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Autore: imnotadirectioner    26/11/2014    2 recensioni
- all I need's a whisper in a world that only shouts.
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In fondo Dillon non ha mai avuto nulla, quindi non è che gli rimanga molto da perdere.
[...]
E poi è arrivata Gemma e Dillon la vuole, dannazione. La vuole come non ha mai voluto nient’altro.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Dillon è nudo come un verme nella piazza del mercato.
C’è una folla di sconosciuti attorno a lui ma l’unica cosa su cui è concentrato è Gemma, che lo guarda arrabbiata e continua ad urlare: “Perché non me l’hai detto? Hai rovinato tutto!”
Poi si volta e fa per andarsene e Dillon vorrebbe inseguirla, urlarle di fermarsi, che può spiegarle; ma le sue gambe sono come immobilizzate e per quanto si sforzi dalla sua gola non esce più di un sussurro smorzato. Si dibatte, è disperato, lei non può andar via, lui deve spiegarle, rimediare, e se solo il campanello smettesse di suonare riuscirebbe a pensare a un modo per farlo...



Dillon apre di scatto gli occhi e non è nella piazza del mercato, è nel proprio letto – anche se è davvero nudo –. Sospira, era solo un sogno.
Si guarda attorno frastornato: la luce che filtra dalle tende suggerisce che sia pomeriggio inoltrato e lui ha la strana sensazione di essersi dimenticato qualcosa.
Si tira a sedere sul letto e si prende la testa fra le mani. È stato in piedi tutta notte per accudire sua madre che ha dato fuori di matto come poche altre volte. Si è ubriacata e si è messa a ballare le hit di Mtv come una ragazzina di 15 anni, riducendo il salotto ad un completo disastro. Ha travolto e rotto una lampada, ribaltato un paio di sedie e la moquette probabilmente puzzerà di Vodka per un bel pezzo. Poi ha preso una decina di pillole antidepressive e meno male che a quel punto Dillon è tornato a casa, altrimenti non avrebbe mai fatto in tempo a farle bere acqua e sale per pulirle lo stomaco. Le ha fatto vomitare tutto quello che aveva ingerito, l’ha fatta camminare un po’ nel salotto devastato e ha continuato a parlarle senza mai fermarsi, costringendola a rispondergli. Poi, quando finalmente ha visto che era fuori pericolo, l’ha messa a letto e ha guardato l’ora. Erano le 4 di notte e dopo tre ore avrebbe dovuto attaccare il turno. Ha preso un gran respiro e molto coraggio e ha fatto una telefonata che avrebbe di gran lunga preferito evitare. Poi si è trascinato in camera, si è levato la divisa di Tesco sporca di vomito e si è infilato a letto nudo, crollando in un sonno istantaneo e profondo.

Il campanello di sotto riprende a suonare e Dillon tira una bestemmia. La gente non capisce che se nessuno risponde è il caso di lasciar perdere?
Resta ancora un po’ lì fermo, sperando che chiunque sia lo scocciatore si arrenda e si levi dalle palle in fretta. Speranza vana.
Dillon si alza sbuffando, si infila i primi pantaloni della tuta che trova e scende rumorosamente le scale, pronto a mandare a fanculo chiunque ci sia dall’altra parte della porta.

“Si può sapere che cazzo vuoi?... Gemma!”

“Ciao” mormora lei in imbarazzo, e Dillon avverte l’istinto di chiuderle la porta in faccia; non perché è una scocciatrice ma perché lui è in uno stato che lei non avrebbe dovuto vedere, sembra sia esplosa una bomba in casa e sua madre di sopra sta uno schifo, lui probabilmente puzza ancora di vomito, e...

“Ehm... cosa, cosa ci fai qui?”

Gemma esita, sembra a disagio, quasi di sicuro ha capito che non è un buon momento e ora non sa se è meglio scusarsi e andarsene o fare finta di niente.

