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Autore: Padfoot_07    28/11/2014    2 recensioni
“Jamie, Al, vi presento i vostri nonni” fece Harry, sorridendogli incoraggiante, dato che gli stavano avvinghiati, un po’ turbati da quella nuova situazione.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Albus Severus Potter, Harry Potter, James Sirius Potter
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Era una mattina di metà novembre. L’aria era frizzante, ed il cielo di un grigio acciaio gettava una luce fredda sugli abitanti del villaggio di Godric’s Hollow.

Per Harry quelle casette squadrate e quelle quiete strade erano diventate molto familiari, dalla fine della guerra.

Vivere lì sarebbe stato senza dubbio piacevole, e riusciva a comprendere perché i suoi genitori avessero deciso di formarvi la propria famiglia.

Tuttavia, nonostante i visi allegri che vi aveva sempre incrociato, e l’aria pittoresca del paese, Harry sapeva che non avrebbe mai visitato quei luoghi senza provare la profonda e avvilente malinconia che non lo abbandonava mai al pensiero di Lily e James Potter.

La loro presenza, che con gli anni si era fatta più dolce nei suoi pensieri, tornava a scavare il più vivo rimpianto, quando si trovava a visitare la loro lapide.

Una mano piccola e calda strinse la sua, aggrappandovisi. Subito seguita da un’altra, leggermente più piccola e paffuta della prima. Harry guardò in basso, ad incrociare gli occhi nocciola del figlio maggiore alla sua sinistra, e poi a destra sul piccolo Albus.

I bambini erano imbacuccati in pesanti cappotti, a proteggersi contro il clima rigido. La prima neve era caduta già da una settimana. Forse non era il periodo più adatto per attardarsi all'aria aperta, ma già per troppo tempo aveva rimandato quella visita. Si era detto che non era una buona idea portare dei bambini in un cimitero. Non prima almeno che potessero comprenderne il motivo. Così si era lititato ad andarci sempre da solo, o in compagnia di Ginny.

Ormai però anche se Lily a soli tre anni, era ancora troppo piccola, sia James che aveva compiuto sei anni, che Albus di cinque, sapevano che i loro nonni paterni erano in cielo, ed avevano cominciato ad interrogarlo su di loro.

Sentiva che era arrivato il momento che i suoi bambini condividessero anche quella parte della sua vita, e intimamente, doveva ammettere, anche se poteva sembrare un pensiero stupido, voleva che i suoi genitori li “conoscessero”.

“Jamie, Al, vi presento i vostri nonni” fece Harry, sorridendogli incoraggiante, dato che gli si erano avvinghiati, un po’ turbati da quella nuova situazione.

Il maggiore spostò lo sguardo più volte dal padre al marmo bianco, senza capire. Poi lentamente, sciolta la mano dalla presa del genitore, si avvicinò cauto alla liscia superficie chiara, e vi premette su con le dita paffute.

“J- a- n… no scusa m. Jam- e- s” scandì lentamente, facendo scorre un dito sul contorno delle lettere d’oro.

“James” esclamò illuminandosi, e voltandosi cercando l’approvazione paterna.

“Come me.”

Una stretta improvvisa avvolse il petto di Harry, mozzandogli l’aria.

“Si” si forzò a rispondere al figlio.

“E non è solo il nome che avete in comune, sai?” esclamò chinandosi sulle ginocchia, ed accovacciandosi all’altezza del bambino.

Il piccolo James si avvicinò al padre, che lo scrutava intenerito, andando a sederglisi su un ginocchio.

“Hai anche i suoi occhi, e il suo naso” gli sussurrò picchiettandogli quest’ultimo con un dito, e suscitando nel bambino una risatina. “I suoi capelli… ed ovviamente, il suo talento per i guai!” sospirò fintamente sconsolato. James imbarazzato si scompigliò i capelli, sconvolgendoli ancor di più.

“… grazie papà!” rise Harry, rivolto alla dura pietra di fronte a loro. Ma lo sguardo che tornò a portare sul figlio era carico del più inequivocabile orgoglio.

“E la nonna si chiama come Lily” James stava guardando l’altro nome dell’incisione. “Ma scommetto che non rompeva le scatole come lei” meditò serio, corrucciando la fronte liscia.

Harry rise di gusto “Mica lo so, piccolo. Dalle storie che ho sentito, anche la nonna aveva un bel caratterino.”

“Io non mi chiamo come loro.” constatò tristemente Albus.

Harry guardò con sguardo indecifrabile il bambino che era rimasto immobile, sempre attaccato alla sua destra, fino a quel momento. Certe volte era talmente pacato e tranquillo per la sua età, che Harry dimenticava quanto in realtà fosse ancora piccolo.

Spesso Ron si divertiva ad affermare che con James avevano raggiunto il massimo della malandrinaggine possibile, e con Albus il karma pareggiava i conti.

Scrutò quella zazzera nera così simile alla sua e lo spinse ad alzare il viso, con una mano sotto il mento. Il bambino incrociò lo sguardo smeraldo, con quello perfettamente uguale del padre.

“Al, tu non hai bisogno del loro nome.” Asserì con un sorriso “Tu hai i suoi occhi” fece accennando al nome della madre. “Gli stessi di tua nonna. Lei li ha donati anche a te.”

Il bambino scrutò il padre mentre le parole scavavano in lui quella consapevolezza. Un largo sorriso si aprì sul viso del bambino, mentre tornava a fissare felice il luogo in cui riposavano i nonni. Il sorriso di Albus, il sorriso di James, come quello di Lily, erano identici. La stessa espressione… Malandrina, quei sorrisetti obliqui di chi sta tramando qualcosa. Non poteva definirli altrimenti. Era la stessa espressione che aveva visto tante volte sul viso di suo padre, nelle foto che aveva di lui, che vedeva nei suoi bambini, e Ginny glielo ricordava ogni volta che vedeva i figli sorridere. L’aveva chiamata la “marca Potter”. Forse se avesse avuto un’infanzia serena, anche a lui sarebbe appartenuta quell’espressione, ma nella sua infanzia, aveva avuto ben poche cose di cui gioire. Ma ormai non importava, quello che contava erano Ginny ed i bambini.

Solo diventando genitore Harry aveva davvero potuto capire quel legame tra padre e figlio che non aveva mai conosciuto. Poteva finalmente comprenderne la forza di quel sentimento incondizionato, e quello che sarebbe stato sempre disposto a fare pur di proteggere quegli esserini indifesi ed innocenti che stringeva a sé. Così stretto nell’abbraccio dei suoi figli, pensare ai suoi genitori, si era fatto più sostenibile. Grazie al loro sacrificio lui era lì, grazie a loro c’erano i suoi figli.

E Harry sapeva, che dovunque fossero, i suoi genitori in quel momento non erano lì sotto, ma dietro di lui, con le mani poggiate sulle sue spalle, a vegliare sulla loro famiglia, come avevano sempre fatto.

Angolo dell'autrice: Idea nata spontaneamete in un momento di ispirazione, mentre provavo a scrivere tutt'altro. Fatemi sapere cosa ne pensate, mi raccomando... una recensione non si paga, ed è per confrontare una storia col parere del pubblico che la pubblichiamo ;)

  
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