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Autore: breath    23/11/2014    4 recensioni
°Seguito di Ride°
E' facile buttarsi a capofitto nel vortice della vita di cinque rockstar, farsi trascinare dalla corrente dell'alcool, delle droghe, del sesso e della musica dimenticandosi di piantare le proprie radici su un terreno solido.
Per Bonnie, l'aver conosciuto Slash e i Guns N' Roses equivaleva al muoversi a ritmo di musica su un palcoscenico illuminato da un milione di luci scintillanti. Ma se le luci si spengono e la musica cambia, quel palcoscenico manterrà il suo splendore? Bonnie dovrà camminare al buio in cerca del suo interruttore, senza sapere se la mano che sta stringendo la guiderà o la spingerà lontano facendola cadere.
"Bite the hand that feeds
Tap the vein that bleeds
Down on my bended knees
I break the back of love for you."
Genere: Generale, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Quasi tutti, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sweeter than Heaven, hotter than Hell'
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"Leave me dreaming on the bed
 See you right back here tomorrow for the next  round
 Keep this scene inside your head
 As the bruises turn to yellow
 The swelling goes down.
 [...]
 Saw you crashing 'round the bay
 
Never seen you act so shallow or look so  brown
 
Remember all the things you'd say
 
How your promises rang hollow
 
As you threw me to the ground
 
And if you're ever around
 
In the back streets or the alleys of this town
 
Be sure to come around
 
I'll be wallowing in pity, wearing a frown
 
Like Pierrot the Clown
 
When I dream, I dream of your lips
 
When I dream, I dream of your kiss
 
When I dream, I dream of your fists
 
Your fists, your fists."
 
|Placebo - Pierrot The Clown|



Bonnie aprì gli occhi nella semioscurità della camera e si guardò intorno osservando confusa gli oggetti estranei che la circondavano. Poi si ricordò che non era nella casa a Walnut Drive, si ricordò quello che era successo una settimana prima e i suoi occhi si chiusero di nuovo in segno di rifiuto. 
Non voleva vedere quelle cose che non le appartenevano, non voleva stare su quel materasso più duro rispetto a quello su cui era abituata a dormire, non voleva essere sola. Ma lo era e il cercare di negarlo non avrebbe cambiato la realtà delle cose. 
Non era a Laurel Canyon ma a casa di Cassie e non avrebbe trovato nessuno a dieci centimetri da lei ma solo il vuoto. In un giorno solo aveva perso due delle cose che avevano reso la sua vita quella che era negli ultimi tre anni. 
Ma forse Slash l'aveva perso già da prima, solo che non se ne era resa conto. 
Il respiro le si spezzò a quei pensieri e i suoi occhi si inumidirono di nuovo; con rabbia si chiese quando sarebbero mai finite quelle dannate lacrime, non poteva averne una scorta illimitata. 
Affondò il viso nel cuscino dal quale scaturiva un leggero profumo che le era estraneo e lo strinse con forza sperando che, premendolo il più forte possibile contro il suo corpo, sarebbe riuscita a soffocare anche un po' di quel dolore acuto che le straziava il petto. Era così stanca di provare dolore, così stanca di piangere, così stanca di tutto. 
Sentì la porta della camera aprirsi piano e dei passi avvicinarsi al letto per poi fermarsi vicino a lei; sentì il materasso abbassarsi sotto il peso di Cassie e una sua mano appoggiarsi delicata sulla sua schiena.
- Tesoro, è ora di alzarsi- le sussurrò dolcemente per non disturbare la quiete che sembrava regnare nella camera. 
Bonnie non rispose, era troppo impegnata a ricacciare dentro le lacrime che minacciavano di sopraffarla nuovamente.
- Lo so che non ne hai voglia ma non puoi stare chiusa qui per il resto della tua vita. Devi alzarti, fare una bella doccia, mangiare qualcosa e poi andare al RIP, per poter essere riassunta devi fare domanda.- 
La mora si girò su un fianco e mostrò il suo viso abbattuto e in parte coperto dai capelli all'amica senza però guardarla.
- Domani ci vado, adesso sono stanca.- 
La sentì sospirare e iniziare ad accarezzarle la schiena per confortarla.
- Lo hai detto anche ieri e ieri ti ho detto che se oggi non ti fossi alzata ti ci avrei buttato io giù da questo letto e non scherzavo.- 
A quelle parole Bonnie la guardò in viso e lo sguardo determinato che lesse nei suoi occhi la convinse ad arrendersi, non tanto perché le sue parole l'avessero convinta a riprendere in mano la sua vita ma perché sapeva di non avere la forza per opporsi alla volontà dell'amica.
- Va bene va bene, adesso mi alzo- disse sconfitta mentre Cassie si alzava a tirava le tende per permettere al sole di entrare nella stanza inondandola di luce. 
Bonnie si schermò infastidita gli occhi con una mano e con passo strascicato si diresse verso il bagno buttandosi sotto l'acqua della doccia. 
Chiuse gli occhi lasciandosi trasportare dal flusso dei suoi pensieri senza frenarli. 
Grande sbaglio: le tornarono in mente le parole di Axl, nitide come se il ragazzo si trovasse accanto a lei e gliele stesse sussurrando maligno in un orecchio. 
"Ho sentito dire che se le scopava direttamente là". 
Appoggiò la testa contro il muro bagnato sul quale fece lentamente scorrere il palmo della mano aperto. Mentre un'espressione di sofferenza prendeva forma sul suo viso strinse forte le palpebre e si morse a sangue il labbro inferiore imponendosi di calmarsi, di allontanare tutto ciò che avesse a che fare con quella faccenda dalla sua testa. Ne aveva abbastanza. Non voleva più ripercorrere quei momenti, non voleva più chiedersi il perché. Dove cazzo era finita la sua dignità? Slash non era il suo mondo, non doveva girare tutto intorno a lui e lei doveva smetterla di compatirsi e piangersi addosso, doveva riprendersi la sua vita, cercare di ricordarsi come fosse viverla senza di lui. 
Perché non sarebbe riuscita a perdonarlo, quella era la sua unica certezza al momento.

