Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: UiHamayu    28/11/2014    2 recensioni
Avete presente quando uno di quei sassolini fastidiosi vi si incastrano nelle fessure sotto la suola della scarpa?
"A furia di passare tempo con Marco avevo imparato a conoscerlo meglio, e lui aveva fatto lo stesso con me, 'riusciamo ad intenderci con una sola occhiata', conoscevo le sue abitudini, molto di lui, se avessi avuto un minimo di talento artistico avrei potuto disegnarlo qui su due piedi, ad occhi chiusi, semplicemente ricordandolo."
(art's by Gidan- Kuroki ; http://gidankuroki.tumblr.com/ )
Genere: Angst, Comico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Jean Kirshtein, Marco Bodt
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Abbiamo pianto fino a prosciugarci, abbiamo pianto entrambi delle calde e salate lacrime condite da sentimenti contrastanti tra loro che per la prima volta si trovavano costretti a stare vicini, così tanto da sgorgare fuori sotto forma di sincerità a gocce.

Non piangevo in questo modo da tempo immemore, eppure in quel momento non mi ero sentito affatto in imbarazzo, anzi, era come se fossi al sicuro, avvolto da un guscio che mi possa proteggere da tutto ciò che c'è di brutto “all'esterno”, mi sentivo così felice, mi sento così sereno, sono così rilassato, come se ogni dolore provato non fosse mai esistito, percepisco solo ciò che c'è di positivo nell'aria, dall'odore di un caffè caldo fuori la porta, alle morbide piume che riempiono il cuscino dietro la mia schiena.

Passò qualche minuto, poi ancora qualche altro, tempo scandito solo dal sottofondo di un orologio ad energia solare appeso al muro di quella camera bianca e sterile, poi, il cambiare del paesaggio fuori dalla finestra, mi fece intuire che a passare ormai era stata qualche ora, diverse ore, abbiamo smesso oramai di piangere da un bel pezzo, eppure nessun dottore è ancora stato avvisato del mio risveglio, ne alcun centimetro si è insinuato tra la distanza praticamente inesistente dei nostri corpi, ancora stretti l'uno all'altro in un silenzioso abbraccio.

-Ehy, Marco..- a furia di passare, quel tempo, aveva fatto in modo che io mi rimettessi un minimo in forze 'o forse è stato semplicemente Marco e la sua calda presenza?'
-M-mh?- fa lui con la voce leggermente tremante e chiusa di chi non separa le labbra da un bel po'
-Sai, sono felice che tu sia rimasto qui con me- stringendo la presa, quantomeno per come e quanto posso
-Jean..- sussurra, ma non vuole aggiungere altro 'chissà a cosa starà pensando?'
 

Dei passi in rapido avvicinamento alla porta della camera, istintivamente ci separiamo tornando ciascuno al proprio posto, di scatto, gli infissi ben oleati fanno in modo che l'entrata sia libera e accessibile in men che non si dica.

-Jean!- la voce di mia madre riecheggia squillante
-Mamma?- la guardo accennando un sorriso di autorimprovero 'sò di essere stato sconsiderato'
-Oh Jean, Jean, quanto mi hai fatto preoccupare! Non ne hai idea, non sei tornato a casa per un giorno intero senza avvisare! Il tuo telefono suonava a vuoto e nessuno dei tuoi conoscenti aveva tue notizie, poi finalmente quel ragazzetto, Al..Arfu.. Armin, lui, sia lodato il cielo e quel ragazzo benedetto, mi ha detto dove ti trovavi! Ho avuto tue notizie solo questa mattina!- avventandosi addosso a me, stringendomi con impeto, senza attenzione a dove potesse farmi male o meno, senza alcun riguardo, ma con tutto il suo amore 'è una persona grezza, ma ha un cuore grande'

-M-mi fai male..- con un filo di voce, ma con tono velato da affetto

-Scusami tesoro!- si stacca, finalmente 'è stato imbarazzante, soprattutto davanti a Marco.. non ho il coraggio di voltarmi a guardarlo, se ha appreso la lezione che gli ho assegnato, di certo starà sghignazzando divertito, tsk' -Come ti senti? Vuoi qualcosa da bere? Ti fa male la ferita? Come è successo?-

