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Autore: MiaBlack    22/11/2014    17 recensioni
Seguito di "Carpe diem tutto accade per una ragione"
La storia si colloca nella seconda stagione, Felicity conosce già Oliver. ma Oliver non se lo ricorda, non ha riconosciuta la bella informatica e lei non si prodiga a farsi riconoscere anzi cercherà di evitare che lui lo scopra, ma Felicity nasconde un segrete un grosso segreto. Cosa accadrà quando il suo segreto sarà sul punto di essere rivelato, quanto sarà disposta a fare perchè Oliver non venga a sapere quello che nasconde.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Felicity Smoak, Nuovo personaggio, Oliver Queen, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Lo so non è oggi giorno di aggiornamento, ma mi è stato chiesto di anticipare il capitolo come regalo di compleanno e visto che il capitolo è pronto e io domani ho una giornata abbastanza piena (dormire/palestra/ uscire con mio padre/ volontariato/ letto) ho deciso che forse per una volta potevo fare uno strappo al giorno della pubblicazione e anticiparlo!
quindi

BUONCOMPLEANNO DOROTEA


Capitolo 17

Grazie alle conoscenze abbinate di Sara e Felicity, il gruppo riuscì a scoprire l’identità del Re degli orologi, trovando così l’indirizzo dell’uomo. Sara e Oliver si recarono nel luogo datogli da Felicity ignorando però che si trattava di una trappola, quella che doveva essere la loro azione per catturarlo si era rivoltata contro di loro, Tockman era riuscito a penetrare nel loro sistema informatico grazie al passpartou e ora i loro computer erano andati in fumo.

Quella sera Tockman fu catturato, il colpo organizzato alla Starling city bank ai danni di Oliver Queen fu fermato con un lavoro di squadra.

 

-Sei sicura di non andare in ospedale? – la voce di Oliver era tranquilla, anche se dentro di lui si dibatteva un fuoco di rabbia, Felicity si era messa in pericolo in modo assurdo e del tutto inutile, solo per dimostrare che anche lei era utile: secondo quanto sosteneva Diggle, cosa che lui non aveva mai messo in dubbio.

-Mmhmm, voi non ci andate mai e quindi non ci vado nemmeno io… E poi Dig mi ha dato alcune delle sue aspirine. Perché girate? – rispose la bionda, nello scontro con Tockman Felicity si era ferita alla spalla con un colpo di pistola, era quello a far arrabbiare tanto Oliver, il fatto che lei si fosse ferita.

-Ecco fatto! – Sara l’aveva ricucita e ora si allontanava per cambiarsi.

-Come stai? – Oliver si era avvicinato e la guardava divertito, Felicity sotto effetto dell’ossicodone era divertente, la sua parlantina già di per se a raffica si amplificava e le faceva dire cose ancora più stupide.

-Ehy… Tu sarai sempre la mia ragazza. – Felicity riuscì solo a fare un mugolio di approvazione.

-Diggle ti porterà a casa e riposati un paio di giorni, ci vediamo martedì a lavoro. – disse Oliver prima di andare a cambiarsi.

-Oliver non importa Lunedì… - borbottò lei cercando le parole giuste in mezzo alla confusione che aveva in testa.

-Martedì Felicity. E ora vai a casa.- Oliver si era fermato a metà delle scale e la stava fissando seriamente.

 

-Sei sicura di farcela? – Diggle la guardava dal finestrino abbassato, erano fermi davanti alla casa di Felicity e lei in piedi sul marciapiede ondeggiava leggermente.

-Si, tranquillo, ora vai che Lyla ti sta aspettando. – gli fece ciao ciao con la mano e poi si voltò per arrivare al suo portone. Sentì la macchina partire e lei si rilassò, non vedeva l’ora di andarsene a letto, quella serata l’aveva distrutta. Stava cercando le chiavi dalla borsa quando qualcuno le si avvicinò.

