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Autore: PaleMagnolia    29/10/2008    4 recensioni
Avete presente la femme fatale degli anni Cinquanta - Marilyn, l'elegantissima Grace Kelly, Veronica Lake? Con biondi capelli sempre in ordine, classe e fascino da vendere, labbra color del corallo, e bellissimi abiti da sera?
Ecco, Evelyn Cleve non ci assomiglia neanche un po'. Ma non perché non ci provi, sia chiaro: anzi, le piacerebbe tanto, ma tanto tanto tanto, essere una di loro... Ma, ehi!, voi avete mai provato a essere impeccabili, quando un gatto vi osserva (appollaiato in cima al mobiletto del bagno come un piccolo avvoltoio peloso) mentre vi infilate le calze, la vostra migliore amica è in pieno delirio amoroso, vi sospira nelle orecchie tutto il giorno e mangia solo mele, e la vostra vecchia zia vi rimpinza di focaccine sciroppose?!
Io non so, ma Evelyn assicura che non è facile... No, non è facile neanche un po'! Seguite Eve Cleve attraverso (letteralmente) sandwiches con il tonno (e la maionese, e le cipolline), gatti mangia-calze, pasticcio di rognone e amiche logorroiche: ne vedrete delle belle, e soprattutto assaggerete un po' di tutto.
Genere: Commedia, Demenziale, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Millenovecentocinquantatré' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Riguardo al capitolo precedente: non ho nulla contro i gatti... In effetti ne ho cinque, e li adoro. Però so anche che razza di pelosi rompiscatole possano diventare: capricciosi come bambini, invadenti, curiosi e sempre fra i piedi. E hanno sempre fame...!

Sì, la scena è brutalmente tolta da Tre Uomini e una Gamba. Ma che ci volete fare, a Evelyn bisogna spiegare le cose nel suo linguaggio, e quella scena era così adatta...

Quella mattina, quando si svegliò, Evelyn trovò le sue migliori calze invernali cosparse di buchi tondi, come una fetta di Emm

Quella mattina, quando si svegliò, Evelyn trovò le sue migliori calze invernali cosparse di buchi tondi, come una fetta di Emmenthal. Lanciò un’occhiataccia al siamese pasciuto che si faceva le unghie, soddisfatto, sul suo scendiletto.

Sventolò un calzino umidiccio e mordicchiato. “Sei stato tu?”, chiese.

Il gatto risucchiò un filo di lana come se fosse uno spaghetto.

Evelyn alzò gli occhi al cielo. Si trascinò verso il bagno per lavarsi i denti, e guardandosi allo specchio provò il solito, atavico odio per i propri capelli. Quel giorno, erano tutti schiacciati da un lato, così che pareva portasse un colbacco di pelo rossiccio sulle ventitré.

Ma Evelyn aveva altro a cui pensare.

Voleva assolutamente scoprire il motivo per cui gli occhi di Merry si accendevano talvolta di un bagliore strano; lo stesso scintillìo che si accendeva nei suoi, quando vedeva una fetta di torta alla crema di zabaione.

Evelyn aveva ipotizzato che fosse fame, una volta che Merry sembrava fissare con particolare intensità il suo panino imbottito: ma quando le aveva chiesto se ne voleva un pezzo, lei aveva risposto di no con voce talmente distante e strascicata, da farle dubitare della sua ipotesi.

Seguendo il suo sguardo, Evelyn aveva visto, oltre la rete metallica, i ragazzi della scuola superiore locale intenti a fare una pausa nel cortile.

Molti di loro, aveva notato Evelyn, mangiavano il loro pranzo togliendolo da cestini portavivande.

Evelyn avrebbe giurato di averne visto uno estrarne una lustra coscia di pollo e delle patate al forno.

Hmmm. Patate al forno.

Evelyn si era ripromessa di seguire il suo esempio. Col suo primo stipendio, avrebbe comprato un cestino portavivande.

E delle patate da fare al forno.

Magari anche un pollo.

Ma ora, doveva assolutamente scoprire su chi cadevano le mire della sua nuova amica.

Appena giunse al lavoro, si mise a studiare Merry, e continuò con perseveranza a fissarla per tutto il tempo, non prestando la minima attenzione al suo lavoro. Era così distratta, che diede persino il permesso a Cathy di mangiare metà della sua porzione di anelli di cipolle, durante una pausa.

A fine turno, il direttore del settore venne a farle i complimenti per i progressi che stava facendo.

Non aveva sbagliato nemmeno un collegamento.

Appena potè, Evelyn si sottrasse alle lodi del caposettore, e andò in fretta a sedersi accanto alla collega.

Merry la accolse con un sospiro. Il suo viso era sempre più simile a quello di una Maria Maddalena del Correggio, e sembrava dimagrita.

