«Scusami.»
mormorò Semir senza riuscire a trattenere le lacrime
«Scusa Ben, è tutta colpa
mia. Ma come fai ancora a chiedere di me? Come fai? Io ti ho mandato
qui
dentro, è colpa mia se sei ridotto così! Ti sono
venuto a trovare solo una volta
in tre mesi di carcere, non sono stato in grado di dire la
verità nemmeno a
te... e tu ancora chiedi di me? Non me lo merito...».
Il poliziotto fece una pausa accorgendosi di parlare da solo.
Ma non gli importava.
Se il vuoto era l’unico con cui era in grado di confidarsi,
avrebbe parlato al
vuoto.
O ad un amico addormentato che non poteva sentirlo.
[Dal
capitolo 29]
Una settimana dopo, 4 settembre, ore 11.13.
Semir aspettava
in piedi a braccia conserte,
appoggiato al cofano della propria BMW, lanciando di tanto in tanto una
fugace
occhiata all’orologio.
Era arrivato un po’ in anticipo, a casa rischiava di
diventare matto, aveva
preferito uscire e approfittarne per prendere una boccata
d’aria e rimanere un
po’ da solo con i propri pensieri.
Quindi adesso stava lì, immobile davanti al carcere
penitenziario, sperando che
il cancello si aprisse e che Ben ne uscisse in fretta.
Lo avrebbe mai perdonato?
In fondo era solamente colpa sua se l’ispettore
più giovane aveva passato
praticamente tre mesi d’inferno chiuso lì dentro.
Solamente colpa sua...
All’improvviso si sentì un rumore sordo e
l’imponente cancello si aprì con un
lento movimento regolare.
Ma quello che apparve sulla soglia non era più il Ben Jager
di tre mesi prima.
No, a dire il vero nemmeno gli assomigliava.
Quello che stava uscendo dalla struttura era un ragazzo troppo magro,
appena zoppicante
a causa della recente ferita alla gamba, pallido e con una smorfia
mista di
tristezza e dolore dipinta sul volto.
Semir gli andò incontro staccandosi finalmente dal cofano
dell’auto e quando i
due furono finalmente a poco meno di un metro di distanza
l’uno dall’altro, si
fermarono.
Passarono qualche secondo a scrutarsi, entrambi immobili e in silenzio.
«Scusami Ben.» fece ad un tratto Semir in un
sussurro.
Il ragazzo rimase invece ancora immobile.
«Scusami. È stata colpa mia, avrei dovuto trovare
una qualsiasi soluzione e
invece... Ben, perdonami.».
A questo punto l’ispettore più giovane
abbozzò un sorriso «Hey socio...
l’importante è che sia tutto finito,
no?».
Semir abbassò lo sguardo e Ben si accorse di aver
decisamente sbagliato frase e
si morse il labbro non appena ebbe finito di parlare.
«Ancora nulla di Aida?».
L’ispettore scosse il capo ed entrambi si avviarono
lentamente verso la
macchina.
«Se non altro Hoffman adesso è in prigione e ci
rimarrà fino alla fine dei suoi
giorni. Penso che io al posto tuo lo avrei fatto fuori, sai?».
«Credimi, ci sono andato molto vicino.» disse il
turco ricordando il momento,
la settimana precedente, in cui aveva sparato quel colpo verso il
cielo,
risparmiando il criminale steso dolorante ai suoi piedi che volendo
avrebbe
potuto eliminare senza difficoltà.
Alla fine invece il Giaguaro se l’era cavata con una ferita
alla gamba che non
si era rivelata poi nemmeno tanto grave e dopo aver passato tre giorni
in
ospedale era stato direttamente trasferito nel carcere di massima
sicurezza.
«La troveremo, troveremo Aida, hai capito Semir?».
«Ben, sono passati nove giorni.» lo interruppe il
collega e Ben sul momento non
ebbe nemmeno la forza di replicare.
«Magari Gehlen si farà vivo.»
ipotizzò dopo un po’, appoggiandosi con
l’amico
al cofano della BMW.
Semir alzò le spalle «Non lo so. Andrea sta
malissimo, piange tutti i giorni.
