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Autore: leila91    29/11/2014    15 recensioni
" [...]Bella e fredda, come una mattina di pallida primavera, e non ancora maturata in donna [...]"
Ciao a tutti!
Questo lavoro ripercorre tutta la vita di Dama Eowyn, uno dei personaggi a mio parere più belli che Tolkien abbia mai creato.
Partendo dalla sua infanzia, passando per l'adolescenza trascorsa al palazzo di suo zio Theoden, fino alle vicende narrate nel Signore degli Anelli: l'incontro con Aragorn, lo scontro con il Re Stregone e la sospirata felicità trovata con Faramir.
Per gli avvenimenti pre!LOTR mi baserò quasi esclusivamente sulla mia fantasia, rispettando ovviamente ciò che il Professore narra nelle Appendici.
In alcuni punti si è reso necessario un mix tra movieverse e bookverse... Spero non infastidisca nessuno :)
Vi ho già scocciati anche troppo: spero di riuscire a trasmettere, a chiunque deciderà di seguirmi, il profondo amore che nutro per questo personaggio, e di renderle pienamente giustizia.
Buona lettura!
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aragorn, Eomer, Eowyn, Theoden, Theodred
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Impazienza
 
 

“Éowyn, se continui a torcere il collo in quel modo a ogni rumore che senti, finirai per farti male”.
“Uh? Hai detto qualcosa, zio?”
 
Thèoden ridacchiò, mentre sua nipote si voltava nuovamente verso di lui.
Era una bella mattina di Settembre, e i due si stavano godendo qualche momento di pace, seduti insieme a uno dei tavoli del salone principale.
O perlomeno sarebbero stati momenti di pace, se Éowyn l’avesse smessa di saltare sulla sedia e girarsi di scatto, ogni qual volta sentisse dei passi nell’ingresso, o udisse delle nuove voci, pensava Thèoden.
 
Conosceva il motivo di tutta quella agitazione: Éomer e Thèodred sarebbero tornati quel giorno da una missione, che li aveva tenuti lontani da casa quasi tutta l’Estate.
Il suo giovane nipote ormai diciottenne, era impaziente come un piccolo puledro di dimostrare il suo valore in una vera spedizione. Thèodred lo aveva preso particolarmente a cuore, addestrandolo personalmente, e adesso il cugino apparteneva ufficialmente alla sua Compagnia.
 
Thèoden si chiese divertito chi, fra i due giovani, Éowyn sarebbe stata più felice di rivedere.
La fanciulla stravedeva per il cugino, diventato una sorta di nuovo fratello maggiore per lei, e il Re sospettava che a volte Éomer ne fosse un filo geloso.
 
“Siediti composta, e concedimi l’onore della tua compagnia ancora per un po’. I ragazzi non arriveranno prima di questo pomeriggio, te l’ho già detto”.
Éowyn sbuffò, impaziente.
Lo sapeva benissimo, eppure non poteva fare a meno di continuare a voltarsi inconsciamente verso l’ingresso.
Il tempo sembrava non trascorrere mai…
Suo fratello le mancava terribilmente: non erano mai stati separati così a lungo, e a volte senza di lui si sentiva così sola… Era ingiusto, lo sapeva: zio Thèoden faceva di tutto per restarle accanto il più possibile, e a palazzo tutti le volevano bene.
Forse più che sola, il termine giusto era abbandonata, ma avrebbe dovuto abituarsi.
Éomer sarebbe diventato capitano un giorno, e quelle separazioni si sarebbero fatte molto più frequenti.
La consueta frustrazione che provava al pensiero di non potersi unire a lui e Thèodred la colpì con rinnovato vigore.
E come sempre le tornò in mente la promessa fattale dal cugino sei anni prima.
Quando sarai più grande… beh, ora lo era no?
 
Completamente all’oscuro dei suoi pensieri, Thèoden osservava con affetto la nipote, meravigliandosi di come fosse cambiata in quei pochi anni: era cresciuta molto in altezza, e il viso aveva perso la rotondità tipica dell’infanzia, facendosi più affilato. I suoi meravigliosi capelli dorati le arrivavano ben oltre metà della schiena, e il suo corpo si era fatto più morbido, inevitabilmente più femminile, pur mantenendo una stupefacente snellezza.
Éowyn era come un fiore appena sbocciato, e non ancora nel pieno della sua maturazione… Ma la promessa di tutto ciò che sarebbe diventato era già lì, un soffice misto di grazia e innocenza.
 
