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Autore: styleslaugh    27/11/2014    1 recensioni
All I can do is say that these arms were made for holding you.
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dopo aver cercato di prendere quattro tazze in mano, con scarso risultato, mi cadde una. Erano l'unica cosa che mancava sul tavolo dopo dieci minuti di lungo lavoro e, credo che sarebbero restate l'unica cosa che sarebbe mancata sul tavolo. Non per niente, quella si ruppe e fece rumore. Mi ripromisi che sarei andata a pulire subito dopo aver sistemato le altre tre sul tavolo, solo che quando mi voltai e rientrai in cucina, trovai mia zia e Milly sulla porta. Entrambe mi chiesero cosa stessi combinando e gli spiegai che volevo fare qualcosa per ringraziarli per tutto. Solo che quel qualcosa era andata storto. Avevo immaginato loro tre, in piedi sulla porta della cucina che ammiravano tutto ciò che avevo preparato per loro, ma.. non era andata esattamente così. E Liam doveva ancora arrivare. Così mia zia cominciò a ripulire il disastro e io mi offrii per farlo. Una volta aver pulito e aver sistemato fuori un'altra tazza, arrivò Liam. Ovviamente mio cugino fu informato dell'accaduto e io mi sentivo in colpa. Avrei voluto scomparire in quel preciso istante, invece mio cugino una volta aver saputo venne da me e mi abbracciò. In un certo senso mi aveva fatto sparire perchè mi copriva dalla vista di Milly e di mia zia con quell'abbraccio. Mi disse che ero un completo disastro, ma che alla fine ero stata davvero gentile. Una volta finita la colazione, mia zia disse che anche lei aveva apprezzato il gesto. In quel momento, tutto passò. Si, bhe avevo rotto una tazza, ma alla fine non era andata poi così male.

Finita la colazione, zia Karen ci informò che aveva bisogno di qualcuno che andasse a fare la spesa, perchè lei doveva andare a lavoro. Io mi offrii, ovviamente credendo che anche la mia migliore amica e mio cugino sarebbero venuti con me, invece dovetti fare da sola. 
Mi ritrovai in strada, con una cartina e i soldi datomi da mia zia. Forse avrei dovuto usare i miei di soldi, ma mia madre ha detto di usarli per cose serie. Non sarebbero durati molto con me, così pensai che in qualche modo mi sarei dovuta trovare lavoro. Almeno quei soldi li avrei usati per pagare l'iscrizione a scuola e comprare i libri. Lo so,era un po' presto per pensare alla scuola, ma avevo diciotto anni e anche se era estate, volevo un lavoro. Volevo essere ancora più indipendente. Volevo avere le mie responsabilità.