“Io... Avevi detto che volevi fare un giro al Victorian Market dopo lavoro... Che se passavo a fine turno saremmo andati insieme... – Dillon si picchia una mano sulla fronte: con tutto il casino di sua madre se l’era completamente scordato. Gemma continua a spiegare mortificata, –  e sono andata da Tesco ma Lydia mi ha detto che l’hai chiamata stanotte per chiederle di coprire il tuo turno e ho provato a chiamarti, lo giuro, ma hai il telefono staccato...”
Dillon la ferma con un gesto della mano. “Sì, mi devo essere dimenticato di metterlo sotto carica ieri sera... – poi gli viene in mente la cosa più importante – Come facevi a sapere dove abito?”
Gemma esita ancora, poi confessa: “Me l’ha detto Thomas. Mi dispiace esserti piombata qui, ma non rispondevi e Lydia ha detto che probabilmente c’erano stati dei problemi con tua madre... – Dillon si sente avvampare e per un attimo è incazzatissimo perché la gente non sa mai tenere chiusa la bocca – ...E ho chiamato Tom ed è stato lui a dirmi di venire qui, che era meglio controllare...”
Dillon sospira. Bastardo... Se Tom avesse davvero voluto controllare sarebbe venuto di persona, se ha suggerito a Gemma di farlo è per ben altri scopi. Sono mesi che l’amico lo stuzzica per spingerlo a provarci di nuovo con quella ragazza, mesi che Dillon lo manda a cagare e dice che ormai per lui è solo un’amica. E ha sempre apprezzato l’aiuto di Thomas, perché sa farlo in silenzio, senza dirlo né farlo pesare e questo è molto importante per Dillon. Ma stavolta ha esagerato, non si rende conto di cosa ha fatto...
“Senti, mi dispiace – sta dicendo Gemma – Ero solo preoccupata, scusa...”
E arrossisce, ed è talmente bella da far male e Dillon vorrebbe piangere perché non è giusto, e non ha mai voluto così tanto una vita normale come in questo momento...
“No, tu... Sei, sei stata carina a preoccuparti – le dice, perché non sopporta quell’espressione triste su di lei – Ma non c’è bisogno, io sto bene.”
“Sicuro? – domanda Gemma, adesso con una nota di determinazione nella voce ancora insicura e titubante – Perché hai... Bé, hai il braccio sporco di vomito.”
Dillon si fissa l’avambraccio destro e bestemmia ad alta voce. Gemma prende un gran respiro e si costringe ad essere coraggiosa. “Posso entrare?”
“C – Come?”
“Posso entrare?” ripete più decisa, muovendo un passo verso la soglia. Dillon si irrigidisce e resta fermo dov’è. No, no, no, no, no... Fermala, fai qualcosa!, ma è troppo tardi, Gemma è sgusciata al suo fianco e ora si sta guardando intorno nell’ingresso buio. La fissa ancora pietrificato sul posto, rifiutandosi di elaborare quello che sta succedendo.
Lei avanza con cautela fino al salotto e osserva in silenzio il disastro intorno a lei.
“Come sta tua madre?” domanda poi e per Dillon è troppo.
“Fuori di qui.”
“Eh?”
Cerca di respirare a fondo ma ormai si è arrabbiato e lo sa che è inutile, e la cosa più brutta è che sta per farlo davanti a Gemma che non se lo merita proprio...
“Ho detto: fuori di qui. Sei stata gentile ma non ho bisogno di te e preferirei che tu te ne andassi.”
Lei non si muove di un passo e lo fissa, rossa in viso ma decisa a non schiodarsi di lì.
“Thomas mi ha avvertita che avresti reagito così...”
“E allora anche Thomas dovrebbe imparare a farsi i cazzi propri! – sbotta Dillon ormai fuori controllo – Posso benissimo risolvermi i problemi da solo, senza la carità e la pietà della gente...”
“Tu non mi fai pena...”
“...E tu non avresti mai dovuto venire qui, non ti ci voglio in casa mia! E dì a Tom di andare a cagare, lo sapeva benissimo di non dovermela fare questa, lo sapeva, cazzo! Non ho bisogno di nessuno e non voglio nessuno, chiaro?”
A Gemma sta tremando tutto, ma l’ha promesso a Thomas che non si sarebbe lasciata buttare fuori. E poi lo sa di cosa ha davvero bisogno Dillon e non ha nessuna intenzione di cedere.
“Hai finito?”
Lui si blocca nell’atto di ricominciare a gridare e la fissa ammutolito. Non è la reazione che si aspettava, perché non se ne va...?
“Se hai finito ti consiglio di andare a farti una doccia, forse ti servirà per sbollire.”
Wow, è suonata molto più sicura e autoritaria di quanto si senta in realtà e Dillon sembra essere troppo sotto shock per ricominciare ad urlarle addosso, quindi forse ce la sta facendo. “Su – lo incita ancora – Ti aspetto qui. Posso fumare dentro, vero?”
Dillon non risponde. Tutta la rabbia che provava è svanita e tutte le sue energie sono concentrate nel cercare di capire perché Gemma sia ancora lì con l’aria per niente spaventata.
“Dillon Thorley, puzzi di vomito da far schifo, non ho intenzione di starti vicino se emani quell’odore. Per l’amor di dio, vai in doccia!”
“Ma...” e il ragazzo si guarda intorno più confuso che mai, come a voler dire ‘vedi dove ti trovi?’.
“Ho visto di peggio” è l’unica risposta che ottiene, insieme a uno sguardo deciso che Dillon è quasi sicuro sia lo stesso che usa con le bimbe di cui si occupa quando fanno i capricci.
Lei lo guarda sparire al piano di sopra e vorrebbe mettersi a saltellare dalla gioia: Tom aveva ragione, ce l’ha fatta.