Sua nipote non la pensava affatto così, e come ogni adolescente era giustamente insoddisfatta del proprio aspetto fisico.
Ogniqualvolta si specchiava da qualche parte trovava da ridire su qualcosa: la pelle troppo chiara, la fronte troppo spaziosa, i fianchi così stretti… E il suo viso! Com’era diverso! Come se una qualche mano invisibile lo stesse rimodellando giorno dopo giorno. Mano alla quale avrebbe volentieri dato un aiuto, guidandola nel modo giusto…
Quattordici anni…
Che periodo strano nella vita di una ragazza… Quando senti di poter diventare di tutto, ma non sei ancora niente, sospesa in un limbo tra l’ignoto e l’infanzia.
Quando il tuo corpo sembra preda di chissà quale misterioso cambiamento, al quale non puoi fare altro che assistere impotentemente. E ti ritrovi a fantasticare su cose che non avresti mai immaginato.
 
Così presa dai suoi pensieri Éowyn non si accorse che un sorriso divertito aveva improvvisamente incurvato le labbra di suo zio, e sussultò quando sentì due mani calare a coprirle gli occhi.
“Indovina chi è?” le chiese una voce ben conosciuta.
 


* * *
 
                                         
                                                            
E così zio Thèoden aveva mentito.
La sorpresa era riuscita in pieno, ed Éowyn era stata letteralmente estasiata di rivedere i ‘suoi ragazzi’ diverse ore prima del previsto.
Aveva riconosciuto all’istante le mani ruvide e callose di Thèodred, per non parlare della sua voce calda e rassicurante.
Nonostante non fosse più una bambina, Éowyn si era gettata senza esitazione fra le sue braccia.
Aveva poi baciato suo fratello, lasciando che lui la stringesse teneramente a sé. Ancora una volta, Éowyn si era meravigliata di quanto alto fosse diventato Éomer, e di come si fossero fatte forti e muscolose, quelle braccia che l’avvolgevano. Il suo volto era abbronzato, segnato in parte dalle intemperie e da una piccola cicatrice sotto lo zigomo. La barba si era fatta più incolta, e la chioma ribelle era raccolta in una coda di cavallo.
Éowyn era certa che suo fratello avesse già catturato parecchi sguardi femminili, e il solo pensiero le aveva procurato un improvviso e irrazionale moto di gelosia.
 
Avevano pranzato tutti insieme, come non capitava più da molto tempo, ed era stato proprio Éomer a monopolizzare completamente la conversazione, ancora su di giri per la sua prima missione.
Poi, quel pomeriggio, Éowyn era finalmente riuscita a rimanere sola con Thèodred.
 
“Mi siete mancati da morire… Tutti e due”.
“E tu a noi, Éowyn. In questi pochi mesi sei diventata ancora più bella”.
La fanciulla arrossì, non avvezza a quel genere di complimenti.
“Scommetto che fra non molto cominceranno a ronzarti intorno i compagni di Éomer”, proseguì Thèodred, “E lui diventerà il classico fratellone geloso. Non vorrei essere nei loro panni” ridacchiò.
“So difendermi perfettamente da sola, grazie!” sbottò Éowyn, fingendosi infastidita, “Ma non nego di essere ancora leggermente inesperta” scherzò, “Motivo per cui volevo chiederti…”
“Se rispetterò la mia promessa di insegnarti a combattere” concluse per lei suo cugino, “Anche se quando ho detto che avresti potuto avere bisogno di difenderti un giorno, non intendevo certo da quei rozzi ragazzacci della mia divisione” aggiunse divertito.
“Mi insegnerai o no?” ribattè Éowyn mettendo il broncio, e incrociando le braccia.
Thèodred sospirò: “Sei testarda come sempre, cugina. Cominceremo domani, per quest’oggi desidero solo riposare”.



* * * 
 
 
                                                     
 
Trovare un posto adatto non fu facile, ma Thèodred conosceva Edoras come le sue tasche, e un vecchio magazzino abbandonato, a un centinaio di metri da Meduseld, divenne il loro punto di ritrovo.
 
Come promesso cominciarono il giorno seguente, di primo pomeriggio.
Éowyn era comprensibilmente impaziente, ma come cercò di spiegarle ragionevolmente suo cugino, prima di poter anche solo pensare di brandire una vera spada, doveva imparare come muoversi.
 
“Il movimento è fondamentale. Molti non lo capiscono, ma senza un adeguato gioco di gambe, meneresti semplicemente fendenti alla cieca. Non è facile, Éowyn, ma una volta che avrai imparato come muovere i piedi, tutto il resto sarà solo una naturale conseguenza”.
 
Più che una lezione di scherma, quella sembrò quasi una lezione di danza.
Éowyn si chiese distrattamente se anche Éomer avesse dovuto sorbirsi quelle noiose tiritere, e ripetere quelle assurde combinazioni di passi.
 
“Ancora una volta, avanti segui me! Così bene, avanti, di nuovo… Di lato, e ora indietro!”
Thèodred era stimolante e paziente: i suoi movimenti erano fluidi ed eleganti, come se non avesse fatto altro per tutta la vita.
“Sì, così! Brava, te la cavi bene!” esclamò il giovane, dopo quelle che ad Éowyn sembrarono ore.
La giovane sorrise orgogliosa: bene, quindi era giunto finalmente il momento di…
“Tornare a casa!”