-Non urlare. – chiuse gli occhi, trattenendo l’urlo che stava per uscirle dalla gola, si pentì immediatamente di aver lasciato andare via Diggle.

-Brava ragazza, te la fai con la guardia del capo? O te la fai direttamente col capo, eh? – chiese una voce al suo orecchio. Felicity non rispose, la testa le girava per colpa delle pasticche che Diggle le aveva dato.

-Io… -

-Zitta e seguici…- Felicity si trovò ad arrancare sotto le spinte del suo aggressore, girò l’angolo e intravide una berlina nera, lo sportello si aprì e lei fu spinta dentro poco delicatamente, un rumore secco l'avvertì che lo sportello era stato chiuso e l’auto partì immediatamente.

Felicity cercava di mettersi seduta, si sentiva stordita dalle medicine e la spalla le faceva male a causa del colpo che aveva preso quando era stata spinta in auto, ogni volta che riusciva ad alzarsi qualcuno la spingeva nuovamente giù, vanificando i suoi sforzi.

-Stai ferma o ti dovrò far stare ferma io. – la voce roca e minacciosa convinse Felicity a restare stesa sul seggiolino.

 

Il pulsare della ferita la destò dal sonno, non si era nemmeno resa conto di essersi addormentata, lo stress della giornata associato alle medicine di Diggle l’avevano messa al tappeto anche se la situazione non era delle più tranquille. Quando riaprì gli occhi la testa le faceva male, ma il mondo non girava più, la spalla le doleva, ma non riusciva a capire se dipendesse dalla ferita o dal fatto che le mani le erano state legate dietro la schiena in una posizione alquanto scomoda.

-Vedo che finalmente ti sei svegliata Felicity…- si guardò attorno disorientata, la voce era malevole, chiunque le stesse parlando non aveva buone intenzioni nei suoi confronti.

-Chi sei? – chiese fissando la figura in ombra davanti a lei.

-Oh andiamo Felicity, non ti ricordi del tuo caro amico? – finalmente il volto entrò in una zona di luce e lei pote riconoscere il volto spigoloso e l’espressione di sadico divertimento dipinta su di esso.

-Walter. – una parte di lei era sorpresa da quella situazione, ma una parte sembrava aspettarselo.

-Cosa devo fare con te Felicity? Ti avevo dato un opportunità, ma tu vuoi che io sia cattivo, io non volevo. Ricorda sei tu che mi costringi. – spiegò l’uomo.

-Io? –

-Si tu, sono stato paziente, ho aspettato un sacco di tempo per avere le informazioni che ti avevo chiesto in cambio io ho mantenuto la promessa, Oliver non sa di te e di tuo figlio, però tu. Tu mi hai tradito, mi hai passato informazioni false e vecchie. Cosa devo fare con te? – chiese.

-Io…-

-Non provare a giustificarti, non servirebbe a nulla, troverò un modo per ottenere quello che voglio…- la porta si aprì illuminando la stanza buia.

-Signore, è arrivato….- qualcuno era appena entrato nella stanza che fungeva da cella annunciando l’arrivo di un misterioso uomo.

-Credo che ti lascerò qui fino a che non ti verrà voglia di collaborare, altrimenti, beh… -

La porta si richiuse lasciandola sola al buio, nel corridoio qualcuno stava parlando.

-Hai un ospite? – chiese il nuovo arrivato.

-Già, un ospite capriccioso, ma non è un problema, almeno non lo sarà dopo che avrò finito con lei. – i due risero, una risata priva di ilarità, una risata che le mise i brividi.

 

***

Felicity passava da momenti di incoscienza a momenti in cui avrebbe preferito essere svenuta. Walter l’aveva lasciata da sola in quella stanza per diverso tempo, la mancanza di finestre e di qualche fonte che potesse indicarle l’ora le aveva fatto perdere la cognizione del tempo.

