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Autore: mrsdianablack    21/11/2014    2 recensioni
Oh allora..una long finalmente, l'unica decente che ho completato nell'universo di Buffy. E' ambientata durante la stagione 5 di Angel, subito dopo l'episodio Damage, quello in cui Spike viene ferito dalla cacciatrice pazza. E se Buffy avesse scoperto tutto e fosse corsa a Los Angeles? Da lì' si sviluppa in maniera diversa rispetto la serie. Fred non diventa Illyria e non c'è nessuna apocalisse. Ma c'è l'Immortale. Ma non sta con Buffy.
Piccola nota: i primi 8 capitoli li ho scritti nel 2005/2006, gli altri nel 2008, quindi probabilmente si noterà una piccola differenza stilistica.
Buona lettura :)
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Angel, Buffy Anne Summers, Un po' tutti, William Spike
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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“Sei uno stupido, Spike!” 
Era la terza volta che se lo ripeteva da quando lei era uscita. 
No, credo che riposerò un po’…” le aveva risposto quando, poco prima, lei gli aveva chiesto di accompagnarla.
“Stupido!” ribadì per la quarta volta, prendendo a pugni il cuscino. Prese il pacchetto di sigarette e si accese l’ultima rimasta. Fumava sempre troppo, quando era nervoso. 
Ne aveva fumato appena la metà quando balzò fuori dal letto, alla ricerca dei suoi vestiti.
Meno di cinque minuti dopo era fuori a cercarla, sperando che non fosse andata troppo lontano. Fu fortunato, perché la intravide in fondo alla via, che camminava lentamente con un sandwich in mano.
Prese a seguirla da lontano, improvvisamente intimidito. Che cosa le avrebbe detto? Come avrebbe giustificato l’improvviso cambio d’idea?
Non lo sapeva. Sapeva solo che, da quando aveva riavuto indietro l’anima e, più di recente, da quando aveva affrontato Dana, era diventato un maledettissimo idiota.
Sembrava quasi che il vecchio William premesse per emergere dal cantuccio in cui era rimasto fino a quel momento. Perché non c’erano dubbi che la sua umanità era latente in lui, solo in parte soffocata dal suo demone. Era sempre stato così. Era sempre stato diverso dagli altri vampiri. 
Buffy girò a destra, proseguendo per una stradina malamente illuminata. Spike era sempre dietro di lei, solo appena più vicino, nascosto nell’ombra. 
Era perso nei suoi ricordi quando, quasi senza rendersene conto, si ritrovò con un paletto di legno a pochi centimetri dal cuore.
“Amore, sono io!” esclamò, facendo un balzo indietro e ponendosi a distanza di sicurezza.
La cacciatrice abbassò l’arma, imbronciandosi.
“Non perdi mai le cattive abitudini, vedo.” mormorò, piccata e, senza lasciargli il tempo di replicare si voltò, dandogli la schiena, e riprese a camminare. Non voleva che lui capisse quant’era felice di vederlo. Non subito almeno.
Il vampiro la affiancò immediatamente. 
“Posso venire con te?” chiese, con semplicità. Le sfiorò casualmente un braccio e lei trasalì di piacere. Non c’era bisogno di alcuna risposta.
Passeggiarono in silenzio per qualche minuto, godendo della reciproca compagnia. Fu Buffy a parlare per prima.
“Così hai cambiato idea…”
Spike sospirò.
“Ero preoccupato… Los Angeles non è come Sunnydale e…”
“Ehi!” lo interruppe lei indignata. Si piazzò di fronte a lui, gli occhi fiammeggianti.
“Ti ricordo che io qui ci sono nata e…” fece una pausa, perdendosi nei ricordi, poi il suo volto si illuminò.
“Vieni!” disse, prendendolo per mano. “Voglio mostrarti una cosa…” 
E lo trascinò lungo la via.