-Ehm.. ecco, per quanto riguarda il “come”, stavo inseguendo un ladro, eheh..- mi arriva un violento coppino dietro la nuca

-Ma ti sembra normale mettersi ad inseguire un malvivente tutto da solo?!-

-Ma come, sono qui come eroe nazionale, protettore dei poveri e degli anziani, e tu mi ripaghi con questo invece che con del budino al cioccolato taglia Big con doppia panna?- guardando ad un ipotetico orizzonte e facendo con una mano il saluto militare

-Aaahh, non cambierai mai, ho capito, ho capito, ora vado allora- sorridendomi e sospirando rassegnata al mio comportamento infantile.

 

Il dottore si accertò di aver compiuto i dovuti controlli sulla mia persona, affermando, poi, di potermi fare uscire già praticamente da ora, a patto che io mi fossi cambiato le bende almeno due volte al giorno disinfettando la ferita e controllando i punti. Ovviamente acconsento.

Il dottore si congeda e nuovamente, nella camera, restiamo soli io e Marco.

-Scusa per il trambusto- mi concedo di conferire, voltandomi verso il diretto interessato, era ora intento a guardare giù dalla ampia vetrata
-Nessun problema, anzi sono felice che non sia nulla di grave, già questa sera potrai dimetterti, ne sono felice- sorridendomi
-Già..- sorridendo, ancora più imbarazzato, ancora una volta -sai, mi spiace di aver rovinato così il nostro appuntamento, cioè ovviamente appuntamento tra amici, eh, che ti aspettavi, cioè, so che tu puoi essere considerato la purezza fatta a persona, e lo sei d'altronde, però, ah, ecco- 'sono sicuro che dalla mia fronte stia uscendo fumo, non so secondo quale strana alchimia o legge della fisica, ma sto fumando'

-Jean, tranquillo, avremo altre occasioni, non preoccuparti- il suo sguardo, che per un attimo si incontra col mio, è abbagliante e dolce 'cazzo quanto vorrei baciargli quelle palpebre delicate'

-Marco- senza neanche pensarci, dopo aver pronunciato, scandendolo, il suo nome, allungo una mano per toccarlo, per sapere che è lì, a sostenermi, che non se ne andrà. Lui si avvicina con tranquillità.
Era lì, è qui, davanti a me, i suoi capelli scuri, la sua carnagione affumicata, le sue lentiggini, i suoi occhi color castagna, le sue labbra, il suo corpo intero, lì, davanti ai miei occhi -Marco- ripeto ancora una volta come per ottenere un'ulteriore certezza, una certezza del fatto che non svanirà da un momento all'altro, che il suo sorriso, le sue mani grandi e curate, i suoi abbracci rassicuranti e le sue parole confortanti non se ne andranno via. 'Non voglio perderlo per niente al mondo' penso.

Arrivato il pomeriggio la porta si aprì nuovamente, anche se con un'energia diversa di quella che avevano impiegato le infermiere frettolose fino a tutto quel giorno, a presentarsi davanti agli occhi increduli di me e Marco, infatti, è un ragazzino biondo e gracile: Armin.
-E-ehi..- dice in visibile imbarazzo restando in piedi sulla porta, scambio uno sguardo con Marco, che torna a sedersi su una delle tre sedie azzurro ghiaccio fissate giusto sotto l'ampia finestre 'probabilmente si è allontanato per non mettere in ulteriore disagio il piccolo Armin, tipico da lui'
-Ciao biondino, cos'è, hai intenzione di restare sulla porta ancora allungo?- prendendolo in giro