In bagno Dillon si guarda allo specchio e sembra finalmente ritrovare la ragione. Analizza la conversazione appena avuta con Gemma e arriva alla conclusione che dev’esserci lo zampino di quel pezzo di stronzo del suo cosiddetto ‘migliore amico’. Ma non ha tempo di pensare a lui, ora il problema più urgente è la ragazza in salotto, in mezzo a tutto quel casino, in casa sua, in mezzo ai suoi problemi, in mezzo a quella parte della sua vita che Dillon ha tentato in tutti i modi di tenerle nascosta. Se se lo fosse aspettato non l’avrebbe mai lasciata entrare, ma è stato colto di sorpresa e di certo non si sarebbe mai immaginato la calma e tranquillità con cui lei è rimasta impassibile alla sua rabbia.
Scuote la testa ed entra in doccia – perché su una cosa si trova d’accordo: puzza da far schifo – e tenta di pensare ad un modo per uscire da quella situazione.

Una volta pulito e profumato, con dei vestiti più o meno freschi di bucato, Dillon torna in salotto e di nuovo resta di sasso.
Gemma è in ginocchio con una spugna in mano, di fianco a sé una pentola con acqua calda, sapone e sale, e sta sfregando la moquette con uno zelo sorprendente.
“Cosa... Cosa stai facendo?”
Lei non alza nemmeno lo sguardo. “Credo che stia venendo via, ma l’odore di Vodka ti resterà per un po’.”
“Fermati. Fermati, ho detto. Per favore.”
A quelle parole Gemma si blocca, ripone la spugna nella pentola e si alza per fronteggiarlo.
“Mi dispiace per averti urlato addosso, prima – lei scuote la testa, come a fargli capire che è tutta acqua passata – E’ solo che è la mia vita, i miei problemi. E non c’è assolutamente bisogno che tu ti metta addirittura a pulire...”
“Dillon – lo interrompe, avvicinandosi ancora di più e assicurandosi che l’azzurro ghiaccio sia ben concentrato nel marrone scuro – Se mi conosci almeno un po’ dovresti aver capito che nonostante io sia molto più gentile e sorridente, sono anche una terribile egoista, proprio come te. Quindi credi davvero che sprecherei il mio venerdì pomeriggio a pulire questo casino solo per cortesia nei tuoi confronti?”
“Ma perché non puoi semplicemente lasciare perdere? – sbotta lui, e forse si sta arrabbiando di nuovo – Perché non puoi andartene, perché devi essere così testarda? Perché ti frega di come sto?”
“Non lo so! – e stavolta è il turno di Gemma di alzare la voce – E credimi me lo sono già chiesta almeno un migliaio di volte! So solo che voglio farlo, ok? Voglio stare qui a pulire, voglio sapere di tua madre, voglio che mi racconti i tuoi problemi. Voglio stare con te perché ci sto bene. E se proprio hai bisogno di una ragione allora è perché... perché credo, credo che tu non sia il totale fallimento che credi di essere.”
Ecco, l’ha detto. Non sa dove ha trovato la forza per essere così sincera, ma l’ha fatto, e ora Dillon la guarda con un’espressione indecifrabile che non sa se la spaventa o le fa tenerezza.
Lui se ne sta lì di fronte a lei, i pugni stretti, il cuore che batte furioso e la testa che gli gira. Voglio stare con te perché ci sto bene... il totale fallimento che credi di essere...
“Mamma è depressa ed è un’alcolizzata.”