L’uomo misterioso non era più tornato, ma ogni tanto sentiva sprazzi di conversazione nel corridoio oltre la porta, qualunque cosa stesse architettando Walter non era da solo, c’era un uomo e una donna immischiati nel suo diabolico piano.

Una secchiata d’acqua le arrivò dritta in faccia svegliandola, davanti a lei c’erano Walter e una delle guardie che lo accompagnavano ovunque andasse.

-Ciao Felicity! –

-Vattene al diavolo! – rispose lei a denti stretti, quella era la quarta volta che veniva svegliata in quel modo.

-Ma come siamo poco cordiali.. Allora, abbiamo cambiato idea? Mi darai quello che voglio? – chiese lui incrociando le braccia al petto in attesa di una risposta.

-Mai! – uno schiaffo le arrivò in pieno volto, il colpo fu così forte che si trovò con il viso voltato di lato.

-Su su, non essere così impaziente Tom. Devi scusarlo, ma non gli piace perdere tempo. Allora vuoi aiutarci si o no? – a colpirla era stato uno degli uomini Walter non era il tipo che si sporcava le mani in prima persona. Felicity tornò a guardare Walter con disprezzo, si leccò le labbra trovandoci un piccolo taglio.

-No. – rispose a denti stretti la ragazza, questa volta non avrebbe ceduto al ricatto di Walter, anche se non sapeva da quanto tempo era chiusa li dentro era certa che ormai qualcuno doveva essersi accorto della sua scomparsa, Oliver sarebbe andato a salvarla era solo questione di ore ne era sicura.

 

***

 

Lunedì mattina all’attico della Queen Consolidated c’era un insolito caos, per la prima volta da quando Oliver aveva preso il comando dell’azienda di famiglia non era uno scontro tra Isabel e Felicity a provocare tutto quel trambusto lassù in cima. Qualcuno era riuscito a passare inosservato all’entrata ed era arrivato fino a gli uffici degli amministratori delegati senza che nessuno lo vedesse e lo potesse fermare.

-Prendetelo! – la voce di Isabel era piena di rabbia mal repressa. Fermo davanti a lei c’era un bambino non più grande di sei anni che la fissava arrabbiato, la segretaria personale di Isabel aveva provato a mandarlo via, ma era dannatamente ostinato e nonostante tutta la loro buona volontà non erano riusciti a prenderlo.

Il bambino correva qua e la scivolando abilmente tra le mani delle guardie che provavano ad afferrarlo.

-Che succede? – Oliver era arrivato e osservava allibito la scena.

-Questo moccioso è arrivato e non se ne vuole andare! – urlò inviperita la donna, mentre cercava di ridarsi un contegno. Il bambino nascosto sotto il tavolo guardava il nuovo arrivato con un misto di paura e di eccitazione.

-Tu sei Mr Queen? – chiese rimanendo nascosto sotto il tavolo senza però staccare gli occhi dal nuovo arrivato.

-Si, stavi cercando me? – il bambino annuì sospettoso.

-Veramente? Che ne dici di uscire da li sotto? – lui scosse la testa, scoccando un occhiata incerta alla guardia che fino a poco prima aveva cercato di prenderlo.

-Dov’è la mia mamma? – chiese continuando a passare lo sguardo dalla guardia a Oliver.

-La tua mamma? Non lo so, non so nemmeno chi sia tua mamma. – rispose onestamente Oliver voltandosi verso le due persone che erano arrivate con lui: Sara e Dig erano ad un passo di distanza e cercavano di capire cosa stesse succedendo.

-Robert! Sei un idiota! – una vocina ruppe il silenzio che si era creato, tutti i presenti si voltarono verso l’ascensore, davanti alle porte che si stavano chiudendo alle sue spalle c'era una bambina che con sguardo furioso e la braccia incrociate fissava il bambino nascosto sotto al tavolo.

