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Autore: Red_Coat    24/11/2014    6 recensioni
Questa è la storia di un soldato, un rinnegato da due mondi. È la storia del viaggio ultimo del pianeta verso la sua terra promessa.
Questa è la storia di quando Cloud Strife fu sconfitto, e vennero le tenebre. E il silenzio.
Genere: Angst, Guerra, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cloud Strife, Kadaj, Nuovo personaggio, Sephiroth
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'allievo di Sephiroth'
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Dopo un lunghissimo tunnel se vedi la luce corrile incontro.
Ho sentito questa frase tempo fa, forse due o tre mesi, durante uno dei miei incarichi di routine da 3rd, non ricordo né chi l’ha detta – anche se penso sia stato il mio compagno di squadra, non chiedetemi chi fosse perché sinceramente non avevo alcun interesse a ricordarlo – e né il perché lo abbia fatto.
Quello che so è che ora quel tunnel sta finendo, e io sto correndo incontro a quella luce come se fosse l’unico appiglio al quale posso aggrapparmi. Corro, senza stancarmi, non mi preoccupo più neanche di controllare i danni perché sono così felice che mi sembra di non sentire neanche dolore, e non appena arrivo a sfiorarla in un attimo un bagliore bianco mi travolge, ed io mi sento … libero. 

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<< Mamma, cos’è una nemesi? >>
<< Dove l’hai sentita questa parola? >>
<< L’ha detta papà! Cosa vuol dire? >>
<< eheh, che domanda complicata per un piccolo soldatino. Perché
t’interessa tanto, tesoro? >>
<< … non lo so. >>
<< E’ per via del tuo sogno, quello che fai quasi ogni notte? >>
<< … Forse. Allora, che vuol dire? Lo sai o devo chiederlo al nonno? >>
<< oooh, quanta impazienza! Non sono sicura, ma possiamo guardare
sul vocabolario, se ti preme così tanto saperlo. >>
<< Si, per favore! >>
<< Allora, vediamo … dove l’ha messo tuo padre? Ah, eccolo qui .. >>
 
Frush .. frush … frush
 
<< Dunque … nemesi: Personificazione della giustizia, in quanto garante di misura e
di equilibrio; modernamente intesa come fatale punitrice della tirannide e dell'egocentrismo attraverso le
alterne vicende della storia. Complemento della parola vendetta. >>
<< … tutto qui? >>
<< Si. Perché cosa ti aspettavi, soldatino? >>
<< … niente, mi basta! …. Mamma, posso dormire con te stanotte? >>
<< Non dirmi che un ometto di sette anni come te ha paura dei
brutti sogni … >>
<< io … non credo sia un brutto sogno, ma … ho paura lo stesso. >>
<< E va bene, tesoro. Ma ricordati quello che ti ha detto
il nonno ieri sera. I soldier 1st class … >>
<<  …  non hanno paura. >>
<< Mh! >>
<< … mamma … >>
<< Si? >>
<< C’ho ripensato. Stasera voglio vedere cosa succede. >>
 
I 1st non hanno paura. Ma … sarà vero?
 
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Cosa? E’ questa la fine del tunnel? Sono un po’ … deluso.
Il cielo è splendente sopra di me, di un azzurro quasi accecante, la luce abbagliante si riflette sopra un pavimento fatto di soffici nuvole bianche la cui superficie si solleva ad ogni minimo movimento, ma ovunque io mi giri non vedo il sole, solo un azzurro monotono e sconfinato. Non avrei mai pensato di dirlo ma … non mi piace.
Io sono nato e cresciuto a Midgar, dove il cielo non è mai azzurro come questo, coperto di smog e polveri sottili e dove la luce è fioca, ovattata e riesce a malapena a penetrare oltre lo spesso strato di nuvole perennemente stazionate sopra gli alti edifici cittadini. Tutta questa limpidezza, questo bagliore accecante e puro, mi mette a disagio.
E poi c’è un’altra cosa che non riesco a capire … dovrei trovarmi in mezzo ad un corrente fiume di lifestream e magari riuscire a rincontrare finalmente mio nonno, e invece … perché sto camminando sulle nuvole?
 
