XIII
Una
seconda possibilità
Non
è necessario che vi racconti come abbiamo passato la serata, perché sarebbe
estremamente noioso, a parte forse le battute di Daniele. Il mio amico non ha
mai perso l'occasione per farsi beffa di Valerio. Una volta tornati a casa, gli
è bastato dire semplicemente “Non lui, ti prego” per farmi capire che non
avrebbe mai appoggiato una nostra relazione. E io non ero neanche poi tanto
dispiaciuta, perché sì Valerio mi attira, a chi non verrebbe voglia di
mangiargli il labbro e il resto, ma no, non è lui l'uomo per cui perderei la
testa e che vorrei al mio fianco per il resto della mia vita. Non è neanche
Daniele, smettetela quindi di tifare per questa coppia improponibile.
So
cosa volete sapere, posso vedere le vostre cellule grigie scalciare per sapere
cosa mi è successo, conoscere il motivo perché mi sento in colpa nei confronti
del mio migliore amico. Beh, è successo la cosa più comune del mondo, cioè
quasi: stavo per morire. Ne erano convinti tutti, i dottori che parlavano della
mia leucemia come un mostro che io, misera ragazzina, non avrei mai potuto
combattere. Perché lui era forte, maledettamente forte e io non avevo
possibilità di riuscirci, e così stava accadendo, finché qualcuno dall'alto si
è ricordato di questa misera receptionist e le ha gentilmente regalato un
donatore compatibile. Yuppy! Sono stata anche così fortunata da non avere
rigetti e ricadute, insomma qualcuno lassù mi voleva proprio bene. Doppio
Yuppy!
Mi
ero rialzata sotto gli occhi increduli dei dottori e avevo ripreso la mia vita,
facendo sempre attenzione che quel mostro non si ripresentasse, consapevole di
questa seconda occasione. Insomma, non potevo buttarla via! Ero viva, ero forte
anche più di quanto mi aspettassi e non potevo rimanere rinchiusa in quelle
quattro mura, quindi avevo preso la decisione di riprendere il mio amato
lavoro. Per troppo tempo avevo smesso di ridere e di essere felice, e so che
molti di voi stanno pensando che a lavoro si lavora, la gente non si
diverte mica. Questo può valere per gli altri, ma non per me. Io torno a vivere
dietro a quel bancone della reception, torno a sorridere nonostante le mille
pretese e gli atteggiamenti arroganti, persino maleducati, di certi clienti.
Amo il mio lavoro perché per la prima volta mi sento a casa; non mi sento la
quinta figlia ignorata dalla propria madre, o la sorella meno intelligente che
non ha preso il massimo dei voti alla laurea, divento semplicemente Roberta e
quella persona che vedo riflessa negli specchi degli hotel, ecco, lei mi
piace da morire. È forte, audace, positiva e non si arrende mai.
Per
tutta la notte, Daniele non smette mai di abbracciarmi. Mi sento quasi
soffocare, ma capisco ciò che sta provando. Teme di non trovarmi più al suo
risveglio, e di tornare a quei giorni bui quando era lui ad elevarsi in mia
difesa, come se avesse potuto sconfiggere il cancro a suon di pugni. Non
dimenticherò mai il sorriso che mi rivolse una volta sconfitta la malattia, era
quasi accecante. Era finalmente il mio Daniele, non più quella persona triste
che leggeva libri su libri per trovare una soluzione o che non si allontanava
dal mio capezzale, era tornato a essere quel ragazzino con lo sporco sulle
guance.
Non
avevo intenzione di ficcarmi in questa situazione assurda, di fiondarmi tra le
braccia di Valerio e soprattutto di divertirmi con Beatrice, ma una volta
trovata la soluzione a quest'incredibile matassa, riesco finalmente ad
addormentarmi e a ricambiare l'abbraccio di Daniele. Non mi soffoca più, posso
finalmente riposarmi e godere di quella carezza.