Più tardi era seduta al tavolo della cucina mangiucchiando svogliatamente un toast  e guardando distrattamente alla TV un talk show mattutino.
- Prima ha chiamato Slash.- 
A quelle parole, dette con tono cauto, di Cassie, i suoi denti smisero di masticare e il boccone le rimase in bocca come una poltiglia disgustosa. 
Guardò l'amica con il fiato sospeso, in attesa che continuasse, e si impose di mandare giù il boccone.
- Voleva parlarti ma gli ho detto che stavi dormendo. Ho fatto bene?- 
Bonnie annuì abbassando lo sguardo. Come era possibile che sentisse una fitta, o meglio un miliardo di fitte al cuore solo sentendo pronunciare il suo nome?
- Gli ho detto che più tardi sarei passata da lui a prendere le tue cose e mi ha chiesto se ci saresti stata anche tu.- 
Sentire lo sguardo di Cassie puntato fisso su di lei di sicuro non la stava aiutando a recuperare la calma. Si passò una mano sul viso e con l'altra cominciò a riunire le briciole nel piatto formando un cerchio.
- Preferirei di no. Ma se non riesci a fare da sola...-
- No tranquilla non è per quello, ho Robert e un suo amico che mi possono aiutare ma... sei sicura che non vuoi parlarci?-
- Non ci dobbiamo dire altro, è finita- rispose seccamente Bonnie per poi alzarsi e posare nel lavandino il piatto. Anche Cassie si alzò e la abbracciò forte per poi staccarsi ed accarezzarle con fare materno i capelli.
- Allora ci vediamo più tardi sì?- 
Bonnie annuì mesta.
- Vedrai che pian piano passerà. Supererai anche questa tesoro- disse infine prima di uscire di casa.