<< Maledetto lovelessiano idiota, che emerita figura che abbiamo fatto! >>
 
Qualcuno pronuncia con molta enfasi questa frase alle mie spalle. La voce mi è famigliare, ma non riesco a ricordare di chi sia. Mi volto di scatto ed improvvisamente scopro che il mio cuore è ancora in funzione, perché lo sento arrestarsi bruscamente per qualche interminabile istante.
Eccolo, il ragazzo del riflesso, quello che ho visto per la prima volta su una parete in acciaio del piano SOLDIER. Occhi neri, capelli neri lucidi e folti acconciati quasi fossero una enorme criniera e indosso solo una maglia nera, un paio di anfibi della stesso colore e un pantalone largo colorato dalla classica stampa militare.
Mi viene incontro camminando svogliatamente, con le mani sprofondate nelle larghe tasche dei calzoni ed un sorriso divertito e sicuro di sè stampato in faccia.
 
<< Tu … >> mormoro incredulo, strabuzzando gli occhi.
 
Il ragazzo si ferma a una decina di passi da me, e lo vedo osservarmi con un ghigno inclinando di poco la testa verso il basso, quasi come se si aspettasse altro da parte mia. Ma io non riesco nemmeno a capire dove mi trovo, ancora. Sto sognando, mi ripeto, sto sognando di nuovo, è l’unica spiegazione plausibile. Ma se è vero, come diamine fa a sapere di Genesis e del mio scontro con lui? Istintivamente mi guardo la mano destra e la trovo fasciata, poi porto lo sguardo su di lui e lo vedo imitarmi. Solo che la sua mano non ha la fasciatura, ma solo una lunga, profondissima cicatrice che la attraversa.
Scuoto violentemente la testa chiudendo gli occhi come a voler sincerarmi di non star sognando, sento il fruscio dei miei capelli che sfregano contro la tuta da 2nd, poi sbotto
 
<< Chi diavolo sei tu? Perché continui ad apparirmi davanti all’improvviso e poi sparisci? >> 
<< Wow soldatino, calmati! >> mi fa lui con un sorriso strafottente, alzando le mani al cielo per poi esplodere in una risata che ha il solo effetto di gettarmi ancora di più in confusione e farmi perdere le staffe.
<< Basta, mi hai rotto! Rispondimi! >> urlo, mentre mi avvento contro di lui preparandomi a sferrargli un sonoro pugno sul naso.
 
Ma lui è abile, e con una mano lo frena. I nostri occhi s’incrociano, vedo le sue pupille trasformarsi in feline e mi accorgo di aver usato la mano destra per sferrare il colpo, quella mano che in teoria non dovrebbe funzionare. Non … è possibile.
Con la stessa mano lui mi stringe forte il pugno sorridendo, la sua forza è impressionante quasi quanto la circostanza che ci vede protagonisti.
 
<< E' troppo presto … >> mormora lui, gli occhi scintillanti di un sorriso eccitato.

Se c’è una cosa che odio, è il non sapere ciò che sta accadendo. Le situazioni impreviste hanno il solo effetto di irritarmi, e tutto questo non mi sta solo infastidendo ma mi manda letteralmente in bestia.
 
<< Che significa? >> ringhio.
 
Lo sconosciuto si esibisce in un altro sorriso divertito.
 
<< Quante domande! >> mi schernisce, poi però aggiunge << Vedi di non farmi fare la figura dell’idiota la prossima volta che affronti quel topo da biblioteca, io dipendo da te … e non solo io. >> conclude, suggerendomi qualcosa.
 
Ora basta, sono stufo di farmi parlare per indovinelli! Ma cosa crede la gente, di riuscire a prendermi per scemo con quattro canzoni recitate?
 
<< Dimmi chi diavolo sei! >> sibilo irato digrignando i denti, e sto per sferrargli contro una palla di fuoco quando improvvisamente lui mi spinge violentemente giù.
 
Le nuvole si aprono sotto di me lasciandomi precipitare in un interminabile e inquietante abisso nero, e l’ultima cosa che vedo è quel ragazzo che mi saluta scuotendo innocentemente la mano sinistra e ghignando.
 
            << Ci rincontreremo, abbi fede! E vedi di sorridere ogni tanto! >> mi urla.
 
