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Autore: Nami93_Calypso    27/11/2014    2 recensioni
“La sua relazione si era trasformata da un rapporto fatto di amore, coccole, tenerezza, ad uno sterile legame composto da abitudine, noia, svogliatezza.”
Un viaggio tra i pensieri, le emozioni e le sensazioni di Nami intrappolata in una relazione senza amore. Come si evolverà e come si risolverà la situazione?
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* Storia partecipante alla Challenge ' One Piece... emotions' *
Genere: Commedia, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Monkey D. Rufy, Nami, Nico Robin, Trafalgar Law, Un po' tutti | Coppie: Rufy/Nami
Note: AU | Avvertimenti: Triangolo
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Tristezza

Quel giorno Nami non riuscì a seguire una sola parola delle sue lezioni. Passò tutto il tempo a pensare e ripensare a ciò che era successo e che le era stato detto.
Sapeva qual era la cosa giusta da fare. Si era comportata male con Rufy e il minimo che gli doveva era la completa sincerità. Ma sapeva anche che sarebbe stato difficile. Doveva trovare la forza di affrontare non solo lui ma anche se stessa. Perché non solo le persone che la circondavano erano rimaste deluse dal suo comportamento ma anche lei.
Non solo non aveva mai approvato il tradimento ma per giunta aveva permesso che una relazione così bella ed equilibrata si deteriorasse con il tempo, senza intervenire per cambiare le cose, rimanendo immobile a vederla affondare.
E così si decise. Prima di uscire dall’aula per tornare a casa gli scrisse un messaggio.
Nami: Ciao amore. Stasera ci vediamo?
Rufy: Certo! Vieni da me che ci sono anche gli altri
Una vena iniziò a pulsare sulla fronte della ragazza. Ma doveva mantenere la calma.
Nami: No dai, vediamoci da soli
Non voleva usare le parole “dobbiamo parlare”. Sapeva l’effetto che scatenavano in chi se le sentiva rivolgere, e non erano certo piacevoli.
Rufy: Va bene. E dove andiamo?
Nami: Non so… Dopo decidiamo
Rufy: Ok <3
Mentre si avviava verso la stazione passò davanti all’edificio di medicina. L’aveva momentaneamente lasciato da parte ma sapeva molto bene che prima o poi avrebbe dovuto affrontare anche Law. Non si aspettava che la capisse ma voleva come minimo che l’ascoltasse e che le permettesse di chiedergli scusa come si deve e di ammettere i suoi errori. Ma il suo ragazzo aveva sicuramente la precedenza.
 
