Ma ciaoo!Eccovi il secondo capitolo della storia…vi confesso che tutte queste letture non me le immaginavo proprio!*Me piange di gioia!*
Ringrazio
chi mi ha messa tra i preferiti,ovvero:
*Egypta
*Kira988
*Railen
*Summer718
*Valemyni
Risposta commentuzzi(Sempre graditi!)
Railen:Ma ciao
Sunny!Grazie a te
per avermi aiutata ,se no a quest’ora ero ancora al computer
cercando di
postare la storia *me un po’ ignorante…*Grazie per
i tuoi incoraggiamenti!Ti
voglio un mondo di bene!
-
Mi scusi,signorina.
È
tutto a posto?-
Alzai gli occhi,e mi ritrovai davanti alla faccia
una hostess,che non avrà avuto più di
trent’anni,bionda,occhi azzurri…il tipo
che avrebbe fatto sbavare sicuramente Andrew.
-S..sì,certo. Perché me lo chiede?-E
soprattutto,perché interrompe il mio sonnellino?
-Bè,prima di tutto,perché ha cominciato ad
urlare…-
-Ops,mi scusi,credo di aver avuto un incubo!-
-Può capitare,non si preoccupi..e poi,siamo
arrivati,dovrebbe scendere dall’aereo-
rossa come un pomodoro maturo,mi alzo dal comodo
sedile dell’aereo,e,con il mio bagaglio a mano,mi dirigo
verso il parcheggio
dell’aeroporto di Seattle,dove,quasi per certo,avrei trovato
Charlie ad
aspettarmi.
Se,come no. Sogna Bella che è meglio.
Ovviamente,l’avrò pur ereditata da qualche
parte,la
mia tendenza al ritardo…e da chi,se non da Charlie?
Sbuffai,e mi diressi all’interno della struttura,per
accomodarmi su delle panchine,assai scomode,in attesa di mio padre.
Decisi di ascoltare un po’ di musica,che male di
certo non fa,e così,mi isolai sotto le note dei miei gruppi
preferiti,dimenticandomi del mondo e della gente che mi circonda.
Nella tasca destra del mio pantalone nero,il
cellulare cominciò a vibrare,facendomi sobbalzare dallo
spavento.
-Maledetto telefono…-Bofonchiai,guardando il numero
sul display: Charlie.
-Papà?-Risposi,guardandomi attorno,senza trovarlo.
-Ehi Bells ,dove sei?-
- All’ aeroporto,verso l’uscita…tu?-
-Ehm…a dire la verità,non ne ho
idea…Aspetto,provo a
chiedere informazioni…Ehi,lei!Mi sa dire
dov’è l’uscita?-
mi coprì la faccia con una mano,trattenendo un
ghigno. Charlie non era per niente cambiato,sapeva sempre farsi
riconoscere!E
dire che quando lavora è tutto serio…
Alzai gli occhi davanti a me,e trovai un uomo sui
quarant’anni ,con i capelli neri,i miei stessi occhi e
l’aria smarrita. Che
fine aveva fatto l’ispettore rude della polizia di Forks?
-Papà!-Esclamai,alzandomi e andandogli incontro. Lui
mi squadrò da capo a piedi,e allargò le
braccia,contento -Bells!-
rimanemmo a lungo abbracciati,ignorando la gente che
sorrideva,nel vederci così uniti. Ovviamente,questa era
Seattle,non era
Forks,la cittadina del pettegolezzo,quindi non me ne curai tanto.
-Oh,Papà.che bello vederti!-Dissi,mentre ci
dirigevamo verso la macchina della polizia di Forks. Pregai dentro di
me,di non
dover andare a scuola con quel mezzo,il giorno dopo.
-è bello anche per me,rivederti,piccola. Sei sempre
più bella-
-Dai papà,non prendermi in giro-
Lui sbuffò -Sei uguale a Reneè. Ogni volta che le
si
fa un complimento,la prende sul ridere…-
Io risi,mentre,mi accomodavo sul sedile anteriore
della macchina.
Per tutto il tragitto,parlammo della scuola,dei miei
vecchi amici,delle mie abitudini,del suo lavoro al
commissariato… veniva facile
parlare con Charlie,ti faceva sentire subito di buon umore. Aveva lo
stesso
carattere di Andrew.
Frenò davanti a una via,piena zeppa di
villette,tutte attorniate da un giardino quadrato,opaco,come se la
pioggia
avesse lavato via il colore del prato. Tutto in quel posto sembrava
opaco. Come
se fosse spento,senza colore.
Grugnì disgustata,senza farmi sentire da
Charlie,e,sotto la pioggia incessante,mi diressi sotto il portico della
casa,inzuppandomi da capo a piedi.
-Bè,allora…-disse,mentre mi apriva la porta
d’ingresso- Bentornata a casa,Bells-
-Ehm… grazie Charlie -risposi,un po’
impacciata,entrando
nella casa.
Era piccola. Molto piccola,rispetto a quella di
Phoenix.
Il pavimento dell’ingresso e del salotto era di
moquette beige,mentre quello della cucina era ricoperto di mattonelle
nere e
bianche.
L’ingresso era un corridoio piccolo,stretto,con un
appendiabiti e un porta ombrelli sulla parete destra,mentre un
appendino per la
pistola e la giacca di Charlie,sulla sinistra.
Le pareti erano tutte beige,in tinta con la
moquette,e il salotto era provvisto di un divano con fantasia
floreale,e una
televisione,dall’aria abbastanza decrepita. Sentivo
già le mancanza del
televisore a schermo piatto…
C’era un piccolo caminetto,con sopra le foto mie e
di Andrew,nelle varie fasi della nostra infanzia,ed era ricoperto di
mattoni
grigi. Il fuoco scoppiettava allegro.