Vorrei rialzarmi, prendere il controllo di me stesso e fargli vedere con chi si è messo a competere, ma improvvisamente sembra che il mio corpo sia diventato pesante come una zavorra. Cerco di muovere la mano ma qualcosa me la blocca, e mentre sprofondo di nuovo nel buio sento la stanchezza ed il dolore riappropriarsi di me.
Ora ne sono certo, era un altro sogno. Non sono morto, ero solo addormentato ed ora mi sto svegliando.
Ed ecco che si ritorna bruscamente alla dura verità.
 
***
 
Lentamente riacquisto il controllo del mio corpo, sento il dolore ritornare ad affliggere ogni singolo centimetro del mio corpo stremato, e mentre il respiro riacquista pian piano regolarità anche l’udito e il tatto ritornano a funzionare. Sento il bip della macchina per monitorare il battito cardiaco assieme ad altri ronzii che non riesco a distinguere ma che sono tipici delle sale allestite a laboratorio scientifico, e mentre mi accorgo di essere disteso su qualcosa di duro e scomodo e di avere un cuscino sotto la nuca, cerco di muovere la mia mano destra ma un tocco freddo, vellutato e appena percepibile me la stringe appena, impedendomi di farlo.
Sorrido. Riconoscerei quel tocco ovunque, perché è lo stesso che ha quando colpisce i suoi avversari riducendoli al silenzio.
Sephiroth.
Ora che sono completamente sveglio, potrei spalancare finalmente gli occhi e tornare a guardarlo, ma decido di farlo lentamente, godendomi il momento come avrei dovuto fare subito dopo lo scontro se non fossi stato in pericolo di vita.
Così inizio ad aprire le palpebre tremanti, fino a che i primi bagliori di quella luce verdina e fastidiosa dei neon non me li ferisce costringendomi a richiuderli bruscamente.
Ma non mi arrendo. Voglio vederlo, dannazione! Lo sento, è inconfondibile. È proprio su di me, come quando mi sono addormentato, e io non ce la faccio più a rimanere inchiodato al buio.
Voglio raggiungere la fine di questo maledetto tunnel, voglio che l’aspetto marziale e maestoso di Sephiroth sia la prima cosa che i miei occhi vedano, mentre riesco già a sentire la sua rassicurante e inconfondibile freddezza che vegliano su di me come un angelo custode.
Mi faccio coraggio, mi sforzo ancora e finalmente, oltre il dolore e la luce abbagliante, scorgo la sua sagoma. Il suo viso affusolato, i suoi lunghi capelli bianchi e il nero del suo soprabito. Si, ce la sto facendo! Sono sveglio, per l’amore del cielo, sono sveglio!
I miei occhi si aprono completamente, e dopo un attimo di luci ed ombre i dettagli si schiariscono, la nebbia scompare e finalmente riesco a vedere anche quei suoi occhi glaciali e felini che mi fissano preoccupati. Dio, ho il cuore che esplode di gioia se penso che ho rischiato di non vederlo più!
 
<< Non muovere la mano destra! >> mi ordina, anche se non riesce neanche stavolta ad essere severo.
 
Obbedirei anche se mi dicesse ti tornare a dormire per l’eternità, in questo momento è l’unica cosa che riesco a pensare, assieme al fatto che è solo colpa mia
 
<< Ho fallito, Sir … >> mormoro, in un patetico tentativo di scusa.
 
Lo vedo chiudere per un secondo gli occhi e tirare un lungo sospiro, poi toglie bruscamente la mano da sopra la mia e mi lancia un lunga occhiata
 
<< Si. >> mi risponde freddo << Ricordatelo la prossima volta che ci vedremo in sala di addestramento. >>        
 
Sospiro ed annuisco con un sorriso pieno di gratitudine, mentre i miei occhi si perdono ad osservare ancora una volta la sua figura statuaria.
È più alto di qualunque altro Soldier, basti pensare che la lama della sua Masamune – lunga più o meno due metri e mezzo - messa in verticale copre interamente la sua figura, e già di per se questo non fa che renderlo … meravigliosamente solenne.
Figuriamoci adesso, che mi ritrovo ad osservarlo disteso su quel freddo tavolo di un laboratorio scientifico con i sensi ancora annebbiati e i muscoli completamente privi di forze. È in momenti come questo in cui mi rendo conto della mia stupida natura da comune mortale e quell’uomo per me è più di un semplice eroe.
Se anche un giorno qualcuno dovesse riuscire a batterlo, Sephiroth non avrebbe mai l’aspetto di un perdente né di uno sconfitto, ma continuerebbe ad essere ciò che ogni essere senziente e dotato di una certa intelligenza che abita questo stramaledettissimo pianeta vorrebbe essere ma non potrebbe mai: Un vincente, un eroe indomabile, un mito immortale, un meraviglioso esempio di perfezione.
Mentre io … io sarò sempre totalmente immeritevole di tutto ciò che mi sta accadendo. Ma non smetterò mai di seguirlo, per nessun motivo esistente a questo schifo di mondo.
 