Mi diressi verso una fila di negozi. Era una zona che vendeva di tutto e c'era anche un supermercato vicino così decisi di andare a comprare ciò che mi aveva chiesto zia. Ci misi un po' ad uscire da quel mercato. Credevo di aver visto il latte in una parte del negozio, invece era il lato opposto. Ero un completo disastro. Non conoscendolo, per ogni prodotto credo di aver fatto il giro del negozio almeno tre volte. 
Appena uscii da quell'inferno, erano solamente le undici e cominciava a fare caldo. Avevo dei pantaloncini, delle vans, una canotta larga e un cappellino nero estivo per ripararmi dal sole. Pensai di aver davvero bisogno di alcune paia di occhiali da sole. Mi diressi verso lo Starbucks più vicino dal mercato, secondo la cartina. Mi sedetti e ordinai un bel cappuccino. Ero ansiosa di provare questo famoso Starbucks di cui parlava tutto il mondo. Chissà,magari non sarebbe cambiato niente, ma solo la confezione. Però provare, non costava poi così tanto. Al tavolo di fronte erano seduti tre ragazzi, ed essendo sola,cominciarono a fissarmi. Non avevo la più pallida idea di cosa stessero pensando, ma inglesi, italiani, francesi, spagnoli o cinesi che siano, le intenzioni non cambiavano. Decisi di ignorarli e voltai la testa verso la gente che passava fuori dal negozio. Uno di loro moro, occhi quasi oro,si avvicinò a me. Decise di prendere posto al mio tavolino senza chiedermi il permesso e la cosa mi diede un po' di fastidio.
-'Cosa ci fa una bella ragazza come te, sola in una città come questa?'- tipica frase da parte di chi di sicuro avrebbe voluto abbordare una ragazza,ma con me non avrebbe funzionato.
Evitai di guardarlo,mi alzai e mi diressi alla cassa facendo finta di niente. Una volta aver pagato, decisi subito di andarmene sapendo di aver sorpassato un campo minato, così allungai il passo. Dopo una decina di minuti ero ferma vicino delle bancarelle che vendevano magliette. Ero più sicura in mezzo alla folla, almeno non avrebbero fatto qualche stupidata e stavo cominciando ad agitarmi. Mi diressi verso l'uscita di quelle bancarelle, dal lato opposto. Avendo finito il mio cappuccino, stavo cercando un cestino e così decisi di andarlo a buttare all'unico bidone presente in quella strada e cioè vicino una gelateria. Appena buttai il bicchiere, mi sentii prendere il polso. Mi voltai di colpo, era il ragazzo di prima. Mi aveva seguito, ma cosa voleva?
-'Ti ho fatto una domanda e pretendo una risposta.'- parlò con tutta la calma possibile.
-'Tu, pretendi una risposta?'- chiesi sottolineando la parola 'pretendi'. 
-'Uh,abbiamo una dura.'- cominciò a farmi innervosire e non aveva intenzione di lasciarmi il polso.
In quel momento, la gelateria si aprì e uscì una comitiva di amici tutti con in mano un gelato,ma sembrava non si fossero accorti di niente. Cercai di divincolarmi, facendo si che lasciasse il polso e così muovendomi detti la possibilità alla porta a sensore della gelateria, di restare aperta. 
-'Senti, lasciami stare.'- cominciai ad alzare la voce.
-'Andiamo, non fare la difficile. Voglio solo una risposta.'- continuò.
-'Ma se non ti conosco nemmeno. Non devo di certo darti delle spiegazioni. Per me non sei nessuno, e ora lasciami in pace.'- cercai in tutti i modi di liberarmi, tant'è che lasciai a terra la borsa della spesa di mia zia. In quel momento uscì un ragazzo dalla gelateria con un camice bianco e un cappello bianco che evidentemente, avendo la porta aperta, aveva assistito alla scena. 
-'Bene, bene, bene. Cosa stiamo combinando, giovanotto?'- disse il ragazzo vestito di bianco. Era molto alto rispetto a me. Bhe, chiunque poteva esserlo. 
-'Come scusa?'- chiese il moro al ragazzo,intanto non aveva alcuna intenzione di mollare.
-'Stai importunando una povera ragazza, da sola e in un luogo pubblico. Lasciala stare, o sarò costretto a chiamare la polizia.'- in quel momento il moro scoppiò a ridere e il gelataio lo guardò torvo.
-'Andiamo, amico. La conosco, non c'è bisogno.'- feci una faccia alquanto spaventata a quella sua affermazione e tornai a guardare il gelataio.
-'Da quanto ho potuto udire, di sicuro la ragazza non ti conosce, amico.'- rispose sottolineando l'ultima parola.
-'E vabbene,hai vinto signorino.'- disse il moro guardando il gelataio. -'Mi ricorderò di te, dolcezza.'- continuò lasciandomi il polso con strafottenza come se mi stesse tirando addosso qualcosa, e poi alzò i tacchi da quel luogo.

Il gelataio mi invitò ad entrare e mi fece sedere ad un tavolino. Notai che il locale era abbastanza piccolo ed evidentemente era da solo. Però guadagnava abbastanza clientela. Era un bel punto dove poter aprire un'attività con tutti quei turisti che passavano di lì.
-'Torno subito.'- mi disse sparendo dietro il bancone, lasciandomi lì.
Dopo nemmeno un minuto, tornò con un bicchiere d'acqua e me lo porse.
-'Grazie mille.'- dissi cominciando a berlo.
-'Stai meglio ora?'- mi chiese sedendosi al tavolino, togliendosi finalmente quella visiera bianca che per tutto quel tempo aveva oscurato per metà il suo volto. Notai che aveva gli occhi verdi e dei capelli ricci quasi schiacciati per colpa della visiera. 
-'Bene,grazie.'- risposi seria. 
-'Solo un grazie?'- disse accennando un mezzo sorrisetto. 
-'Cos'altro dovrei dire?'- gli chiesi con aria disinvolta.
-'Bhè,ti ho praticamente salvato da un maniaco.'- disse alzando le spalle.
-'E allora?'-
-'Ti ho anche dato dell'acqua.'- cosa cercava di fare?
-'Ben fatto, avevo davvero bisogno di un po' d'acqua dopo un bel cappuccino.'-
-'Credevo di doverti dare dell'acqua per calmarti,avevi un'aria davvero spaventata.'- 
-'Può darsi,ma poi sei arrivato tu.'-
-'E quindi?'- sorrise con aria di sfida.
-'E quindi grazie, l'ho già detto.'- mi spuntò un leggero sorrisino alla vista del suo. Quelle fossette ai lati delle labbra,gli facevano assumere un aspetto quasi tenero.
-'Credo si sia fatta l'ora di pranzo, devo cominciare a chiudere.'- disse alzandosi dalla sedia e togliendosi il camice.
-'Allora sarà meglio che torno anche io,altrimenti non mangeremo senza spesa.'- dissi alzandomi e prendendo la busta.
-'Non vai da nessuna parte da sola. A quest'ora non passa un cane, ti riaccompagno io.'- disse serio.
-'Non voglio dare fastidio,davvero. Ho una cartina e so tornare benissimo da sola.'- non mi piaceva vedere che qualcuno sprecasse bensina per me.
-'Una cartina? Non sei di qui,allora. Questo me lo conferma.'- disse con una risatina roca.
-'Si,mi sono trasferita e sto da mio cugino. Ma questi non sono fatti tuoi.'- incrociai le braccia.
-'Bhe,lo saranno se vuoi che ti riaccompagni a casa. Devo sapere dove abiti.'- copiò il mio movimento.
-'Infatti non ti ho chiesto di riaccompagnarmi a casa, hai fatto tutto da solo.'- mi distolsi da quella posizione.
-'Hai ragione,ma mi sono offerto. E non puoi rinunciare.'- disse prendendo le chiavi del negozio. Daccordo, mi arresi. Uscimmo dalla gelateria, abbassò la saracinesca e chiuse il tutto con la chiave,mettendo l'allarme.