***


Non importa quanto una persona soffra o quali siano i problemi che l'affliggono perché il tempo è incurante a tutto questo, il suo scorrere procede sempre e comunque, indifferente alle banali faccende umane. E il tempo non mancò di fare il suo dovere neanche in quel caso: passò un mese da quel giorno e molte cose cambiarono mentre numerose altre rimasero esattamente uguali.
Bonnie riottenne il suo lavoro al RIP e si trasferì in un piccolo bilocale poco distante dalla redazione, non voleva pesare su Cassie e sulla felicità che lei e Robert si stavano costruendo e inoltre voleva, sentiva il bisogno fisico di stare da sola. 
Si attenne alla sua solita regola dell'immergersi corpo e anima nel lavoro per evitare di pensare troppo e cercò di tenersi il più possibile alla larga dall'ambiente di Sunset Strip. Non è che fosse diventata una reclusa ma evitava locali come il Cathouse, il Rainbow o il Bordello's perché era sì passato un mese ma le sue ferite non erano ancora guarite e sapeva che, nel caso in cui avesse rivisto Slash, sarebbe tornato tutto come prima. 

Quella Domenica mattina aprì gli occhi e come ogni altra mattina la prima cosa che vide fu la finestra spoglia della camera da letto, doveva ancora comprare delle tende, che le offriva la visione di uno squarcio di cielo azzurro e della chioma di un alloro che stava coraggiosamente cercando di superare la fase cespugliosa ma non era ancora arrivato a quella arborea. Le sue foglie lucide e scure si muovevano pigramente assecondando la lieve brezza del mattino, una litania silenziosa. 
Rimase a guardare quelle foglie godendosi il più possibile la quiete del mattino poi si alzò, a piedi nudi percorse i pochi passi che la separavano dalla finestra aggirando i vari scatoloni che affollavano il pavimento di legno grezzo, prima o poi avrebbe dovuto decidersi di mettere tutto in ordine. 
Aprì la finestra e si appoggiò con i gomiti al davanzale in cemento, ancora freddo dopo la notte, permettendo al leggero vento autunnale di giocare con i suoi capelli. 
Quella era la prima volta in cui il suo primo pensiero, appena aperti gli occhi, non era stato rivolto a Slash.
Quel momento di tregua fu interrotto dallo squillo del telefono nero abbandonato sul pavimento vicino alla porta della camera, non aveva ancora rimediato un comodino dove mettere quel genere di cose e il pavimento ospitava di tutto, da scatoloni al telefono, ai libri. Prese il telefono tornando a letto e alzò la cornetta.
- Bonnie! Sono Claire, ti ho svegliata?-
- No no, tranquilla, è tutto ok?- 
Claire era una sua collega del RIP e non la conosceva benissimo, non così tanto da ricevere una sua chiamata e non pensare che ci fosse qualche problema.
- Più o meno. Mi dispiace disturbarti proprio di Domenica ma sono nei casini e avrei bisogno del tuo aiuto. Una mia amica mi aveva chiesto se conoscevo un fotografo che potesse farle un buon prezzo per un piccolo servizio fotografico e io le avevo parlato di un mio amico ma lui mi ha appena chiamata e mi ha detto che non può più andarci, il suo ragazzo ha avuto un incidente con la moto e lui adesso è all'ospedale. Non è che mi faresti questo grandissimo favore e andresti tu? So che non fai più queste cose ma gliel'ho promesso e mi sentirei una merda a darle un bidone visto che ci tiene tanto.-
- Sì va bene, comunque non avevo pianificato qualcosa per la giornata- disse Bonnie, lavorare non le dispiaceva e poteva tirare fuori le sue cose dagli scatoloni un'altra volta, non c'era fretta.
- Grazie grazie grazie, sei un angelo, non lo dimenticherò! Lei voleva farlo a casa sua, abita a Valley Vista, non è un problema per te andarci vero?-
- No, nessun problema. Quando devo essere lì? Come si chiama questa tua amica?-
- A Mezzogiorno e si chiama Renèe, la casa è al numero 702 e c'è il cognome, Suran. Grazie ancora Bonnie, ti sarò debitrice a vita!-
- Di niente, è un piacere- rispose la ragazza prima di agganciare. 
Si stese supina sul letto osservando una macchia di muffa in un angolo del soffitto poi si alzò, si accese una sigaretta e andò nella stanza adiacente, un piccolo salotto con angolo cucina, per prepararsi il primo caffè della mattinata.