<< Grazie, Signore ... >>
 
Mi sembra di vederlo sorridere mentre sventola una mano in aria come per dire che non è nulla, ma non ne sono sicuro perché nel mentre lui volta il capo verso destra. E poi … forse adesso sono io che sto chiedendo troppo, del resto parliamo pur sempre di Sephiroth, no?

<< Dov’è Zack? >> chiedo quindi, lasciando andare quel momento
 
Ora sono sicuro, sorride. Lo vedo tornare a guardarmi e tirare in su gli angoli delle labbra e subito dopo rispondermi.
 
<< Sta bene. >> m’informa << Midgar è stata invasa dalle copie, e l’ho mandato ad aiutare i Turks nel settore 8. >>  
 
Stavolta sono io a tirare un sospiro di sollievo, continuando a ringraziare il mio amato generale per tutto ciò che ha fatto per me e per lui in questi giorni. Devo essere stato un grande seccatura per lui in quel lasso di tempo che non so ancora calcolare. Questo mi fa venire in mente un’altra questione. Ora che sono sveglio e tutto sommato attivo, mi ricordo della mia mano e la vedo immobilizzata al tavolo per mezzo di una manetta che mi stringe il polso e me lo inchioda al tavolo in metallo.
 
<< Come sono messo? >> chiedo
 
A quel punto, lo sguardo di Sephiroth si fa serio e si posa insistente sul giovane scienziato che per tutto questo tempo non ha fatto altro che rimanere seduto davanti allo schermo del computer più vicino osservandoci. C’impiega un po’ a capire che il mio generale lo sta gentilmente invogliando a dirmi tutto, ma non appena ci arriva eccolo che si alza in piedi balbettando e comincia a farfugliare la diagnosi, guardando sempre l’albino dietro di lui
 
<< Oh, si certo! Allora .... >> inizia, ma la sua voce è talmente stridula per la soggezione che deve fermarsi qualche istante per schiarirsi bene la gola, mentre io lancio un rapido sorriso prima a lui e poi a Sephiroth, che ghigna impercettibilmente piegando nuovamente il capo di lato.
 
Diamine! Possibile che io sia veramente l’unico che riesce a guardarlo negli occhi senza fare la figura dell’idiota? Certo, ammetto che a volte mi lascio prendere un po’ troppo dall’emozione, chi non lo farebbe con uno come lui di fronte, ma gli altri sembrano trasformarsi in emeriti ritardati mentali non appena Sephiroth rivolge loro la sua attenzione, mentre io almeno cerco di darmi una regolata e reprimo finché posso la goffaggine improvvisa che mi assale. E poi fino a questo momento non mi sembra di aver agito da idiota di fronte a lui, a parte per questa cosa dello scontro contro Genesis che mi ha ridotto così.
 
<< Dunque >> riprende lo scienziato dopo qualche attimo, ed io mi preparo ad ascoltare il peggio << Il cuore è leggermente affaticato, ma nulla che non si possa risolvere con qualche giorno di riposo. La mano però è stata danneggiata gravemente purtroppo. Io e la dottoressa Oaki abbiamo provato con ottimi risultati a ricostruire le terminazioni nervose, ma non possiamo garantirti che potrai tornare ad usarla come facevi prima. Anzi, penso che per un paio di mesi sarebbe meglio non la usassi proprio, per permettere alle terminazioni nervose artificiali di instaurare un legame abbastanza forte con le tue da non staccarsi più. Comunque anche dopo, usala il meno possibile per gli attacchi magici, potresti rischiare di perderla del tutto … >>
 
