Storie originali > Soprannaturale > Vampiri
Segui la storia  |       
Autore: Lucilla17    29/10/2008    0 recensioni
Emilie aveva una vita perfetta, quella che tutti desiderano avere. un incidente stradale improvviso la porta in ospedale e spezza l'incanto. resta in coma e al suo risveglio tutto è cambiato. Non ricorda niente, ma vari flash del passato e un incontro con un giovane misterioso le cambieranno la vita. E la consapevolezza di essere diventata un vampiro la costringe ad iniziare una nuova vita. Ma che succedde se nella città dove abita appaiono dei Cacciatori? Come riuscirà a nascondersi da loro e dal vampiro che l'ha trasformata? E' la prima storia di vampiri che scrivo quindi siate clementi=) Recensite!!
Genere: Romantico, Sovrannaturale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Questo secondo cap giunge in ritardo, ma davvero non mi veniva in mente il modo giusto per metterci quello che volevo senza anticipare troppo. Credo di esserci riuscita.
So che nel primo la situazione era davvero piena di incognite, ma credo che quasi tutte troveranno risposta molto avanti perché quello che presento ora è un altro aspetto della situazione.
P.S: siccome per descrivere la protagonista non mi veniva in mente niente, ho preso come modello Amanda Seyfried, che come caratteristiche dovremmo starci.

Recensite e fatemi sapere come vi pare la storia, pure se per adesso è moooolto enigmatica e incasinataJ

 

2_New life, Old life

 
Era passata appena una settimana.
Non aveva più una casa.
Né amici.
Aveva vagato per tutto il tempo per la città, fermandosi a volte in biblioteca, a volte al cinema.
Si era resa conto che il sonno non era una necessità, non lo sentiva. Come non sentiva la fame. Per ora, si diceva spesso. Perché prima o poi avrebbe necessitato anche lei di nutrirsi e lo sapeva cosa avrebbe cercato per soddisfare il suo bisogno.
Anche in quel momento, passeggiando solitaria per osservare le vetrine dei negozi, scintillanti di luci e oggetti costosi.
Decise di entrare in una boutique, la sua preferita, quella che durante la sua vita frequentava spesso con le sue amiche.
Ripensando ai giorni che aveva vissuto e a quanto le sue amiche le mancassero sentì le lacrime affacciarsi agli angoli degli occhi. E le lacrime scesero copiose lungo le guance.
Era ferma davanti ad uno specchio appeso alla parete all’interno del negozio. E guardava l’immagine che rifletteva: una ragzza che sarebbe dovuta essere lei. Ma non riusciva a riconoscerla. I lunghi capelli un tempo castano chiaro erano biondi e le scendevano in morbide onde oltre le spalle. La pelle così pallida e lattea la rendeva simile a una bambola. E pensare che durante le vacanze passava ore a farsi la lampada con la sua migliore amica! Eppure ciò che la sconvolse di più fu guardarsi negli occhi, quegli occhi che non le appartenevano più. Come fumo, erano grigi, scuri, così diversi dai suoi verdi.
Non poteva sopportare ulteriormente di vedersi così. Era come se tutta lei fosse sbiadita.
Corse fuori dal negozio e lungo tutto il viale fino a girare dietro un locale. Lì, di fronte a un muro si gettò seduta a terra e si strinse le ginocchia al petto. Solo allora, dando sfogo a tutta la tristezza e la rabbia che aveva represso da quando era fuggita dall’ospedale, capì.
Inutile lottare.
Inutile cercare un senso a tutto.
Doveva solo accettarlo e andare avanti. Che altra scelta aveva in fondo?
Lei era morta. Lei non era più lei. Era un… Si sfiorò con i polpastrelli i fori al lato del collo e smise di piangere.
-Tanto non serve a niente. Devo trovare un posto dove andarmene. Ma perché poi? Io non esisto.-
Alzò il capo e si appoggiò al muro con lo sguardo rivolto al cielo. E come il sole si stava preparando a tramontare così un’idea si apprestava a sorgere nella sua mente.
Si rimise in piedi, spolverandosi i jeans e s’incamminò con una nuova luce negli occhi verso il parco della città.
Mancava solo un centinaio di metri fino ai cancelli d’ingresso, quando una coppia di anziani signori la bloccarono per un polso.
Presa di sorpresa si voltò di scatto, ma vedendo chi fosse si tranquillizzò.
-Cara- le disse il signore –sono giorni che non ci vieni a trovare, ti sei forse stancata di due poveri vecchi bacucchi come noi?-
-Come prego? Scusate ma credo che mi abbiate scambiato per un’altra.- cercò di andarsene per la sua strada, ma i due noon ne volevano sapere di lasciarla andare.
-Ieri dovevi venire alla casa di cura per farci visita ma non sei venuta, ti è successo qualcosa?-
Vedendo la coppia tanto dolce decise di fermarsi a spiegare loro il malinteso.
-Mi dispiace, vedete però io non sono vostra figlia o nipote. Io in questa città…-
Cosa?, si disse. Cosa stava per dire? Che non aveva nessuno? E i suoi genitori? I suoi amici? I suoi parenti? Era davvero sola?
-Io sono qui solo di passaggio. Il mio nome è…- esitò.
I due anziani la guardarono pieni di comprensione vedendola così in difficoltà. Forse avevano capito l’errore, ma quella che avevano davanti somigliava davvero alla loro nipote.
-Cara, scusaci. Tu somigli molto a nostra nipote Margaret. Abitiamo qui da tanti anni, ormai conosciamo tutti, ma purtroppo la nostra vista e memoria dei volti comincia a fare i capricci. Sei sicura però di non essere Margaret?-
-Mi dispiace davvero ma non sono vostra nipote. Mi chiamo…- pensò un attimo –Livia.-
Non seppe dire perché disse un altro nome e non il suo. Forse si rese conto che non c’era motivo di dire Emilie. E perché poi? Era morta. O almeno così tutti credevano. E se qualcuno l’avrebbe vista, dubitava che avrebbe capito che fosse lei.
Era giunto il momento di iniziare una nuova vita. Quella in cui lei era rinata. E non era più Emilie.
Era Livia. Solo Livia.
Lentamente l’idea di morire davvero affogata nel laghetto del parco svanì. Come nebbia.
Salutò calorosamente la coppia che se ne andò mano nella mano e senza saperlo le avevano dato più di quanto credevano. Una ragione per restare viva. O per non morire.
Si accoccolò su una panchina e chiuse gli occhi, con la speranza che magari il sonno, quel giorno, sarebbe arrivato. 
 