Aspetta, che cosa?

“Stai scherzando?!” urlò la ragazzina, “Tutto qui? Credevo che mi avresti insegnato a combattere!”
“Ed è quello che sto facendo”, rispose Thèodred con calma: si aspettava una reazione del genere. “Ti fidi di me?”
Éowyn annuì lentamente, sebbene in quel momento si sentisse alquanto incerta: benchè suo cugino avesse ribadito alquanto la loro importanza, aveva sperato di imparare qualcosa di più di semplici mosse di gambe, in quella prima lezione! Non sapeva se sentirsi delusa o meno…
“So bene che adesso queste cose ti potranno sembrare inutili e ridicole, lo pensavo anche io! Ma ti prometto che capirai presto la loro importanza” ribadì Thèodred, come leggendole nel pensiero.
“Ora andiamo, si sta facendo buio, e siamo stati assenti più di quanto fosse saggio”
“Non mi ero accorta che fosse passato così tanto tempo!” esclamò Éowyn, “Tuo padre ci starà sicuramente cercando! Cosa gli diremo?”
“Per oggi ci ho già pensato io, non preoccuparti. Ufficialmente siamo andati ad Aldburg per trovare i tuoi genitori. Ma dovremo stare più attenti le prossime volte, evitare di stare via così a lungo... E soprattutto limitare questi incontri a non più di una volta alla settimana.”
“Che cosa? Ma così non imparerò mai…” si lamentò lei.
“Qualcuno potrebbe insospettirsi se ci assentiamo troppo spesso. E ad ogni modo, ho anche altri impegni, sai?” ribattè Thèodred, leggermente scocciato.
Nel notare però l’espressione dispiaciuta della cugina, il suo tono si raddolcì subito: “Sei sveglia e agile Eowyn. E oggi hai imparato già più di quanto tu creda. Non ti ci vorrà molto per apprendere gli elementi essenziali. Credimi, è la soluzione migliore”.
Éowyn annuì rasserenata: “Quindi… La prossima volta passeremo alle spade?” domandò con un ghigno.
“Sei incorreggibile!” esclamò Thèodred, scoppiando a ridere.



 * * *
 
                                                                

“Mi sei mancata oggi”.

Éomer l’attendeva in camera sua, sdraiato davanti al camino.
La ragazza sorrise: “Diciotto anni quasi compiuti, e ancora ti nascondi in camera mia, come quando eravamo bambini”.
Éomer fece spallucce, sorridendo, mentre sua sorella prendeva posto accanto a lui.
“Mi è stato detto che ti sei recata a far visita ai nostri genitori. Perché non me ne hai parlato? Ti avrei accompagnata molto volentieri”
Éowyn s’irrigidì, sentendosi improvvisamente in colpa: odiava mentire, o nascondere qualcosa a suo fratello.
“Ho pensato che meritassi una giornata di riposo… Sei tornato solo ieri…”
“Come pure Thèodred, eppure per lui non ti sei fatta problemi” borbottò Éomer, mettendo il broncio.
Éowyn sorrise spazientita: a volte suo fratello si comportava come se fosse un bambino.
La domanda non la colse di sorpresa e la risposta era già bella che pronta:
“Thèodred non è crollato addormentato ieri sera, nel suo stesso piatto di zuppa! Se ti avessi chiesto di venire con me, avresti corso il rischio di appisolarti a cavallo, caro il mio dormiglione” disse, prendendolo in giro.
“Avevi bisogno di dormire un po', vecchietto che non sei alt-”
Ma Éowyn non fece in tempo a finire la frase, che Éomer le era già praticamente balzato addosso, cominciando a farle il solletico senza pietà.
“Te lo do io il vecchietto! Ripetilo se ne hai coraggio!”
“Ahahah! Sei un vecchiet-No va bene, ahahaha, lì no! Ahhh!”
 
E il resto della serata trascorse così: tra gare di solletico, battaglie di cuscini e magici momenti strappati all’infanzia.  
 
 
 
 



 

 
Angolino Bennina:
Cucù!
Perdonate il ritardo ma ieri proprio non ce l’ho fatta (sono uscita alle due del pomeriggio e sono rientrata a mezzanotte -.-).
Ed eccoli di nuovo i nostri amici un po’ cresciuti, alle prese con prime missioni, primi allenamenti.. e l’arrivo dell’adolescenza  ^^.
Non ho molto da dire in realtà.. spero di aver descritto in modo plausibile come ci si sente ad avere quattordici anni.. mi sono basata su quello che ricordavo xD.
 
*Angolino del grazie*
-Lettori: siete meravigliosi, un bacio!
-Recensiste: vi adoro tutte, dalla prima all’ultima xD e benvenuta a Laylath
A chi mi preferisce e segue (Durhilwen)
 
Alla prossima!
Benni
   
 
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