La
sveglia delle sei suona anche fin troppe volte prima che io trovi il coraggio
di alzarmi. Non ho voglia di andare a lavoro, non oggi. Il mattino è sempre un
trauma anche se il giorno prima non hai fatto le ore piccole, semplicemente
perché il turno inizia alle sette ed è davvero troppo presto. Ti vesti in
fretta, soprattutto in inverno quando i vestiti sono gelidi e il semplice
contatto con la tua pelle nuda ti fa rabbrividire. E ti trucchi ancora più in
fretta, perché i tuoi occhi sono ancora semichiusi e non hai voglia di mettere
nulla, ma di rimanere con un quel colorito verdognolo e poco sano. Una veloce
pettinata e sei pronta in quindici, venti minuti al massimo, pronta ad uscire
di casa e a lasciare quel dolce tepore di cui stavi godendo fino a poco prima.
Quando
esco dall’alloggio, trovo Gabriella ad aspettarmi. Secondo mattino insieme, e
se continuiamo così potremmo diventare ottime amiche e non solo colleghe.
“Sei
sempre verde, Roby. Hai bevuto anche ieri?”
“Ma
no.” Meglio sorvolare sui due spritz che ho bevuto
con Daniele e Valerio, dopotutto quello non è vero alcol.
“Ho
sentito che hai compagnia.”
Quando
si vive tutti insieme, tutti sanno tutto e niente può essere nascosto. Si viene
a sapere se porti ragazzi in camera, o se esci di sera tardi. Negli alloggi c’è
sempre un collega che passa le giornate ad origliare e successivamente a
sparlare degli altri.
“Sì,
è il mio amico, quello che ho chiamato mentre ero completamente ubriaca.”
“Di
già? Wow che velocità! Deve volerti proprio bene. Mi sembrava così preoccupato
quando gli ho spiegato dove ci trovavamo.”
Mi
ero dimenticata che era stata proprio lei a dirgli come poteva raggiungermi.
“È
il mio migliore amico, ci conosciamo praticamente da sempre, ed è un tantino
iperprotettivo, come avrai notato.”
“È
carino?” mi chiede invece, prendendomi alla sprovvista.
“Oh
mamma, non l’ho mai visto sotto quell’aspetto…”
“Sì
o no?” incalza.
Ci
penso un attimo prima di rispondere. “No.”
Sembra
un tantino dispiaciuta, quindi mi affretto subito a proseguire. “Lui è figo.
Alto, bel fisico e soprattutto un ragazzo con cui puoi parlare di tutto.”
Ecco,
il sorriso! “E tu e lui… mai?”
Basta
con questa fissa! Perché la gente non crede nell’amicizia tra uomini e donne?
Non saremo mica i primi ad avere un amicizia asessuata. Basti pensare a Hermione Granger e a Harry
Potter, anche se io ho sempre tifato per i due, e fino alla fine ho sperato che
Ginny e Ronald Weasley levassero le tende e li lasciassero
in pace. Aspettate, magari mi viene un paragone migliore… ecco ci sono! Dawson
e Joey? No, forse no. Goku e Bulma! Non ho i capelli
celesti, ma potrei tingerli ed essere perfetta per il ruolo.
“Per
carità!” Non riesco a reprimere una smorfia di disgusto.
“Perfetto.
Stasera possiamo uscire noi tre?”
Potrei,
dopotutto ho rivalutato Gabriella e ora che ha capito che io non sono sua
nemica, è molto più rilassata nei miei confronti. Potrei, ma non posso. Devo
prima chiarire con Valerio e non posso continuare ad evitare quell’argomento.
“Facciamo
che uscite voi due?” le propongo, consapevole di farla felice. Devo solo
convincere Daniele che ha sempre odiato le uscite al buio, ma dopo lo show di
ieri sera ha molto da farsi perdonare.
“Aggiudicato!”
Entriamo
in hotel e prendiamo le consegne dal nostro collega, pronti ad entrare in
azione. Ed è una cosa che mi mette sempre di buon umore.
Sono
le dieci quando io e Gabriella finalmente possiamo farci quattro risate, ed è
sempre merito del nostro lavoro. Vediamo avvicinarsi la famiglia che ha
alloggiato in hotel per una settimana e cominciamo subito a prendere il
proforma con il conto che abbiamo preparato e controllato in ogni minimo
dettaglio. Quanto volete scommettere che ci sarà qualcosa su cui vorranno
discutere? Conosco fin troppo bene quel genere di clientela, credetemi.
“Ci
può preparare il conto, signorina?”
Salutare
con il buongiorno è considerato optional dalla maggior parte dei clienti.
Perché salutare i receptionist? No, loro sono solo degli schiavi!