Era da un po' che non tornava sulle colline di Los Angeles, o perlomeno su quella parte delle colline, e una lieve inquietudine, un accenno di amaro retrogusto di tristezza la colse ma alzò il volume della musica e cercò di ignorarla. 
Non fu difficile trovare la via e nemmeno la casa: una piccola, graziosa villetta con i muri esterni intonacati di bianco. 
Scese dalla macchina prendendo la sua macchina fotografica e suonò il campanello. Le aprì la porta una bella ragazza, alta all'incirca quanto lei, con i capelli di un biondo scuro tendente al rosso e i tratti del viso delicati. Indossava un paio di jeans chiari leggermente larghi, un corto top nero, stretto, senza spalline e sopra una giacca leopardata, probabilmente faceva la modella o comunque era nel mondo dello spettacolo.
- Ciao, sono Bonnie, la fotografa che ha mandato Claire.- 
La ragazza si aprì in un sorriso di cortesia.
- Ah certo, prego entra.- 
Si scostò dall'ingresso e la fece entrare per poi incamminarsi verso il retro della casa continuando a parlare dandole le spalle e gesticolando.
- Pensavo di fare alcune foto nel giardino, c'è una bella vista.-
- Certo, che tipo di foto vuoi fare?-
- Beh in realtà le volevo fare con il mio ragazzo. Lui non è molto entusiasta ma non ha potuto rifiutare, sono un regalo che mi faccio per il mio compleanno.- 
A quelle parole tutto l'entusiasmo di Bonnie svanì in un colpo solo. 
Perfetto, avrebbe dovuto passare le successive ore a fotografare due piccioncini in calore che le avrebbero fatto venire il sangue amaro. 
Ma non poteva certo tirarsi indietro! Ah, se solo si fosse fatta un caffè corretto quella mattina... avrebbe affrontato il tutto meglio. 
Si impose comunque di sorridere ed essere educata. 
- Ok, nessun problema. Lui è già qui? Così iniziamo subito.- 
Prima iniziavano e prima avrebbero finito, pensò.
- Sì, si è svegliato proprio prima che arrivassi quindi sarà ancora a letto a fumarsi la prima sigaretta della giornata. Senza quella non è in grado di affrontare il mondo. Lo vado a chiamare!- 
Si girò e le sorrise complice prima di rientrare in casa lasciandola in giardino, un bel giardino per giunta, con piscina e vista mozzafiato della città. 
Bonnie pensò con amarezza che conosceva qualcun altro che aveva il bisogno fisico di una sigaretta prima di alzarsi dal letto. 
Da vera masochista quale era si avventurò sul viale dei ricordi ripercorrendo con la memoria quelle mattine così lontane che iniziavano con una sigaretta e dolcissimo sesso, non necessariamente in questo ordine. Le sembrò di risentire il sapore della pelle di Slash e quello della nicotina assaporata sulle sue labbra mischiata al torpore del mattino.
Si sedette su una sedia a sdraio e fece una prima foto al giardino per regolare la luce in quella tarda mattinata soleggiata. Quando alzò gli occhi verso la porta finestra che dava sull'interno della casa si sentì morire, il suo stomaco si attorciglio in una morsa strettissima che faceva male fisicamente: davanti a lei c'era Slash. Indossava solo un paio di jeans larghi parzialmente aperti che sembravano essere sul punto di cadergli lungo i fianchi da un momento all'altro e che mostravano alcuni centimetri di pelle più chiara del basso ventre, proprio al limite estremo della decenza. 
Era lì, fermo impalato che la guardava, una sigaretta in bilico tra le labbra aperte per la sorpresa, i capelli gonfi come li aveva sempre la mattina appena alzato e uno sguardo di profonda sorpresa. 
Bonnie non lo vedeva da più di un mese, da quel famoso giorno, e non se lo ricordava così... il suo primo pensiero fu che non se lo ricordava così bello e si maledì per averlo anche solo pensato. Per fortuna che era seduta perché le sue gambe diventarono improvvisamente deboli e le sue mani cominciarono a tremare. 
Erano lì, uno davanti all'altra che si guardavano in silenzio senza sapere cosa dire o fare. 
In quel momento arrivò anche Renèe, il chiodo e il cilindro di Slash in mano.
- Tesoro ti ho portato anche questi da mettere nelle foto- disse gioviale prima di notare gli sguardi che i due si stavano lanciando.
- Vi conoscete per caso?- chiese poi guardando prima uno poi l'altra.
- Sì noi.. io e lei...- iniziò Slash senza staccare per un attimo gli occhi di dosso a Bonnie che si sentiva sempre peggio ogni secondo che passava. Il dolore, che era stato il suo più grande compagno nell'ultimo periodo, tornò a farsi sentire, vivido come sempre. 
A quanto pareva ci aveva messo poco a dimenticarla e a trovarne un'altra. E lei che in certe notti particolarmente buie e solitarie aveva pensato che forse avrebbe anche potuto perdonarlo, dopotutto lui le era comunque sembrato sinceramente dispiaciuto e la amava. Quella era invece l'ennesima dimostrazione del fatto che non era così, visto che sembrava essersi ripreso piuttosto in fretta. 
Una morsa di gelosia la avvolse guardando Renèe, i suoi capelli perfettamente lisci e in ordine, il trucco perfetto... e lei che non si era neanche pettinata quella mattina!
- Sono stata la fotografa dei Guns per un certo periodo- disse all'improvviso interrompendolo anche se dentro di lei pensò: "siamo stati insieme quasi tre anni, l'ho amato. Lo amo". Non voleva rendere partecipe Renèe in nessun modo del reale rapporto che intercorreva tra loro, come se pensasse che lei non avrebbe compreso appieno l'entità di quello che avevano condiviso. 
Slash la guardò ancora più sorpreso ma non disse niente, non la corresse.
- Ah non lo sapevo. Ancora meglio allora- disse Renèe guardando Bonnie e circondando la vita di Slash con un braccio.
- Sì, sì certo. Io... scusate ho dimenticato qualcosa in macchina- farfugliò turbata prima di schizzare come un razzo fuori da quella casa in cui non riusciva più a respirare. 

