Questa fanfiction è stata realizzata per la NaruSaku week 2014

Candidi e fragili danzavano nell'aria formando piccoli giri e oscillamenti. La prima nevicata dell'anno iniziò proprio il 25 novembre. Quel giorno non era speciale solamente per la venuta dei primi fiocchi, ma era anche il compleanno di Sai. Ogni anno, nella radice, l'aveva passato in compagnia di suo fratello, ma dopo la sua scomparsa aveva smesso di festeggiarlo.
Il sole pomeridiano era coperto da pesanti nuvole grigie che lasciavano passare solamente qualche raggio. Le strade erano ghiacciate, lungo i marciapiedi si accostavano pile e pile di sporca neve, i bambini sembravano pupazzi di neve viventi dato che vestivano quasi tutto il loro armadio. Sciarpette rosse, blu, marroni, a righe, a pallini, comprate o fatte a mano, svolazzavano su e giù insieme a cappellini di ogni forma e colore e dolci guanti di lana.
Sai sedeva ad una caffetteria sull'angolo della via principale. Il caffè emanava un odore intenso, il fumo riscaldava e bagnava la pelle nivea di Sai che intanto era perso nel paesaggio innevato di Konoha. In queste giornate, dove la città si riempieva di una strana atmosfera di stallo, come se tutto si fermasse in un dolce riposo, adorava starsene a sedere e guardare i bambini giocare, la gente parlare e compiere le solite mansioni. Quella visione gli regalava un senso di tranquillità.
Sul tavolo di legno d'acero teneva un blocco bianco di fogli e un carboncino che roteava tra le dita della mano. Fissava intensamente un soggetto, abbozzava qualche schizzo e subito accartocciava la pagina riperdendosi in quel calore alla ricerca di un soggetto più soddisfacente.
Il cielo si era fatto più scuro trasformando il giorno in una scura notte, la neve aveva smesso di cadere sopra le strade e il freddo gelido avvolgeva le abitazioni accompagnato dal vento dell'inverno. Sai continuò ad osservare il paesaggio mutare mentre sorseggiava il suo caffè nero quando venne colpito da un particolare: strane figure nere risaltavano in quel paesaggio lucente. Indossavano lunghi impermeabili, cappelli, occhiali da sole e mascherina.
Non passavano sicuramente in osservato!
Due aspettavano alla fermata dell'autobus, tre sedevano su una panchina vicina, due si nascondevano in un vicoletto, però questi strani individui avevano tutti qualcosa in comune: lo stavano osservando.
Sai continuò a posare gli occhi dai suoi fogli alla finestra, sorseggiando il caffé ormai effettivamente finito. Non doveva fargli capire che sapeva del loro pedinamento. Chi potevano essere? La radice? Ninja disertori? Assassini? No, chi indosserebbe mai dei ridicoli travestimenti come quelli?

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<< Qui parla la volpe. L'uccello si trova nel nido, ripeto l'uccello si trova nel nido. >>
"Naruto lo sappiamo tutti. Lo stiamo spiando da mezz'ora!" "Sakura - Chan devi calarti nel personaggio! Che ne dici di fare ... i due innamorati che si baciano con passione?" Naruto le cinse la vita tirandola a se cosi tanto da poter sentire il suo respiro sulle labbra mentre la ragazza era diventata completamente rossa per l'imbarazzo. "BAKAA!" *BUM*

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Il dubbio si insinuava tra i tessuti della sua pelle riempiendolo di infinite domande e da un leggero tono di instabilità.
Ormai, stanco di fingere di sorseggiare un liquido inesistente dalla tazzina, aveva raccolta fogli e carboncino e sistemato tutto nella tracolla consumata che teneva sul tavolo. Aveva rinunciato all'idea di disegnare qualcosa anche perché non faceva altro che pensare agli 'uomini in nero'. Cos'avrebbe dovuto fare? Uscire? Chiedere aiuto? Tendergli un agguato? Corrergli incontro?
Il suono delle monetine ramate che ricadevano sul bancone si sovrapponeva alla campanellina della porta che si apriva.
Sai fu catapultato da un dolce e tenero calore, ad una fredda e pungente realtà. Non sapeva cosa fare ne dove andare e nemmeno che intenzioni avevano quegli strani tipi. Decise solamente di camminare verso un luogo indeterminato per raffreddarsi la mente.

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Il freddo pungeva la pelle pallida tingendola di un tenue color porpora. Si strinse tra la pelliccia del cappotto che gli solleticava il collo e emise un flebile sospiro che andò a condensarsi nell'aria sotto forma di piccola nube. Gli alberi erano ricoperti da una patina bianca che risaltava sulle fronde scure dei pini e sui legni marroni dei ciliegi. L'inverno era una stagione particolare, ma era proprio quella sua semplice particolarità che ogni anno lo immergeva in un susseguirsi di ispirazioni artistiche. Eppure quella volta mancava qualcosa, in tutta quella semplicità mancava un tocco speciale di cui non riusciva a capirne l'origine. L'ora di pranzo si avvicinava e un caldo fumo iniziò a riscaldare le vie principali.
Voglia di tornare a casa non ne aveva per nulla, tanto valeva scegliere un qualsiasi ristorante o tavola calda che poteva permettersi.

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