-Ah, si!- scuote la testa per poi portarsi sulla destra i capelli dietro l'orecchio, si avvia verso di me per poi sedersi delicatamente su uno sgabello di legno e ferro messo di fianco al comodino affiancato al letto nel quale ero costretto 'che gay..ah, aspetta, parlo io' accenno un ghigno di autocommiserazione per poi prendere un respiro e tornare in me con una certa tranquillità.
-Allora, cos'è tutta questa formalità?- cotinuando a parlare con un tono che è un misto tra lo scherno e la voglia di vederlo a proprio agio, come lo si è tra amici, come lo siamo sempre stati; tira un grosso sospiro e inchinandosi leggermente in avanti inizia a parlare un po' a raffica guardando il vuoto
-Jean, davvero, non so da dove cominciare per scusarmi, prima di tutto sono stato stupido a seguire quell'uomo, poi, per di più ho coinvolto un amico, e guarda un po' come è andata a finire, giuro che non volevo accadesse una cosa simile, insomma, scusami davvero, mi sono lasciato prendere dal panico, non riuscivo a pensare lucidamente a come dovessi comportarmi, ho odiato, per un momento, quell'uomo che aveva agito a quel modo, e poi ho odiato me stesso, per essere così fragile, eppure.. eppure non sono riuscito a dare un passo! Appena sono riuscito a sbloccare i miei muscoli e a correre non ho pensato più, non pensavo sarebbero rimaste coinvolte persone esterne, non era assolutamente mia intenzione, davvero!-

-Armin, la mia ti sembra la faccia di una persona arrabbiata o comunque triste? Essendo così vicino a minchietta-Eren dovresti sapere bene come è una persona quando è arrabbiata o comunque in preda a qualsivoglia emozione non proprio equilibrata, no?- mi guarda con i suoi limpidi occhi azzurri oramai tanto umidi da specchiare la mia immagine
-S-so che magari potrai non essere arrabbiato, ma-
-Armin, non c'è problema, tu non hai fatto nulla di sbagliato, questo -faccio io accompagnando le mia parole con un gesto che indichi la zona ferita- non è dipeso da te, non è una tua responsabilità ne tanto meno una colpa, perciò non preoccuparti, va bene?-
-Ma Jean, sei sicuro che vada bene così?- stringendo i pugni sulle sue ginocchia
-Si, va bene così, non voglio che il tuo animo vada in preda ai sensi di colpa lasciandosi divorare, Ok? Ok.- sorrido per rassicurarlo
-V-va bene, allora vedrò di non darmi troppe colpe, però.. è grave?- volgendo lo sguardo alla ferita coperta da garze e indumenti
-No no, affatto, pensa tu che mi potranno dimettere oggi stesso! E in più la piccola mi ha già fatto guadagnare un bel budino al cioccolato e un ..- orgoglioso della cosa annuncio, il biondo accenna una risata
-..Un?- fa incuriosito 'finalmente si è calmato, almeno, anche se non posso certo dirgli che ho ottenuto un abbraccio e le attenzioni di Marco, no?'
-Eheh.. un abbraccio strizza-budella da parte di mia madre, quello si che mi ha distrutto!- scherzandoci su e cambiando il discorso
-Ahahah, ho capito, ne sono felice, almeno per quanto lo si può essere in simili situazioni, sai, avrei anche voluto avvisare tua madre il prima possibile ma non riuscivo a rintracciarla, comunque davvero, ancora una volta voglio ripetertelo: mi spiace

-Ad ogni modo è inutile stare a rimuginare su avvenimenti del passato, no?

-In effetti hai ragione, ma sono davvero dispiaciuto- continuerà a scusarsi ancora per un bel po', ne sono certo. Armin restò lì a conversare per ancora qualche momento, poi se ne andò, con un'espressione finalmente meno tesa sul volto.
-Sai, Marco, ora ci manca che arrivi mio padre e siamo appos- - mi volto, quel fagotto di lentiggini era con la testa poggiata sulla sua stessa spalla, le braccia incrociate tra loro armoniosamente e le gambe divaricate, il mio sguardo si fissa per una manciata di secondi sul suo.. pacco 'spero di non dover stare sotto, più in là' arrossisco per il mio stesso pensiero, poi torno a guardare il suo viso,così sereno 'chissà quando si è addormentato..'
 

