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Autore: niallssweetsmile    21/11/2014    1 recensioni
Penso si possano definire foglie, le persone intendo. Hanno una vita proprio come loro e, esattamente come esse, possono essere strappate via dalla loro esistenza, magari perché si è semplicemente giunti al termine, o magari perché una raffica di vento si è presentata, all'improvviso, sul loro percorso già stabilito.
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“Oddio, non dirmi che le hanno dato il suo...” aveva mormorato una ragazza, sorpresa, che era appena passata da quelle parti ma, prima che potesse finire, la sua amica la zittì con una gomitata nelle costole.
“Si, l'ho hanno fatto! Penso che Harry si arrabbierà molto quando lo verrà a sapere, e non voglio essere qui quando accadrà” si era affrettata a dire, prima che il colpo secco di un armadietto – causato da una una ragazza accanto alla biondina – non le fece trasalire e con loro anche Abigail, soggetto della loro discussione.
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“Senti” aveva detto, catturando l'attenzione di Abigail che scattò sul posto, rossa in viso dall'imbarazzo “per il tuo bene: sta lontano da Styles.”
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Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Harry Styles, Niall Horan, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Come foglie d'autunno

1

Con un gesto distratto si aggiustò meglio lo zaino blu sulla spalla che ad ogni minimo movimento le cascava. I capelli biondo platino mossi dal vento le solleticavano il viso – o meglio infastidivano – e tutto ciò mentre, leggermente terrorizzata, fissava l'enorme cancello di ferro battuto che la separava da quell'edificio privo di vita, nel quale avrebbe passato molto del suo tempo da teenager.
Povera lei, costretta a frequentare quell'istituto privato – che a prima vista pareva più simile ad un carcere che ad una scuola – sotto l'ordine categorico dei suoi genitori, convinti che l'istruzione di quella scuola fosse la migliore in assoluto, e ciò aveva persino comportato il loro trasferimento in quella piccolissima cittadina vicino Londra.
Capite? Da Liverpool, la magnifica Liverpool, a un posto sperduto. In poche parole dalle stelle alle stalle e, nonstante fosse la prima volta che metteva piede in quel luogo lugubre – tra erbacce color verde oliva e busti di marmo senza braccia da casa dell'orrore – aveva uno strano senso di dejà-vu, il che era abbastanza strano. In tutta la sua vita non aveva neanche mai avuto l'occasione di mettere piede a Londra, figuriamoci lì poi! Inoltre non si sarebbe mai avvicinata neanche di un metro a quel postacccio da sola, essendo munita di un'istinto di auto-conservazione abbastanza funzionante.
Con estrema cautela cercava di raccogliere quante più informazioni possibili – stando a attenta a non inciampare sulle piastrelle
leggemente alzate – mentre a testa china camminava verso l'enorme portone dell'edificio, con unoneanche stesse andando al patibolo o a morte certa e forse, di quest'ultima cosa, n'era sicura, in balia di adolescenti egocentrici; in più ci si aggiungeva quella divisa scolastica di colore grigio topo davvero spento che le faceva risaltare ancora di più i capelli biondi, un biondo splendente, come un raggio di sole che entra dalla finestra e ti illumina la camera. Ma a quanto pareva quella scuola sembrava non ne volesse proprio sapere di avere un raggio di sole, non ne voleva sapere di essere accecata da qualcosa di così brillante e così diverso. Se n'era accorta quando tutti gli sguardi si erano posati su di lei che, dopo che si fu aggiustata la gonna e allentata la piccola cravatta che sembrava stringersi sempre di più intorno al suo collo, cercava invano di passare inosservata tra i corridoi.

Stringeva il libro di psicologia al petto, mentre le scarpette nere – che somigliavano tanto a quelle da tip tap – provocavano un ticchettiò fastidioso che le rimbombava nelle orecchie come un trapano, mentre tutti gli altri suoni le parevano più soffusi, tutte quelle voci le parevano sempre più distanti, e l'unica cosa che le faceva capire di essere viva era il rimbombare del suo cuore nella gabbia toracica, il tutto accompagnato dal tonfo delle ante degli armadietti che la facevano sobbalzare
E a proposito di quest'ultimi, la timida Abigail cercava di criptare le indicazioni che la segretaria della scuola le aveva scritto su un foglietto – tra l'altro con una pessima grafia – per scovare la posizione del suo di armadietto, e quando l'ebbe trovato sul suo viso si dipinse un'espressione di stupore. Non riusciva a credere che le fosse stato assegnato un ammasso di alluminio ammaccato, e persino leggermente arrugginito, mentre tutti gli altri avevano un 'signor' armadietto, laccato di blu e con un lucchetto che, a differenza del suo, non faceva le bizze.
“Questo è un complotto” aveva mormorato, drigrignando i denti, tendo il libro di sociologia sotto l'ascella, lo zaino penzolante sull'avambraccio e i capelli davanti agli occhi, il tutto mentre cercava di inserire la combinazione, e lanciò un sospiro pieno di sollievo quando un 'click' le annunciò l'apertura del lucchetto.
“Oddio, non dirmi che le hanno dato il suo...” aveva mormorato una ragazza, sorpresa, che era appena passata da quelle parti ma, prima che potesse finire, la sua amica la zittì con una gomitata nelle costole.
“Si, l'ho hanno fatto! Penso che Harry si arrabbierà molto quando lo verrà a sapere, e non voglio essere qui quando accadrà” si era affrettata a dire, prima che il colpo secco di un armadietto – causato da una una ragazza accanto alla biondina – non le fece trasalire e con loro anche Abigail, soggetto della loro discussione.
“E' solo uno fottuto armadietto, idiote. Non se lo è scelto lei, e scommetto che non l'avrebbe fatto neanche se l'avessero pagata” sbottò la ragazza dai capelli neri, coperti da un beretto del medesimo colore.
“E vi consiglio di girare a largo da qui, oppure Harry sarà l'ultimo dei vostri problemi” aveva detto con un tono duro, che fece gelare sul posto persino Abigail, nonostante le parole non fossero dirette a lei.

Comunque, le due ragazze bionde non se lo fecero ripetere e andarono via, con la coda fra le gambe, e Abigail non potè darle ragione, inoltre quando si accorse che la stava fissando, avvampò dall'imbarazzo, si strinse il libro al petto e a passo veloce si allontanò per andare a lezione.
Dall'altro lato, la ragazza dai capelli neri sospirò, sollevando lo sguardo al soffitto.
“Non potevi farla più coraggiosa, stavolta?” sbuffò, scuotendo la chioma e dirigendosi nella direzione opposta.









Angolo autrice:
Ecco la mia prima fanfiction, ragazze!
Prima ero niallsredcheecks ma ho perso quel vecchio contatto
e ne ho aperto uno nuovo ma ciancio alle bande (?)
spero che questo capitolo vi piaccia e pliz, lasciate una piccola recensione a
questa povera ragaza (?)
A presto ciccie!

   
 
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