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Autore: John Spangler    22/11/2014    5 recensioni
Siete stanchi delle storie su ragazze del mondo reale che finiscono nel mondo di One Piece e hanno un colpo di fortuna dietro l'altro? Odiate a morte le Mary Sue? Ebbene, questa è la storia che fa per voi. Unitevi a Marie Denise Suesse nel suo viaggio nel mondo di One Piece, alla ricerca dei suoi genitori e della risposta ad alcuni inquietanti misteri: come ci è finita in quel mondo? Cos'è successo alla ciurma di Cappello di Paglia? Chi c'è dietro la misteriosa Nuova Era della Pirateria?
Genere: Avventura, Mistero, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Le storie di Phalanx'
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Capitolo 10: Patto filiale

 

Mar stava correndo. Di nuovo.

 

Ad essere precisi, stava correndo nella stessa direzione da cui era venuta, dove aveva lasciato il kayak.

 

Passando accanto al cadavere della donna "trattata" dal Disinfestatore, si accorse che 1) Nessuno aveva fatto niente al riguardo, e 2) Quell'uomo era sparito.

 

Tuttavia, non aveva tempo per dispiacersi di non essere riuscita a farsi dare delle informazioni sui Mugiwara. In quel momento, stava correndo contro il tempo. E aveva un buon motivo.

 

Prima, quando Mar si era fatta coraggio ed aveva cercato di entrare nel negozio di schiavi in cui era sicura che suo padre fosse andato, le guardie all'entrata, vedendo il suo abbigliamento non proprio elegante, si erano subito messe in modo da impedirle l'accesso, per poi dirle che "quelli come te non possono entrare". Dopo aver dato un'occhiata a quei due bestioni armati fino ai denti, decise saggiamente di battere in ritirata.

 

Mar non era una persona particolarmente violenta, ma in quel momento si trovò a desiderare di aver mangiato un frutto che avesse potuto aiutarla a togliere di mezzo le due guardie. Sfortunatamente, l'unico scontro in cui il suo frutto del diavolo le sarebbe stato utile era probabilmente uno scontro verbale.

 

Ma le era utile anche per trovare soluzioni alternative ai problemi.

 

Se l'abbigliamento era il motivo per cui non le era permesso entrare, sarebbe stato logico cambiarsi in modo da essere più adatta alla clientela di un negozio di schiavi. Quello, e trovare i soldi con cui comprare la libertà di suo padre.

 

C'era anche il problema di dove prendere ciò che le serviva, ma la risposta era abbastanza ovvia. Di sicuro, avrebbe trovato qualcosa di adatto a lei tra i vestiti di Nami e Robin. Inoltre, era sulla nave dell'uomo che stava per diventare Re dei Pirati. Era molto improbabile che la ciurma fosse squattrinata, anche se dopo la disastrosa battaglia di Loguetown era difficile da dire. Comunque, se era così disperata, c'erano sempre i gioielli...

 

Se la Sunny non l'avesse uccisa per aver cercato di prenderli.

 

Mentre pensava a tutto questo, continuava a correre. Beh, ho detto "correre", ma molte persone, specialmente i sedentari del mondo moderno, non sono capaci di correre senza fermarsi. La maggior parte di loro è abbastanza resistente da correre a tutta velocità per...uhm...un centinaio di metri prima di soccombere allo sfinimento. Mar non faceva eccezione. Infatti, per la maggior parte del tragitto corse, poi si fermò per riprendere fiato, camminò, e poi riprese a correre.

 

Quando finalmente arrivò al kayak, si rese conto di dover remare fino alla nave, poi di dover tornare indietro e correre di nuovo al negozio di schiavi, il che le fece venire voglia di gridare per la frustrazione e la stanchezza. Potrà anche non sembrare un'impresa erculea, ma vi assicuro che lo è. Se non mi credete, provateci. Non è impressionante come quello che leggete nei libri, ma fidatevi se vi dico che, nonostante tutto, Mar non mollò e continuò ad andare avanti.

 

Si potrebbe dire che la paura le mise le ali. Perchè sapeva benissimo come vanno queste cose nelle storie, e per riprendersi suo padre doveva comprarlo prima che lo facesse qualcun altro.

 

***

 

Ora che sappiamo che Mar stava facendo del suo meglio per riprendersi suo padre, prendiamoci una pausa dalla sua prospettiva e torniamo al negozio di schiavi. Il proprietario non aveva avuto una bella giornata, ma era sicuro che il suo nuovo stock di schiavi avrebbe migliorato le cose.