-Hope? – chiese Diggle vedendo la piccola raggiungerli e superarli per fermarsi davanti al tavolo dove il fratello si era nascosto.

-Esci da li sotto… Perché ho un fratello idiota! – esclamò lei infastidita mentre il fratello usciva dal suo nascondiglio sbuffando.

-Non chiamarmi idiota! – sibilò lui arrabbiato fermandosi davanti alla sorella pronto a litigare.

-Che accidenti ci fate voi due qui? – Diggle si era avvicinato e ora era ad un passo dai due e li guardava severamente, i due bambini si scambiarono un occhiata prima di farsi piccoli di fronte all’uomo che furente stava aspettando la loro risposta.

-Allora? – li incalzò visto che entrambi non si decidevano ad aprire bocca.

-Tu li conosci Dig? – Oliver si era avvicinato per poterli vedere per bene, ora che erano uno accanto all’altro si notava la loro somiglianza, stessi profondi occhi blu, capelli biondi, però c’era qualcosa che li rendeva diversi, la bambina non sembrava particolarmente dispiaciuta per quella situazione, lo guardava studiandolo come se stesse guardando un qualche animale mai visto prima.

-Si, e so per certo che la loro madre si arrabbierà molto quando scoprirà che non sono a scuola e che sono venuti qui! – aveva iniziato a parlare rivolgendosi a Oliver, poi si era rivolto ai due bambini Felicity non solo si sarebbe arrabbiata li avrebbe uccisi con le sue stesse mani per quell'azione così sconsiderata.

-Dove è la mamma zio John? – chiese Robert, la sua espressione era a metà tra lo spaventato, per le possibili punizioni che la donna gli avrebbe riservato, e il triste, perché non sapeva dove fosse sua madre.

-La mamma? io non lo so, non era a casa con voi? – la rabbia che aveva provato nel vederli in ufficio era scomparsa, ora Diggle era preoccupato, i due bambini erano andati li a cercare Felicity.

-No che non era a casa! Non si viene qui se lei era a casa! – rispose ancora Robert in un italiano molto sgrammaticato.

-Tu! Io mi ricordo di te! La mamma era con te, poi è andata via e non l’abbiamo più vista! – Hope distolse finalmente lo sguardo da Oliver e si accorse della presenza di Sara.

-Sabato? L’ultima volta che l’avete vista è stato sabato? – Sara lanciò a Dig uno sguardo sorpreso.

-Si può sapere chi diavolo è la loro madre? – chiese Oliver a quanto pareva tutti conoscevano l'identità di questa misteriosa donna, tutti tranne lui.

-Felicity, Felicity Smoak è la nostra mamma! – Oliver guardò Hope che aveva appena finito di parlare rimanendo a bocca aperta, ora che la guardava bene assomigliava molto a Felicity, ma non si sarebbe mai aspettato che fossero i suoi figli.

-Fe..Felicity? – balbettò guardando i due amici, come era possibile che Felicity avesse due figli, come era possibile che Dig e Sara lo sapessero e lui no.

-Si. Okay bambini, dentro in ufficio subito. – Diggle indicò ai due l’ufficio di Oliver e i due si avviarono spintonandosi e litigando tra loro.

-Sei uno stupido… - diceva Hope.

-Tu sei una stupida. –

-Si era detto insieme. – continuò lei per nulla risentita dall’offesa appena ricevuta.

-Tu non volevi venire. –

-Stupido. –

-Stupida sarai te.-

-Adesso basta, zitti tutti e due. Sedetevi. – Diggle indicò le sedie davanti alla scrivania, doveva fermarli prima che iniziassero a litigare seriamente, quando i due partivano solo Felicity era in grado di fermarli. I due bambini si zittirono all’istante sedendosi come gli era stato detto.

-Ora ci volete spiegare cosa è successo? – chiese Diggle guardando prima Robert e poi Hope.

-Dov’è la mamma? – chiese ancora una volta Robert.

