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Autore: Nina Ninetta    25/11/2014    1 recensioni
*IN FASE DI EDITING*
L'avventura di tre giovani amiche - Teddy, Morena e Grimilde - si svolge in soli due giorni: un week end speciale che decidono di trascorrere in un resort per festeggiare l'addio al nubilato di Teddy, inconsapevoli che qui incontreranno i fantasmi del loro passato, con cui saranno costrette a confrontarsi, senza poter più rimandare.
PS. Il titolo è tratto dalla canzone "Per Sempre" di Nina Zilli.
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 12


 
A volte il silenzio è ingombrante.
Ti permette di sentire tutto ciò che ti passa per la mente, senza poter arrestare il flusso di parole che si confondono ad altre, che si intrecciano tra loro, che si mischiano, che si fondono e così via. Era proprio quello che stava accadendo a Teddy, che da quando erano tornati in stanza, dopo la cena che aveva assunto una piega strana sul finire, non era riuscita ad addormentarsi. Al contrario di Nicolas che sembrava esseri appisolato dopo poco.
Consultando l’orologio digitale sullo smartphone, tuttavia, si accorse che era trascorsa appena un’ora da quando avevano abbandonato la sala da pranzo dell’albergo.
Sbuffò, riadagiando il telefono sul comodino, allungandosi quel tanto che bastava per raggiungerlo, quindi riprese a guardare il panorama, aspirando dalla sigaretta, sentendo sulla pelle del viso il freddo gelido della notte. Le nubi si erano diradate in alcune zone, abbastanza da lasciar trapelare i migliaia di puntini luminosi in cielo, la luna era quasi piena e, se avesse fatto maggior attenzione, se si fosse sforzata di zittire tutti quei pensieri che le affollavano la mente, si sarebbe accorta che il silenzio non era assoluto, ma c’era una leggera brezza a fare da sottofondo, frusciando fra le foglie dei cipressi, i cosiddetti alberi sempreverdi.
 
Tu non sai amare.
 
Fra tutte le cose che erano accadute in quella assurda giornata – il volo, il fugace bacio, il fuso orario, il cattivo tempo, la montagna sperduta, il fatto di dover dormire insieme, la cena – le ultime parole che lui le aveva rivolto erano rimaste impresse nella mente, indelebili.
E facevano male.
 
Tu non sai amare.
 