“Ecco,
prego.” Con la mia solita calma, poso il foglio sul bancone, pronta a prendere
appunti. Magari lui mi stupirà pagando senza battere ciglio, dopotutto prima di
prenotare gli è stato detto il prezzo. Magari ci lascerà addirittura la mancia.
Magari stessi ancora sognando!
“Credo
ci sia un errore.”
Ecco
che comincia la festa, ragazzi!
“Abbiamo
controllato il suo conto ed è corretto. La tariffa applicata per una camera
quadrupla è quella riportata…”
“Quadrupla?
Ma noi abbiamo prenotato una matrimoniale,” esclama, guardandomi come se fossi
una povera stupida che non vede le cose anche più evidenti.
“Sì,
certo, ma vi siete presentati in quattro.”
“Con
due bambini, vuole dire!”
Rivolgo
un’occhiata ai due bambini e per poco non scoppio a ridere in faccia al
cliente. “Certo, però avendo 17 e 19 anni godono di uno sconto del 10%. Sono adulti,
ecco.”
Vedo
la vena del collo gonfiarsi, è pronto a scoppiare. “Siete dei ladri, non mi
avevate detto nulla.”
“Lei
aveva prenotato una matrimoniale e quando è arrivato le abbiamo fatto vedere il
nuovo preventivo.” Prendo la pratica e continuo a essere calma quando la voglia
di ridere e di dirgli che è ridicolo è forte. “Vede, c’è scritto tutto e lei ha
una copia con sé, sicuramente l’avrà letta durante il suo soggiorno.”
Preso
in castagna. Preso in castagna. La vena si sgonfia e comincia a guardarsi
intorno, è sulla difensiva perché ovviamente non ha letto nulla.
“E
comunque il minibar era incluso nel prezzo…”
Il
minibar: quella cosa sconosciuta che nessuno consuma mai, ma che viene sempre
svuotata e che di certo non è gratis.
“C’è
un listino prezzi visibile, signore. Ricevuta o fattura?”
“Potremmo
scrivere una recensione negativa…”
È
ammirevole il suo coraggio, lo devo ammettere. Le sta provando veramente tutte!
Mi mancava essere minacciata con la “TripAdvisor
sciabola”, è ormai diventata una moda per convincere i receptionist a fare uno
sconto. ‘Se non abbassi il prezzo, racconto un sacco di bugie sul vostro
hotel’, è quello che lasciano sottintendere ogni volta che usano nominare il
sito.
“Oh
che bello! Si ricordi di scrivere qualcosa sulla reception, mi raccomando. Noi
ci teniamo davvero tanto, non è vero Gabriella?”
Mi
giro verso la mia collega e noto i suoi occhi lucidi. Si sta trattenendo, è
anche fin troppo evidente.
“Certo,”
bofonchia, alzandosi dalla sua postazione e dirigendosi verso il back office.
Beata lei che non deve più fingere.
“Quindi?”
È la resa dei conti, continuerà con la farsa o alzerà bandiera bianca?
“Ricevuta,”
dichiara, e io non posso che far partire la banda e i fuochi d’artificio.
Roberta vittoriosa!
Ecco
per poterci veramente capire, dovete immaginare che queste situazioni sono
all’ordine del giorno.
Quando
finalmente i clienti escono dall’hotel, Gabriella torna al bancone. Si sta
tenendo una mano sulla pancia, forse per le troppe risate e finalmente posso
farlo anche io. Sono stata seria per circa dieci minuti, sapete quanto sia
dura?
“Bambini!
Te ne rendi conto?”
“La
prossima volta: matrimoniale con culle, vediamo un po’ se ci stanno!”
Questa
sì che è vita. La mia seconda possibilità.
NdA: e siamo a -2 alla fine di questa
storia! In questo capitolo ho cercato di dare qualche risposta, perché sin dal
primo capitolo ho seminato qualche briciola sul malessere di Roberta, sul suo
essere sempre troppo stanca e sul perché non si potesse permettere una
storiella con Valerio. Ho cercato di delineare il più possibile Daniele, un
personaggio molto importante per Roberta perché è la sua ancora, la persona che
non le ha permesso di arrendersi, ma di lottare. Spero che questa svolta più
seria non vi dispiaccia perché era programmata sin dal primo capitolo, quindi
non odiatemi.
A lunedì con il
penultimo capitolo!