Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: _mErcy_    28/11/2014    0 recensioni
“Ehi Veronica aspetta!” Disse Marco avvicinandosi alla ragazza.
“Riguardo alla storia del tuo libro... non finisce veramente così.”
Veronica lo guardava incredula. “Cosa intendi dire?”
“Quando questa battaglia sarà finita, ti mostrerò il vero finale della storia.” Disse voltando le spalle alla ragazza. “E' una promessa.”
“Sarò lieta di scoprire qual è il vero finale della fiaba che mi ha cresciuta.” Dopodiché Veronica aggiunse: “Marco...”
“Si?”
“Sopravvivi, per il nostro futuro e per la tua promessa.”
“Si lo farò, ma fallo anche tu.” Veronica si limitò ad annuire, poi i due presero strade differenti.
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Jean Kirshtein, Marco Bodt, Nuovo personaggio
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Chapter 3: The 104th Trainee Corps

 

Year 847, Military Base, Wall Rose

 

I due ragazzi erano finalmente arrivati alla base militare appena in tempo, prima che la campana per le entrate suonasse.

Thomas sembrava agitato e quasi non riusciva a contenere l'adrenalina che scorreva nel suo corpo.

Veronica invece era tranquilla, non si preoccupava affatto del suo futuro nella militare.

Dopo qualche minuto all'interno del recinto della base, i due si ritrovarono in una lunga fila stracolma di gente che aspettava di essere chiamata per la consegna dell'uniforme, che avrebbero sempre portato durante i faticosi allenamenti.

 

Dopo svariati minuti, Veronica fu chiamata da un uomo biondo e abbastanza alto che, come si aspettava, portava una divisa da istruttore. Non aveva nulla di diverso da quella da cadetto, però la giacca era più scura e lunga.

L'uomo le consegnò l'uniforme completa, caratterizzata da un semplice paio di pantaloni bianchi, due lunghi stivali marroni e una giacca di un colore marroncino chiaro con il simbolo del corpo d'addestramento, ovvero due spade argentate sovrapposte in modo da formare una 'X'.

Il tutto era confezionato in uno scatolone grigio, con sopra scritto il nome della ragazza.

Dopo la consegna, cercò un posto dove cambiarsi, e dopo svariati giri a vuoto, trovò una camera riservata solo e esclusivamente alle ragazze, ovviamente nel dormitorio. Lì si tolse i vestiti e li mise dentro la sua valigia, poi con fretta, ma cercando di non vestirsi come una barbona, si mise la nuova divisa.

Le sembrava comoda e molto pratica da utilizzare durante gli allenamenti, quindi senza pensarci troppo cercò uno specchio per ammirarsi. Bhe non c'era nulla da dire in particolare, le stava bene. I pantaloni non erano ne troppo larghi ne troppo attillati, gli stivali calzavano perfettamente con i suoi piccoli piedi e la giacca sopra ad una semplice maglietta bianca le stava divinamente.

Mentre si stava sistemando i corti capelli, una ragazza dai semplici codini portati sulle spalle, le si avvicinò.

“Uh, sembri soddisfatta!” Disse riflettendosi anche lei nell'enorme specchio. “Anch'io!” Disse sorridendo.

“Cosa c'è? Non guardarmi così.” Disse notando lo sguardo perplesso di Veronica.

“Oh mio Dio, devo andare!” Aggiunse correndo via.

“Mah che strana ragazza...” Disse Veronica perplessa, ritornando dai suoi bagagli.

Prima di trasportarli nella sua apposita zona letto, doveva trovare quel determinato punto nell'enorme stanza. Quindi prese la scatola e lesse il numero del suo letto.

“N° 127” Veronica fece le spallucce, e trasportando i suoi bagagli, si diresse nella sua zona letto.

'Così è questo il mio letto, sembra scomodo, molto scomodo.' Pensò la ragazza mentre appoggiava sul letto le sue valigie. Dopo aver compiuto tale azione, decise di uscire per dirigersi al campo dove l'istruttore Shadis, o almeno credeva di aver capito che si chiamasse così, li avrebbe “accolti” nell'esercito.

Fuori dal dormitorio femminile, a sua insaputa, trovò un Thomas sorridente con addosso la sua nuova divisa da cadetto.

“Woah Veronica, fa strano vederti vestita così. Tutto sommato ti sta bene!” Esclamò il ragazzo avvicinandosi per guardarla meglio.

“Ti ringrazio Thomas, anche tu non sei male vestito da soldato.” Rispose Veronica con un mezzo sorriso.

 

Svariati minuti dopo, Veronica si trovava in una fila insieme ad altri cadetti.

L'istruttore Shadis stava strillando come un matto alcune cose riguardo a quello a cui sarebbero andati incontro nelle loro prime giornate, e probabilmente anche nei giorni a seguire.

