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Autore: Stateira    30/10/2008    10 recensioni
Una visita inaspettata costringe Camus ad un'imbarazzante resa dei conti. Se poi ci si mette di mezzo Milo, con i suoi ghigni sardonici e le sue canotte inguardabili...
Mini fic di tre capitoli.
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Andromeda Shun, Aquarius Camus, Cygnus Hyoga, Scorpion Milo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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3

 

3. Quando… tutto si conclude per il meglio (ma i pains au chocolat…)

 

 

Sollevò le palpebre impastate di sonno sul morbido corpo che giaceva fra le sue braccia.

Non era Camus

Era il suo cuscino.

Di Camus, nemmeno l’ombra.

Arrancò fino a mettere le mani su un orologio che, inappellabile, segnava le dieci del mattino passate.

A quell’ora, Camus sarebbe potuto essere ovunque, e fra poco, fra poco…

- GROAN-

Gemendo per la propria disonorevole sconfitta, Milo si trascinò fino in cucina vestito dei suoi soli boxer e di una canottiera a motivo di tanti piccoli scorpioni rosso corallo, che aveva pescato per scherzo in una bancarella di infima categoria non più di un mese prima, giù al porto o da qualche parte nelle vicinanze, e che aveva finito con il comprare davvero. Se il Cavaliere dell’Acquario non fosse stato lì – e figurarsi se c’era – sarebbe per lo meno riuscito a compiere lo sforzo di formulare qualche ipotesi sulla sua attuale posizione, non appena qualche buon biscotto fosse scivolato giù nel suo stomaco.

Individuò e rapì tre pains au chocolat freschi che Camus custodiva nella sua credenza privata. Quella a cui, in teoria, lui non avrebbe dovuto avere accesso. Ma gli inservienti erano tutti altrove, impegnati a far spese o a rassettare, perciò tanto valeva che si accomodasse. Si procurò anche del succo di arancia ed una mela, depositò il tutto in allegro disordine su un vassoio che non era sicuro di poter usare e si incamminò verso l’esterno. La Casa di Aquarius godeva di un orientamento particolarmente fortunato, con l’ingresso ad est e una piccola veranda a sud, un gioiellino a strapiombo dove si fa colazione con l’alba e si cena con il tramonto che si scioglie nel mare aperto come burro, i frutteti a scorciare opportunamente i fumi e il chiasso del porto.

Il vento, quella tarda mattina, era talmente caldo ed impregnato del profumo delle resine della macchia che pareva fosse il sole in persona a soffiarti sulla faccia. Milo stiracchiò con forza entrambe le braccia ben tornite, deliziato, e ci mancò poco che non rovinasse all’indietro, raggelato dall’ombra di Camus, materializzatosi davanti a lui all’improvviso.

Sorpresa.

Non tornava da solo.

- Buongiorno. – mormorò Milo, mitemente, ad uno Hyoga e ad uno Shun che non sembravano avere un’idea troppo precisa del perché si trovassero lì.

Camus mise su un’espressione truce, come se fosse stato appena interrotto nel bel mezzo di un importante discorso. Ma Milo era arcisicuro che non fosse stato intento a pontificare proprio un bel niente.

Ad un tratto, si ritrovò con un pollice puntato contro. Scocciato, e anche un po’ rigido.

 

- Lui è Milo. – scandì Camus, pieno di senno.

E sui quattro calò un silenzio degno del giudizio divino.

Persino l’ossessivo frinire delle cicale era bruscamente calato di volume, come se gli insetti non volessero perdersi una virgola delle peripezie mattutine di quattro cavalieri di Athena e di un pollice.

Shun fu il primo a muoversi. Osò voltare la testa verso Hyoga, interrogandolo con malcelata perplessità. Nemmeno si sognò, naturalmente, di incrociare gli occhi di Camus. Seppur involontariamente, gli fece coraggio. Il Cigno reclinò la testa da un lato, raccolse le idee, cercò di esprimerle meglio che potè.

- Maestro, conosco già il nobile Milo di Scorpio. Non ricordate? Fu lui che mi lasciò… A-altrochè se lo conosco. –

 

Camus arricciò il naso.

Milo era tutto intento ad avere ragione di un sorso di succo penosamente andatogli di traverso, ma trovò lo stesso lo spirito per osservare che Camus non sembrasse mai così francese come quand’era contrariato. Li sentiva, riusciva a distinguere perfettamente i suoi pensieri infastiditi, formulati in quell’idioma che pur lui non conosceva. Si stava chiedendo come fosse possibile che il suo allievo, sciocco e stupido, non capisse ciò che lui aveva espresso in modo tanto chiaro. Ritirò il pollice, e del tutto indifferente alle vicissitudini di Milo e del suo succo, gli agguantò con decisione una mano, cercando di esibirla per bene.