“Sei sicura che sia ancora in piedi?”
“Certo che sono sicura!”
“Buffy…”
“E’ qui, dietro l’angolo, non posso sbagliare!”
“E’ la terza volta che lo ripeti, amore.”
“…”
Era circa mezz’ora che camminavano senza meta. Avevano attraversato diversi isolati senza riuscire a trovare ciò che la ragazza stava cercando. E Spike iniziava ad averne abbastanza, di girare a vuoto.
E per cercare cosa poi? Il vecchio liceo della cacciatrice!
“E’ qui…lo sento.” Stava dicendo lei, svoltando l’angolo.
Spike scosse la testa, preparandosi per l’ennesima delusione. Le donne. Lui non le avrebbe mai capite. Stava ancora riflettendo quando un urlo di gioia lo riscosse.
“Eccolo! Lo sapevo. Lo sapevo!” esultò Buffy tutta felice, ammirando estasiata quello che al vampiro parve solo un cumulo di macerie.
Si lasciò trascinare verso di esso, senza fare troppo caso a quello che lei gli stava dicendo. La vista di quell’edificio semi-diroccato gli aveva ricordato la vecchia fabbrica in cui aveva vissuto anni prima, quando per la prima volta era giunto a Sunnydale.
Erano di fronte l’entrata quando, improvviso, un brivido gli attraversò la schiena. Si fermò accanto all’ingresso, tendendo i sensi.
Buffy si accorse subito del repentino cambiamento di Spike e si arrestò al suo fianco, stringendo tra le dita il paletto che teneva in tasca.
“Che succede?” chiese, pur intuendo già la risposta.
Vampiri…” bisbigliò lui, ringhiando sommessamente. Li aveva sentiti. Aveva fiutato il loro odore. E ne aveva percepito il pericolo. Avrebbe voluto non essere lì.
“Quanti?”
Spike socchiuse le palpebre e strinse la mascella.
“Quattro, forse cinque…”
Maledizione. Non era sicuro di essere in grado di affrontarli. E soprattutto temeva di non riuscire a difendere lei. 
“Vado dentro a dare un occhiata, tu coprimi le spalle.” Esclamò la cacciatrice, con decisione. 
Il vampiro sussultò.
No, amore. Non andare.
La prese per un braccio, bloccandola. 
“Buffy, non da sola…”
Lei gli sorrise, sciogliendosi gentilmente dalla sua stretta. Gli sfiorò la guancia con una carezza.
“Non ti preoccupare, sono la cacciatrice, no?” 
E sparì all’interno dell’edificio.
Spike sospirò e avanzò lungo il perimetro dell’edificio, controllando che non ci fossero altri vampiri nei paraggi.

Nero. Era tutto nero attorno a lei. Tutto girava. Voci sommesse le rimbombavano nel cervello. La testa le doleva e non riusciva a muoversi. Qualcosa, che non riusciva a capire, gli e lo impediva.
Cosa diavolo era successo? Non se lo ricordava. Era entrata nel suo vecchio liceo quanto tempo prima? Dieci, forse quindici minuti prima. Aveva avanzato con sicurezza lungo i corridoi mentre Spike rimaneva fuori di guardia. Poi qualcosa l’aveva colpita ed era svenuta.
Socchiuse gli occhi, tornando lentamente alla realtà. Si accorse di non essere sola. C’erano altre persone, poco distanti da lei. Uomini, a giudicare dall’abbigliamento. Cercò di alzare la testa. Aveva il collo indolenzito, le gambe e le braccia immobilizzate. Si rese conto di essere legata. 
Osservò meglio gli uomini, i loro visi alterati. Vampiri! L’avevano catturata! Dalla sua posizione non riusciva a capire cosa stessero dicendo. Probabilmente stavano decidendo della sua sorte.
Maledizione! Stupida Buffy. Ti sei fatta fregare come una ragazzina senza esperienza. 
Tentò di liberarsi ma i lacci erano troppo stretti, anche per lei. Fu allora che uno dei tre si voltò nella sua direzione, e la vide. Si avvicinarono.
“Guarda guarda, la nostra ospite si è svegliata…dormito bene dolcezza?” ghignò quello che doveva essere il capo, abbassandosi a guardarla. La sua mano viscida le sfiorò la guancia.

Spike, ti prego, vieni a salvarmi…”

Arretrò istintivamente, cozzando la testa contro il pavimento. Un gemito le sfuggì dalle labbra mentre il vampiro la trascinava malamente in piedi.
“Ma guarda che bel bocconcino abbiamo qui.” Disse lascivamente, strusciando i canini sul suo collo. 
Buffy rabbrividì. Era perduta. Le forze la stavano lentamente abbandonando e si sentiva completamente in balia dei suoi rapitori.

“Spike, dove sei?”

Anche gli altri due ormai si erano avvicinati e la annusavano affamati. Sembravano delle bestie pronte a nutrirsi della loro preda. E in fondo lo erano. 
Alzò dolorosamente la testa, lasciando vagare lo sguardo oltre la spalla del vampiro che la teneva e lo vide.
Era Spike. Avanzava silenziosamente, protetto dall’ombra, lo spolverino che si alzava ad ogni suo passo come grandi ali nere, il volto mutato in quello della caccia, i canini in vista, gli occhi dorati scintillanti d’ira. 
Com’era uguale eppure diverso dai suoi assalitori. Era il suo angelo nero. Ed era venuto a salvarla. 
Quello che avvenne dopo fu come racchiuso in un sogno. Vide indistintamente Spike scagliarsi contro il vampiro che ancora la teneva e che non si ancora accorto della sua presenza. Gli altri due scattarono indietro, impietriti e lei si lasciò scivolare a terra, perdendo nuovamente i sensi.