Si appoggiò alla macchina posando i gomiti sul tettuccio e coprendosi il viso con le mani. Cercò con tutta se stessa di ricacciare indietro quelle sensazioni che la stavano soffocando, di sciogliere quel nodo che era diventato il suo stomaco e di regolarizzare il respiro. 
- Merda merda merda- imprecò tra i denti tirando un calcio a una ruota e facendosi pure male al piede. 
Perché la sfortuna la perseguitava in quel modo? 
Stava provando con tutte le sue forze di andare avanti, di superare quei tre anni ma una cosa del genere la stava riportando al punto di partenza. 
Con quale faccia sarebbe riuscita a ripresentarsi in quella casa e soprattutto come sarebbe riuscita a sopportare di fotografare Slash e la sua nuova ragazza in atteggiamenti che di sicuro sarebbero stati troppo intimi per i suoi gusti? Solo prima, vedendo Renèe circondargli la vita, si era sentita malissimo.
Ebbe la tentazione fortissima di salire in macchina e fuggire il più lontano possibile ma alla fine la parte più razionale e matura di lei ebbe la meglio, non poteva andarsene così! Aveva ancora una dannata dignità da qualche parte e non si sarebbe mostrata così debole davanti a lui, non gli avrebbe dato quella soddisfazione. Sarebbe tornata lì e gli avrebbe fatto vedere che stava benissimo, che ormai anche lei lo aveva dimenticato ed era andata avanti, avrebbe recitato la bugia più grande della sua vita. 
Ma prima aveva bisogno di qualcosa per calmarsi. Tirò fuori dalla tasca dei jeans le chiavi della macchina e la aprì sedendosi al posto di guida e lasciando la portiera aperta. Frugò nel cruscotto e alla fine trovò quello che cercava: una canna che si era preparata il giorno prima ma che non aveva fatto in tempo a fumarsi. Se l'accese e chiuse gli occhi abbandonandosi con il fianco contro il sedile, una gamba distesa fuori dalla macchina. 

