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Autore: Exentia_dream    27/11/2014    2 recensioni
Hermione e Draco, Harry e Ginny, Theo e Daphne finalmente insieme felicemente....
Ma sono davvero felici? E Ron, che fine ha fatto?
Blaise smetterà i suoi abiti da Don Giovanni e ricomincerà a credere all'amore?
Finalmente il continuo di "Since I kissed you."
Genere: Erotico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Remake
 
 
 
-Daphne?
-Mh?- stava bevendo il suo succo di zucca e fissava il ragazzo con occhi incerti. –Dimmi.
-Posso restare qui?- Theo le aveva portato la colazione nella sua stanza.
MadamaChips le aveva detto di stare a riposo: era solo stress accumulato e le era calata la pressione, ma era sana come un pesce.
A quelle parole, Theo, avevo perso un po’ della speranza che lo aveva animato qualche giorno prima, durante la corsa in infermeria: non aveva fretta di avere una famiglia e costruirsi un futuro stabile, ma voleva che fosse con Daphne.
Che quel futuro fosse immediato o meno, lui lo voleva con lei.
Daphne sorrise. –Devi restare qui.
-Ho bisogno di starti vicino.
Si sistemò sotto le coperte accanto a lei, le baciò la fronte e poi le fece poggiare la testa sul suo cuore: batteva forte.
-Posso chiederti una cosa?
-Sì.
-Mi ami?
Sorrise di un sorriso dolce. –Sì.
-D-da quanto?
-Da sempre.- ricordò la meraviglia che aveva provato quando l’aveva vista per la prima volta: era bella e sorrideva.
Aveva i capelli sciolti che, per via del vento, ogni tanto gli accarezzavano il viso.
Ricordò che era una di quelle feste a cui odiava partecipare: gli adulti erano ingessati e truccati come se avessero dovuto fare una gara di ballo e loro, ancora bambini, erano costretti in quegli smoking più scomodi che belli.
Daphne aveva un vestito rosa pallido con le bretelle incrociate dietro le spalle.
Sembrava una bambola di porcellana e quel sorriso gli bloccò il battito cardiaco.
Non l’aveva più rivista, se non quando avevano cominciato a frequentare Hogwarts: era cresciuta un po’ ed aveva i capelli più lunghi.
Lei era cambiata, ma quello che gli trasmetteva no: Daphne aveva sorriso e Theo aveva perso qualche battito.
Theo ricordava tutto.
-Da sempre.- ripeté lei, distogliendolo dai ricordi.
-Sì.
-E’ bello?
-Cosa?
-Amarmi da sempre.
-No. E’ bello amarti adesso. Per sempre.
Lei rimase per qualche secondo in silenzio, poi cominciò ad accarezzargli il lobo dell’orecchio destro. –Per-perché non hai voluto baciarmi, quella volta, sulle scale?
Aveva torto: Theo avrebbe voluto baciarla e non lasciarle più le labbra.
Avrebbe voluto stringerla e forte e dirle che lui non aveva aspettato altro in tutti quegli anni; che essergli amico gli costava tanto, ma era comunque un modo per averla accanto e poterla abbracciare.
Avrebbe voluto dirle che non l’aveva baciata per paura: probabilmente quando lui avrebbe cominciato a crederci, lei si sarebbe tirata indietro.
Non voleva perderla per nessun motivo al mondo. Per questo non l’aveva baciata.
Per questo aveva passato i giorni consecutivi a darsi del coglione ogni volta che ripensava a quella scena.
Avrebbe voluto dirle tante cose. Troppe cose. –Credevo fossi arrabbiata.
-E perché avrei provato a baciarti?
-Per non sentirti inutile. Non sapevo cosa sarebbe successo dopo.
-Se l’avessi saputo?
Sentiva che tutto intorno stava diventando troppo pesante e no, non voleva sentire alcun peso quando era con lei. –Beh...Avrei fatto questo. - disse, solleticandole i fianchi.
La risata di Daphne riempì il dormitorio e lui si sentì felice.
Finalmente felice.
Quando si trovò a pochi centimetri dalle sue labbra, si permise di guardarla negli occhi.
-Davvero?- chiese lei.
-No. Avrei fatto questo.- le poggiò le mani dietro la nuca e cominciò a baciarla. Lentamente.
Sì, l’avrebbe baciata lentamente: Daphne era una bambola di porcellana, la sua bambola di porcellana, e l’avrebbe trattata delicatamente per non farla rompere. Non più.
Lentamente.
Poi sorrisero e lei capì che no, non voleva nessun altro nella sua vita.
Theo.
 