-Basta! Shhh! Tieni e stai zitto, fai parlare i grandi! – Hope tirò fuori dallo zaino una console portatile e la passò a Robert per farlo giocare e farlo stare zitto.

-Ti ricordo che sono io quello grande tra i due.- rispose irritato Robert. Diggle sorrise, Hope era veramente troppo matura e sveglia per la sua età.

-Di cinque minuti, zitto e gioca! – rispose prontamente lei, Robert si lasciò coinvolgere dal videogioco mentre Hope cercava di spiegare cosa fosse successo.

-Quindi la mamma non la vedi da sabato? – lei annui, mentre i tre si guardavano preoccupati.

-Ora la chiamo.- Oliver afferrò il telefono posato sul tavolo e compose il numero velocemente, il cellulare risultava staccato o comunque non raggiungibile.

-Okay, ora noi cerchiamo la mamma, ma voi, tornate a scuola e rimanete li. Dovrò anche chiamare vostra nonna.- disse Diggle già spaventato dall'idea di dover comunicare a Stesy che la figlia era scomparsa.

-La nonna non c’è. – rispose Robert continuando a giocare al videogioco.

-Come non c’è? –

-La nonna è fuori città, è partita dopo pranzo sabato. – spiegò Hope.

-Intanto vi porto a scuola poi troviamo una soluzione. – decise Diggle, prima i bambini fossero stati messi in un posto sicuro prima loro avrebbero potuto iniziare a cercare Felicity.

-Sara vai da tuo padre e digli quello che è successo, abbiamo bisogno anche del suo aiuto. – la ragazza annui e uscì di corsa dall’ufficio, la scomparsa di Felicity era diventata la loro priorità.

-Forza voi due, vi voglio davanti a me in fila e senza litigare, vi porto a scuola immediatamente…Oliver, torno subito.-

-Va bene. – Oliver guardò il trio uscire dal suo ufficio confabulando qualcosa, i bambini sembravano stessero cercando di convincere Dig a non andare a scuola, ma l'uomo si stava dimostrando un osso assai duro. La bambina si fermò a metà corridoio e poi tornò su i suoi passi entrando nuovamente nell’ufficio.

-Mr Queen… posso… - chiese.

-Vieni qui. Dimmi? – sorrise, non potè farne a meno, quella bambina era in tutto e per tutto uguale a Felicity, la piccoletta corse verso di lui fermandosi a qualche passo di distanza studiandolo attentamente.

-Ritroverai la mia mamma? – chiese lei pensierosa.

-Si.- lei annui a quella risposta, non c’erano dubbi, avrebbe fatto tutto quello che era in suo potere per trovarla.

-Allora, ti do questo… - si tolse lo zainetto dalle spalle e iniziò a cercare qualcosa al suo interno. Dallo zaino estrasse una scatolina di metallo e gliela porse.

-La mamma mi ha detto che se succedeva qualcosa dovevo dare questo allo zio… ma voglio darla a te. – sorrise prendendo la scatoletta che la bambina gli stava porgendo, Felicity era troppo intelligente per non aver escogitato qualcosa che avesse potuto aiutarli a trovarla.

-Grazie. –

-Prometti che la troverai.- insistette ancora Hope.

-La troverò. –

-Devi dire prometto. – esclamò lei porgendogli il mignolo, lui non se lo fece ripetere.

-Prometto. – rispose stringendole il mignolo, forse qualcuno l’avrebbe considerata una cosa stupida, ma la bambina aveva cinque anni per lei non era una cosa stupida.

-Grazie. Ora vado o lo zio John si arrabbia. – Osservò la bambina uscire di corsa dall’ufficio e raggiungere l’uomo che la stava aspettando davanti all’ascensore, li vide parlare di qualcosa, ma la bambina scrollò le spalle e precedette il gruppo dentro l’ascensore.

-Che diavolo sta succedendo? – Isabel entrò nell’ufficio di Oliver con il suo solito cipiglio furioso.