Era ancora così, cercando di ritrovare la calma interiore quando, dietro le sue palpebre chiuse, percepì l'intensità della luce attenuarsi, come se qualcuno si fosse messo davanti al sole. 
Aprì gli occhi e si ritrovò la figura di Slash vicinissima a lei, aveva un braccio appoggiato sul tettuccio della macchina ed era leggermente piegato verso lei guardandola con uno sguardo indecifrabile, a metà tra la curiosità e la tristezza.
- Cosa fai qui?- le chiese a voce bassa, con una cortesia fredda che non gli apparteneva, come se fossero due sconosciuti.
- Sto fumando, non vedi?- gli rispose Bonnie con lo stesso tono, soffiando il fumo nella sua direzione e cercando di assumere l'atteggiamento più menefreghista che conoscesse.
- Pensavo che sarebbe venuto un fotografo, uomo.-
- Ha avuto dei problemi quindi sono venuta io.- 
Slash rimase in silenzio, studiandola per un po' prima di riaprire bocca.
- Come stai?-
- Una meraviglia, mai stata meglio- gli rispose cercando di sembrare convincente ma senza riuscire comunque a mascherare il sarcasmo che trapelò dalla sua voce. 
Il ragazzo si limitò a lanciarle un'altra occhiata inquisitoria poi si tolse da davanti a lei per appoggiarsi con la schiena alla macchina, di fianco a lei, non troppo vicino ma neanche così lontano da impedirle di  sentire il suo profumo e di perdere così parte della calma prima acquistata. 
- Perché non mi hai risposto al telefono, perché non mi hai mai richiamato?- le chiese guardando davanti lui. 
Bonnie sospirò facendo un altro tiro prima di parlare.
- Non avevo niente da dirti e non volevo sentire quello che tu avevi da dirmi- disse infine a fatica.
- Sei fuggita senza neanche provare a sentire sul serio quello che avevo da dirti, senza neanche provare a capire.-
- Senti, magari per te non è stata una faccenda di molta importanza ma per me ne ha avuta e qualsiasi cosa tu potessi dirmi non avrebbe mai cambiato la realtà delle cose, e cioè che mi hai tradita. E questa non è una cosa sopra alla quale riesco a passar sopra, non la capisco e non la accetto. Questa è la verità quindi non vedo l'utilità di cercare di tenere in vita qualcosa che è morto nel momento stesso in cui hai preferito farti una spogliarellista piuttosto che tornartene a casa. Spero almeno che sia stata una bella scopata.-
- Ti ho già detto che non me la ricordo neanche! E mi vuoi dire che tutto il tempo che abbiamo passato insieme, tutta la merda che abbiamo superato, non ha significato un cazzo di fronte a uno stupidissimo ed insignificante errore che ho fatto?- le rispose lui girandosi nuovamente verso di lei a braccia incrociate, affrontandola duro.
- Per me non è una cosa stupidissima, non accetto e non perdono il tradimento, mi dispiace, sono fatta così. E comunque non mi sembra che per te abbia significato molto la nostra relazione visto che ci hai messo piuttosto poco a riprenderti.- 
Slash sospirò passandosi frustrato le mani sul viso. 
- Certo, sono stato insieme a te per più di due anni proprio perché non me ne fregava un cazzo, vero? Pensala come vuoi Bonnie, fai quel che cazzo ti pare. Io non volevo che finisse così, non volevo che finisse e basta ma tu hai voluto così quindi tanti auguri. Ora però dovresti tornare dentro, non abbiamo tutto il giorno.- 
- Direi che mi merito almeno di fumarmi una cazzo di canna in santa pace no? Arrivo, stai tranquillo, la tua bella non si scioglierà prima di fare le foto- gli rispose lei acida per poi osservarlo andarsene, le spalle curve sotto il sole battente ma l'andatura decisa.
- Fanculo- mormorò tra i denti con stizza, ormai neanche la morfina l'avrebbe calmata. Spense quello che restava dello spinello e uscì dalla macchina per rientrare in casa. Sarebbe stata la rabbia che l'animava, e non la calma, ad aiutarla ad affrontare quella tortura.