 

Ad un certo punto, la porta del negozio si aprì ed entrò una donna riccamente vestita.

 

Una rapida occhiata ai suoi gioielli e all'abito elegante gli fece capire che si trattava di una donna con molti soldi da spendere. Ma mentre le dava dei consigli per l'acquisto di uno schiavo che le portasse le buste della spesa (il suo precedente schiavo era appena morto, quell'inutile rottame), si rese conto che aveva un'aria familiare, anche se non ricordava di preciso dove l'aveva vista. Avrebbe potuto chiederle il nome, ma l'avrebbe offesa se fosse stata una persona importante e lui non l'avesse ricordata, quindi era troppo spaventato per chiedere.

 

Fu mentre le mostrava uno dei suoi nuovi arrivi che capì con chi stava parlando.

 

- Che cos'hai?- disse la donna in tono annoiato, accorgendosi del cambio di atteggiamento.- Stai sudando come un maiale. Disgustoso!-

 

- E' s-solo che f-fa un pò caldo o-oggi.- disse il venditore, facendo del suo meglio per nascondere la sua paura.

 

- Allora, quanto costa questo qui?- disse la donna indicando il nuovo arrivo, che si muoveva nervosamente ma aveva imparato dall'esperienza che era saggio stare zitti in circostanze simili.

 

- Per chiunque altro, sarebbero 500.000 berry.- disse l'uomo, sempre più madido di sudore.

 

La donna tirò indietro la testa e lo guardò come se fosse stato un viscido verme.- E per me?-

 

- V-voi siete un'eccezione. Solo 250.000...- L'uomo rabbrividì guardandole gli occhi-...sarebbero ancora troppi per la vostra augusta presenza, vostra Maestà! Per voi è gratis! Gratis!-

 

- Molto bene. Il telecomando del collare.- Tese la mano, i braccialetti d'oro che tintinnavano col movimento.- Grazie. E...la tua collaborazione sarà ricompensata. Vieni, Schiavo!"

 

Al che, uscì dal negozio, con lo schiavo che la seguiva e il venditore ancora tremante.

 

Le guardie, accorgendosi dello stato del loro capo, si incuriosirono.- Quella donna le ha dato dei problemi, boss?-

 

- Problemi?- disse il venditore sedendosi su uno sgabello.- Non avete capito chi era prima di farla entrare, razza di imbecilli?-

 

- Qualche ricca nobildonna?-

 

- Qualche ricca nobildonna?-

 

- E' questo che...-

 

- Idioti! Non avete visto mai prima i manifesti? Quella era Monkey D. Madelyn, la Regina dei Pirati!-

 

- Cosa?-

 

- Ma...è scomparsa anni fa!-

 

- Beh, ora è tornata.- Il venditore prese il suo lumacofono.- Chiamo la Marina. Voi due preparatevi e raccogliete le vostre cose. Per oggi il negozio chiude.-

 

***

 

A poca distanza dal negozio, la donna che il venditore aveva identificato come "Monkey D. Madelyn" e il suo nuovo schiavo stavano camminando.

 

- Così dovrebbe bastare. Fermiamoci.- disse la donna allo schiavo.

 

Ora, il lettore attento avrà già capito che lo schiavo era ovviamente il padre di Mar.

 

Il lettore ancora più attento si aspetterà che questo sia il punto in cui Mar arriva correndo, solo per trovare il negozio chiuso e il suo intento di riprendersi suo padre frustrato, perchè è così che funziona in quelle storie dove l'autore è un bastardo sadico e crudele che ama far soffrire i suoi personaggi e dove la soluzione più pragmatica non funziona mai.

 

Ma quel che accadde poi avrebbe deluso tutte queste aspettative, perchè in quel momento la donna interruppe il suo atteggiamento altezzoso. Subito sopo, abbracciò lo schiavo, che ricambiò il gesto.

 

Naturalmente, i lettori più attenti avranno già intuito la verità, ma ve lo confermerò lo stesso con qualche frase:

 

- Papà, stai bene?-

 

- Mar! Sono contento di vedere che stai bene! Sei stata fantastica!-

 

-...Sono contento che fossi tu...non mi aspettavo che fosse così facile! Voglio dire...quel tipo mi ha scambiata per una persona importante ma ho deciso di dargli corda e omioDio non riesco a credere che abbia funzionato così bene!-

 

-...ed eri uguale a tua madre, con quei vestiti! Non te li avevo mai visti addosso...a proposito, dove li hai presi? Come sei arrivata qui? Tua madre è con te?-

 

- Non era con te?-

 

- Lo era, ma è stata venduta prima che arrivassimo a quel negozio.- Dicendo questo, il volto occhialuto del padre di Mar si incupì.

