Harry Potter e il segreto del velo
Cap.14 - Un attacco a vuoto
Silente sorrise, quando Harry gli domandò per quale motivo non avesse pensato
prima a Draco Malfoy, e lo invitò a sedersi, prima di iniziare a parlare.
- Vedi, Harry, come ti ho già detto questa magia non è un semplice incantesimo
di appello, nonostante la modalità sia molto simile. È una magia più complicata
e potenzialmente pericolosa per chi la esegue: infatti chi viene attirato verso
l’altro è colui che in quel momento è emotivamente o mentalmente più debole.
Harry si sentì leggermente confuso, e non era del tutto sicuro di aver capito.
- Quindi… Sirius verrebbe attratto verso Draco perché mentalmente è più debole?
Domandò, con tono incerto.
Il vecchio preside annuì.
- Esatto. Teoricamente, se fossimo sicuri della stabilità di Malfoy, sarebbe
così. Non che Malfoy sia pazzo, ovviamente… ma è un ragazzo così giovane, e
sottoposto a pressioni di vario genere… se sottoposto anche a questo dovesse
subire un crollo emotivo, avremmo l’effetto contrario e sarebbe lui a venir
risucchiato all’interno del velo. Capisci perché non volevo rischiare?
Harry annuì. Capiva eccome: l’ultima cosa che desiderava era vedere il suo
ragazzo sparire dietro quel maledetto velo.
- Lei pensa che sia impossibile che Draco riporti indietro Sirius?
Silente scosse la testa.
- No, affatto. Anzi, sono piuttosto sicuro delle capacità del ragazzo, ed in un
altro momento avrei preso molto sul serio l’ipotesi di utilizzare il suo legame
con Sirius Black. D’altra parte ora, come tu stesso mi hai fatto notare non
molto tempo fa, ha dovuto prendere il marchio, e questa è una grande fonte di
stress. Senza contare che non avrebbe alcun motivo per desiderare che Sirius
torni qui, e la volontà di riuscita è un fattore molto importante.
Harry sembrò risollevarsi. Se la volontà era importante allora c’era una
speranza: Draco voleva che
Sirius tornasse indietro. Perché lo voleva, no? Inoltre era sicuro della forza
emotiva del compagno. Forse all’inizio era stato un po’ turbato dall’aver preso
il marchio e dal dover assumere il ruolo di spia, ma Harry era sicuro del fatto
che il biondo avesse retto piuttosto bene tutto ciò; quantomeno, meglio di
quanto non avrebbe fatto lui stesso.
- E se fosse sicuro che Draco lo volesse? Si potrebbe fare un tentativo?
Silente annuì, lo sguardo sorridente dietro ai suoi occhiali a mezzaluna.
- Naturalmente, se fossimo certi almeno di questo… e se Malfoy fosse disposto a
sottoporsi a degli allenamenti, si potrebbe tentare. Inoltre, come l’altra
volta, sarebbero presenti Remus, Tonks e un paio di Auror… ragion per cui sì,
direi che un tentativo sarebbe fattibile. Sei certo che lo desideri davvero?
- Sì, è stato lui a propormelo!
Ribatté il grifondoro.
- Bene. Allora faremo questa prova. Dì a Malfoy, con cui a quanto vedo sei
entrato in amicizia, di presentarsi qui da me non appena gli è possibile. Ah, e
do 10 punti ad entrambi per l’esempio di collaborazione tra le case.
Harry sorrise apertamente.
- Vado a dirglielo. Ah, un’altra cosa… posso essere presente anch’io quanto
tenterete di riportare indietro Sirius? Secondo Remus la mia presenza potrebbe
essere utile, visto che è il mio padrino…
Silente lo osservò un attimo, prima di acconsentire.
- Sì, direi che non c’è alcun problema. La tua presenza non può che giovare
all’esito della missione.
- Perfetto! Grazie mille!
Esclamò il ragazzo, per poi congedarsi, e correre dai suoi amici.
Li trovò entrambi in Sala Comune, Hermione intenta a leggere un voluminoso
libro sulle rune e Ron a scambiare delle figurine trovate nelle Cioccorane con
un ragazzino più piccolo. Non appena entrato, li chiamò entrambi, con un
sorriso raggiante. Non appena gli si avvicinarono, comunicò loro con aria
cospiratoria:
- Forse c’è un modo per salvare Sirius… qualcuno che ha un legame di sangue con
lui disposto ad aiutarci.
Il sorriso di Hermione si allargò all’istante, mentre Ron sembrava cofuso.