Di male in peggio. Non posso fare a meno di lanciare un’occhiata al fodero della masamune di Sephiroth, che s’intravede da sotto il suo lungo soprabito nero. Per lui è facile usarla con entrambi le mani, ma io ho sempre fatto tutto con la destra da prima di imparare a camminare ed ora dovrei riprogrammare il mio cervello dal usare solo la sinistra. Sarà dura, un po’ come disimparare a vivere ed imparare di nuovo tutto d’accapo. E poi quanto ha detto che dovrei stare a riposo? Due mesi? E dovrò anche ricordarmi di non usare la destra per gli attacchi magici? In parole povere dovrò trascorrere due mesi lontano dalle missioni e dalla vita di SOLDIER, due lunghi e noiosi mesi di inattività senza neanche poter imparare da Sephiroth che di sicuro mi spedirà in qualche antro lontano dal mondo e dai suoi pericoli. In più rimarrò con la mano destra paralizzata a vita, che per un soldato è come essere indifeso a metà. Maledetto Genesis! Questa me la paghi, e anche cara! Penso con rabbia, mentre do anche la colpa a me stesso. Se avessi seguito gli insegnamenti di Sephiroth tutto questo non sarebbe accaduto, e anche se lui non lo dice so che lo sta pensando perché il suo sguardo severo puntato su di me non ha bisogno di commenti.
 
<< Mh … >> bofonchio con rassegnazione, sospirando, poi mi rivolgo direttamente a lui, il mio maestro << Immagino che questo mi costerà qualche mese di inattività. >>
 
Annuisce grave.
 
<< Ho chiesto a Lazard di sospenderti dall’incarico per un mese e dieci giorni che passerai lontano da Midgar, in un posto di tua scelta. >> m’informa, e sento che gli costa doverlo fare << Durante questo periodo dovrai evitare qualsiasi tipo di scontro fisico che possa sforzare il tuo cuore e dovrai portare al polso destro questo … >> conclude, mostrandomi un piccolo polsino grigio in metallo.
 
Un inibitore, che frena l’energia magica e che quindi m’impedirà per i prossimi due mesi di usare un qualsiasi attacco magico con la mano destra. Anche questo, adesso! La lista si allunga Genesis, giuro che non appena riesco a uscirne vengo a riprendere la mano che mi hai tolto, parola di Victor Osaka! Spero solo che non ti ammazzino prima, perché voglio avere il piacere di farlo io, voglio proprio vedere se ce la fai a citare ancora Loveless con la mia mano stretta come un cappio al tuo collo.
 
<< Non riesci ancora a tenere a bada le tue capacità, capisci che ce lo rendi necessario. >> aggiunge il mio Generale, ed io mi limito ad annuire.
 
L’ho deluso. Glielo leggo negli occhi che avrebbe preferito non arrivare a tanto, se solo io lo avessi ascoltato. E non riesco a non aggiungere, con rammarico.
 
<< Me lo merito. >>
 
Lui alza rapido lo sguardo, i suoi occhi felini s’illuminano per un istante di un bagliore diverso che non riesco a decifrare, uno dei suoi soliti lampi che non è concesso a nessuno capire, e improvvisamente ordina allo scienziato di lasciarci soli, così marziale e veemente che quello non riesce a fare altro che obbedire.
Lo osservo sorpreso mentre lo vedo seguire con sguardo irato l’uomo fino a che quello non sparisce oltre la porta automatica, poi lo vedo voltarsi nuovamente verso di me e stavolta nel suo viso si legge chiara una profonda indignazione e una collera nascosta, un sentimento che non pensavo di poter mai leggere su quel viso sempre così glaciale.
 
<< Tu meriti molto più di questo, Victor Osaka! >> mormora con rabbia, ponendosi di nuovo di fronte a me e cercando di controllarsi << Quel giorno che ti ho chiesto quale fosse il tuo sogno mi hai detto che volevi solo obbedirmi. >>
<< E' così … >> rispondo
<< Allora fallo! >> Ribatte lui, poi afferra la mia katana, che fino a quel momento è rimasta adagiata accanto a me, e sfoderandola con un veloce gesto me la pone a pochi centimetri dagli occhi.
 
Poi ghermisce la mia mano sinistra e la incolla all’elsa, ed ecco che le pupille feline ritornano a fluire in quell’iride verdastra e fluente macchiata di azzurro.
 