La porta della camera viene nuovamente aperta: è l'infermiera che si è presa cura di me spiegandomi diligentemente come avrei dovuti agire una volta a casa, seppure apparendo sempre in qualche modo annoiata e infastidita da ogni tipo di imprevisto o commissione aggiuntiva, e che mi aveva servito quella merda di cibo della mensa dell'ospedale.
Lei è una di quelle persone che in un qualche modo, nonostante il loro continuo sarcasmo riescono a metterti subito a tuo agio, una di quelle che comprende la situazione alla perfezione eppure finge d'essere estremamente superficiale affrontando con questa sua potente arma ogni problema che le si piazza di fronte: una ragazza tirocinante che, con i suoi metodi, riesce ad arrivare dove preferisce senza particolari problemi e senza doversi affaticare.
-Kirschtein, sono felice che tu stia meglio, vuoi qualcosa per cena? Abbiamo brodo di pollo e patate accompagnati da gelatina verde al broccolo e yoghurt dalla fragola da bere!- sorridendo come nelle peggiori reclami dei materassi
-Eheh.. dato che, appena mia madre torna, posso andare, preferirei cenare a casa; non si disturbi, signorina Hitch..- giustificandomi 'non voglio un boccone in più di quella robaccia disgustosa'
-Ah-ha- avvicinandomisi con fare d'intesa o comunque di comprensione- tranquillo, ho capito- mi fa l'occhiolino poggiando con naturalezza il gomito sul letto e sedendosi dove prima era stato Armin in maniera non particolarmente educata ma comunque accattivante , il suo sguardo seducente e di burla si sposta ora su Marco -e quindi infine è crollato?
-A quanto pare..- guardandolo con occhi languidi, sento uno sguardo addosso, che mi legge, mi scruta, mi volto nuovamente verso Hitch che, come pensavo, mi sta osservando
-Pfft..- contenendosi per molto poco tempo -AHAHAAHAHAH- iniziando a ridere in modo sguaiato e tirando pugni silenziosi al materasso sul quale ero semi-steso
-C-c-c-cosa c'è?!- arrossendo esclamo, mantenendo, ad ogni modo, la voce bassa, per non svegliare l'altro 'ammesso che il fracasso che sta provocando questa qui non lo abbia già fatto'
Cercando di riprendere un minimo di ritegno e tenendosi lo stomaco per le risate prende a guardarmi posando ora il gomito sul letto e il mento sulla mano ad esso collegata, sfiorandosi maliziosamente la labbra con l'unghia laccata del mignolo sinistro

-E quindi è così, eh?
-Così come?!- faccio io “gridando sottovoce”
-E' il tuo ragazzo? Ho indovinato, vero?- con un'espressione estremamente acuta
-Veramente no.. purtroppo- sussurrando quest'ultima parola, rattristandomi d'un botto senza nemmeno saper spiegare propriamente il perchè
-Ah no? Allora è un amore a senso unico? Eppure credo che lui non avrebbe problemi a stare con un'altro del suo stesso sesso, cioè- gesticolando un minimo e indicandolo con un fare di naturale e disinteressato disprezzo, non tanto per un qualche pregiudizio, quanto per una presa di posizione immotivata e arbitraria rispetto a tutte le persone e situazioni.
-N-non vedo perchè dovrei parlare di cose del genere con te..- dandole del tu con la confidenza che si può avere senza problemi con una ragazza della propria stessa età
-Andiamo, secondo te chi ha permesso a un non-parente di restare nella camera tutto il tempo? O ancora chi ha fatto in modo che non entrassero altri pazienti sul letto di fianco al tuo, almeno per quest'oggi? Aaah, sono curiosa, butta fuori tutto, amico- con tono allusivo e curioso
-...- sospiro per poi prendere aria nei polmoni, riempiendoli, inspirando profondamente -in effetti non ho potuto parlarne con nessuno, e poi spero di non dover rivedere un'infermiera per un bel po', quindi si, vada per per la grande rivelazione da te tanto attesa..- pronuncio rendendomi conto di avere davvero un disperato bisogno di non tenermi tutto dentro.
Dopo circa tre quarti d'ora, riassumendo il tutto, avevo esplicato a grandi linee la situazione, condendola con termini volgari e pensieri altamente personali.
-Quindi le cose stanno così, huh?- fa lei col suo solito tono acido

-A quanto pare..