 

Comprensibilmente, Mar si rattristò, ma il Frutto Logica Logica la obbligò immediatamente a non sprecare tempo a rimuginarci sopra e a cercare invece una soluzione pratica.

 

- Ti ricordi chi è stato? Forse possiamo riprendercela.-

 

Per quelli di voi convinti che l'autore sia stato troppo tenero con Mar per averle permesso di recuperare suo padre così facilmente, la prossima frase dovrebbe assicurarvi che l'autore è comunque un bastardo sadico.

 

- Non sono riuscito a sentire il nome, ma l'ho visto bene.- disse il padre di Mar cercando di togliersi il collare.- Aveva un'aria abbastanza stupida, quindi dovremmo avere una chance. Voglio dire...- scosse la testa.-...se non fossimo stati degli schiavi credo che gli avremmo riso in faccia. Aveva un'aria così ridicola, con quella boccia per pesci sulla testa.-

 

A questo punto il padre di Mar dovette fermarsi e chiedere a sua figlia cosa c'era che non andava, perchè quest'ultima aveva assunto un'espressione di puro terrore.

 

Ora, nel caso non abbiate ancora capito che l'autore ha una vena sadica, questo narratore è sicuro che il prossimo avvenimento lo stabilirà una volta per tutte. Prima che Mar potesse spiegare a suo padre cosa fosse un Drago Celeste e fargli capire quanto fosse terribile il fatto che sua madre fosse stata presa da uno dei nobili mondiali, accadde qualcosa che li distrasse entrambi.

 

Fu un suono di passi e lo sguardo di suo padre diretto a qualcosa alle sue spalle a far girare Mar. Dietro di lei c'era un ufficiale della Marina (dall'abbigliamento ipotizzò che si trattasse di un capitano) e una squadra di soldati.

 

- Mar, chi sono questi?-

 

- Sono marines.- disse lentamente, il cuore che le batteva all'impazzata.- Sono...tipo dei poliziotti.-

 

- Bene! Quel negozio di schiavi era sicuramente illegale, e se lo denunciamo di sicuro lo faranno chiudere!-

 

- Papà, non credo che funzioni così da queste parti...-

 

Naturalmente, Mar, essendo più edotta di suo padre su come funzionava quel mondo, aveva ragione. Ma col senno di poi, avrebbe dovuto aspettarsi quel che accadde dopo. E se non si fosse fatta prendere dalla gioia di aver ritrovato suo padre, si sarebbe nascosta dopo aver lasciato il negozio di schiavi. Beh, ora avrebbe pagato per la sua noncuranza.

 

- Non muovetevi! Mettete le mani dove possiamo vederle!-

 

I marines avevano tutti puntato i fucili contro di lei, le dita sul grilletto, il tutto per la confusione di suo padre. E quando qualcuno ti punta contro un fucile, la cosa più saggia da fare è fare come dice. Sia Mar che suo padre eseguirono l'ordine.

 

Il capitano, dandosi una qualche aria di importanza, ma un pò spaventato, fece un passo in avanti, si schiarì la gola e parlò.

 

- Monkey D. Madelyn! Ti dichiaro in arresto per il crimine della pirateria!-

 

 

NOTA DEL TRADUTTORE: Perché Mar viene additata come Madelyn? Chi diavolo è il Disinfestatore? Ma soprattutto, di che razza di droghe fa uso Phalanx? Tranquilli, tutti i misteri verranno svelati a tempo debito (tranne forse l’ultimo).

 

A proposito di Phalanx: oltre a questa, ha scritto altre due fan fiction di One Piece che ritengo particolarmente interessanti. Una si intitola “The Supernova Eleven”, ed è un AU in cui la ciurma di Cappello di Paglia è costituita dalle Undici Supernove. L’altra si intitola “Though a bird can’t fly, that doesn’t mean it never will”, ed è un AU in cui Kuina sopravvive ma rimane cieca (Entrambe sono ancora in corso). Vi piacerebbe se le traducessi, una volta completata questa qua?

 

Ho poi una notizia per quelli di voi che avevano iniziato a leggere “One piece of an angel”: dopo aver riletto gli appunti e il primo capitolo, mi sono reso conto che non andava tanto bene (per non dire che era una ciofeca) e ho deciso di lasciar perdere. Forse riprenderò l’idea in futuro, mai dire mai.

 

Al prossimo capitolo, cari lettori!

 

  
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