Veronica, come tutti gli altri aveva le mani dietro la schiena, e nel caso l'istruttore avesse scelto di sentire la sua presentazione, lei avrebbe dovuto rivolgergli il famoso saluto da soldato.

 

Le presentazioni erano incominciate, l'uomo dallo sguardo cupo e profondo si accaniva contro i poveri cadetti che, con il cuore in gola e il sudore sul viso, si presentavano cercando di mantenere la loro tranquillità, ma la maggioranza falliva miseramente.

L'attenzione di Veronica si soffermò su un ragazzino biondo e minuto di sua conoscenza. Era Armin.

Veronica confusa e stranita ascoltava la presentazione del ragazzo.

“Chi sei tu?” Urlò Shadis in faccia al poveretto.

“Armin Arlart, signore.” Rispose il ragazzo facendo il saluto.

“Da dove vieni?”

“Dal distretto di Shiganshina, signore.” Rispose Armin cercando di rimanere il più calmo possibile, ma si capiva benissimo che quell'uomo lo stava terrorizzando a morte.

“Arlart, qual è il motivo che ti ha spinto ad unirti a noi?”

“La vittoria dell'umanità!” Rispose il ragazzo mettendo tutto il fiato che aveva per fare un grido pieno di coraggio.

“Ottimo, ti farò diventare cibo per titani. Terzo squadrone a me gli occhi!” Urlò l'uomo toccando la testa di Armin per farlo girare di spalle. Poi passò alla preda successiva.

La prossima vittima non era altro che il vicino di casa dei nonni di Veronica, ovvero Thomas.

L'istruttore gli gridò di presentarsi e così il ragazzo fece.

“Non stai gridando abbastanza!” Lo rimproverò l'istruttore.

Thomas tremante e impaurito, disse per la seconda volta il suo nome. Shadis lo rimproverò con tono severo e passò ad una ragazza che Veronica aveva già visto prima nei dormitori femminili.

“Chi cazzo sei tu?”

“Io sono Mina Carolina da...” La ragazza non fece in tempo a finire la sua frase che l'uomo le urlò contro facendole chiudere gli occhi per la strizza.

“No non lo sei! Tu vieni da un porcile e sei peggio del bestiame!” Shadis aveva uno strano modo di spronare i propri cadetti, Veronica era confusa. Come potevano i suoi aspiranti soldati imparare ad diventare forti se quell'uomo li faceva venire la caga?

“Si! Io sono peggio del bestiame!” Ripeté la povera ragazza dai piccoli codini.

Dopo averla umiliata per ben bene, passò ad altri soldati del terzo squadrone. Infine si dedicò al quarto, quello in cui si trovava Veronica. L'uomo osservava le persone che aveva intorno ignorandone un bel po', e così fece anche con la ragazza dai capelli corvini.

Forse riusciva ad intuire chi ha avuto un passato orribile, oppure riusciva a capire chi era più forte emotivamente, e per questo non aveva bisogno di nessuna stupida prova di coraggio.

Veronica guardò la persona che Shadis aveva puntato, conosceva quel ragazzo, ne era più che sicura.

“Chi diavolo sei tu?”

“Sono Jean Kirschtein da Trost.” Rispose il ragazzo dall'orribile acconciatura e con la faccia simile a quella di un cavallo.

Veronica sentì una piccola fitta di odio nel rivedere quel ragazzo scortese, si quello che aveva avuto l'onore di incontrare qualche ora prima.

“Perchè sei qui?”

“Per unirmi alla Polizia Militare e vivere nella città interna.” Rispose il ragazzo sorridendo come un emerito idiota.

“Capisco, quindi vuoi vivere nella città interna?” Shadis sembrava calmo, troppo calmo.

“Sissignore!” Rispose il giovane.

Shadis non sembrava averlo preso molto in simpatia perché appena il ragazzo ebbe finito di rispondere, con un colpo netto, gli diede una testa sulla sua fronte facendolo cadere per terra in preda al dolore.

Veronica non era riuscita a trattenersi e si lasciò sfuggire una piccola risatina, cercando ovviamente di non farsi notare.

'Ben ti sta, stronzo.' Penso compiaciuta la ragazza continuando a sogghignare di nascosto.

“Chi ti ha detto di inginocchiarti?” Strillò Shadis a Jean che continuava a tenersi la testa dolorante.

“Non diventerai mai un ufficiale della Polizia Militare se questo ti manda al tappeto!” Shadis passò ad un altro cadetto.

“Tu! Tu chi diavolo sei? Perché sei qui?”

Dietro a Shadis si mostrò un viso lentigginoso con stampato sopra un sorriso insicuro, e a quanto si poteva capire dal suo sguardo, il ragazzo aveva una fifa nera.