-Beh, e cosa hai intenzione di fare? Non vorrai startene fermo e zitto a girarti i pollici, no?
-Voglio, prima di tutto, sapere cosa prova lui per me, poi, magari, potrei provare a.. beh, hai capito insomma- arrossendo involontariamente
-Capisco, capisco.. anche se non concordo affatto con un metodo del genere, io mi butterei al collo di chiunque mi possa piacere, senza pensarci due volte, fino a convincerlo a stare con me, facendolo irrimediabilmente pendere dalle mie labbra..

-Ma tu lo fai di già..-sottolineo
-Ah, ahahah, già, hai ragione- con un'espressione sarcastica, come se sapesse che sarei arrivato a dirle questa cosa, della quale, a quanto pare, va tanto orgogliosa
-Ad ogni modo la situazione e il contesto sono totalmente diversi in questo caso
-Si, ma l'obbiettivo finale è lo stesso a conti fatti, no?

-Ma qui stiamo parlando di me, non di te- sbuffando ammetto
-Meh- fa lei, come ad essersi di punto in bianco annoiata- sappi che lui, anche se non so quanto possa interessarti o esserti d'aiuto, è stato qui, in questa stanza, senza mangiare nulla e uscendovi solo per andare al cesso, da quando sei entrato, non ha dormito nemmeno un attimo, dovevi vedere quanto era preoccupato, ti ha osservato tutto il tempo senza accusare la minima voglia di andare via, penso che ora sia sfinito e sia crollato giù a dormire, o meglio che sia riuscito a farlo, solo perchè ti ha visto rasserenato, penso proprio che tu abbia qualche chance, sai?
-D-dici sul serio?!??- faccio io gasandomi e voltandomi verso di lei contorcendo l'intero mio busto, ignorando il dolore; il suo sguardo deciso incrocia il mio, le sue labbra si sono dischiuse, sta per emettere un suono, un suono che non ho mai sentito 'per la prima volta qualcuno sosterrà apertamente i miei sentimenti!'
-E che ne so io, non me ne fotte niente, sono qui solo per fare la vita facile scopandomi il principale o cose del genere, a chi metti il cazzo in culo dipenderà solo da te, bello- si alza sprezzante e, ridacchiando, si avvia all'uscita per poi rivolgermi un occhiolino prima che la porta si chiuda del tutto
'La mia fiducia nell'umanità..' penso demoralizzato osservando il vuoto davanti a me.

Dopo qualche ora, passate principalmente a dormire, sento nuovamente la voce di mia madre 'sarà al telefono col babbo?' apro gli occhi e torno a guardarmi attorno
-Ehy- faccio, mi fa cenno di aspettare due minuti, il tempo che chiudesse la chiamata.
Intanto cerco con lo sguardo Marco, non trovandolo.
-Allora, Jeanbo della mamma, cosa mi dici? Come ti senti? Sicuro di non voler restare qualche altro giorno in ospedale? Per sicurezza..-
-No, no, tranquilla, non preoccuparti, mi vesto e andiamo.. ah, a proposito, il...ragazzo che era qui prima..-
-Ah, intendi forse Marco?- 'incredibile, mia madre ricorda un nome di una persona al di fuori della famiglia e che non sia qualche sua amica! E' una data da annotare sul calendario universale, questa!'
-L-lui, si..

-Dopo averci fatto due chiacchiere e avergli porto le mie scuse e ribadito i miei ringraziamenti più volte, gli ho chiesto di tornare a casa sua, dato che anche i suoi saranno certamente preoccupati; ma mi ha spiegato che, ahimè, suo padre è morto in guerra subito dopo che la moglie avesse partorito il loro secondo figlio che, ora, studia in una accademia lontana da qui, e che la madre, in questo periodo, è appunto andata a trovarlo, mentre lui è rimasto qui per passare un po' di tempo liberamente con gli amici, studiare in totale tranquillità e quant'altro; ma queste cose le saprai già, no?- fa sorridendomi, sentendomi un po' perso date quelle notizie che non avevo mai avuto l'occasione di chiedere e poi sentir dire direttamente da Marco,impiego un po' di tempo nel rispondere
-Ahahah, certo che si..