Improvvisamente la vista si offuscò, attraverso un sottile strato di lacrime provò a convincere il suo cervello che le automobili parcheggiate di sotto fossero davvero interessanti, ma fallì e sollevò lo sguardo sul manto scuro. Invece di fare dietrofront una  lacrima discese per la guancia sinistra. Era calda contro la pelle infreddolita. Tirò dalla sigaretta e il fumo uscì tremolante attraverso le labbra.
«Non riesci a dormire?» la voce di Romero la fece sentire come un’adolescente scoperta a fumare dai genitori.
Non rispose, sapeva che se l’avesse fatto si sarebbe accorto che stava piangendo come una deficiente – pensò – a causa dell’inclinazione della voce. Sentì il fruscio sommesso della coperte che venivano scostate e i passi ovattati dei piedi sulla moquette. Si stava avvicinando e questo non andava affatto bene. Se l’avesse vista piangere avrebbe preteso di conoscerne il motivo e lei non aveva alcuna intenzione di dirglielo. Si asciugò velocemente la parte di viso inumidita, mentre il freddo le scosse la parte superiore del corpo. Nicolas Antonio prese a strofinarle la schiena, sembrava preoccupato:
«Teddy stai tremando»
«Sto bene» rispose, la voce ridotta a un balbettio
«No, non stai bene! Stai morendo di freddo! E questo dannato vizio che non ti toglierai mai!» sbottò lui, strappandole di mano la sigaretta e gettandola di sotto, quindi chiuse la finestra con più veemenza di quanto in realtà provava.
La ragazza si chiuse nel suo stesso abbraccio, gli occhi fissi sul morbido pavimento, a Nicolas parve di vedere una lacrima scintillare nel chiarore della luna, ma lei si apprestò ad asciugarla, semmai ci fosse stata.
«Torniamo a dormire» allungò una mano per sfiorarle la spalla, ma Teddy si scostò «Sei arrabbiata con me!» esclamò, cercando di contenere l’irritazione crescente «Tu sei sempre arrabbiata con me! Anzi, è una vita che sei arrabbiata con me! Dopo sei anni, in cui abbiamo vissuto da perfetti estranei, ci rincontriamo e tu ce l’hai a morte con me! Dopo due anni altrettanto! Qual è il tuo problema? Sono io? Sei tu?»
«Il problema è che dici stronzate in continuazione!» Teddy allargò le braccia e fece un piccolo passo in avanti «Io non ti ho mai amato; io non so amare; io qua e io là!» avrebbe continuato fino all’alba probabilmente, se non avesse visto un sorriso divertito spuntargli sul viso
«Ti sei offesa perché prima, a cena, ti ho detto che non sai amare?» rise e fece per abbracciarla «Vieni qua»
«Non ti avvicinare che non ho ancora finito!» esclamò Teddy, facendo due passi indietro e lui sospirò, facendole segno di continuare, come a dire “sentiamo, cos’altro hai da dire?” «Perché quella volta non mi dicesti che avevi divorziato? Lo sai come mi sono sentita io a baciare un uomo che credevo sposato?»
Si stava riferendo, ovviamente, a quando erano andati a tanto così da fare l’amore, a quando si era fermata vedendo la foto della sua famiglia sul comò; a quando Marcelo, seppur involontariamente, aveva letto un articolo sul giornale sportivo che parlava di Romero e del suo divorzio, dopo appena sei mesi di matrimonio. A quando si erano detti addio per la seconda volta.
«Cielo Teddy, stavi per sposarti! Mi sembra ovvio. Se te lo avessi detto … non volevo essere l’artefice del tuo destino, di una scelta così importante»
«Non l’ho fatto comunque» ribatté lei «Non mi sono comunque sposata»
«Perché no?» a quella domanda Teddy rimase ammutolita «Qual è il motivo vero per cui non ti sei più sposata?»
«Perché non ero innamorata di lui, mi sembrava di avertelo detto» adesso i toni erano più quieti, quasi rassegnati.
«E te ne sei accorta solo allora? Hai aspettato che la tua cerimonia di nozze fosse bella e pronta per capirlo?» abbozzò un sorriso sornione «Sforzati di essere sincera, se non ci riesci con gli altri, almeno con te stessa»
 
Teddy sapeva perfettamente dove la voleva portare con tutte quelle domande, il confronto era oramai inevitabile, doveva solo riuscire ad aggirare il fulcro dell’intera conversazione, ovvero il fatto che non aveva mai smesso di amarlo. Quei sentimenti si erano solo assopiti negli anni che li aveva visti lontani, ma mai scomparsi.
«Per quanto gli volessi bene» iniziò «non ha mai retto il confronto con te o con quello che eravamo noi due insieme» per ora era il massimo della sincerità che poteva offrirgli e a lui parve bastare, poiché lo vide sorridere e spalancare le braccia
«Posso abbracciarti adesso?»
Teddy roteò gli occhi al soffitto:
«Se proprio devi» cercò di occultare l’emozione di essere stretta a lui, di sentire il suo odore e i muscoli delle spalle contro i polpastrelli delle mani. Tremava ancora un po’, ma stavolta dubitava che la causa dominante fossero le basse temperature.
Nicolas fu il primo ad allontanarsi, le accarezzò il viso con il palmo destro, lasciando che i loro sguardi si incrociassero, lentamente si chinò in avanti schiudendo le labbra, ma lei lo fermò un attimo prima che le bocche si toccassero:
«Dimmelo» sussurrò e lui accennò un sorrisino di vittoria
«Ho voglia di baciarti» l’accontentò, poi la baciò.
 