- Qualcuno che vuole portarlo indietro? E chi sarebbe? Avete fatto un imperius
a Bellatrix?
Il moro ridacchiò alla domanda dell’amico, poi scosse la testa.
- No, Ron, niente del genere. Ma non avevamo tenuto conto del fatto che
Narcissa Black ha un figlio che studia qui ad Hogwarts!
Il rosso restò a bocca aperta.
- Malfoy?!
Sputò fuori il suo nome come se fosse veleno, e quasi immediatamente Hermione
disse:
- Com’è possibile che Malfoy sia al corrente della cosa? E che voglia aiutarci,
per giunta!
Ad Harry si gelò il sangue nelle vene. Già, era quasi impossibile che i suoi
amici non se ne accorgessero, e che non gli ponessero delle domande. Ma cosa
doveva fare, a questo punto? Dir loro la verità, o continuare a mentire?
Sospirò, e guardò Hermione negli occhi. Sembrava quasi essersi pentita di
avergli posto quella domanda, ma oramai non poteva più tornare indietro.
Harry stava per rispondere, quando l’attenzione dei suoi amici e degli altri
occupanti della Sala Comune fu attirata dall’ingresso di qualcuno che non si
sarebbero aspettati di vedere lì.
Quando Draco aveva aperto la lettera, non appena rientrato in stanza, quasi gli
era venuto un colpo quando aveva letto le poche parole che vi erano scritte.
“Oggi daremo il via alle
danze. Tieniti pronto a darci manforte, ma non farti scoprire. È un’azione
diversiva, i veri obiettivi ti saranno resi noti al più presto. Se Potter
dovesse lasciare Hogwarts, chiamaci immediatamente.”
Non era firmata, ma il ragazzo aveva riconosciuto immediatamente la scrittura
del padre. Di sicuro era stata incantata per aprirsi solo se aperte da lui: era
un vecchio trucco che i suoi genitori utilizzavano sempre per evitare che le
loro missive cadessero in mani sbagliate.
Ma quel “daremo il via
alle danze”? Voleva dunque dire che intendevano attaccare Hogwarts?
Dovevano essere dei folli per tentare una simile mossa, chiunque sapeva che era
impossibile smaterializzarsi all’interno del castello, e senza un appoggio
all’interno sarebbe stato da pazzi credere di poter entrare. Possibile che ci
fosse qualcun altro? Draco si era preso la testa fra le mani, cercando di
bloccare quello che sembrava un principio di emicrania.
Volevano Harry. Beh, c’era di positivo che lo volevano vivo. Ma come volevano
che lui li aiutasse? Si aspettavano forse che lui lo catturasse per loro? Il
serpeverde non sapeva dirlo. Né sapeva cosa avrebbe dovuto fare in quel momento.
Probabilmente la cosa più saggia da fare sarebbe stato andare da Silente e
rivelargli il contenuto di quella lettera. Ma se qualche studente l’avesse
visto parlare con lui, cosa avrebbe pensato? E se i Mangiamorte fossero entrati
ad Hogwarts e l’avessero scoperto? Era il suo compito, come spia, era vero… ma
solo in quel momento si era reso conto di quanto fosse rischioso.
Così, alla fine, aveva deciso di rivolgersi all’unica persona a cui sentiva di
poterlo fare in quel momento: Severus Piton.
Il professore si era accigliato nel leggere la lettera, e si era domandato per
quale motivo non fosse stato informato della cosa. Era davvero in programma un
attacco, o forse era solo un modo per mettere Draco alla prova? Se lo domandò
di sfuggita, ma non c’era il tempo di ragionarci su. Immediatamente aveva
portato Draco da Silente, mentre Remus avrebbe chiamato Harry: se Voldemort
aveva preso una qualche decisione, probabilmente il ragazzo aveva percepito
qualcosa tramite la sua cicatrice, ed era loro intenzione chiederglielo.
Draco raccontò al preside della convocazione di pochi giorni prima ad una
riunione a cui non aveva partecipato, ma non seppe dire null’altro. La lettera
ricevuta quella mattina era stata una vera sorpresa: nessuno lo aveva avvisato
prima, e discutendo con Silente si era reso conto di quanto tutto ciò fosse
strano. Un semplice avvertimento via lettera, un attacco all’ultimo minuto…
tutto ciò non aveva senso. Ma le loro elucubrazioni vennero interrotte da un
rumore, a cui ne seguì un altro.
Guardando fuori dalla finestra, videro due uomini incappucciati e vestiti di
nero colpire le mura di Hogwarts. Draco tremò nel vedere di sfuggita i loro
volti coperti di maschera, prima di allontanarsi in un punto che non fosse loro
visibile.