-Ad ogni modo è davvero un tesoro di ragazzo, è anche addirittura rimasto qui tutto il tempo da quando sei arrivato, sarà stato anche grazie a lui che non ti si è aggravata la situazione, sai: inoltre abbiamo scambiato il numero di telefono in caso succedano altre cose del genere, non sei felice?
-Ma mamma..
-Ad ogni modo, davvero, chissà se ha alla ragazza, se non fossi sposata e avessi trent'anni di meno ci proverei sicuramente, è proprio il mio tipo- scherzando; sentendomi in imbarazzo mi ruoto, anche se ha fatica, a pancia in giù, sprofondando il viso nel cuscino
-Esci che devo cambiarmi, ma'- dico senza dare importanza a come possa essere uscita una frase parlata da una bocca compressa su un cuscino
-Si, si.. ma sei sicuro di farcela? Vuoi una mano, tesoro?- giro il viso in modo da prendere aria e da essere più comprensibile
-Non ho mica due anni..
-Ma tanto sono io che ti ho fatto, no? Quindi che problema c'è?? Non devi mica vergognarti! Ricordo il tuo fringuellino a memoria! Ahahahah
-A parte il fatto che è ben cresciuto dall'ultima volta che puoi averlo visto tu..- farfuglio infastidito -Ad ogni modo, mai e poi mai!
-Aaahhh, e va bene, come preferisci..- la porta fa rumore nuovamente, questa volta ad entrare è Marco stesso con un bicchiere di cioccolata calda semi-vuoto in mano
-Ho per caso interrotto q-qualcosa?- arrossendo fa lui dirigendosi direttamente, di già, nuovamente verso la porta per tornarsene fuori 'sono così felice che non se ne sia andato'
-No no, affatto, Marcobo, Jeanbo doveva giust'appunto cambiarsi, ma da me non vuole farsi aiutare, non è che gli daresti una mano tu? Tra ragazzi magari vi capite meglio- esplica i suoi pensieri mia madre facendo spallucce 'ti prego dici di no, ti prego dici di no, ti prego dici di-'
-Ah, si, certo, se per Jean non è un disturbo non c'è alcun problema!- risponde Marco sorseggiando l'ultimo sorso della bevanda e buttando via, nel piccolo cassonetto, ciò che era rimasto dell'oramai accartocciato bicchiere di carta 'grazie Marco, grazie di non aver ascoltato la mia mente, e figurati se può dispiacermi anche solo lontanamente starti attaccato tanto da avere contatti fisici prolungati'
-Ti ringrazio tanto Marcobo, sei davvero un ragazzo d'oro!- esclama dandogli una pacca sulla spalla per poi uscirsene serena e tranquilla dalla stanza mia madre.
-E-ecco Marco, scusa se è così invadente..- 'è per questo che non te l'avevo presentata prima in effetti..'
-Nessun problema, è una persona cordiale!- aggiunge lui tutto contento
-Beh, felice che non ti abbia fatto scappare..- faccio io in tono melodrammatico per tentare di eludere il mio nervosismo divenuto a fior di pelle -comunque posso anche cambiarmi da solo, almeno credo-
-No, non te lo lascerò fare per nessun motivo al mondo! - con un'espressione decisa e ferma che poco si addice al suo essere
-V-va bene allora..- deglutisco imbarazzato, tentando di preparare psicologicamente me stesso a ciò che stava per accadere.
Mi si avvicina, prendendo il mio braccio, dal lato opposto a quello della ferita, per poi porre quest'ultimo sulla sua spalla,attorno al suo collo
-Va bene così? Riesci ad alzarti?- 'tra un po' esplodo, me lo sento'
-S-si, grazie, perfetto così- mi sollevo a fatica sentendo tirare tutta la zona addominale principalmente, appendendomi di peso, conseguentemente del tutto, a Marco -peso, eh?