Mia suocera ci tempesta di telefonate e Lily non fa altro che chiedere
della
sorella.».
«E tu come stai?» domandò Ben a
bruciapelo.
Semir alzò lo sguardo per posarlo negli occhi
dell’amico «Bene...».
«Bene?» ripeté l’ispettore
più giovane «Uhm... E in realtà
invece?».
L’altro sorrise ma poi i suoi occhi divennero lucidi e si
riempirono
improvvisamente di lacrime «In realtà... in
realtà non lo so, Ben. Ma non ce la
faccio più a fingere di fare la persona forte. Non riesco
più a sostenere
Andrea, a consolarla, a rispondere a Lily per tranquillizzarla... non
ce la
faccio più...» disse tutto d’un fiato
passandosi una mano sugli occhi.
Ben gli mise una mano sulla spalla «Semir... tu sei una delle
persone più forti
che abbia mai conosciuto. Ma sei umano e anche tu hai bisogno di
sfogarti ogni
tanto.».
«Ma come fai tu ad essere ancora qui e ad aiutarmi?
È stata colpa mia, solo
colpa mia! Per la miseria Ben, non ho fatto altro che mentirti! Ti ho
condannato a stare chiuso qui dentro, ti ho solo fatto del
male!».
«Mi sembra di aver già sentito questa parte del
discorso...» fece Ben
ammiccando con un mezzo sorriso.
Il collega corrucciò la fronte ma capì presto a
cosa si riferisse il più
giovane «Mi... mi stavi ascoltando? Quando sono venuto
all’infermeria del
carcere... tu mi sentivi?».
Ben annuì «Ero sedato da un po’,
l’effetto del farmaco stava finendo ma non ho
voluto farti capire che ero sveglio per non metterti in
difficoltà con la
storia dell’amnesia: la Kruger me ne aveva parlato ma io
immaginavo che il tuo
fosse solo un bluff. Comunque sappi che non ho mai avuto niente da
perdonarti.
Tu hai fatto l’unica cosa che era possibile fare al momento e
io avrei agito
nello stesso modo al tuo posto, dico sul serio.».
Semir non disse niente ma continuò a piangere in silenzio
mentre l’amico lo
stringeva forte in un abbraccio.
«Dai, adesso andiamo, va bene? Tu vai a casa e io passo dal
comando a
recuperare pistola e distintivo.» propose il più
giovane dando una leggera
pacca sulla spalla al collega «Vuoi che guidi io?».
«Sai che... che guidare mi aiuta a scaricare la
tensione.» balbettò Semir,
provando a sorridere.
«Va bene socio... andata.» fece Ben porgendo una
mano al socio per farsi dare
un “cinque”.
Semir diede il “cinque” all’amico e
sorrise, ancora.
«Grazie Ben... grazie davvero.».
The End
?
O forse non
ancora...
Perché
immagino che voi non vogliate una fine così... non
è vero? Attenzione
attenzione, perché non ho ancora smesso di tediarvi (lo
farò mai??) : la storia
non
è finita, come
avrete notato ci sono ancora parecchie questioni in
sospeso. Ho semplicemente deciso di dividere il racconto in due storie
differenti dopo vari ragionamenti (grazie Reb del consiglio che
puntualmente
non ho seguito): mi sono accorta che tutta insieme sarebbe stata
davvero troppo
lunga, ma soprattutto che nella seconda parte si cambia un
po’ “stile”. Quindi
che dire? A breve un nuovo aggiornamento.
Grazie
davvero a tutti coloro che mi hanno seguito, a chi ha recensito nel
corso
della storia e in particolare ai miei fedelissimi Maty, Chiara, Marti,
Furia,
Tinta, Chlo, e Capitanmiki, che non mi hanno mai abbandonato.
Ma
un ringraziamento particolare non posso non dedicarlo a Rebecca, che mi
ha
seguito fino a qui, che non si è persa nemmeno una mia
storia su Cobra 11, che
è stata la prima persona in assoluto a recensirmi su Efp
più di tre anni fa e
che ancora non si è stancata di leggermi.
Grazie
davvero, senza di voi le mie storie probabilmente nemmeno esisterebbero.
Un
bacione e alla prossima!
Sophie
:D