Il risveglio questa volta fu meno doloroso e molto più…dolce. Braccia forti la sostenevano e dita delicate le sfioravano il viso. Il suo corpo era avvolto da qualcosa di caldo e morbido e intorno a lei aleggiava un profumo indefinito, virile e inebriante, unico nel suo genere, che poteva appartenere soltanto a lui. 
Sollevò un poco le palpebre e incontrò i suoi occhi, ora blu e profondi, che la osservavano con leggera preoccupazione e amore infinito. 
Un sorriso si distese sulle sue labbra, quando la vide riprendere conoscenza. 
“Ehi…” mormorò, scostandole una ciocca di capelli che le ricadeva sulla fronte.
“Ehi…” sospirò lei, ancora sospesa tra la semi incoscienza e la realtà. Allungò una mano per toccare il suo viso. Era così bello che le pareva un sogno.
Solo il leggero dolore che ancora pulsava nella sua testa le fece ricordare ciò che era successo. Si mise seduta di scatto, tornando pienamente cosciente.
Lo spolverino che lui le aveva avvolto attorno alle spalle scivolò sul pavimento.
“I vampiri…” balbettò, guardandosi intorno allarmata.
Spike scosse la testa, sorridendo ironico.
Tranquilla luv, sono tornati da dov’erano venuti…” 
Buffy si voltò a guardarlo, sospirando di sollievo. Si massaggiò il collo indolenzito. Il vampiro biondo corrugò la fronte.
Non aveva pensato a quello che loro avevano potuto farle.  Aveva pensato soltanto a salvarla. L’aveva sentita. Aveva percepito la sua invocazione d’aiuto mezz’ora prima mentre stava percorrendo il perimetro dell’edificio, neutralizzando i due vampiri che aveva trovato di guardia.
Si era precipitato da lei, incurante delle conseguenze. Loro non se n’erano resi conto. Erano stati ridotti in cenere prima di ogni possibile reazione.
Bello e letale. Come qualcuno gli aveva detto poco tempo prima.
“Ti fa male?” chiese, attirandola vicino. Lei appoggiò la schiena al suo petto, mugolando un sì.
“Qui?” domandò ancora lui, posando due dita in un punto imprecisato dietro il suo collo. 
Un altro mugolio d’assenso.
Iniziò a massaggiare piano, con movimenti lenti e circolari. Buffy chiuse gli occhi, rilassandosi contro di lui.
Dopo qualche minuto il dolore era scomparso.
“Meglio?” 
Lei annuì. “Il tuo tocco è magico, Spike…” sospirò, estasiata.
Il vampiro la strinse a sé, abbassandosi a baciarle l’incavo del collo.
“Andiamo a casa?” le soffiò all’orecchio.
“Sì…” rispose lei, scostandosi da lui e mettendosi in piedi. “Ne ho abbastanza per stasera…”
Uscirono mano nella mano dal vecchio edificio e presero la strada di casa.
“Grazie, per avermi salvato…” mormorò Buffy dopo un po’.
“Dovere…” replicò Spike, voltandosi verso di lei e accennando un inchino, quasi fosse un cavaliere d’altri tempi. Forse lo era davvero.
La ragazza rise, poi tornò seria.
“Come hai fatto a capire che ero in pericolo?”
Lui si fermò a guardarla. 
“L’ho sentito.” Abbassò gli occhi, esalando un sospiro. “Tu sei dentro di me. E lo sarai sempre anche quando…quando non sarai più qui…”
Le volse le spalle, nascondendo una lacrima che sottile gli aveva rigato la guancia. Riprese a camminare. 
Stupido vampiro sentimentale.
Buffy lo raggiunse, lo superò, parandosi davanti a lui e gli prese il viso tra le mani.
“Anche tu sei dentro di me…” disse, timidamente, e proseguì, prima che il coraggio venisse a mancarle. “Lo sei da tanto e… voglio restarti accanto. Non voglio che più nessuno decida della mia vita. Non voglio che i miei amici condizionino le mie scelte. Voglio essere libera. E voglio te. Voglio vivere con te. Perché ti amo. Ti amo Spike e, se non mi credi, avrò tutto il tempo per convincerti del contrario e dimostrarti che non mi voglio prendere gioco di te e dei tuoi sentimenti.” Gli posò un bacio delicato sulle labbra. “Mi vuoi Spike?”
Lui rimase immobile, in piedi di fronte a lei, occhi negli occhi. Deglutì vistosamente, sentendo il fiato mancargli. 
Era…un sogno. Un desiderio lungo una vita che si avvera. La donna che amava era lì davanti a lui, e gli aveva appena detto “Ti Amo”. Era semplicemente meraviglioso.
Senza preavviso la prese tra le braccia, facendola volteggiare in aria per poi rimetterla a terra, il corpo che sfiorava il suo, i visi a pochi centimetri l’uno dall’altro. Lei gli circondò il collo con le braccia, ridendo felice.
“Mi vuoi?” ripetè.
“Ti voglio sempre amore. Sempre.”
La baciò sulle labbra, stringendola forte. Era persino più bello di quanto aveva immaginato.
“Dimmelo ancora…” la implorò.
“Ti amo, William…”

   
 
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