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Autore: Yanothing    29/11/2014    0 recensioni
Tutto questo è nella mia testa, è solo un sogno, nulla è reale, è tutto troppo effimero. La terra crolla sotto i miei piedi, devo tornare a casa, le menzogne di una vita e quel volto, quegli occhi azzurri, di quell'azzurro glaciale. Musica, birra, sigarette, la vita scivola via troppo velocemente, devo correre.
Qual'è la verità? Cosa sono? Chi sono?
Genere: Malinconico, Song-fic, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrienne Nesser Armstrong, Billie J. Armstrong, Jesus of Suburbia, St. Jimmy, Whatsername
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Riaprì gli occhi dopo qualche ora, non sapeva di preciso quanto tempo fosse passato da quando, con un bacio appassionato, avevano fatto pace, il soffitto bianco fu come un pugno nell'occhio per i suoi occhi ancora stanchi e addormentati, ma a dargli sollievo arrivarono gli occhi solari della ragazza.
“Come ti senti?”
“Meglio..” deglutì lui socchiudendo nuovamente gli occhi.
“E' l'una di notte.. ti sei fatto una bella dormita..” gli diede un bacio in fronte dopo avergli spostato una ciocca di capelli, socchiuse anche lei gli occhi e le scappò un sorriso.
“E ora non ho sonno..” ridacchiò lui abbracciandola.
“Non metterti nulla in testa carino, sono stanca io che ho fatto la veglia ad un ragazzo tanto stupido..” riaprì gli occhi stringendosi tra le sue braccia.
“Uffa non avevo proprio nulla che passava per la mia testa..” cominciò a cullarla dolcemente “Un giorno di questi devo farti conoscere J..”
“Chi?”
“J., è un mio amico, il mio migliore amico..”
“Ma non mi avevi detto che avevi lasciato tutti i tuoi amici a Suburbia?” lo guardò lei di sottecchi.
“Si, ma lui l'ho conosciuto qui, è il mio unico vero amico.. L'altra sera è rimasto qui a dormire..”
“L'altra sera quando?”
“L'altro ieri..”
“Ma se l'altro ieri c'ero io Jimmy..” alzò la testa per guardarlo bene negli occhi.
“Si ma tu già dormivi quando lui è arrivato..”
“Ma che dici Jimmy?..”
“Si, ha dormito sulla poltrona.. Su quella poltrona lì..”
“Jimmy sicuro non fosse un sogno?..”
“Sicuro come la morte!” rise lui guardandola dritto negli occhi “Pensi che mi stia inventando tutto? Lui era lì, lui esiste, sono andato ovunque in città con lui.. E' il mio migliore amico, sa tutto di me..”
“Hey, hey Jimmy non penso che te lo sia inventato.. Solo magari l'hai sognato e sei convinto fosse lì..”
“Ma ti dico di no, c'era.. C'era anche quando ci siamo rivisti al pub..”
“Ma.. Okay.. Ti credo Jimmy, e non vedo l'ora di conoscerlo..”
“Penso ti piacerà sai? L'ho conosciuto poco dopo che scoprissi che tu eri fidanzata e mi ha aiutato tantissimo.. Sai no, ci siamo incontrati al parco, sapeva già tutto di me, è bello quando la gente ti conosce senza che tu le dica nemmeno una parola, di solito è il contrario, la gente non ti conosce nemmeno se stai delle ore a parlare di te stesso, invece lui era lì, seduto accanto a me che sapeva tutto, mi disse che eravamo due persone sulla stessa lunghezza d'onda, insomma è strano no?” lei si limitava a guardarlo, con le labbra appena piegate all'insù, ascoltando quelle parole con in petto un mix di confusione e sgomento.
“Sai è stato lui che mi ha trovato la prima dose, devo tutto a lui, oh si, senza di lui e senza quella prima dose non saremmo qui, insieme.. J. è un po come quel fratello che perdi di vista per anni, ma poi lo ritrovi e sembra che non vi vediate solo dal giorno prima, mi capisci no?” lei annuì, mentre quel discorso portava i muscoli del suo copro ad irrigidirsi sempre di più per gli impulsi del cervello che gli dicevano di stare in allerta.
“Certo ogni tanto è un po' stronzo o meglio cattivo, anch'io sono stronzo però lui lo fa in un modo diverso, lui delle volte ha la cattiveria negli occhi.. ma è così, che colpa posso dargli? Il resto delle volte d'altronde mi aiuta sempre.. Siamo ai poli opposti, per questo siamo così affiatati..”