“Io sono Marco Bodt, da Jinae al di là del muro Rose. Sono venuto qui per unirmi alla Polizia Militare e per offrire il mio corpo al re.”

“Oh è così? Bravo ragazzo.” Disse Shadis al ragazzo con le lentiggini, che sembrò aver calmato i nervi.

“Un obbiettivo nobile. Ma ricorda...” L'istruttore si avvicinò al viso del ragazzo che lo osservò con uno sguardo perplesso. “Il re non vuole il tuo corpo.” Dopo aver pronunciate quelle parole lasciò il ragazzo, che rimase pietrificato.

“Ma cos?” Sussurrò Veronica.

'Certo che qui sono tutti strani, ci sono un sacco di persone con obbiettivi stupidi e privi di senso. Sono sicura che questi individui avranno molte probabilità di diventare cibo per titani.' Pensò Veronica chiudendo gli occhi e sospirando già stufa di stare lì a subirsi tutti gli idioti di turno.

“Prossimo!”

L'istruttore si avvicinò ad un ragazzo basso e senza un capello in testa.

“Chi cazzo sei tu?”

“Connie Springer da Ragako, a sud del muro Rose.” Si presentò il ragazzo portando erroneamente il braccio sinistro al petto e il destro dietro la schiena. Questo gesto scatenò in Shadis la furia più totale. Il povero Connie fu sollevato da terra con le mani dell'istruttore, che reggevano la sua testa pelata, mentre i pollici gli tiravano gli occhi.

“Ascolta Connie Springer.” Aggiunse l'uomo continuando a far penzolare il ragazzo. “Credo che ti sia già stato detto. Quel saluto significa che stai offrendo il cuore al re! Il tuo cuore è dalla parte giusta?” Chiese l'uomo al ragazzo che continuava a penzolare.

Improvvisamente l'istruttore voltò il suo sguardo a sinistra, lo sgranocchiare di qualcosa lo aveva attirato. Lasciò cadere Connie per precipitarsi davanti ad una ragazza che stava mangiucchiando una patata.

“Tu! Chi diavolo sei?”

Gli sguardi di tutti erano rivolti alla ragazza, che stranita si guardava intorno sperando di non essere lei quella che tutti fissavano. Nel mentre continuava a divorare la patata anche se sotto sotto si sentiva in colpa. Improvvisamente un urlo la fece distrarre dal suo spuntino.

Veronica si sentiva più confusa e fuori luogo di prima, ma in che diavolo di posto era finita?

“Ehi! Sto parlando con te!” Dopo quell'urlo la giovane con una coda di cavallo, ingoiò il pezzo di patata che aveva appena finito di masticare e fece il saluto portando al petto anche il vegetale.

“Io sono Sasha Blause, signore, vengo da Douper, a sud del muro Rose.”

“Sasha Blause... cosa stai stringendo nella tua mano destra.”

Sasha rispose di aver trovato una patata in cucina e di non aver resistito nel prenderla, così per farsi perdonare ruppe con le sue mani un pezzo di patata per offrirlo a Shadis, che stupefatto accettò.

Ovviamente la ragazza in seguito fu stata costretta a non toccare cibo fino all'indomani ed a correre per tutto il campo per un tot. di volte.

 

Quella sera tutti i cadetti si erano riuniti nella mensa per la cena.

Veronica si era seduta in un tavolo insieme a Thomas e alla ragazza con i codini. Insieme a loro c'erano una ragazza rossiccia e lentigginosa, un ragazzo alto e senza capelli che dava delle occhiatine alla tipetta rossa, cercando di non essere notato, e un altro ragazzo la cui acconciatura le ricordava molto il tipo con le lentiggini di quella mattinata.

Mentre Veronica continuava a magiare, il suo gruppetto si era alzato per sentire alcune curiosità sul colossale e sulla caduta del muro di Shiganshina. Naturalmente notizie raccontate tutte da Eren.

Il ragazzo rispondeva a tutte quelle stupide domande, come: Quanto era alto il colossale? E i titani come sono?

Bhe all'ultima domanda sia Eren che Veronica provarono un enorme fitta allo stomaco, entrambi lasciarono scivolare dalle loro mani il cucchiaio che stavano usando per mangiare quella cosa simile ad una minestra, per coprirsi la bocca. Marco intervenne subito dicendo al gruppo d'ascolto di Eren, che avrebbero dovuto smetterla di fare certe domande per colpa di alcuni ricordi abbastanza dolorosi, che erano ritornati nella mente del giovane cadetto.

Dopo alcuni momenti di silenzio, Eren prese il pane e lo addentò, poi dopo aver ingoiato il pezzo disse pieno di orgoglio che i titani non erano altro che delle nullità e che lui gli avrebbe uccisi tutti. E per farlo gli sarebbe bastato far parte del Corpo di Ricognizione. Veronica guardava Eren pensando che fosse diventato completamente matto, non poteva uccidere tutti i titani, era un idea cretina e lui lo sapeva benissimo!