Non fu il bacio che le aveva dato all’aeroporto di Santiago, questa volta fu un bacio vero, totale, di quelli crescenti, di quelli incontentabili. Teddy gli passò un braccio dietro la nuca, per tenerlo contro di sé, quasi con la paura che potesse dissolversi da un momento all’altro, come un bellissimo sogno, le dita della mano libera adagiate sulla guancia, dove sentiva già la barbetta corta e ruvida. Quando lui le sfiorò il collo con le labbra, gettò la testa all’indietro e i brividi aumentarono. Gli concesse di sfilarle la maglia di pile che indossava, per depositare un bacio fra i seni, quindi si lasciò guidare docilmente sul letto, osservandolo mentre si liberava a sua volta dall’indumento che gli copriva il torso e, quando si distese su di lei, avvertì tutto il calore emanato dal suo corpo:
«E se poi ce ne pentiamo?» riuscì a farfugliare, a occhi chiusi e quasi completamente sopraffatta dall’eccitazione
«Ti sei mai pentita di aver fatto l’amore con me?» controbatté lui, senza smettere di lenirle il collo, con la mano sinistra le accarezzò la curva di un seno
«E se domani non riusciremo nemmeno a guardarci in faccia o a parlare?» continuò Teddy, facendo scivolare le dita sul suo addome glabro, reso ancor più scuro dal buio della notte, reagendo ai suoi incitamenti.
Cielo e quanto lo desiderava!
«Ci penseremo domani» le rispose, pacato, tornando a baciarla sulle labbra, in un intreccio di lingue incalzanti «Spogliati» le ordinò a un millimetro dalla sua bocca, i respiri caldi e ansimanti, gli sguardi allacciati e bramosi «Ti voglio, Teodorita Gomez.»
 
Grimilde uscì dal bagno in mutandine bianche a stelline blu e rosse, con tanto di canotta abbinata. Si sedette sul letto al fianco di Alex, con la schiena contro la spalliera in ferro battuto, lui le stampò un bacio sulla spalla. La pelle era liscia e chiara, profumava di fragoline di bosco; i capelli biondi erano pettinati e setosi, ancora tiepidi del calore del phon. Il ricordo di quello che era accaduto al Viva la Vida era solo un brutto sogno, da cui sembrava essersi ridestato e nel migliore dei modi. Le aveva detto che l’amava, inevitabilmente erano finiti a letto, come sempre accadeva quando si guardavano negli occhi e una parte qualsiasi dei loro corpi si sfiorava: una carezza su una guancia, le dita intrecciate, le labbra.
Ora che ci pensava, lui e Grimilde non si erano mai comportati da fidanzati, né in pubblico, né tantomeno nell’intimità. Eppure lei non si era mai lamentata di tutto ciò, come magari avrebbe fatto un’altra ragazza al suo posto, ciò non faceva che confermare la sua teoria, secondo cui la biondina era diversa. Non aveva mai preteso nulla, né da quella relazione, né da lui. Nonostante il suo aspetto adolescenziale e i suoi modi di fare che spesso rasentavano l’infantilità, forse era molto più matura di quello che lasciava vedere. Di sicuro era consapevole che vivevano in due continenti differenti e quindi cercare di cominciare una relazione seria non avrebbe fatto altro se non complicare le cose.
Ma a lei stava davvero bene così? Le bastava vedersi saltuariamente e recuperare il tempo perso facendo solo sesso?
«Che ore sono in Italia in questo momento?» gli chiese e tutti i quesiti nella mente di Martinez sparirono
«Abbiamo 4 ore di fuso orario, perciò … » vide che mancava solo qualche minuto alle tre «Lì sono quasi le sette di mattina» Grimilde poggiò il capo sulla sua spalla e sospirò «Sei in pensiero per Teddy e Morena?»
«In verità sono in pensiero per Teddy e Nicolas» sghignazzò la biondina e Martinez con lei, chiedendole cosa avesse combinato stavolta «Diciamo che le ho lasciato un regalino di buon auspicio nella valigia …» lui prese l’I-Phone dal comodino e cercò la voce N. Romero, quindi avviò la telefonata, strizzandole l’occhio. Il volto di Grimilde s’illuminò, intuendo cosa aveva in mente.
 