Gemma si va a sedere sul divano e lo invita a fare altrettanto. Poi annuisce e Dillon inizia a raccontare.
All’inizio è difficile, sono più i momenti di silenzio che altro. Ma lei gli stringe una mano e gli passa una sigaretta, annuisce e gli lascia lo spazio e il tempo per organizzare i pensieri. E passo dopo passo lui ce la fa, ricorda, descrive, si vergogna e si arrabbia mentre ripercorre gli ultimi 26 anni. E, non si rende conto, ma non c’è più verso di fermarlo, che adesso che lei ha toccato quei punti nel modo giusto lui si è accorto che era una vita che aspettava di poterlo dire a qualcuno, di poter spiegare quanto è stato difficile e che forse aveva davvero bisogno di qualcosa in fondo. Aveva bisogno di non sentirsi più così solo.
Quando finalmente esaurisce le parole è come tornare alla realtà, e Dillon torna improvvisamente cosciente di chi ha davanti e che ha sbagliato tutto, doveva evitare di raccontare certe cose, che chissà ora cosa pensa di lui... E trattiene il respiro e non vuole guardare Gemma negli occhi, non vuole leggerci quanta pena le fa, vuole solo tornare a letto e dormire per almeno un anno.
Lei invece è sull’orlo delle lacrime e lo sapeva, lo sapeva che in lui c’è molto più di quello che lascia trapelare.
“Allora?” chiede Dillon, apparentemente rivolto al proprio ginocchio destro.
“Allora, cosa?” domanda Gemma, schiarendosi la voce roca dopo tanto silenzio.
Lui non risponde, si limita a scrollare le spalle. Sa che dovrebbe guardarla ma non ce la fa. Raccoglie le ultime briciole di coraggio e trattiene il respiro mentre dice: “Allora te ne vai adesso?”
“Vuoi che me ne vada?”
“No!” ed è quasi un ‘no’ urlato, incrocia il suo sguardo per una frazione di secondo ma poi torna a fuggirlo, che ha troppa paura di vederci dentro un rifiuto e lui non è mai stato molto coraggioso.
“Sei proprio incasinato, eh?”
Dillon annuisce una sola volta con un gesto secco del capo, il corpo inizia a fargli male per quanto si sta costringendo a restare immobile.
“Va bene” dice Gemma.
“Cosa?”
Rialza la testa e non riesce ad impedirsi di cercare quel marrone così profondo, forse ha sentito male...
“Ho detto: va bene – ripete lei e sorride in un modo che Dillon lo giura sta illuminando l’intera stanza e diamine!, può un sorriso farlo sentire così incredibilmente sollevato? – Per me va bene.”
Riprende a respirare di nuovo, e lo fa lentamente, godendosi l’aria che entra ed esce dai propri polmoni.
Va bene.
A Gemma va bene.
E Dillon non lo sa ma lui stesso sta sorridendo in modo diverso adesso, sta sorridendo come se ci credesse davvero di avere una possibilità, che forse le cose si possono mettere a posto e lui non si è perso del tutto, perché a lei va bene. Va bene.
Va tutto bene.








Salve a tutti (?)
non sono affatto sicura di questo capitolo. Spero che la decisione di Dillon di aprirsi con Gemma non vi sia parsa diciamo “troppo veloce”, nella mia testa era molto meglio spiegato ma come al solito ‘ tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare ’. Questo momento doveva arrivare prima o poi, spero solo di non averlo rovinato troppo.
xxx
   
 
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