-No, affatto- sorride come se non si stesse sforzando affatto, mi alzo lentamente del tutto dal letto e, dopo aver sgranchito un minimo le articolazioni, mi sorreggo alzato alla sponda di ferro presente ai piedi del letto, tirando verso me con la mano i vestiti

-Ti do una mano?- chiede, prima ancora che io possa dare una qualsiasi risposta, lo trovo dietro di me, a slacciare con attenzione e cura i fiocchi del mio camice

-A-aspetta almeno che mi metta le mutande..!- 'ma cosa stai dicendo, Jean? Hai fatto la doccia completamente nudo con chissà quanti ragazzi tra uno spogliatoio e un'altro e ora ti vergogni per una cosa simile?'
-S-si! Scusami!- lo sento voltarsi dalla parte opposta a quella dove sono io, il grembiule, ormai comunque slacciato, mi scende morbidamente sulle spalle, sforzandomi mi infilo la biancheria pulita piegandomi in avanti,ripongo poi il camice sul letto, disordinatamente.
-Ecco, fatto- giro il viso verso di lui e lo trovo a voltarsi ora, proprio incontro a me, tutto rosso in volto
-M-Marco che ti prende? Non ti senti per caso bene?!- senza riuscire ad avvicinarmi a lui, non potendo separarmi dalla ringhiera del letto
-S-s-s-s-sto bene, nessun problema!- esclama con un tono di voce eccessivamente alto e strizzando entrambi gli occhi con impeto nel dirlo
-C-calmati, Marco!- faccio io, tentando di tranquillizzarlo
-Si signore!- grida lui avvicinandosi con i movimenti sciolti quanto quelli di un robot telecomandato ai miei vestiti, apre il mio pantalone dalle sua pieghe per poi porgermelo
-Ho.. bisogno di due mani per metterlo, puoi reggermi, per favore.. chissà che cazzo mi hanno iniettato..- faccio io arrossendo e guardando altrove
-T-ti reggo!- fa lui, ora finalmente contenendo la sua tonalità di voce; ho il cuore dal battito terribilmente accelerato!

Mi prende per la parte più in basso dei miei fianchi posizionandosi dietro di me, mi stringe la zona interessata tremando leggermente, arrossendo a mia volta ulteriormente inizio ad infilarmi i calzoni 'questo silenzio mi mette fin troppo in imbarazzo..'

tiro su i pantaloni e vi inizio ad applicare la cinta cigolante ereditata dalla giovinezza di mio padre
-AHAHAHAHAHAHAHAHAHAAHAHAHAH- una fragorosa risata femminile da appena dentro la camera, oltre la porta, irrompe questo momento
-Hi-Hitch!- riconosco fin da prima di voltarmi -Non è come sembra, giuro!- col viso leggermente sudato per le risate e le lacrimone agli occhi la ragazza aveva appena sfogato davvero apertamente i suoi sentimenti riguardo al scena che si era trovata davanti
-Ero venuta ad aiutarti, ma vedo che non ce ne è bisogno- parla a fatica, degli anfratti di risata sono udibili tra una sua parola e un'altra, se ne esce scuotendo la testa in cenni di dissenso alquanto eccessivi e sbattendosi le mani sulle cosce continuando a ridere sguaiatamente. Intanto mi volto, del tutto rosso, verso di Marco col mio viso
-Marco!- esclamo, una figura rossa e non bene definita ha preso il posto di colui che era poco prima dietro di me, mi volto poggiandomi al letto per poi fargli aria per come posso con le mani, gli sbottono i primi due bottoni della giacca 's-starà respirando?'
Tutto ad un tratto il suo mento si posiziona sulla mia spalla, le sue mani salgono sui miei pettorali, per poi chiudersi un una sorta di pugni molto lenti.