-Ciao, sono Theodore Nott.
-Daphne Greengrass.
 
 
 
 
 
Non aveva smesso un attimo di pensare a quello che le aveva detto Draco.
Nella sua testa riviveva quel momento e quelle parole come un replay infinito e con una lentezza assurda.
 
-Senti, Granger: nel tuo mondo esistono unicorni ed arcobaleni, va bene? Nel mio, invece, esistono giramenti di palle e dubbi.
-Cosa c’entrano gli unicorni?
-Tu pensi agli unicorni?
-Ma tu hai det...
-E a quello che provo io?
 
Sì, sì che ci pensava e provava costantemente ad entrare nei suoi pensieri e a provare a capire tutte le espressioni che lei ancora non conosceva.
Sì che ci pensava a quanto era difficile per lui accettare quello che erano diventati e comportarsi come una persona qualsiasi.
Draco non era una persona qualsiasi e lei lo sapeva: conosceva poco della sua vita, ma quel po’ era stata difficile e troppo pesante per un ragazzino che iniziava a vivere.
Strinse ancora una volta quella foto tagliata a metà e sentì le lacrime premere per uscire.
No. Non ora.
Si alzò dalla sedia e si guardò intorno: era in biblioteca.
Gli scaffali colmi di libri, l’odore di pergamena antica e la luce che entrava dalla finestra rendevano quel luogo meraviglioso.
L’unico posto in cui lei si sentiva libera; quello in cui si rifugiava quando stava male e tutto spariva.
Ora no, non spariva nulla: non il dolore, non la paura, non la sensazione di essere sbagliata.
Anzi, la sensazione di essere nel posto sbagliato.
Avrebbe voluto trascorrere quella domenica nella Stanza delle Necessità, insieme a lui.
E le mancava trascorrere quelle giornate che, nonostante fossero sempre uguali, non smettevano di stupirla.
Era lui che non smetteva di stupirla: quando credeva di conoscerlo, quando credeva che lui fosse un libro aperto, Draco cambiava. In meglio: un sorriso, una parola dolce, una carezza, una risata.
Quella risata che una volta aveva sentito in Sala Grande ed aveva creduto non sarebbe mai potuta essere per lei.
Lo era: era solo per lei.
Una volta, Draco le aveva raccontato che da bambino non rideva quasi mai: erano tutti seri e nessuno diceva qualcosa per farlo ridere.
Hermione aveva fatto una faccia buffa e aveva detto qualcosa con una voce ancor più buffa e lui era scoppiato a ridere.
 
-A vivere.
-Cosa?
-Io con te scoppio a vivere.
 
Quella volta l’aveva baciato forte ed erano quasi arrivati a spogliarsi. Poi qualcosa li aveva interrotti. 
I corridoi della biblioteca sembravano stringersi su di lei e i suoi polmoni chiedevano aria.
Come se fosse possibile, Hermione sentiva che l’aria che le mancava dentro potesse schiacciarla: ne sentiva il peso e ne immaginava la consistenza
Il pensiero che lei e Draco non avrebbero dovuto amarsi era dentro di lei da quando aveva cominciato ad amarlo, ma più ne parlavano e più lei lo amava.
Più avevano provato ad evitarsi, più era chiaro che si volevano.
Ma ora... quel silenzio.
Continuava a ripetersi che non era giusto: lei non aveva sbagliato, perché lui la mandava via?
Perché non la guardava più?
Non poteva essere finito tutto da un momento all’altro, questo no.
Allora perché?
Non riusciva a spiegarselo.
Poggiò la mano sulla maniglia della porta. Voleva andar via da lì.
Qualcuno ebbe la sua stessa idea e Hermione si trovò a massaggiarsi la fronte: le faceva male soprattutto lo spazio tra le sopracciglia.
Alzò lo sguardo e si trovò a guardare gli occhi di Draco.
Il tempo parve fermarsi o correre troppo velocemente, ma non aveva importanza: lui era lì, di fronte a lei.
Avrebbe potuto dirgli finalmente quello che la notte la teneva sveglia, avrebbe potuto fargli tutte le domande che le riempivano la mente, avrebbe potuto…
-Stronza.
Fissò i suoi occhi in quelli di Draco.
 