Dall’altro capo del mondo un telefono squillò.
Con le palpebre mezze chiuse e la voce assonnata Nicolas rispose alla chiamata di Martinez. Teddy si ridestò a sua volta, con una lentezza spaventosa. Svegliarsi, per lei che era una gran dormigliona, era davvero uno sforzo immane. Attraverso le tendine chiare filtrava una leggera luce bianca. Si puntellò sul dorso nudo di lui, proprio dove si era addormentata tempo prima – minuti? Ore? – e lo guardò stralunata e con un’espressione stupida, che si acuì quando le porse il cellulare. Rispose senza essere molto convinta e la voce pimpante di Grimilde le rimbombò fin dentro la testa:
«Ciao!» le disse in un italiano stentato
«Mmm Grimi …» sbadigliò «É successo qualcosa?»
«Si!» esclamò la biondina incrociando i suoi occhietti azzurri e vispi con quelli castani del ragazzo che le sedeva vicino «Alex mi ha detto che mi ama» lui scosse il capo, divertito. Nonostante lo stordimento a Teddy scappò un risolino:
«E tu lo ami?» sentì la mano di Nicolas Antonio scorrerle fra i capelli e si voltò a guardarlo, quasi si era dimenticata che fosse lì e che , praticamente, era a ridosso del suo corpo, entrambi nudi perché avevano fatto l’amore. Arrossì
«Certo che lo amo!» esclamò Grimilde all’altro capo del telefono, senza smettere di specchiarsi negli occhi di Alexander che parvero attraversati da un fugace scintillio.
Teddy balbettò qualche vocale, non riusciva a staccare gli occhi da quelli scuri di Romero, il quale sembrava trovare la cosa alquanto spassosa. Sentì Grimilde chiamarla e chiederle se ci fosse ancora:
 «S-si, Grimi, ci sono» voltò il collo dall’altra parte «E gliel’hai detto che anche tu lo ami?» domandò poi
«Ovviamente no!» ridacchiò la biondina in Cile «In questo modo si impegna di più a letto»
«Io mi impegno sempre a letto!» fu la risposta scherzosa di Martinez e Teddy non poté che unirsi ai loro sorrisi, pensando che un pizzico di quella disinvoltura, così straripante in Grimilde, non le avrebbe fatto che bene, soprattutto nel momento in cui avrebbe dovuto chiudere la conversazione telefonica e ritrovarsi faccia a faccia con Nicolas.
Grimilde si accoccolò tra le braccia dell’atleta sudamericano, proseguendo la sua conversazione con l’amica:
«Hai la voce di una che non sa neanche dove si trova. Stavi dormendo per caso?»
Teddy si sistemò al meglio sorreggendosi allo schienale del letto, tenendo su le coperte per nascondere le proprie nudità. Nicolas Antonio si distese su un fianco, il gomito conficcato nel materasso e il capo sostenuto da una mano, mentre con la punta delle dita di quella libera le carezzava il braccio, facendole venire la pelle d’oca:
«Si, dormivo» ammise, indecisa se sperare che in questo modo si sarebbe sentita in colpa e avrebbe interrotto la telefonata, o augurarsi che la loro chiacchierata durasse in eterno magari, così da non affrontare lo sguardo di chi le stava accanto. Come era prevedibile, il senso di colpa non scosse nemmeno lontanamente Grimilde:
«Ok, ascolta!» cominciò «Nella tua valigia, in una tasca laterale, ti ho lasciato un regalino di buon augurio, sebbene tu l’avessi rifiutato inizialmente …» Teddy spalancò gli occhi
«Grimi, sei la solita …» ma fu interrotta dalla voce allegra dell’amica dai capelli chiari
« … ma c’è anche altro. Dai, dai! Guarda un attimo!» e ridacchiò.
 