Il viaggetto verso la sua macchina fu piuttosto silenzioso. C'era un sole che spaccava le pietre e camminavo osservando le nostre orme sull'asfalto. Facevo attenzione a tenermi a distanza,con i ragazzi come avevo già specificato, lo avevo sempre fatto. Ogni tanto quando notavo che fissava l'asfalto, con la punta dell'occhio lo fissavo. Il sole sul suo viso mi fece notare che i suoi occhi non erano verdi e basta, ma erano profondi. Forse la luce del sole lo era,ma non ne fui tanto certa.
Quando arrivammo alla macchina fui sorpresa di vedere che genere di macchina fosse. Era davvero grande e nera. Con questo caldo averla nera, di certo non era la situazione migliore. Ma non dissi niente e una volta averla aperta, mi invitò ad entrare.
-'Davvero una bella macchina.'- affermai osservando i sedili e tutto ciò che mi era intorno. Aveva un impianto stereo abbastanza carino e delle casse più grandi dello stereo posizionate ai lati di esso. 
-'Grazie.'- disse inserendo la chiave e chiudendo lo sportello.
-'Non ero mai stata in un fuoristrada.'- dissi aprendo il finestrino. 
-'C'è sempre una prima volta a tutto.'- mi guardò e accennò un sorriso. Mise in moto e partimmo. La situazione cominciava a farsi strana e io cominciavo a sentirmi in imbarazzo. 
-'Da quanto hai quella gelateria?'- aggiunsi per rompere il ghiaccio.
-'A dir la verità, dall'inizio di quest'estate.'- 
-'E lavori da solo?'- chiesi forse impertinente,ma non avevo altri argomenti.
-'Si,ma appena inizia la scuola, lo terrò chiuso. Ho deciso di tenerlo aperto solo d'estate. Vendo solo gelati in quel buco e di inverno, non avrei tutta la clientela che ho adesso,capisci?'- 
-'Si,mi sembra normale.'- sorrisi e dopo avermi chiesto l'indirizzo, andò spedito come se già conoscesse la strada. Era di Londra,certo ma non credevo fosse così esperto di strade. Se avesse lavorato come tassista,avrebbe di sicuro guadagnato di più.
-'Vai ancora a scuola? Credevo fossi molto più grande.'- dissi.
-'Ho diciannove anni. Devo fare l'ultimo anno. E tu ragazzina che fa tante domande, quanti ne hai?'- mi chiese voltandosi verso di me una volta fermatosi ad un semaforo.
-'Diciotto.'- abbassai lo sguardo.
-'Interessante.'- disse spingendo sull'acceleratore. 
-'Molto.'- voltai la testa verso il finestrino.
-'Senti, tuo cugino per caso si chiama Liam?'- mi chiese tutto ad un tratto.
-'Perchè dovrei darti quest'informazione?'- lo fissai attendendo per la prima volta con ansia una sua risposta.
-'Mi hai detto dove abiti. Ti ci sto portando e si dia il caso che conosco chi abita lì.'- 
-'Conosci mio cugino?'- spalancai gli occhi.
-'Beccata!'- scoppiò a ridere. Ebbi un'espressione da combinaguai in quel momento.
-'Ok,adesso tocca a me fare una domanda.'-
-'Come se non ne avessi già fatte abbastanza,ma.. spara.'- la conversazione stava assumendo un'aria piuttosto divertente.


A tre recensioni dal 10 capitolo a questo, vi metto il 14. Ve ne ho aggiunti 4, ringraziatemi. :)
  
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