-M-Marco..?- faccio io, arrossendo e avvertendo un brivido sulla pelle nuda che l'altro sta toccando
-E' stato.. imbarazzante- sussurra 'va bene che io non sono poi tanto meglio, ma non mi aspettavo potesse reagire così.. alla fine dei conti, e per fortuna, per quanto possa fargli conoscere il “mondo di oggi” rimarrà sempre il solito Marco' sorrido dopo aver preso coscienza del fatto
-Dai, va tutto bene, ok?- enuncio abbassando la mia bocca al suo orecchio; le sua mani scorrono ancora sul mio torso nudo per poi stringermi in un abbraccio impossibile per me da ricambiare data la mia posizione -ehy Marco..- sussurro preoccupandomi, lo sento respirare con coscienza, mi rilasso, si rialza e ricompone poco dopo tornando a guardarmi.
-Dobbiamo.. finire di vestirti, Jean..- bofonchia lui, ancora in leggero imbarazzo
-Si, infatti- sorrido
Torna a reggermi per poi aiutarmi anche nell'indossare la mia felpa scura, portatami direttamente da casa da mia madre per far si che io mi preservi dal freddo acuto di alcune serate estive.

E' finalmente o purtroppo arrivato il momento di tornare a casa, io e Marco percorriamo i corridoi dell'ospedale verso l'uscita fianco a fianco, scherzando tranquillamente tra un passo ed un altro, sapendo che là fuori aspettavano mia madre e il suo autobus, che ci avrebbero separati per quella sera 'vorrei stare ancora con lui ancora' pensavo ripetutamente mentre ci dirigevamo alle porte automatiche della struttura.
-Grazie di tutto, Marco, sono felice che tu mi abbia fatto compagnia- dico guardandolo, come al solito, dal basso all'alto, e, in questo caso, dritto negli occhi suoi scuri, sorridendogli riconoscente
-Non c'è di che, Jean, sono felice di esserti stato vicino e che non ti sia accaduto nulla di troppo grave o irreparabile, ecco, mi fa solo piacere poter stare in tua compagnia, dico davvero

-Quando ci vedremo la prossima volta?- faccio io stranamente senza esitazione, senza neanche doverci pensare su, nemmeno per un attimo
-Domani? Salvo se non sei morto ovviamente, signore eroe della patria
-Tch, non prendermi in giro, ti ho già detto che ti ci vorrà un bel po' per poter anche solo sperare di superare il maestro- addentrandoci nella zona di spazio compresa tra i sensori della porta dell'ospedale, che quindi si apre automaticamente scorrendo, gli do una leggera gomitata -a domani- sorrido lezioso confermando le sue parole

-A domani, Jean.

Ognuno si avvicenda per la propria strada, io entro in macchina e lo osservo fino a che non lo vedo scomparire in lontananza attraverso lo specchietto retrovisore della automobile di mia madre; lui verso la fermata del bus, a pochi metri di distanza dall'ingresso stesso.

 

'Non vedo l'ora che arrivi domani, non vedo l'ora che arrivi con tutto il cuore, non credevo che essere innamorati, proprio come nei film, fosse possibile
A dire il vero non credevo particolarmente nemmeno nell'amore, se non solo come un'attrazione prevalentemente fisica che tutti si ostinavano a chiamare con un nome più di classe, più raffinato. Per di più detestavo questo mio compagno di classe, mi infastidiva altamente, mentre ora è una presenza a dir poco necessaria all'interno della mia vita. Mi rende felice, mi rende così felice.. Non vedo davvero l'ora di rivederlo, di parlare di nuovo con lui!

Quanto vorrei baciarlo..'


Spazio dell'autrice
Ragazzi, RAGAZZI o avete assolutamente idea di da quanto tempo avessi iniziato questo capitolo, detest essere così ritardataria, ma Oo p s
E quindi nulla, spero vogliate perdonarmi ;u;
Ad ogni modo finalmente sto scrivendo capitoli di una lnghezza accettabile e sono felice *D*
Ringrazio chi continua a seguire e sopratutto a lasciare recensioni a questa fic, mi fa davvero tanto piacere leggerle <3
Sono successe un po' di cosette da quando ho iniziato a scrivere, penso sia per questo se notate differenze dis crittura rispetto all'inizio '<'
Ad ogni modo la storia si starà mica sviluppando verso il prossimo step? Miseeero eue
Spero di riuscire a scrivere e pubblicare il prossimo capitolo il prima possibile e ciò che avete letto vi sia piaciuto ;A; 
Alla prossima~
 

 

 

  
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