“Non è che ti stai ammalando, vero? Sei così pallida. Mangi abbastanza?”, le chiese Evelyn, preoccupata.

“Non sono mai stata meglio, è solo che non ho fame.”

Evelyn decise che era davvero il caso di preoccuparsi.

Quando lei aveva avuto la scarlattina, e giaceva a letto delirante per la febbre, aveva chiesto con un filo di voce, alla madre angustiata al suo capezzale, una fetta di arrosto di vitello.

“E allora, cos’è che non va?”

“Nulla”, rispose la ragazza, con un ennesimo, dolce sospiro.

Guardò Evelyn, che la fissava con espressione perplessa.

Merry prese una mela dal suo sacchetto del pranzo, e la tagliò a metà con un coltellino.

“Vedi le due metà di questa mela?”, chiese all’amica, cercando di spiegarle come stavano le cose in un linguaggio che lei potesse comprendere.

“Una leggenda narra che, in un tempo lontano, gli uomini fossero perfetti e completi, così” e unì le due metà a ricomporre la mela. “Avevano due braccia, due gambe e due teste, ed erano in pace con se stessi. Ma gli dèi, invidiosi, decisero di separare le due metà.”

Spezzò la mela.

“Le due metà furono disperse nel mondo, e da allora ogni uomo vaga in cerca della sua metà perduta: perché senza di essa, si sente vuoto, incompleto.”

Evelyn riflettè.

“Come quando non si ha avuto tempo di far colazione, e a metà mattina si sente un tremendo buco nello stomaco?”, chiese, cercando di mostrarsi partecipe.

Merry la guardò, interdetta. “Beh, sì… Più o meno”, rispose, incerta.

Silenzio.

“La, uhm… La mangi, quella mela? Non ho fatto colazione, stamattina.”

Merry le lanciò una metà della mela, che l’altra prese al volo.

“Quel che intendevo dire, è che le persone sono alla ricerca della loro anima gemella, e quando la trovano, sentono il fortissimo desiderio di ricongiungersi ad essa.”

“Oh. Intendi dire che le due metà della mela rappresentano due innamorati, che sentono un’attrazione reciproca perché vedono nell’altro un completamento di se stessi?”

“Esatto!”

Evelyn deglutì il pezzo di mela che aveva in bocca e la guardò, stupita.

“Ma io stavo scherzando.”

“Oh.”

Evelyn finì la mela.

“E, uh, chi sarebbe la metà della tua mela?”

Merry diventò rossa come un peperone.

Evelyn cercò di non pensare al pasticcio di melanzane e peperoni di sua madre.

“Beh, ecco, io…” Indicò, al di là della recinzione, un uomo alto e dal viso squadrato, pallido, che indossava un pesante cappotto di lana.

“Vedi quel bell'uomo dai capelli scuri... Quello col cappotto nero?”

Evelyn non vedeva nessun bell'uomo, però in effetti c'era una sorta di spaventapasseri magrissimo e dall'aria timida, che indossava un cappotto nero. Lo osservò attentamente.

Le sue guance scarne erano arrossate dal pungente vento autunnale, come spesso succede a chi ha una carnagione molto chiara, e portava un paio di occhiali da vista metallici, dalle lenti piccole e rotonde. Aveva folti capelli scuri, in contrasto con la spessa pelle bianca.

Stava un po’ in disparte, rispetto ai ragazzi, e mangiava una mela rossa e lucida, che spiccava nelle mani bianche e ossute.

Evelyn valutò che potesse avere una quarantina d’anni.

“Ma proprio un ripetente, dovevi sceglierti?”, disse, delusa. “Chissà quante volte ha già frequentato la sesta classe!”

Rapidissima, Merry le mollò un secco scappellotto sulla nuca.

“Ahi!”

“Scema!”, disse, ridacchiando. “Non è uno studente, è un professore. Mi ha riaccompagnato a casa dal lavoro, qualche volta. Si chiama Friederich, è venuto qui dalla Germania quando i nazisti gli vietarono di insegnare all’università.” Merry alzò una mano al livello del suo viso e mosse le dita verso la figura in nero, che, rientrando nella scuola, si era girato per un attimo a rivolgerle un timido cenno di saluto.

Evelyn avreppe potuto giurare che stesse quasi ringraziando i nazisti, per avere costretto l’amico Fritz a trasferirsi.

“Ma è così vecchio!”

“Sì, d’accordo, ma è così simpatico, e galante, e intelligente…” Merry si infervorò.

Evelyn pensò che lei, lei avrebbe voluto un fidanzato massiccio e pacifico, non tanto alto, ma roseo e paffuto, come, come…

Accidenti.

Non le veniva il paragone.

 

 

 

 

 

 

 

  
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