Nami parcheggiò la sua macchina sotto casa di Rufy in attesa che scendesse.
Per tutto il pomeriggio aveva provato e riprovato il suo discorso. Sapevo di non potergli buttare in faccia la cruda realtà senza prima un giro di parole o senza prima addolcire la pillola. Ovviamente non aveva intenzione di mentire, scappare o non ammettere le sue colpe. Ma voleva che per lui la notizia fosse il meno traumatica possibile.
Sentì la portiera del passeggero aprirsi e si voltò a guardare il suo ragazzo che saliva a bordo.
“Buona sera amore mio” disse dolcemente il ragazzo prima di posarle un bacio delicato sulla guancia.
Un sorriso malinconico si dipinse sulla faccia di lei. Quelle piccole attenzioni le erano sempre piaciute e le aveva sempre ricercate ma ora non sortivano più alcun effetto.
“Rufy… Dobbiamo parlare” disse sollevando lo sguardo su di lui.
Quando incrociò i suoi occhi, però, sentì la testa svuotarsi e tutte le belle parole che si era preparata andarono in fumo.
Si ritrovò così a boccheggiare in cerca di qualcosa da dire finché non fu lui a doverla riscuotere.
“Avanti, dimmi” fece il ragazzo sistemandosi meglio sul sedile per voltarsi verso di lei.
Nami si accorse subito della situazione. Rufy sembrava essere in uno di quei rari momenti di serietà e comprensione in cui riusciva a cogliere a pieno ciò che lo circondava. Probabilmente aveva già percepito qualcosa.
Rincuorata nel vederlo così predisposto al dialogo si decise a proseguire, anche se i suoi discorsi così accuratamente preparati non erano ancora tornati nella sua mente.
“è da… un po’ di tempo che mi sembra che qualcosa nella nostra relazione non vada per il verso giusto…”
Il ragazzo rimase in silenzio. Aspettava che lei dicesse tutto ciò che aveva da dire.
“A me piace stare con te ma non sento più quell’entusiasmo che provavo una volta. Non so se questo sia normale. Sicuramente dopo tre anni di relazione le emozioni che si provano non sono le stesse che si vivevano a tre mesi. Ma qui mi sembra di essere andata ben oltre. Sono arrivata ad un punto in cui, nonostante ci vediamo poco a causa dei vari impegni, io non sento troppo la tua mancanza…”
La ragazza abbassò lo sguardo. Era dura dire tutto quelle cose. E ancora non era arrivata la parte peggiore.
“In realtà anche io mi ero accorto di questo tuo cambio di atteggiamento”
Lo sentì dire in tono serio.
“Non te ne ho mai parlato perché pensavo fosse un momento passeggero e ho voluto lasciarti i tuoi spazi per pensarci bene”
Rufy le prese una mano.
“Ma ora che ne stiamo parlando possiamo trovare insieme una soluzione”
Nami non resse davanti a quella nota di speranza e gioia che si evinceva dalla sua voce. Iniziò a piangere ormai incapace di trattenere quel fiume di lacrime che aveva cercato di reprimere per tutta la giornata.
“Ma… Nami. Cosa c’è?” chiese premuroso avvicinandosi a lei per abbracciarla. Ma la ragazza lo fermò posandogli una mano sul petto e spingendolo lievemente indietro. Non avrebbe retto anche quello. E non poteva continuare a lasciarlo ignaro.
“C’è dell’altro” disse tra i singhiozzi.
Rufy si accigliò. Non capiva cos’altro potesse esserci. Aspettò che il pianto della ragazza si placasse per poterle permettere di parlare.
“Qualche giorno fa ho conosciuto un ragazzo e… L’altra sera siamo andati insieme ad un concerto… e…”
Nami dovette attingere a tutte le sue forze per poter proseguire.
“E ci siamo baciati” disse in fine riprendendo a piangere.
“Mi dispiace” riuscì a pronunciare tra i singhiozzi.
Silenzio.
Non sentì alcun suono provenire dal sedile del passeggero.
Non aveva idea di come avrebbe reagito. Rufy era un ragazzo tendenzialmente pacifico e soprattutto con lei non si era mai permesso di essere violento o anche solo di alzare la voce. Ma davanti ad un fatto del genere chiunque poteva essere imprevedibile.
Trovò il coraggio di sollevare il capo e guardarlo attraverso le lacrime.
Era fermo, lo sguardo basso nascosto dalla visiera del suo inseparabile cappello, le mani che tremavano.
Nami aveva paura che se avesse detto qualsiasi cosa avrebbe scatenato la sua furia perciò decise di rimanere in attesa.
Dopo qualche minuto Rufy sospirò pesantemente. Era giunto ad una conclusione di quella sua lotta interiore.
Non poteva negare di sentirsi ferito e attaccato ma non se la sentiva di accusare quella che per tre anni era stata la sua ragazza e che ora si trovava davanti a lui con quell’espressione abbattuta.
Infondo se era arrivata a tanto era anche colpa sua. Se si fosse reso conto prima della situazione, se l’avesse affrontata, se non fosse rimasto immobile davanti alle apparenze e avesse da subito cercato una soluzione invece di trascurarla era certo che non sarebbe mai arrivata ad un gesto simile. Non era proprio quel tipo di ragazza.
Poteva immaginare quanto anche lei in quel momento fosse addolorata per l’accaduto e di certo non voleva inferire sulla sua coscienza.
Però non poteva ignorare la tristezza e la delusione che sentiva nel petto.
“Ho capito” disse solamente. Sembrava una frase molto stupida da dire in un momento simile ma non riuscì a trovare nient’altro.
Rimasero qualche minuto così, occhi negli occhi, in silenzio.
Entrambi sapevano cosa significava quel momento, entrambi sapevano che quella era la fine. Ma nessuno dei due aveva il coraggio di aprire bocca e rendere quel momento ancora più reale.
Ma Rufy capì che qualcuno doveva farlo. Iniziava a sentirsi stretto dentro quell’auto. La vicinanza con lei gli faceva quasi bruciare la pelle. Doveva andarsene.
“Io non ti odio” disse.
“Capisco le circostanze. So che non lo avresti fatto se la situazione fosse stata diversa. So di avere la mia parte di colpa. Per questo non ti giudico. Però sappiamo entrambi che il problema non è solo il… Tradimento” pronunciò quest’ultima parola a fatica e vide anche lei trattenere il fiato.
“Il problema è la relazione in sé” proseguì “e non possiamo andare avanti così. E io credo anche di… non voler andare avanti così” le ultime parole uscirono come un fiume in piena mentre si voltava verso la portiera per aprirla e fuggire da lì. Aveva bisogno di esprimere tutto il suo dolore, di riversarlo fuori dal suo corpo lontano da lei, dove non potesse vederlo.
Nami rimase sola nella vettura inizialmente con lo sguardo perso nel vuoto ma ben presto quello sguardo si riempì di nuove lacrime. Lacrime di tristezza, amarezza, vergogna, rabbia, frustrazione.
Rimase lì finché il loro flusso non si esaurì, finché non si sentì abbastanza svuotata per poter tornare a casa. Ma prima di avviare il motore prese il cellulare. Doveva andare fino in fondo e chiudere quella storia una volta per tutte, dove affrontare ancora qualcuno prima di poter lasciarsi andare totalmente al dolore e metabolizzare quanto successo con Rufy.
Nami: Vorrei parlarti


Angolo dell'autore:
E finalmente eccomi qui!
Sia benedetta la febbre che mi obbliga a stare in casa e che mi permette di trovare tempo per scrivere!
Mi scuso per l'assenza e vi informo che il prossimo capitolo sarà l'ultimo e che l'ho già scritto, perciò non vi farò attendere troppo per il prossimo aggiornamento.
Vi ringrazio infinitamente per la pazienza :)
   
 
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