- Lui è Milo. – scandì, pari a prima. – Solo Milo. Non “Milo di Scorpio”. Milo. –

 

L’allievo sciocco e stupido afferrò. Almeno in apparenza. Di sicuro, afferrò una delle mani di Shun, che nel frattempo si era fatto bruscamente rosso in viso.

Assunse un’aria soddisfatta, il bel Camus di Aquarius. Doveva aver deciso che, a modo suo, aveva saldato i conti. Per i suoi modo spicci, quella presentazione incarnava un’investitura ufficiale, un segno di fiducia nei confronti del ragazzo e la benedizione del suo amore il per il Bronze Saint fragilino.

Milo decretò che, oramai, si sarebbero anche potuti mettere a sedere.

Da quel momento in poi sarebbero fluttuate a mezz’aria non poche parole di circostanza, che avrebbero finito con il mettere Camus a disagio. Eppure, il Cavaliere dell’Acquario sembrava in qualche misura lieto, o per lo meno ben disposto a fare lo sforzo. Come se gli stesse a cuore fare una buona impressione.

Peccato per i pains au chocolat, che erano appena tre.

Milo se ne avvide e se ne allarmò quando oramai era troppo tardi. Camus lo avrebbe sicuramente rimproverato, non appena fossero rimasti soli. Al momento, però, era impegnato nello scambio di qualche battuta a proposito di certe vicende siberiane. Fece per alzarsi di soppiatto, quand’ecco che una pedata precisa e potente sciolse le energie delle sue ginocchia.

Eccoli.

Riusciva a sentirli di nuovo, nitidamente, i pensieri francesi di Camus. Sbraitava qualcosa a proposito di soffrire le pene dell’Ade nel caso in cui lo avesse lasciato lì da solo con quei due, e qualcos’altro circa la sua canotta decorata a scorpioni.

 

Si rassegnò, nemmeno troppo suo malgrado, alle regole del bel gioco a cui aveva finito con il partecipare per davvero.

 

 

 

 

ANGOLINO!

 

 

Tsubychan: tesoro, non preoccuparti, i filmini mentali sui risvolti vari ed eventuali della fic sono più che tollerati! XD

 

Nikeforos: hihihi, ma sì, si riprenderà, è ancora giovane e prestante… *sghignazza* piuttosto, povera te, il micio che si spaventa è decisamente un dolore…

 

LeFleurDuMal: vuoi un massaggino al bassoventre? *ed ecco che ci prova* vedi, è che Camus è come la Camorra… non bisogna contraddirlo, mai! Altrimenti ti fa le scarpe di cemento, o ti spappola gli attributi, a seconda di come gira. Yaaa, ma a parte questo ti lovvoh, grazie della doppia recensione *ronfa*

 

Pucchyko_girl: e chi non l’ha immaginata, dai, diciamocelo! Oh povero, povero Milo… Waaa, dai non chiamarmi baby! *animo uke che arrossisce*. Dai dai, Camus cheerleader non me lo vedo *orrida immagine di Camus che balla e canta in High School Musical* No te preocupes, Mu ha la soluzione giusta per tutti U_U *sotterra di coccole*

 

Terzo Arcano: Mio caro, è chiaro che parliamo la stessa lingua. Non sbagli sul nome che ho scelto, così come non sbagli sul pizzico di interessata malizia antipatride. Ma del resto, sostengo convinta che in ognuno di noi viva un po’ di Cassandro e un po’ di Efestione. In me, nella fattispecie, vive molto, molto Cassandro. Più di quanto sembri.

 

Malu Lani: l’attesa è finita, coraggio! Grazie per la preferizzazione, che termine elevato!

 

Snow fox: ma grazie, troppo buona. Felicissima di padroneggiare i personaggi, e no, non dispiacerti per Hyoga, che alla fine Camus è un tenerone…

 

Roxrox: con tutto questo impegno, pover’uomo, guarda te che vita ingiusta, eh? XD wawawa, di Shun e Hyoga non so dirti niente, ma so per certo che giù alla Locanda Grande Tempio hanno solo stanze matrimoniali, sì sì…

 

MiloxCamus: la scusa del mal di testa ormai è sorpassata, vogliamo mettere? Spero che la conclusione ti piaccia!

 

 

 

 

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