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Autore: Anonimadaicapellibiondi    28/11/2014    1 recensioni
Amber era uscita dal tunnel, era cambiata. Ma nessuno se ne era accorto, aveva perso tutto ciò che amava per colpa dell'eroina. Ma voleva ricominciare e la sua città non glielo permetteva. Così prende un aereo per Parigi. Una decisione che le ha cambiato la vita. Una decisione presa perchè vuole tornare ad essere felice, vuole tornare ad essere forte. Più forte di prima.
Genere: Mistero, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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cap21

Verso le 9 del mattino sentii il campanello suonare. Corsi alla porta impaziente sapendo chi mi sarei trovata di fronte: la mia migliore amica e Leo, il bellissimo ragazzo che mi mancava da impazzire.

-Amber!- urlò Amelie buttando le sue braccia attorno al mio collo e stringendomi in un forte abbraccio

-Ehi Amelie.. mi strai stringendo troppo... così mi ucciderai!- dissi scherzando

Di certo avevo bisogno di sorridere, di ridere, di rimanere, anche solo per un po', con la mente altrove. Non dovevo piangermi addosso ma tirare fuori gli artigli e mostrare la mia grinta.

-Mi sei mancata così tanto amica mia!- disse sorridendo e sentii il mio cuore battere all'impazzata

Quando ci staccammo dall'abbraccio notai finalmente una testa castana piena di ricci spuntare da dietro con due pesanti valigie. Rimasi a bocca aperta per l'emozione: il mio amore, il ragazzo più bello del mondo era proprio di fronte a me, non c'era più nessun computer a dividerci.

-Amber- sussurrò e mi corse incontro

-Leo!- urlai e ci stringemmo in un forte abbraccio, tanto che mi sembrò di non riuscire a respirare più. Chiusi per un attimo gli occhi inebriata da quel suo profumo che tanto mi mancava. Sentii la sua pelle sulla mia, i nostri battiti battevano allo stesso ritmo e le nostre labbra si incontrarono in un bacio da film holliwoodiano.

-Mi sei mancata così tanto- disse lasciandomi dall'abbraccio e tenendomi le mani

-Anche tu...- socchiusi gli occhi cercando di frenare lacrime di gioia.

Non potevo non essere felice, loro erano la mia famiglia.

-Vedrai.. la troveremo- disse in tono serio e speranzoso guardandomi negli occhi

In quel momento capii che davvero avremmo trovato mia madre. Con loro ce l'avrei fatta, loro erano la mia potenza. L'amore vince su tutto e con un po' di pazienza e determinazione saremmo riusciti nella nostra piccola grande "missione".

Accompagnai i due ragazzi nel soggiorno e mostrai loro la casa. -Questa è la cucina.. niente di che però tutto sommato è accogliente e immagino già il profumo delle tue lasagne italiane Leo! Le devi cucinare assolutamente stasera- dissi indicandogli il forno

Lui mi sorrise e aggiunse -certo! E questa foto? Sei tu?- prese una fotografia inserita in cornice. Avevo cinque anni e sorridevo a papà che come un vero fotografo, mi dava indiazioni su come mettermi in posa. Mi sentivo una piccola modella e il fatto mi divertiva molto.

-Amber? Tutto ok?- mi chiese Amelie risvegliandomi da quel dolce ricordo

-Si ehm.. Leo si avevo cinque anni...- abbozzai un sorriso

-Eri proprio una bella bambina... e lo sei tutt'ora- disse baciandomi la guancia

Provai un brivido lungo tutta la schiena. Avevo davvero bisogno delle sue attenzione, del nostro contatto fisico e della nostra intesa. Leo era un vero toccasana, una medicina a qualsiasi malattia.

Avevano ragione, Leo e Amelie, quando insistevano sul fatto che avevo bisogno di loro.

-Venite su, vi mostro il soggiorno..-

Il salotto era forse la parte della casa che più preferivo: nella mia infazia, avevo davvero molti ricordi felici. Prima di entrare a far parte del brutto giro della droga, in quella stanza passavo molte serate con Jennifer a raccontarci segreti, mangiare pop corn guardando le nostre serie tv preferite. Ma non solo, ogni 25 dicembre io e i miei genitori aprivamo i regali seduti sul divano e accanto ad esso c'era sempre un bellissimo albero di natale che preparavo con gran gioia insieme alla mamma.

Ma dopo la morte di papà l'albero, il natale e il soggiorno non erano più gli stessi. La morte porta via un sacco di cose, a chiunque. Io e mia madre non eravamo le uniche a portare i segni di quel dolore, anche la casa ne aveva risentito. Quel pensiero mi diede ancora di più la spinta a voler trovare mia madre a tutti i costi. Non potevo permettermi di perdere anche lei. Quel salotto non poteva rovinarsi di più.

Continuai mostrando il resto della casa: la mia stanza, il bagno e la camera da letto dei miei genitori. Guardando il letto matrimoniale e il disordine che vi era pensai al dolore e ai pianti che avevo avuto poco fa alla scoperta della lettera. Mi vergognai un po' di com'era rimasta la camera e di essermi dimenticata di rifare il letto. Ma non potevo farci niente, quella stanza mostrava il mio effettivo stato d'animo: un vero disastro pieno di disordine e caos.

Amelie e Leo notarono la mia tristezza nel guardare quella camera. Non volevo fargli star male a loro volta così, proposi di mangiare qualcosa.

-Beh, immagino abbiate fame... vi va un croissant? C'è una pasticceria qui vicino che fa delle deliziose brioches alla crema!-

-Mmm... in effetti un po'di fame ce l'avrei!- disse Amelie

Dopo circa venti minuti arrivammo al locale e ordinammo le delizie che avevo consigliato a Amelie e Leo e tre caffè.