Allora era vero! La testa gli girò improvvisamente, e dovette sedersi.
In quel momento entrarono Harry, Ron ed Hermione. Ed il cuore gli parve
fermarsi.
Harry guardò Draco, poi il preside, poi di nuovo Draco.
- Cosa sta succedendo? Perché mi avete chiamato?
Domandò, mentre Remus scambiava due parole con il professore di pozioni.
Harry avrebbe voluto chiedergli cosa ci facessero lì i suoi amici, ma si
trattenne dal farlo.
Silente domandò:
- Hai sentito la cicatrice bruciare, o hai avvertito qualche segnale che
Voldemort è qui vicino?
Harry scosse la testa, mentre un altro incantesimo colpiva le mura di Hogwarts.
- No, ma direi che è evidente che sta succedendo qualcosa. Che senso ha
chiedermelo adesso?
Domandò preoccupato il Grifondoro.
Silente sorrise.
- Oh, direi che non c’è ragione di darsi troppa pena per quello… - affermò,
accennando alla finestra, - anzi, direi proprio che sia il caso di non uscire a
contrattaccarli: il castello è protetto da potenti incantesimi, e se il loro
scopo è farci uscire, non ci riusciranno.
Altri colpi risuonarono da un altro angolo del castello, ma Harry si rese conto
che i leggeri bagliori si schiantavano contro muri invisibili ed apparentemente
impenetrabili.
Remus, che nel frattempo aveva smesso di parlare con Piton, prese parte alla conversazione.
- Non ritiene sia il caso di avvisare gli Auror?
- Certamente, stavo giusto per domandartelo… ci puoi pensare tu, gentilmente?
- Certo.
Annuì l’uomo, allontanandosi nuovamente.
Subito dopo, l’attenzione dei presenti venne attirata da un boato più forte
degli altri, e pochi secondi dopo la professoressa McGrannit aveva varcato la
soglia ed aveva comunicato al preside, incurante degli altri, che gli studenti
erano nel panico, e che l’incantesimo aveva indebolito le protezioni.
Harry e gli altri erano stati gentilmente stati invitati a raggiungere i
rispettivi dormitori, con l’intenzione di discutere con loro più tardi.
Non appena usciti, Harry quasi ignorò le proteste dei suoi amici ed afferrò
Draco per un braccio.
- Che cosa sta succedendo?
Draco distolse lo sguardo.
- Io… non lo so. Stanno attaccando Hogwarts.
- Ma dai?! Bravo, non ce n’eravamo accorti!
Ironizzò Ron, guadagnandosi un’occhiataccia da parte di Harry.
- Tuo padre c’entra qualcosa con quest’attacco?
Domandò Hermione, pragmaticamente.
Il biondo scosse la testa, confuso.
- Non lo so. Può essere. Perché, ha importanza?
- No, ma non mi spiegavo la tua presenza da Silente, e questa era l’unica
motivazione che mi sia venuta in mente.
Draco scosse la testa nuovamente, apparentemente incapace di dare risposte
diverse da un semplice diniego. Cosa avrebbe raccontato ora? Non riusciva
nemmeno ad assumere il suo solito cipiglio ed a trattarli da inferiori, com’era
abituato. Avrebbe solo voluto dimenticare tutto per un momento, dimenticare che
avrebbe potuto essere lì fuori, che un giorno avrebbe dovuto farlo… che il suo
compito sarebbe dovuto essere di trascinare fuori Harry mentre loro quattro
distoglievano l’attenzione, che c’era qualcosa che ancora non sapeva e degli
obiettivi che gli sarebbero stati spiegati a breve, che se non era capace di
reggere al minimo problema sarebbe crollato molto presto…
Vide Harry mormorare qualcosa ai suoi amici, poi annunciar loro che sarebbe
tornato subito. Ed in un attimo, non sapeva neppure lui come, si stava
lasciando trascinare dal suo ragazzo, il quale lo stava conducendo da qualche
parte lontano da lì, lontano da loro.
Note
dell’autrice
Scusatemi per i tempi di aggiornamento lunghissimi… ero convinta di aver
postato anche qui questo capitolo (chissà perché, poi O_O ) ed invece l’ho
messo solo su Nocturne Alley… cercherò di essere più veloce con i prossimi
capitoli, anche se non me la sento di promettere nulla, dato che l’ispirazione
purtroppo è carente ç_ç
Grazie tantissimo a tutti coloro che continuano a leggere e commentare… un
bacione a tutti!