-Sei… carina, quando non parli. Così Hermione abbassò lo sguardo e se ne andò.
 
 
 
 
 
-Pansy?
-Mh?
-Ce l’hai ancora con me?
-Sì.
-Non volevo ferirti.
-Ah, no?
-No.
-Perché l’hai fatto?
-Era la cosa giusta da fare.
-La cosa giusta era farlo innamorare di me, non di… Hermione Granger.
-Non è come credi.
-E com’è?
-E’ quella giusta.
-Credi che m’importi?
-No.- Blaise tacque un attimo: aveva deciso di darsi un’altra possibilità, ma anche di cambiare atteggiamento. –Senti, che cazzo vuoi? Fai sesso con me quasi tutte le sere, poi vieni a dirmi che sei innamorata di Draco?
-Sei geloso?
-Non me ne frega un cazzo di te. Ma ecco qual è il punto. Ecco perché Draco non è innamorato di te.
Con la bocca spalancata e le mani strette a pugno, Pansy sentì la rabbia scorrerle nelle vene e assestò uno schiaffo in pieno viso all’amico. –Fottiti.
Blaise rimase col sorriso sulle labbra: sì, aveva fatto di nuovo la cosa giusta.
Non sapeva cosa fosse cambiato in lui, ma da un po’ di tempo si sentiva coraggioso- più Grifondoro che Serpeverde- e in dovere di fare sempre la cosa giusta.
Sapeva che il tempo gli avrebbe dato ragione su tutto: su Draco, su Hermione, su lui, su lei.
Perché quell’estate, Blaise non l’aveva cancellata dal cuore: aveva ben impresso nella mente il ricordo di quegli occhi e di quelle labbra e di quella notte che era diventato amore e lui aveva preferito lasciarla libera: non poteva raccontarle della sua vita, né i suoi segreti, né spiegarle cosa significasse il tatuaggio che aveva sul braccio.
 
-Questo tatuaggio è brutto.
-Lo so.
-Perché un teschio con un serpente?
-L’ho fatto perché ho perso una scommessa. Non ha nessun significato.
 
E, invece, il Marchio Oscuro, di significato ne aveva fin troppo e troppo triste.
Non poteva tenerle nascosto ciò che era, ma avrebbe potuto proteggerla.
Aria. Così si chiamava. Aria.
 
 
 
 
 
Bussava alla sua porta con insistenza, come se lo stessero seguendo e lui volesse salvarsi.
Ed era così: lo schifo che provava verso se stesso lo seguiva da quando l’aveva incontrata in biblioteca.
Non si era fermato ad offenderla come aveva fatto per tanti in anni in precedenza, eppure, con una sola parola, aveva visto il dolore prendere posto nei suoi occhi. 
 