-E’ sparita Felicity… Scusa devo andare. –

-Oliver! Abbiamo un incontro oggi, non puoi andartene, gli azionisti… -

-Isabel, credo che comprenderanno, una persona è scomparsa! – rispose, come faceva Isabel a non capire quanto era grave questa cosa, Felicity era scomparsa e lui doveva trovarla.

-Non riguarda noi. – ribatté odiosamente Isabel.

-Forse non riguarda te, ma riguarda me, è la mia segretaria è mia amica, non starò qui fermo come se non fosse successo niente. E ora se vuoi scusarmi ho un paio di telefonate da fare. – alzò il telefono e compose velocemente un numero di telefono.

Oliver passò più di mezzora a cercare di liberarsi da tutti gli impegni di quella giornata.

Diggle tornò dopo aver lasciato i due bambini a scuola ed aver parlato con le insegnanti, fortunatamente Felicity si era premunita di lasciare tutti i permessi perché Diggle potesse prendere i bambini a scuola in caso di problemi.

-Andiamo. – come vide Diggle nel corridoio Oliver uscì dall’ufficio diretto verso l’ascensore.

-Oliver… – Isabel uscì dal suo ufficio richiamando il ragazzo.

-Ne abbiamo già parlato Isabel, non ho tempo per queste cose. Andiamo Diggle. – i due erano nell’ascensore, Oliver guardava le porte davanti a se senza parlare.

-Oliver, la troveremo. – cercò di rassicurarlo.

-Andiamo al covo. –

 

Da qualche parte nella città intanto Felicity riprendeva conoscenza, cercò di muoversi ma i suoi movimenti erano limitati dalla corda che le legava le mani, ma quello non era l’unica parte del suo corpo che le faceva male, ogni singola cellula che la componeva urlava di dolore, ma la cosa che le faceva più male era la spalla, si mosse con attenzione in cerca di una posizione migliore, ma purtroppo non riusciva a trovare sollievo.

La porta della sua prigione si aprì lentamente, il nuovo arrivato si fermò sull’ingresso, anche se in ombra sapeva benissimo chi fosse.

-Ciao Felicity, allora come va? Ci hai pensato? Inizi a collaborare? – la figura si avvicinò e le si fermò davanti.

-Fottiti Walter! – rispose determinata la bionda, il ragazzo sospirò quasi rassegnato continuando a guardare la giovane davanti a lui.

-Tu pensi ancora che qualcuno ti verrà a cercare, ma vedi anche se qualcuno ti cercasse, nessuno verrà a cercarti qui e nessuno ti collegherà a me. – spiegò lui calmo.

-Noteranno la mia mancanza e mi verranno a cercare. Al contrario di te io ho degli amici che mi vogliono bene. - Walter sorrise divertito dalla risposta che Felicity gli aveva dato.

 

***

continua...

non so da che parte del capitolo iniziare forse è meglio se parto dall'inizio voi che dite?
_Avevo detto che Walter non aveva dato il meglio di se ancora, ora però l'ha dato quindi siamo a posto v.v non può fare peggio di così
_Robert e Hope che arrivano alla QC un incontro niente male, Oliver poteva rimetterci il cuore, ma sono dettagli!
_Hope è l'amore ammettetelo, consegna direttamente la scatola a Oliver. QUesta scena è stata teorizzata da molti non ricordo, ma mi sembra che nessuno avesse pensato che lei l'avrebbe consegnata direttamente a Oliver v.v quella bambina ci regalerà gioie.
che altro dire, boh lascio a voi la libertà di teorizzare, dare libero sfogo alla vostra vena di amore puccicoso per la coppia Oliver/Hope e ovviamente riversare il vostro odio su Walter.
Un bacione
ci vediamo MERCOLEDI'
e poi in settimana con un altra storia!
Mia Black

Ps Buon sabato sera!!!

   
 
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