A contraddire le idee di Eren c'era quello sbruffone di Jean, che seduto ad un tavolo non poco più lontano del suo, criticava il ragazzo.

“Hai appena detto di volerti unire al Corpo di Ricognizione?” Chiese Jean sorridendo maliziosamente.

“Esatto” Rispose seccato l'altro ragazzo. “ E tu sei quello che vuole unirsi alla Polizia Militare e vivere facilmente.”

“Sono un uomo onesto.” Veronica non poteva far altro che guardarlo con disgusto, aveva una voglia matta di prenderlo a pugni in faccia, ma cercava di trattenere le sue voglie violente.

“E' meglio dell'azione quando non sei altro che un fottuto codardo.”

“Stai parlando con me?” Domando Eren alzandosi in piedi e guardando con aria di sfida il ragazzo davanti a se.

“Ehi fermati!” Vicino a lui Marco sembrava essersi accorto della tensione che si era creata tra i due sfidanti, e da come si era allarmato, si poteva capire che non aveva alcuna intenzione di assistere ad una stupida sfida fatta da due imbecilli con idee opposte.

“Oh scusa se ti ho offeso.” Disse Jean sarcasticamente alzandosi per mettersi difronte ad Eren, pronto a sfidarlo. Ma in quel momento la campana che segnalava la fine del cena, suonò. Così i due ragazzi decisero di riappacificarsi, per il momento.

 

La mensa si stava svuotando e Veronica aveva appena finito di cenare.

Mentre stava per uscire si scontrò distrattamente con qualcuno.

“Ehi tu! Stai attento!” Urlò scocciata la ragazza.

“Oh scusami tanto, non volevo scontrarti.” Si giustificò Marco, allontanandosi di qualche passo dalla ragazza che continuava a fissarlo con odio. “Ci siamo già visti? Penso di no, io sono...”

“Marco Bodt... ho assistito alla tua presentazione stamattina.” Disse la ragazza evitando un contatto visivo con il tipetto lentigginoso.

“Oh.” Questa fu la sua unica risposta, evidentemente era sorpreso di vedere una ragazza che ricordava il suo nome e cognome solo dopo una misera presentazione.

“Comunque io sono Veronica Daves.” Disse allontanandosi da Marco.

Egli la guardò stupefatto, sulle sue guance si poteva vedere un lieve rossore.

“Ehi aspetta!” Urlò sperando che lei lo sentisse.

Veronica si girò per guardarlo.

“Il tuo nome. Il tuo nome mi piace molto.” Disse diventando completamente rosso, quel colore riusciva addirittura a coprire le sue piccole lentiggini.

“Grazie.” 

Marco la guardava mentre se ne andava. Si toccò le guance, erano bollenti.

“Ahhh sono arrossito come un'idiota.” Disse allarmandosi.

“Forse perché lei è davvero bella.” Sussurrò sorridendo a se stesso.

 

Veronica si stava sistemando il pigiama quando una ragazza le parlò facendole prendere un bello spavento.

“Eeehi, siamo compagne di letto, che bello!” Gridò Sasha senza contendere l'emozione. Veronica finito di cambiarsi, si mise ad osservare la ragazza davanti a sè. Due simpatici occhi marroni la stavano osservando. Veronica spalancò gli occhi, ovviamente l'aveva riconosciuta.

“Sei tu! La ragazza patata!” strillò indicandola con l'indice.

“Nooo non chiamarmi anche tu così!” Si lamentò la ragazza buttandosi di pancia sul duro letto e seppellendo la sua faccia in uno dei cuscini che si trovava accanto a lei.

“Dai dormi. Domani ci svegliamo presto.” Disse Veronica mentre copriva con un lenzuolo la sua nuova compagna.

Infine la ragazza si girò dalla parte opposta di Sasha e le augurò un buonanotte assonnato, ma come risposta ricevette un dolce russare. “Bha che gente strana che c'è qui.” Disse chiudendo gli occhi per poi lasciarsi cullare dai suoi dolci sogni.




Angolo Autrice:
Finalmenrte mi sono ricordata di aggiungere questo piccolo spazio a fine capitolo.
Innanzitutto voglio ringraziare chi legge la mia storia e spero che i prossimi capitoli possano essere un po' più interessanti di questo.
Qui come potete vedere ci sono due foto. Ho provato a disegnare la mia OC. Il primo disegno rappresenta lei da bambina e il secondo mostra com'era lei quando faceva parte del corpo d'addestramento.
Bhe questo è il risultato. Si lo so non saranno il massimo dello splendore, ma è per rendere l'idea.... :D
           

  
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