non è difficile diventare padre. Essere un padre, questo è difficile.
Genere: | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Facciamolo insieme!"

Era stata quella richiesta inaspettata, quasi ardita...non da Julian, a convincerla a smettere gli abiti eleganti e agghindati e ad annodare il grembiule per mettersi ai fornelli.

Tra riso glutinoso, pasta di fagioli azuki e lo stuzzicante aroma emanato dalla miscela di frutta, la signora Ross stava ritrovando quel feeling perduto con suo figlio.

Sapeva benissimo che Julian aveva un'intesa ben più spiccata con suo padre, con Gregory che sembrava capirlo sempre. A differenza di lei.

La malattia, le scelte avventate di Julian, incomprensibili per lei, non avevano fatto altro che frapporre un ulteriore distanza tra loro.

E, pazienza, se il motivo di quell'inatteso riavvicinamento era da ricercare nel desiderio del ragazzo di preparare qualcosa di speciale per il compleanno del padre!

E ora quelle barriere di incomprensione e di incompatibilità sembravano essere state abbattute, come d'incanto, dalla semplicità di un gesto intimo e familiare come il cucinare insieme.

Quando Gregory rincasò fu travolto dall'esplosione di risate che avevano rallegrato la cucina. E ancor più sorprendente fu trovare Julian e sua madre perfettamente a proprio agio con i grembiuli chiazzati di macchioline variopinte e i nasi incipriati di fecola, zucchero e cacao.

"Avete preparato i daifuku?"

Chiese con malcelata commozione.

"I tuoi preferiti. Buon compleanno, tesoro!"

La signora Ross gli aveva stampato un bacio leggiadro sulle labbra e poi si era allontanata per finire di disporre i dolci.

"Siamo stati proprio bravi io e la mamma, vero?"

Julian aveva il viso ridente, l'espressione distesa che non lo abbelliva da tanto tempo. Accorgendosi che suo Gregory era senza parole, azzardò con quella domanda che tante volte veniva rivolta a lui.

"Papà come ti senti?"

Gregory aveva poggiato le mani sulle spalle del ragazzo, il pomo d'Adamo che si alzava e si abbassava alla ricerca delle parole adatte, un luccichio negli occhi testimone di quell'emozione che l'uomo non aveva timore di mostrare al figlio.

"Mi sento a casa. Finalmente!"

   
 
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