Il salotto era adiacente alla cucina,provvista di
mobiletti bianchi,un piano cottura e un lavandino,e un tavolo vicino al
muro,con le sedie di legno bianco,ormai vecchie.
-La tua stanza è quella in alto
a…-esordì Charlie,ma
lo fermai.
-…a sinistra. Me la ricordo ancora la casa,papà-e
così,mi diressi su per le scale,fermandomi davanti a una
porta di
abete,ritinteggiata di bianco,con una insegna che informava che la
camera,apparteneva esclusivamente a “Bella”.
Sospirai,ed entrai nella mia nuova
camera.
Era con i muri lilla,mansardata,e sulla parete
frontale troneggiava una finestra,con le tende
trasparenti,anch’esse lilla.
Il letto a baldacchino ,la scrivania scura,l’armadio
di fronte al letto… tutto esattamente come diciassette anni
fa. Non era cambiato
niente.
Sistemai le mie cose,e regolai la sveglia per le
sette.
Guardai l’orologio,e mi cambiai con il pigiama. Era
tardi,e domani dovevo affrontare il mio primo giorno di scuola.
Rabbrividì al
solo pensiero,e mi strinsi nel piumone,prendendo sonno.
Mi svegliai al suono della sveglia,e scattai
immediatamente in piedi:ci mancava solo che arrivassi in ritardo il mio
primo
giorno di scuola!
Mi fiondai letteralmente sotto la doccia,e ci misi
solo cinque minuti,per poi correre di nuovo in camera,verso
l’armadio,intenta a
scegliere qualcosa da mettermi.
Dilemma:che vestiti dovevo scegliere?
Scelsi un paio di blue jeans,e li abbinai ad una
camicia bianca con sopra il gilet blu. I capelli mossi si rifiutavano
di
collaborare,come al solito,e decisi di abbellirli con una molletta sul
lato
destro.
-Bells! Farai tardi se non ti sbrighi!- mi avvertì
Charlie,dal piano di sotto.
Afferrai la cartella e mi diressi verso la porta
d’ingresso- A dopo Papi !-
Corsi fino alla fermata più vicina del pullman
,pregando il cielo di risparmiare un po’ di soldi per
comprarmi una macchina.
La fermata era vuota e silenziosa. Probabilmente ero
l’unica imbecille che doveva prendere il pullman per
raggiungere la Forks High
School.
-Ciao! –Udì una voce dietro di me,che sembrava
amichevole,e trillante. Anche melodiosa,in un certo senso.
Mi voltai e mi ritrovai davanti ad una ragazza.
Bella. Anzi,bellissima. Bella,era un insulto per lei.
Aveva i capelli corti marroni,tenuti elegantemente
da due mollette che le facevano scendere due ciuffi vicino al viso
bianco e
perfetto. Sembrava un folletto,aggraziato e dolce.
-Ciao- la salutai,per non sembrare scortese.
-Possibile che ti muovi sempre?- sbraitò una voce
maschile dietro di lei.
-Scusa Em- si scusò lei,non appena comparve un
ragazzo. Era un armadio! Alto,nerboruto,con i capelli neri e gli stessi
occhi
della ragazza:dorati,come oro fuso.
Era anche lui incredibilmente bello,e aveva la
faccia simpatica.
-Oh,non mi avevi detto che avevi fatto amicizia.
Sono Emmett- si presentò il ragazzo,porgendomi la mano:era
fredda come il
ghiaccio.
-Isabella. Bella per gli amici- mi presentai,timida.
-Piacere Bella!Io sono Alice Cullen,la sorella di
Emmett- trillò la ragazza,esultante.
-Prendete anche voi il pullman?- chiunque avrebbe
potuto notare la speranza nella mia voce. Loro ridacchiarono.
-No,a dire il vero,non è prudente prendere il
pullman. Volevamo chiederti se volevi un passaggio,a dir la
verità- m’informò
Emmett.
-Non vorrei disturbare…-ti prego,fa che insistano!
Figurati,non disturbi!Vieni!- Alice mi prese la
mano,trascinandomi verso una macchina,poco distante dalla fermata.
Conoscevo
bene quella macchina,la adoravo.
Era un Volvo c30,grigio metallizzata ,con i sedili
in pelle nera,supponevo. Era una macchina bassa,con linee tipiche delle
macchine svedesi,che mediterranee.
-Che bella macchina- mi complimentai,rimanendo ad
ammirarla. Emmett rise.
-Ti piace?-
-Tantissimo. È tua?-
-Nah. È di mio fratello-e sparì nel sedile
anteriore.
Io mi sedetti vicino ad Alice,e notai un ragazzo nel
sedile del guidatore,immaginando che fosse il fratello di Emmett e
Alice.
-Oh,abbiamo compagnia- disse il ragazzo,scocciato. Mi
stava già antipatico.
Si girò verso di me,e puntò i suoi occhi dorati
sul
mio viso. Era…bè,stupendo. Molto più
bello di suo fratello e di sua sorella,con
i capelli ramati spettinati,e le labbra piene,che in quel momento non
erano
affatto amichevoli,e la stessa carnagione dei due Cullen che lo
accomunava a
loro…anche se era perfetto,però,era veramente
antipatico.
A volte se si è belli,non si è simpatici
pensai,mentre mi gelava con lo sguardo.
-Edward,lei è Bella. Bella,lui
è Edward- ci
presentò Alice,amichevolmente.
-Piacere- sibilò.
-Il piacere è mio- risposi io,scoccandogli una occhiata
tutt’altro che gentile.Cominciavamo
bene. Ottimo.