E che tortura fu! 
Renèe aveva le idee precise su come voleva che fossero le foto e tutte prevedevano che lei e Slash fossero abbracciati in un modo o nell'altro. Vederla comportarsi con lui con tanta naturalezza, mettersi il suo cilindro in testa o la sua giacca, abbracciarlo, era per Bonnie come assistere allo scavo della sua tomba e non fare niente per impedirlo, anzi le sembrava di stare scavandosi la fossa da sola. 
E il massimo dell'assurdo in quella situazione già di per sé incredibile fu raggiunto quando Renèe rimase in topless e volle fare una foto così, girata di fianco rispetto all'obiettivo ed allacciata alla vita di Slash, solo le sue braccia e quelle del ragazzo a coprirle il seno. Bonnie rimase spiazzata, era una cosa troppo intima e dolorosa per lei, tanto da scatenare nella sua mente brutti scenari di loro due in camera da letto ma, di nuovo, non poteva rifiutarsi anche perché per Renèe lei era stata solo la fotografa dei Guns, niente di più. Quando fu il momento di scattare Renèe girò la testa in direzione dell'obiettivo e Slash fece lo stesso, rivolgendole uno sguardo che, se possibile, acuì ancora di più il suo malessere. Scattò la foto poi abbassò la macchina fotografica e con essa lo sguardo, non voleva che vedessero che aveva gli occhi lucidi.
- Ok, direi che io non ho più idee. Bonnie tu ne hai qualcuna per qualche altra foto?- le disse a quel punto Renèe.
- No direi che ne abbiamo a sufficienza, quando sono pronte te le mando per posta- disse lei subito, sollevata che quella tortura stesse per volgere al termine.
- Aspetta, non vuoi fermarti a bere qualcosa prima di andare? Slash sa fare un cocktail buonissimo con vodka e succo di mele.- 
Bonnie strinse gli occhi e si morse la lingua per non dirle in faccia che non sarebbe rimasta un secondo in più lì e che sapeva meglio di lei quanto fosse buono il cocktail alla mela di Slash visto che l'avevano inventato loro due.
- No grazie, ho degli altri impegni- si limitò invece a dire con tono neutro prima di avviarsi verso l'uscita, dopo essere stata pagata. 
Prima di uscire lei e Slash si lanciarono un'altra occhiata così piena di cose non dette e sentimenti contrastanti che anche Renèe si accorse che qualcosa non andava. 
Ma prima che potesse formulare una qualsiasi ipotesi nella sua testa Bonnie era già fuori e si stava dirigendo a tutta velocità verso casa, finalmente libera dal dover nascondere i suoi occhi lucidi. 

 


Ed eccoci al penultimo. Speravate che si chiarissero per bene e si rotolassero in un letto come sempre facendo pace eh? E invece no, mi dispiace ma Bonnie non accetta di perdonare Slash, non questa volta, non dopo quello che ha fatto e soprattutto non se lui ha già trovato un'altra. Povera Bonnie, nel mio profondo sadismo ho inserito anche Renèe. In realtà l'ho fatto perché mi ricordo che Slash diceva che, poco dopo la rottura con Megan prima era entrato in una fase da recluso in cui non voleva mai uscire ma solo stare in casa a suonare e che dopo, una sera, aveva incontrato Renèe e in qualcosa come due settimane si era trasferito da lei. Per il servizio fotografico naturalmente mi sono ispirata a quelle foto che Slash e Renèe hanno veramente fatto insieme, se non sapete di cosa sto parlando basta andare a cercare su Google e farsi venire un crollo dell'autostima come la sottoscritta e come Bonnie (anche se io Bonnie me la immagino più bella, ecco :D).
Detto ciò vi ricordo che manca ancora un capitolo e che possono succedere tantissime cose, don't give up hope (come dice Axl prima di My Michelle nel live al Ritz dell'88 :D).
Per il resto penso di aver detto tutto, ringrazio nuovamente chi sta ancora seguendo e recensendo questa storia, non so davvero esprimere a parole quanto io sia contenta, e niente, non so se riuscirò ad aggiornare a metà settimana perché sarà piuttosto impegnata ma, se non riesco, di sicuro ci rivedremo il prossimo weekend!
Breath


 

  
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