-Non mi ferisci, Malfoy. E invece l’aveva fatto. Non di proposito, ma quasi… perché, intanto lui, continuava a sentirsi ferito e tradito.
Poco importava che non fosse successo niente, poco importava che lui le credeva.
Ma c’era qualcosa che gli impediva di ascoltarla, di guardarla mentre lei lo guardava.
E, in più, come se non bastasse tutto quello che aveva dentro, sentiva un vuoto pressante nel petto: col tempo aveva imparato a conoscere il battito del suo cuore e gli era piaciuto scoprire di essere vivo davvero.
Ora, però, quella compagnia non c’era più e lui non si sentiva più vivo. Non davvero.
Quando il vecchio Preside aprì la porta, si trovò di fronte due occhi grigi che, nonostante volessero apparire freddi, sapevano di supplica. –I-io… vorrei… ehm… il pensatoio, sì, guardarci dentro.
Silente lo osservò a lungo e in silenzio: Draco era impacciato, confuso. Inerme.
Si scostò dalla porta, facendogli segno con la mano di entrare e di accomodarsi. –Cosa c’è che non va?
-Io volevo… volevo soltanto…
-L’orgoglio ci rende forti, è vero, ma non felici.
-Non è questione di orgoglio.
-Allora cos’è?
-E’… è che…- il preside vide gli occhi di Draco scurirsi. -…è che, per Salasar, io sono un Serpeverde… non posso essere così… debole. Vede questo tatuaggio?- arrotolò la camicia fino al gomito mostrando il Marchio Nero.
-Lo conosco bene.
-Non è per sempre: non può essere cancellato, ma non sono più io.
-No, non lo è.
-Allora perché?
-Draco, ascoltami bene: siamo vincolati dalle nostre scelte, ma valiamo più dei nostri errori.- tacque per qualche istante, osservando ogni minimo movimento del ragazzo.
-Sì?
-Sì. Ora, vuoi ancora guardare nel pensatoio?
-Sì.
Silente puntò la bacchetta alla tempia di Draco, ne prese i ricordi e li chiuse in una boccetta.
-Sei sicuro di volerlo fare?
Draco guardò il vecchio Preside: sentiva le gambe tremare e la certezza di voler ricordare vacillava sempre di più dalla parte del non farlo.
In fondo, ricordava tutto perfettamente, perché avrebbe dovuto guardare nel Pensatoio? E se poi si fosse accorto di aver dimenticato qualcosa, anche un piccolo piccolissimo particolare, come si sarebbe sentito?
E se ricordando avrebbe provato di nuovo il dolore della distanza, dei silenzi forzati, della paura di ammettere che l’amava?
Scosse la testa. –No.
-Va bene. Va bene così. Anzi, è meglio così.
Ancora una volta, Draco si sentì il Serpeverde che era stato negli anni precedenti: infimo, calcolatore, viscido. Codardo.
Non gli piaceva, eppure lui era proprio così.
Per un po’ si era illuso di poter essere migliore, ma no: non avrebbe potuto migliorare se stesso.
Abbassò gli occhi sul Marchio disegnato sul suo avambraccio e ricordò quanto bruciasse, quanto facesse male quando il Signore Oscuro era deluso o arrabbiato.
In una parte del suo corpo provava lo stesso bruciore e lo stesso dolore.
Quando decise di tornare al suo Dormitorio si sentì quasi bloccato: le gambe sembravano essere pietrificate.
Si sforzò di camminare, provando soprattutto a liberare la mente: non c’erano domande, non c’erano risposte. Niente.
Non c’era niente. Solo il suo sguardo, quello che gli aveva rivolto in biblioteca.
Solo il suo sguardo e un immenso dolore.
 
-Non mi ferisci, Malfoy. Non l’hai mai fatto e mai lo farai.
 
 
 
 
 
Angolo Autrice:

Salve a tutte… mi dispiace per il ritardo, ma questo capitolo proprio non voleva venir giù: troppe idee che mi frullano in testa e, a volte, i pensieri sono molto più veloci delle dita.
Comunque, il capitolo è qui e spero che lo commentiate, perché per me è davvero importante.
Non per fare numero, che sia ben chiaro, ma per sapere se la storia vi sta piacendo e se vale la pena continuare a scrivere.
Non è facile farlo, soprattutto quando si hanno mille impegni: io amo scrivere e lo faccio di notte, perché durante la giornata non mi fermo un attimo.
Scrivo per me, ma scrivo anche per voi.
 
Detto questo, passiamo al capitolo: come avete potuto notare, ci sono un bel po’ di flashback.
Poche parole, gettate un po’ qui e un po’ lì, ma questo capitolo è davvero importante.
Sembra sia di stallo, un semplice capitolo di riempimento. Non è così, ma questo lo vedrete un po’ più in la.
Sembra anche che Silente si comporti in modo strano con Draco, vero? Troppo accondiscendente, vero?
Beh, Silente sa tutto, perciò conosce anche le risposte alle domande di Draco.
Spero davvero di potervi ringraziare.
 
A presto,
 
La vostra Exentia_dream
   
 
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