<< Guardati! >> mi dice, portandosi all’altezza della lama e lasciando entrare nella visuale anche i suoi occhi << Non ti sei mai chiesto perché? >>
 
Mi guardo, sento la sua mano premere contro la mia così forte da permettermi di percepire il calore della sua pelle dietro lo spesso guanto in pelle nero, e all’improvviso ricordo quel sogno, lo strano ragazzo del mio sogno e il suo "è troppo presto", e scopro di aver davvero paura. Paura di quella situazione imprevista, di ciò che potrebbe esserci dietro, di trovare una domanda alle mie risposte. Si che me lo sono chiesto, Sephiroth. Me lo sono chiesto e continuo a chiedermelo.
 
<< E’ … per questo che mi sono arruolato! >> rispondo, senza nemmeno riuscire a capire perché lo sto facendo.
 
Istinto. Forse perché dentro di me so che è il momento per farlo. E devo aver agito bene, perché lo vedo sorridere impercettibilmente.
 
<< Allora, guarda i tuoi occhi e guarda i miei … cosa può significare tutto questo se non che solo io posso aiutarti? >> mi rispondo, e sento qualcosa simile ad una supplica uscire dalla sua bocca << Sto cercando di capire, di ricordare forse esattamente come te! Ma non posso farlo se continui a fare di testa tua. >>
<< Ricordare? >> chiedo, improvvisamente sconvolto.
 
E questo adesso che significa? Mi stai dicendo che anche tu …
Guardo le nostre mani sinistre e vedo una lunga scossa elettrica azzurrina attraversarle. Anche lui la sta guardando. Non appena finisce, Sephiroth riassume il controllo di sé e torna ad essere quello che ho conosciuto, glaciale ed imperturbabile, mentre ritirandosi da me e riassumendo una posizione dritta abbandona la katana nella mia sinistra come se non fosse successo assolutamente nulla. Ma non posso dimenticare quello sguardo. Non so perché, ma non posso. Per un attimo, il gelo mi è sembrato essersi sciolto sotto il calore pressante di un fuoco ardente e consumante chiuso da qualche parte nel suo essere, sotto quegli infrangibili strati di ghiaccio che fino ad ora nessuno, se non forse Genesis ed Angeal, era mai riuscito a rompere.
 
<< Fai ciò per cui ti sei arruolato, Soldier 2nd class Victor Osaka! >> mi dice severo << Fallo sul serio d’ora in poi! >>
 
Il mio Generale. Cosa mi sta nascondendo? Allora anche la rabbia fa parte di lui? Sephiroth è anche questo, quindi …
Mi piace.
Annuisco grave e deciso, e posando la katana mi porto indice e medio uniti alla fronte, per la prima volta pienamente consapevole del suo volere.
 
<< Lo farò, Signore! >> rispondo, sicuro di me << Lo giuro, lo farò! >>       

 
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ELABORAZIONE DATI IN CORSO …
CONNESSIONE…
 
Non ci era voluto molto prima di convincere Hollander ad analizzare quel campione. Un paio di sguardi minacciosi, la lama della sua rapier puntata come sempre alla gola e il palmo infuocato della sua mano puntato verso lo scienziato, nel caso improbabile che la prospettiva di una sorprendente scoperta scientifica non lo convincesse a fare ciò che il rosso voleva. Ovviamente, a fine lavoro aveva fatto in modo che quell'essere ripugnante non facesse in tempo a controllare i risultati rubando i dati prima che ciò avenisse e lasciandogli solo la sensazione di essere stato giocato.
Erano passate solo cinque ore e trentacinque minuti, ed ora Genesis Rhapsodos, in piedi di fronte ad un vecchio monitor, uno dei pochi che le sue truppe erano riuscite a trafugare dalla sede Shinra e che era stato collocato su un paio di casse di legno posate sul pavimento sudicio del reattore numero 5, accanto ad una capsula di contenimento con dentro una sua copia e a un paio di altre piccole apparecchiature scientifiche, fissava quei dati per la prima volta incredulo e meravigliato, e pian piano sulle sue labbra si dipinse un sorriso ammaliato.
 
<< Non può essere … >> mormora, trattenendo a stento l’emozione che gli riempie il cuore di speranza e per poco non lo spinge in lacrime << Non può essere che … il dono! >>

 
INTERRUZIONE DATI …

 
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