Fu un richiamo a destarla.
Non aveva dormito. Non essattamente almeno. Ma i suoi sensi erano come scesi in uno stato di ibernazione. E una luce strana, pura, li aveva infiammati.
Tutto attorno a lei era buio, silenzioso. Doveva essere notte fonda.
L’unica fonte d’illuminazione splendeva sopra la sua testa: la luna.
La osservò a lungo e dentro di lei sentì farsi largo un istinto primitivo con una forza incontrollabile. Non sapeva riconoscerlo, stava prendendo il sopravvento sul suo coprpo e sulla sua mente.
Infine un solo imperativo che risuonò nelle sue orecchie come una condanna e allo stesso tempo come un’assoluzione: uccidi.
E così fece, durante tutta la notte.
Si alimentò e acquisì forze che non credeva di volere ottenere.
Si liberò della sua vecchia volontà di controllarsi e cercare di sottomere ciò che era.
Fece spazio in sé alla sua brama di sangue, alla sua spietatezza nell’ottenerlo.
Si abbandonò completamente ai sensi, al fiuto della preda, al sentore delle vene pulsanti che sentiva sotto le mani nel momento in cui posava le dita bianche sul collo della vittima per prepararsi a mordere.
E godette nell’affondare i canini nella pelle e nella carotide, nell’assorbire la sua fonte di sostentamento.
Quella notte, con la luna piena, un nuovo vampiro era sorto.
Quella notte la vita passata fu affogata nel sangue di una nuova esistenza.

 

Infine, all’alba del giorno che seguì, Livia si pulì le labbra rosse delle ultime gocce e sorrise.
Qualunque cosa fosse diventata, l’accoglieva a braccia aperte.
Senza rimorso.
In fondo, perché averne? Il vampiro che era aveva sostituito un fantasma. Uno spettro. Che giaceva in una tomba.
Ora voleva solo trovare chi l’aveva trasformata. E forse, fargliela pagare.

 

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale > Vampiri / Vai alla pagina dell'autore: Lucilla17