-Allora ditemi, come vanno gli studi?- dissi addendanto il mio croissant

-Mmm... come al solito... per ora ho l'insufficienza in matematica e scienze- mi spiegò Leo deluso

-Chissà perchè non mi stupisco! Ma ti impegni un po'?- dissi ridendo

-Beh... più o meno... Amelie mi sta dando una mano comunque-

-Cosa? Una mano? Un braccio ti sto dando! Amber... fare matematica con lui è una vera e propria impresa eroica! Ci vuole una pazienza enorme... Leo si distrae in continuazione! Per lui persino una mosca è più interessante di un algoritmo!- disse Amelie bevendo il suo caffè

Leo si finse offeso mentre io e la mia "sorellina" ridemmo. Loro mi rendevano davvero felice. I loro sorrisi mi riempivano il cuore e il loro volermi bene in un modo così dolcemente incondizionato mi facevano sentire importante per qualcuno. 

Finito il break, decidemmo di tornare a casa per sistemare le varie valigie.

-Ragazzi... come facciamo con i posti letto?- chiese Amelie in una smorfia

-Ehm... non c' avevo pensato- dissi imbarazzata

-Dormo sul divano se per voi non è un problema-

-Mmm... io credo sia meglio che tu dorma con la tua ragazza nel letto matrimoniale ed io dormirò in camera di Amber!-

Io e Leo ci guardammo intensamente. Desideravo molto passare la notte con lui e per Leo era la stessa cosa: accettammo allora la proposta della mia amica.

"Amelie, sei fantastica" pensai tra me e me.

A pranzo Leo ci preparò la pasta con il ragù.

-Eh.. si vede proprio che sei mezzo italiano!- dissi io complimentandomi per la sua bravura nel cucinare

Nel pomeriggio decisi di incontrare Dylan. In fondo, era molto amico di Leo e pensai sarebbe stato bello che si rivedessero. Avevo preso in considerazione l'idea che il mio ex mi avrebbe aiutato molto nelle mie ricerche. Voleva molto bene a mia madre e a quanto mi pareva, sapeva tanto quanto me su di lei. Durante la mia assenza, aveva colmato il vuoto che mia madre aveva provato non avendo più sua figlia vicina a lei. All'inizio fu una situazione imbarazzante ricevere Dylan a casa. Il mio ex e il mio fidanzato nella stessa stanza. Ma i due ragazzi avevano sempre avuto un bellissimo rapporto e niente gli avrebbe divisi tanto che iniziarono subito a scherzare e chiaccherare. Amelie fu inizialmente diffidente nei riguardi di Dylan. Sapeva bene come si era comportato in passato e non sopportava l'idea che qualcuno avesse potuto farmi così male. Ma le ripetei di nuovo le parole dette la notte dopo la festa. Dylan aveva promesso: voleva essere fedele e aveva rispetto per Leo. Così la invitai ad essere gentile e stringere amicizia.

Eravamo in quattro, unire le forze era la cosa migliore.

-Sei riuscito a trovare qualcosa? Hai qualche piano?- chiesi a Dylan

-Beh... diciamo che un'idea ce l'avrei... dovremmo andare all'ospedale dov'era stata ricoverata tua madre... forse lì sanno qualcosa... avrà pur avuto un medico che la seguiva-

-Già... sono d'accordo con te... andiamo...-

Guidai fino all'ospedale. Accanto a me si sedette Leo che notando la mia forte tensione, mi strinse la mano. Per un attimo i nostri occhi si incrociarono e mi calmai. Ne ero certa, sarebbe andato tutto bene.

Arrivati all'ospedale ci dirigemmo quasi correndo verso il reparto dov'era stata ricoverata mia madre.

-Salve, mi chiamo Amber Tallish. Avrei bisogno di un'informazione- mi rivolsi ad una donna sulla quarantina seduta ad una scrivania. Era la responsabile dell'archivio del reparto

-Certo, mi dica pure signorina Tallish-

-Ecco... so che probabilmente è privacy ma... mia madre è scomparsa e io ho bisogno di voi per ritrovarla- il mio cuore batteva a mille

-Come scusi? Dovrebbe andare dalla polizia- disse accigliata

-No ecco...mi sono espressa male... mia madre si chiama Monica Tallish... è stata ricoverata in quest'ospedale per circa cinque giorni, la settimana scorsa... è stata vittima di un'incidente a causa dell'alcool ed è malata... guardi ho la sua cartella clinica... solo che mancano delle carte... sapevamo dei suoi problemi con l'alcolismo ma non ci aveva detto nulla della sua malattia... perciò abbiamo bisogno dell'aiuto del medico che l'ha visitata... forse sa dirci qualcosa-

La donna rimase a bocca aperta e si mise a controllare la cartella clinica.

-Oh si... ora ricordo... è stata ricoverata qui più volte... sempre per lo stesso motivo... l'alcool-

Io abbassai lo sguardo, ero così triste al pensiero di aver ridotto mia madre ad una donna talmente disperata da non poter far altro che darsi al bere. Con la mia partenza io ero rinata e lei stava già cominciando a morire. Ed era tutta colpa mia. Lo era sempre stata.

-Ora cerco il nome di sua madre nel nostro archivio.. mi ci vuole solo un momento...-

-Certo..-

Dopo più di dieci minuti la signora disse di aver trovato il nome.

-Oh! Tallish Monica!- dopo qualche secondo però notai un'espressione negativa nella sua faccia. Non riuscii bene a definirla: triste, sorpresa, delusa?

Di certo sentivo che la sua faccia non prometteva nulla di buono.

-Scusate un momento...- disse la donna deglutendo e si diresse verso un lungo corridoio.

Il mondo fa meno paura se hai qualcuno vicino che ti stringe la mano.

cap21


  
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