“Sarò felice di conoscerlo Jimmy..” accennò un sorriso, mordendosi subito dopo il labbro, Jimmy soddisfatto le diede un bacio sulla guancia e si stese, poggiando la testa sul suo cuscino per nulla morbido.
La luce della notte filtrava dal sottile vetro della finestra, era una notte tranquilla, una di quelle che non ti toglie il fiato per quanto è bella, ma nemmeno una di quelle che avresti voglia di chiudere gli occhi e dormire solo per risvegliarti il giorno dopo, ma la ragazza cominciava a sentirsi veramente stanca e si lasciò trasportare da una melodia che risuonava nelle sue orecchie, una melodia che non sapeva da dove provenisse, ma che in pochi minuti la condusse fino al sonno profondo, fino alle braccia di Morfeo.
Ma la notte, cupa e tentatrice, le giocò il brutto scherzo di farla svegliare appena mezz'ora dopo, i suoi occhi scintillavano nell'oscurità della stanza, insieme al rosso rubino della sveglia, liberò un braccio schiacciato dall'esile corpo di Jimmy e andò alla finestra, guardò al di fuori le poche macchine che passavano, gli ultimi pendolari che arrivavano in città, i primi ragazzi che uscivano a divertirsi, la poca vita che restava per le strade di Los Angeles. La sua testa si colmò di pensieri, ripensò alla sua storia con Jimmy, ripensò a quel primo bacio sul pontile, ripensò a quella prima notte, ripensò alle ultime parole di Jimmy, il suo sguardo aveva qualcosa di strano, le sue parole erano strane, quel suo mettersi sulla difensiva, e poi era sicura che Jimmy quella sera fosse solo e anche abbastanza sicura che nessuno l'altra notte aveva dormito su quella stessa poltrona a pochi centimetri da lei, come ultima cosa ripensò all'eroina, ripenso ai suoi denti sempre più ingialliti, ripensò alla pelle pallida sempre più opaca e giallastra, ripensò ai suoi occhi sempre più spenti, si girò a guardarlo e ripensò a quello che l'eroina lo stava facendo diventare, e fu a quel punto che si convinse, e ci vollero solo pochi istanti perché ciò accadesse, che tutte quelle storie, che quegli scleri, quel suo amico, quegli strani atteggiamenti fossero solo cause dirette dell'eroina, che l'eroina gli stesse mandando in pappa il cervello, e in quello stesso momento si sentì come strappata fuori dalla sua vita, come se un vortice la trascinasse al di fuori di questa e le mostrasse, da un punto di vista esterno, come aveva deciso di passare le sue giornate: una squallida camera d'albergo, un eroinomane con fantasmi del passato che non esitavano a farsi vivi, l'eroina, le scopate pessime, i problemi in famiglia, la città dei suoi sogni che ancora non le aveva offerto nulla oltre un lavoro in un super market; e sempre in quello stesso momento, prese la decisione più avventata della sua vita, scappare, ricominciare, andare lontano, tutto da zero.
Si morse il labbro per l'ennesima volta, si avvicinò allo scrittoio pieno di vestiti ed estrasse dal piccolo cassettino sottostante un foglio bianco, con l'intestazione dell'albergo in alto, il classico foglio che mettevano a disposizione di quei turisti un po' nostalgici che passavano molto tempo fuori casa e che ad una semplice chiamata vocale preferivano ancora il fascino della carta macchiata da inchiostro, le aveva sempre trovate alquanto inutili perché non pensava che avrebbe mai conosciuto qualcuno che si sarebbe fermato così a lungo nello stesso albergo, o almeno non così tanto a lungo da poter scrivere un'intera lettera, ma in quel momento le sembrò la cosa migliore da fare, finalmente si sedette e con la schiena ricurva al chiaro di luna cominciò a scrivere con una penna che aveva trovato nello stesso cassettino.
Una volta soddisfatta di quello che aveva scritto, ripiegò la lettera in tre e ci posò sopra un bacio carico d'amore, d'altronde era consapevole del fatto che realmente amasse quel ragazzo, ma la testa le aveva detto di scappare ed era quello che stava facendo, scappava da tutto, da ogni impegno, da ogni responsabilità, dalla vita. Prese la lettera e la poggiò sul comodino di fianco a Jimmy, lo guardò con uno strano nodo allo stomaco, non era il classico nodo che si forma quando ci si sente in colpa per qualcosa o quando si resta male per qualcosa, era un dolore sordo, uno di quei dolori che erano talmente forti da essere quasi impercepibili, si chinò e baciò delicatamente le labbra di quel bel ragazzo dalla pelle chiara e i capelli corvini, lo guardò nuovamente, per l'ultima volta e con quell'ultima occhiata, quell'ultima immagine che sarebbe rimasta per sempre impressa nella sua mente, si dileguò dalla stanza, con la delicatezza di un ninja per evitare di farsi sentire.