Teddy sbuffò e le disse di aspettare, mentre si chinava sul pavimento afferrando il primo indumento che le capitava a tiro. Toccò alla felpa con chiusura lampo di Nicolas. La indossò, sentendosi improvvisamente stupida, giacché troppo larga per lei, le arrivava fino a metà coscia, quindi si avvicinò alla valigia, mentre Romero la osservava senza dire una parola. Cercò la tasca che le aveva citato pocanzi Grimilde, la trovò e ne estrasse il babydoll tutto veli che l’aveva imbarazzata allora, quando Grimilde glielo aveva mostrato per la prima volta, trovando l’idea di poter passare una notte di passione con Nicolas semplicemente assurda. Ora, l’unica cosa che le sembrava assurda era il fatto di aver trovato assurda quell’ipotesi solo due giorni prima.
Srotolandosi, l’indumento intimo e maledettamente sexy, rivelò qualcosa che cadde con un tonfo attutito sulla moquette, fece per raccoglierlo, ma Romero era già piegato sulle ginocchia, a rigirarsi quella roba fra indice e pollice, quindi gliela porse, guardandola dal basso verso l’alto, gli occhietti scherzosi e il sorriso malizioso. Quando Teddy  si rese conto che si trattava di una bustina di preservativo aromatizzato alla fragola, rise. Rise forte.
Grimilde le aveva detto di averle lasciato “un regalino di buon augurio”, il cui obiettivo, vedendo la natura degli oggetti in questione, doveva esser stato quello di farli finire a letto insieme. Beh, mai missione era stata portata a termine con più successo di quella.
«Tu sei pazza!» esclamò Teddy, ancora fra le risa
«Credevo ti saresti arrabbiata» replicò la ragazza bionda, improvvisamente sollevata «Morena è lì? Puoi passarmela?» chiese poi, con tutta la naturalezza di questo mondo.
 
Già! Morena!
Teddy fece due passi in direzione del letto, sedendosi sul bordo. Stringeva ancora in grembo il babydoll e la bustina bianca tempestata di fragole dalla forma perfetta. Alzò gli occhi su Nicolas, con addosso solo un paio di slip elastici e scuri, rapito dalle punte sparate dei capelli che si riflettevano nello specchio appeso alla parete. Prese fiato e disse:
«Morena non c’è» Grimilde attese e a lei parve di vederla con la fronte aggrottata e le decine di domande mute ma leggibili nell’espressione del viso «É una lunga storia, Grimi, te la racconterò con più calma non appena …»
«Oddio!» esclamò Grimilde balzando in piedi sul letto, Martinez la fissò interdetto, traballando sul materasso smosso dal suo scatto improvviso «Sei da sola con Nicolas!»
«Grimi, davvero ora non …»
«Oddio! Le strade erano deserte e buie, oppure la macchina si è fermata d’improvviso e allora siete stati costretti a pernottare in un motel scadente, e per tenervi al caldo avete usato il calore dei corpi, o non vi siete resistiti, risvegliando il desiderio assopito. Oddio è tutto così romantico!»
L’idea di romanticismo di Grimilde era leggermente stravolto e molto più simile alla trama di un film erotico di terza categoria, che non ad una vera storia d’amore. Ciò nonostante, pensò Teddy timidamente e a disagio con sé stessa, le supposizioni della sua amica non erano poi tanto lungi dalla realtà.
«Grimi …»
«Dimmi tutto!»
«Ti chiamo non appena ho notizie. Bye bye»
«Aspetta! Teddy …» ma era troppo tardi, la conversazione era stata chiusa.
La biondina si lasciò cadere sul materasso, che sobbalzò ancora un po’, delusa di non esser riuscita a scoprire cosa fosse successo veramente in Italia, fra quei due. Alex le circondò la vita e la porto giù, per tenerla vicina e coccolarla come una bambina.
«Non sei contenta che le cose fra Romero e Teddy si stiano pian piano aggiustando?»
«Certo che sono contenta. Però sono così lontani e non hanno ancora trovato Morena» sogghignò «Sicuramente avranno avuto di meglio da fare» ma sembrò intristirsi all’istante e sospirando aggiunse «Adesso che ci penso, non vedo Morena da quando sono morta e risorta in pratica»
A quelle parole Martinez fu percorso da un brivido lungo la spina dorsale. Cercò le labbra della ragazza e quando le trovò, le lambì con scarsa gentilezza. Si allontanò appena un po’ dalla sua bocca, sorridendole ammiccante:
«Prepara le valigie bionda. Si va in Italia.»
  
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