Caro Jimmy,
le cose non sono andate come mi aspettavo, forse mi sono buttata in qualcosa che non potevo o non volevo affrontare, forse la vita che mi offrivi tu non era ciò che volevo veramente e mi pento di essermene resa conto solo adesso.
Vivi la tua vita in un modo così estremo che io non riesco a starti dietro, il mondo ruota in modo diverso e questo dovresti cominciare a capirlo, so quanto per te sia stato difficile tutto, ma lasciarsi andare nell'oblio della vita come hai fatto tu non è una buona soluzione, so che ragazzo sei, ho avuto la fortuna di conoscerti veramente, di conoscere chi è il vero Jimmy e sarò per sempre grata a quest'occasione che mi ha dato la vita, ma non posso.. non posso sopportare tutto questo..
Non posso più sopportare di vivere in una stanza d'albergo, di passare le serate chiusa tra queste quattro mura, non posso più sopportare questo disordine, questi vestiti sporchi, queste lenzuola che impedisci che vengano cambiate, di vedere quella siringa in giro per la camera, sempre più sporca, di giorno in giorno, non posso più sopportare i tuoi malumori e i tuoi scleri, non posso più farlo..
Ho paura a lasciarti.. vorrei farlo solo quando avrei la certezza che tu stia veramente bene e che possa cavartela da solo, ma non ce la faccio più ad aspettare.. oggi parlavi di strane cose, mi hai raccontato di un tipo che non esiste, perché quella sera non c'era nessuno con te Jimmy.. quella roba ti sta fottendo il cervello, ti sta mandando in pappa tutti i neuroni, non sei più il ragazzo del quale mi ero innamorata, o almeno del quale credevo di essermi innamorata, i tuoi occhi non sono più gli stessi ed è tutta colpa dell'eroina e non puoi continuare così e ho paura che non ce la farai.. Avrò paura a leggere il giornale perché avrò paura di leggere qualche brutto articolo sul tuo conto, ma prima di lasciarti, prima di lasciare questa stanza, prima di lasciare questo breve, ma intenso, squarcio di vita, voglio dirti che non è mai troppo tardi per tornare sulle proprie orme, non è mai troppo tardi per rimettere a posto la propria vita, basta volerlo, basta lottare, basta non abbandonarsi dall'ozio e alla droga, basta poco Jimmy.. e io mi auguro che potrò rincontrarti tra dieci anni, sorriderti, vederti sorridere, abbracciarti, raccontarti la mia vita e sentire la tua, vorrò sapere tutto quello che succederà dal momento in cui metterò il piede fuori da questa stanza, vorrò sapere che sei vivo e non che la droga ha preso il possesso della tua vita.. la droga non può essere la tua migliore amica Jimmy..
Non posso stare ancora qui.. e non dovresti starci nemmeno tu.. questo posto ti succhia l'anima.. torna da tua madre, parlale, cerca aiuto, non per forza devi abbandonarti a te stesso, butta giù quel muro che ti sei costruito..
Promettimi che cercherai una via d'uscita, promettimi che non ti arrenderai, non è mai troppo tardi..
Grazie per le tante emozioni che in pochi momenti sei riuscito a farmi provare, grazie per l'affetto che mi hai dato, grazie per aver aperto tu gli occhi a me.. ti voglio bene Jimmy, forse ti ho amato, forse ti amo ancora, ma so che non mi dimenticherò mai di te..

Tua per sempre..

Questo fu il risveglio di Jimmy, queste furono le ultime parole che sentì, o meglio lesse, dalla donna che amava, quelle poche righe, che in fondo non sarebbero mai state abbastanza, nemmeno se fossero state centinaia, perché lo stava lasciando, perché era l'ennesima persona che lo abbandonava, perché non c'è un numero esatto di righe da scrivere per lasciare una persona, non ci sono parole giuste per dirle addio, e per Jimmy non c'era modo di incassare quel colpo e restare a testa alta, la vita era una delusione, la vita fotte tutti.
"
Sapessi quante volte quel muro che dovrei abbattere mi ha salvato..” sussurrò lui nella camera appena illuminata dalla chiara luce mattutina.

  
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